lunedì 11 aprile 2011

di cosa parliamo quando parliamo di Tao
























 

 Vicini

Bill e Arlene Miller erano una coppia felice. Ma ogni tanto avevano come l'impressione di essere i soli, nella loro cerchia, a essere rimasti in qualche modo fuori: Bill, perso nel suo lavoro di ragioniere e Arlene, impegnata nei suoi compiti segretariali. Qualche volta ne discutevano, facendo dei confronti soprattutto con la vita dei loro vicini, Harriet e Jim Stone. Ai Miller pareva che gli Stone conducessero una vita più intensa e brillante della loro. I vicini andavano sempre a cena fuori, invitavano gente a casa o viaggiavano per tutto il paese in occasione di impegni di lavoro di Jim.
Gli Stone abitavano nell'appartamento di fronte a quello dei Miller. Jim faceva il rappresentante per una ditta che fabbricava pezzi di macchinari e riusciva spesso a combinare le trasferte di lavoro con i viaggi di piacere. Ora, per esempio, si sarebbero assentati per dieci giorni, andando prima a Cheyenne e poi a Saint
Louis, a trovare certi parenti. In loro assenza, i Miller avrebbero badato all'appartamento degli Stone, dato da mangiare a Kitty e annaffiato le piante. Bill e Jim si scambiarono una stretta di mano accanto alla macchina. Harriet e Arlene si tennero a vicenda per i gomiti mentre si sfioravano le labbra con un bacio.
"Divertitevi", Bill disse a Harriet.
"Come no", rispose Harriet. "Anche voi, ragazzi!"
Arlene annuì.
Jim le strizzò l'occhio. "Ciao, Arlene. Mi raccomando, trattalo bene il tuo vecchio".
"Come no", disse Arlene.
"Divertitevi", ripeté Bill.
"Ci puoi scommettere", disse Jim, colpendo scherzosamente Bill sul braccio. "E grazie ancora, ragazzi".
Gli Stone agitarono le mani in segno di saluto dalla macchina mentre si allontanavano e i Miller risposero al saluto.
"Be', mi piacerebbe essere al posto loro", disse Bill.
"Dio solo sa se non farebbe bene anche a noi una vacanza", disse Arlene. Mentre risalivano nel loro appartamento, prese il braccio del marito e se lo mise attorno alla vita.
Dopo cena Arlene disse: "Non ti scordare. La prima sera Kitty deve mangiare il cibo a base di fegato". Rimase in piedi sulla soglia della cucina a piegare la tovaglietta fatta a mano che Harriet le aveva portato da Santa Fe l'anno prima. Entrando nell'appartamento degli Stone, Bill trasse un respiro profondo. L'aria s'era già fatta pesante e vagamente dolce. L'orologio a forma di sole sopra al televisore segnava le otto e mezza.
Ricordava ancora quando Harriet aveva portato a casa quell'orologio e aveva attraversato il pianerottolo per mostrarlo ad Arlene, cullandone la cassa d'ottone tra le braccia e parlandogli attraverso la carta velina che lo avvolgeva quasi fosse un bambino.
Kitty gli si strofinò contro le pantofole e si sdraiò su un fianco, ma saltò su subito appena lui si diresse in cucina e scelse una delle scatolette allineate in bell'ordine sul piano immacolato del lavello. Lasciò la gatta a sbocconcellare il cibo e si diresse in bagno. Si guardò nello specchio, chiuse gli occhi e si guardò di nuovo. Aprì lo sportello dei medicinali. Trovò un flacone di pillole e ne lesse l'etichetta - Harriet Stone. Una compressa al giorno come da ricetta - quindi se l'infilò in tasca. Tornò in cucina, riempì la brocca d'acqua e andò in soggiorno. Finito di annaffiare le piante, poggiò la brocca sulla moquette e aprì la credenza dove erano conservati i liquori. Allungò una mano fino in fondo e ne tirò fuori la bottiglia di Chivas Regal. Prese due sorsi attaccandosi alla bottiglia, si asciugò le labbra sulla manica e ripose la bottiglia nella credenza.
Kitty s'era messa a dormire sul divano. Bill spense le luci e lentamente si tirò la porta alle spalle, controllando che fosse chiusa bene. Aveva come la sensazione di essersi scordato qualcosa.
"Come mai ci hai messo tanto?", gli chiese Arlene. Guardava la televisione con le gambe piegate sotto di sé.
"Niente. Mi sono messo a giocare un po' con Kitty", rispose lui, poi andò da lei e le carezzò i seni.
"Andiamocene a letto, tesoro", le disse.
Il giorno dopo Bill si prese solo dieci dei venti minuti di pausa previsti nel pomeriggio e staccò un quarto d'ora prima delle cinque. Parcheggiò la macchina nel posto riservato a lui proprio mentre Arlene scendeva dall'autobus. Attese che lei entrasse nell'edificio e poi corse su per le scale per sorprenderla all'uscita dall'ascensore.
"Bill! Oddio, a momenti mi fai prendere un colpo. Sei in anticipo", disse.
Lui si strinse nelle spalle. "Non c'era niente da fare, in ufficio", disse.
Lei gli diede la sua chiave per aprire la porta. Bill lanciò un'occhiata alla porta dell'appartamento di fronte prima di seguirla in casa.
"Andiamocene a letto", disse lui.
"Adesso?", Arlene fece una risatina. "Ma Bill, che t'ha preso?"
"Niente. Togliti i vestiti". Cercò goffamente di afferrarla e lei esclamò: "Dio Santo, Bill!"
Lui si slacciò la cintura.
Dopo, ordinarono cibo cinese per telefono e quando arrivò lo mangiarono con appetito, senza parlare, e si misero ad ascoltare dei dischi.
"Non ci scordiamo di dare da mangiare a Kitty", disse lei.
"Stavo proprio pensando la stessa cosa", disse lui. "Vado subito".
Scelse una scatoletta al gusto di pesce per la gatta, poi riempì la brocca e andò ad annaffiare. Quando tornò in cucina, la gatta grattava la sabbia della lettiera. Lo fissò intensamente prima di rimettersi a grattare. Aprì tutti gli sportelli e passò in rassegna le scatolette, le scatole di cereali, il cibo confezionato, i bicchieri da cocktail e da vino, tazze, bricchi, piatti, piattini, pentole e padelle. Aprì il frigo. Annusò un gambo di sedano, staccò due morsi di cheddar e mangiucchiò una mela avviandosi in camera da letto. Il letto sembrava immenso, con una sovra coperta bianca e morbida che arrivava fino a terra. Aprì un cassetto del comodino, vi trovò un pacchetto di sigarette semivuoto e se l'infilò in tasca. Si avvicinò quindi al guardaroba e stava per aprirlo quando sentì bussare alla porta d'ingresso.
Mentre andava ad aprire si fermò in bagno e tirò lo sciacquone.
"Ma come mai ci metti tanto?", chiese Arlene. "È più di un'ora che sei qui".
"Ah, sì?", disse lui.
"Eh, già".
"Sono dovuto andare in bagno".
"Guarda che il bagno ce l' hai anche a casa", disse lei.
"Era urgente", disse lui.
Quella sera fecero di nuovo l'amore.

La mattina dopo chiese ad Arlene di chiamare l'ufficio per avvertire che non sarebbe andato al lavoro. Si fece una doccia, si vestì e si preparò una colazione leggera. Provò a cominciare a leggere un libro. Uscì a fare una passeggiata e si sentì meglio. Però dopo un po' se ne tornò a casa con le mani in tasca. Si fermò davanti alla porta degli Stone per sentire se per caso la gatta gironzolava dentro l'appartamento. Poi aprì la porta di casa sua e andò in cucina a prendere la chiave dei vicini.
Una volta all'interno gli parve che facesse più fresco qui che a casa sua; era pure più scuro. Si chiese se le piante avessero qualcosa a che fare con la temperatura dell'aria. Guardò fuori dalla finestra e poi attraversò lentamente ciascuna delle stanze esaminando qualsiasi cosa cadesse sotto il suo sguardo, con attenzione, una cosa alla volta. Guardò posacenere, mobili, utensili di cucina, l'orologio. Tutto. Alla fine entrò in camera da letto e la gatta apparve ai suoi piedi. La carezzò una volta, la portò in bagno e la chiuse dentro.
Si stese sul letto e fissò il soffitto. Rimase lì a occhi chiusi qualche minuto, poi s'infilò una mano sotto la cintura. Cercò di ricordarsi che giorno era. Cercò di ricordare quand'era che gli Stone dovevano tornare e poi si chiese se sarebbero mai tornati. Non ricordava già più che faccia avevano e neanche come si vestivano o come parlavano. Con un sospiro e qualche difficoltà rotolò sul letto per alzarsi e si appoggiò al comò per guardarsi allo specchio.
Aprì il guardaroba e scelse una camicia hawaiana. Rovistò finché non trovo un paio di bermuda, ben stirati e appesi sopra un paio di calzoni di gabardine marroni. Si tolse i vestiti che portava e s'infilò i calzoncini e la camicia. Si riguardò nello specchio.
Andò in soggiorno e si versò da bere. Tornando in camera da letto, sorseggiò dal bicchiere. Provò una camicia azzurra, un completo scuro, una cravatta bianca e blu, scarpe nere eleganti. Intanto il bicchiere s'era svuotato e andò a versarsene un altro. Tornato di nuovo in camera da letto, si sedette su una poltroncina, accavallò le gambe e sorrise, osservandosi allo specchio. Il telefono squillò un paio di volte e poi tacque. Svuotò di nuovo il bicchiere e si tolse il completo. Rovistò nei cassetti superiori finché non trovò un paio di mutandine e un reggiseno. S'infilò le mutandine e si agganciò il reggiseno, poi frugò nel guardaroba in cerca di un vestitino. Si mise una gonna a scacchi e cercò di chiudere la cerniera. Indossò una camicetta bordeaux con l'abbottonatura davanti. Esaminò le scarpe di Harriet, ma capì subito che non gli sarebbero entrate. Passò parecchio tempo dietro le tende della finestra del soggiorno a guardare fuori. Poi tornò in camera da letto e rimise a posto ogni cosa.
Non aveva appetito. Neanche lei mangiò molto, del resto. Si scambiarono uno sguardo impacciato e un sorriso. Arlene si alzò da tavola e andò a controllare che la chiave dei vicini fosse al suo posto sulla mensola, poi sparecchiò in tutta fretta.
Lui rimase in piedi sulla soglia della cucina a fumare, poi la vide prendere la chiave.
"Mettiti comodo intanto che vado di là", disse lei. "Leggiti il giornale o qualcosa del genere". Strinse la chiave in pugno. Aveva un'aria stanca, gli disse lei.
Lui cercò di concentrarsi sulle notizie. Lesse il giornale e accese la televisione. Alla fine andò di là anche lui. La porta era chiusa.
"Sono io. Sei ancora lì, amore?", chiamò.
Dopo un po' la serratura scattò e Arlene uscì e si chiuse la porta alle spalle. "Sono stata via tanto?", chiese.
"Be', insomma, sì", rispose lui.
"Sul serio?", disse lei. "Credo di avere giocato tutto il tempo con Kitty".
Lui la scrutò, ma lei distolse lo sguardo, la mano ancora poggiata sul pomello.
"È strano, sai?", disse lei. "Voglio dire... entrare così, in casa d'altri..."
Lui annuì, le tolse la mano dal pomello e la guidò verso la loro porta. Entrarono nel proprio appartamento.
"Infatti è strano", disse lui.
Notò della lanugine bianca attaccata sul retro del golf di Arlene e che aveva le guance molto colorite. Cominciò a baciarle il collo e i capelli. Lei si girò e cominciò a baciarlo a sua volta.
"Oh, accidenti!", esclamò di colpo Arlene. "Accidenti, accidenti!", si mise a cantilenare come una bambina, battendo le mani.
"Mi sono appena ricordata di una cosa. Non ci crederai, ma mi sono dimenticata di fare quello che ero andata a fare. Non ho dato da mangiare alla gatta né ho annaffiato le piante". Lo guardò. "Si può essere più stupidi?"
"Ma no, dai", la rassicurò lui. "Aspetta un attimo. Prendo le sigarette e torniamo di là insieme".
Lei attese che lui chiudesse la porta di casa loro per attaccarglisi al braccio, poco sopra al gomito, e disse: "Mi sa che è meglio che te lo dica subito. Sai, ho trovato delle foto".
Lui si fermò in mezzo al pianerottolo. "Che genere di foto?"
"Adesso le vedrai", disse e lo guardò negli occhi.
"Ma va!" Sorrise. "E dove?"
"In un cassetto", disse lei.
"Ma va!", disse lui.
E poi lei disse: "Magari non tornano più", e rimase subito stupefatta da quello che aveva appena detto.
"Potrebbe succedere", disse lui. "Potrebbe succedere di tutto".
"O magari, per tornare tornano, ma..." Non finì la frase.
Attraversarono il pianerottolo tenendosi per mano e quando lui le parlò, lei quasi non lo udì.
"La chiave", disse lui. "Dalla a me".
"Cosa?", chiese lei. Si mise a fissare la porta.
"La chiave", disse lui. "Ce l'hai tu".
"Oddio mio!", disse lei. "L'ho lasciata dentro!"
Lui provò a girare il pomello. Ma era bloccato. Non girava affatto. Lei era rimasta a bocca aperta e ansimava un po', in attesa. Lui spalancò le braccia e lei ci si rifugiò.
"Non ti preoccupare", le disse all'orecchio. "Per l'amor di Dio, non ti preoccupare".
Rimasero lì. Si tenevano stretti. Si appoggiarono contro la porta, come per ripararsi dal vento, e si fecero forza.

il Te del Tao: XV - APPALESA LA VIRTÙ


XV - APPALESA LA VIRTÙ

Quelli che in antico eccellevano come adepti del Tao
penetravano l'arcano e comunicavano col mistero,
erano profondi da non poter essere compresi.
Proprio perché non possono essere compresi
io mi sforzerò di darne i tratti.
Irresoluti erano come chi d'inverno guada un fiume,
guardinghi erano come chi teme i vicini ai quattro lati,
rispettosi erano come chi è ospite,
frammentati erano come ghiaccio che si va fondendo,
schietti erano come legno non ancora sgrossato,
vuoti erano come valli,
torbidi erano come acqua motosa.
Chi è capace d'esser motoso
per fare illimpidire piano piano riposando?
Chi è capace d'esser placido
per far vivere pian piano rimuovendo a lungo?
Chi s'attiene a questa Via
non brama d'esser pieno,
e proprio perché non si riempie
può starsene nell'ombra senza innovar l'antico.

giovedì 7 aprile 2011

muovendosi su e giù per il Tao: emergentismo, riduzionismo, olismo



vi sono due possibilità di passare da un livello di descrizione all'altro:
la via in cui ci si muove partendo dal livello fisico 0 e si procede verso livelli più alti fino a quello 5 di ecosistema è quella dell'emergentismo e della complessità, dove passando da un livello a quello superiore si pone l'accento sull'emergenza di nuove proprietà e fenomeni non presenti al livello inferiore, considerazione già presente nel lavoro di Anderson del 1972.
Se si procede in senso inverso dal livello più alto a quello più basso fisico è la via del riduzionismo, o della semplicità, in cui passando da un livello a quello inferiore tutte le proprietà del livello superiore vengono "cancellate", e ci si concentra unicamente sulla descrizione propria di quel livello.

Vi è poi una terza possibilità, tipicamente filosofica e non metodologica, denominata genericamente olismo (dal greco όλος, cioè "totalità), nella quale i livelli di descrizione vengono presi tutti insieme, ed è basata in parte su dei concetti fondanti dell'emergentismo e della teoria sistemica, e cioè che le proprietà di un sistema non possano essere spiegate esclusivamente tramite le sue componenti e che la sommatoria funzionale delle parti è sempre maggiore/differente della somma delle funzioni delle parti prese singolarmente, e in parte è basata sulla concezione che ogni livello è intrisecamente interconnesso con tutti gli altri, ed è solo per comodità di descrizione che si distinguono, mentre nella realtà sono indivisibili. Quest'ultima concezione è esplicitata ad esempio nella Tesi di Duhem-Quine, secondo la quale non è possibile confrontare con l'esperienza singole teorie scientifiche, una a una, ma solo insiemi di teorie, olisticamente. L'olismo ha alcuni esempi in fisica nel concetto di entanglement e in quello di sistema/universo ologrammatico, utilizzato ad esempio nel cosiddetto principio olografico, proposto dal premio Nobel per la fisica 1999 Gerardus 't Hooft  per tentare di formare un modello per la gravità quantistica. A livelli alti, quali quello di ecosistema e di interazione/comunicazione, la visione olistica può coincidere con quella sistemica; è invece in generale molto difficile, se non impossibile, connettere in modo olistico livelli molto differenti.

Analizziamo allora un esempio di "realtà" o di "pezzo di mondo" descrivendola livello per livello nella modalità riduzionista dall'alto in basso e in quella emergentista dal basso in alto, per la seguente immagine della realtà:


I giocatori di carte - Les joueurs de cartes
Paul Cézanne
olio su tela cm 47 x 56  1890-1892

Riduzionista livello 5: ecosistema

Due uomini giocano alle carte, e probabilmente talvolta conversano, utilizzando un tavolo presumibilmente di legno, in un luogo che possiamo ipotizzare come un'osteria, probabilmente di paese o di campagna dal marker di contesto ambientale che si nota nello specchio posto sopra di loro che riflette l'esterno, rivelandolo come un paesaggio di campagna. Dall'immagine non abbiamo informazioni su dove e quando avviene questa scena, ma possiamo dire che certamente avviene circa 13 miliardi di anni dopo la nascita dell'universo in un continente emerso sul terzo pianeta di un sistema solare di una stella del tipo nana gialla, posto piuttosto verso i margini esterni di una galassia a spirali barrata.

Riduzionista livello 4: interazione/sociale

Due uomini stanno svolgendo un'attività interattiva molto particolare denominata gioco. Le finalità e le modalità di questo tipo di attività variano a seconda del tipo di gioco e dell'età dei giocatori. In questo caso, trattandosi di due adulti che utilizzano uno strumento di gioco denominato "carte" - composte da diverse decine di figure diverse stampate, appunto, su cartoncino - l'attività consiste nel raggiungere la fine del gioco per entrambi i giocatori attraverso un insieme di regole specifiche del gioco. La fine del gioco, anch'essa codificata in regole, è in generale opposta tra i due giocatori e denominata "vittoria" per uno e "perdita" per l'altro. Lo scopo per entrambi i giocatori è raggiungere la fine del gioco denominata "vittoria".
Il livello sociale può essere valutato principalmente dal marker sull'abbigliamento e dal supposto contesto di provincia: per entrambi potrebbe valere l'indicazione di una classe media in abbigliamento consueto o di una classe medio-bassa con uno dei loro abiti migliori. E' da notare l'uso di copricapi in funzione di tipo sociale piuttosto che funzionale per proteggersi dagli agenti atmosferici. Anche la rasatura del pelo facciale presente in questi due individui di sesso maschile è da ritenersi d'uso sociale. Dal tipo di abbigliamento utilizzato si può qui stimare che la scena avvenga circa a partire dall'800 fino anche ai nostri giorni in una società di tipo occidentale.

Riduzionista livello 3: organismo/biologico

L'individuo di sesso maschile si è auto-denominato uomo (Homo sapiens sapiens, Linneo, 1758), detto anche essere umano, una sottospecie di Homo sapiens, un primate bipede appartenente alla famiglia degli ominidi che comprende numerosi generi estinti e sette diverse specie viventi di grandi scimmie. La specie H. sapiens - di origine africana come d'altronde lo stesso genere Homo - è un primate a pelo corto, adattato alla vita terricola, onnivoro e dalle abitudini alimentari originarie di cacciatore-raccoglitore. Ha riproduzione di tipo sessuata. La sua distribuzione attuale è pressoché cosmopolita ed è di gran lunga la specie dominante del pianeta.

Gli uomini hanno un cervello molto strutturato e sviluppato, in proporzione alle dimensioni dell'individuo, e capace di ragionamento astratto, linguaggio e introspezione. Questa capacità mentale, combinata con la stazione eretta che rende liberi gli arti superiori, rimasti prensili per l'origine arboricola comune a tutto l'ordine, ha consentito il manipolare oggetti e ha permesso all'uomo di creare una grande varietà di utensili.

Dall'origine africana, circa 200 000 anni fa da H. erectus, a oggi, la specie si è diffusa su quasi tutta la superficie delle terre emerse con una popolazione totale che ha superato, nel marzo 2011, i 6,9 miliardi di individui.

Similmente alla maggior parte dei primati, gli uomini sono animali sociali. Sono inoltre particolarmente abili nell'utilizzo di sistemi di comunicazione per l'espressione, lo scambio di idee e l'organizzazione. Gli uomini creano complesse strutture sociali composte da gruppi in cooperazione e competizione, che variano dalle piccole famiglie e associazioni fino alle grandi unioni politiche, scientifiche, economiche. L'interazione sociale ha introdotto una larghissima varietà di tradizioni, rituali, regole comportamentali e morali, norme sociali e leggi che formano la base della società umana. Gli uomini possiedono anche un marcato apprezzamento per la bellezza e l'estetica che, combinate col desiderio umano di autoespressione, hanno condotto a innovazioni culturali quali arte, letteratura e musica.

Gli uomini sembra che manifestano il desiderio di capire e influenzare il mondo circostante, cercando di comprendere, spiegare e manipolare i fenomeni naturali attraverso la scienza, la filosofia, la mitologia e la religione. Questa curiosità naturale ha portato allo sviluppo di strumenti tecnologici e abilità avanzate; gli uomini sono l'unica specie ancora vivente che utilizza il fuoco, cuoce i propri cibi, si veste, ed usa numerose altre tecnologie.

Riduzionista livello 2: biologico/cellulare

In quanto animale, quella umana è una specie eucariota. Ogni cellula diploide contiene 23 coppie di cromosomi, ricevuti da entrambi i genitori. Di questi, 22 paia sono autosomi e un paio sono cromosomi sessuali. Secondo le stime gli umani hanno circa 20 o 25 000 geni. Così come per gli altri mammiferi, le femmine hanno i cromosomi sessuali uguali (XX) e i maschi hanno cromosomi sessuali differenti (XY). Il cromosoma X è più largo e porta più geni del cromosoma Y: ciò significa che eventuali malattie del cromosoma X si manifestano più facilmente negli uomini, poiché eventuali errori presenti in geni del cromosoma X non presenti contemporaneamente anche nell'Y arrecherebbero danno al fenotipo umano; tuttavia, poiché nel cromosoma Y vi sono numerosi geni non presenti anche nell'X, tra cui primeggia l'SRY che è presente anche in molti altri animali, il patrimonio genetico maschile è complessivamente maggiore di quello femminile e consente la formazione di ulteriori tessuti nei maschi, il che comporta un forte contribuito al dimorfismo sessuale.
Il genoma è composto da 46 distinti cromosomi (22 paia di autosomi + X + Y) con un totale di approssimativamente 3,2 miliardi di paia di basi di DNA contenenti all'incirca 20,000–25,000 geni.
Prima che l'essere umano raggiunga l'età adulta, il corpo consiste in 100.000 miliardi di cellule, raggruppate in tessuti e parti di sistemi o di organi il cui scopo è consentire le funzioni vitali essenziali. I sistemi di organi del corpo umano includono: il sistema circolatorio, sistema immunitario, apparato respiratorio, apparato digerente, sistema urinario, sistema muscolare, apparato scheletrico, sistema nervoso, sistema endocrino e l'apparato riproduttore maschile e femminile.

Riduzionista livello 1: chimico/molecolare


E' necessario distinguere tra l'individuo biologico e gli altri elementi non-biologici della scena.
Il primo è composto principalmente di acqua e caratterizzato dalla presenza di macromolecole e molecole di tipo organico basate sul carbonio ed i suoi legami, quali proteine, acidi nucleici e lipidi. Tra gli elementi inorganici notiamo la presenza ancora di una macromolecola nella cellulosa presente nell'elemento centrale, associata a lignina. Nell'elemento superiore con caratteristiche riflettenti notiamo principalmente la presenza di diossido di silicio più altri ossidi. Vi è poi la diffusa presenza di un gas, trasparente nella figura, composto per la maggior parte di azoto ed ossigeno, caratteristica singolare tipica di processi al livello superiore, più residue porzioni minori di altri gas quali argon e anidride carbonica. In un piccolo punto dell'immagine si nota una reazione esotermica, probabilmente dovuta alla combustione di qualche tipo di composto.

Riduzionista livello 0: fisico - Emergentista livello 0: fisico
 

La descrizione riduzionista ed emergentista al livello fisico 0 coincidono. Quello che è presente al livello elementare sono protoni, neutroni, elettroni, ad un livello meno elementare essi sono presenti in uno stato legato denominato atomo. A seconda del numero di protoni, uguale al numero di elettroni, nei vari atomi abbiamo la presenza di diversi elementi. Il più numeroso è l'azoto, presente nel gas trasparente diffuso nell'immagine, vi sono poi rilevanti tracce di idrogeno, ossigeno ed elementi più pesanti quali carbonio, ferro fino a circa allo zinco. Vi è inoltre la presenza di fotoni della luce solare che illumina la scena, qualche raggio cosmico e (forse) neutrini di passaggio, oltre all'onnipresente radiazione cosmica di sfondo caratteristica del nostro universo.



Emergentista livello 1: chimico/molecolare

Gli atomi dei diversi elementi presenti al livello 0 si riuniscono per legame chimico formando una vasta varietà di composti, molecole e macromolecole. Atomi singoli o legati tra loro sono presenti nel gas diffuso nella scena. Composti con elementi anche pesanti sono presenti nei due oggetti presenti al centro e al di sopra dell'immagine. In particolare il primo ha la proprietà di riflettere i fotoni incidenti sulla sua superficie, mentre tutti gli altri la assorbono e ne riflettono solo una parte con specifiche lunghezze d'onda. Le molecole e macromolecole di gran lunga più complesse sono presenti nell'oggetto alla sinistra dell'immagine, principalmente basate sul carbonio legato ad altri elementi in svariate forme, formando lunghe catene chimiche dalle molteplici proprietà: replicazione, auto-replicazione, sorgenti di energia, catalizzatori e controllori di reazioni etc.

Emergentista livello 2: cellulare/biologico

I composti, molecole e macromolecole presenti al livello 1 si uniscono in diversi modi e strutture: negli oggetti non-organici si uniscono in miscele o leghe, allo stato solido amorfo nell'oggetto posto sopra la scena, composto principalmente di silice amorfa. Nell'oggetto al centro della scena sono presenti polisaccaridi e un pesante e complesso polimero organico costituito principalmente da composti fenolici che fanno ritenere l'oggetto di origine organica. Nell'elemento a sinistra della scena i composti, principalmente del carbonio, si riuniscono in lunghe sequenze molecolari e formano strutture morfofunzionali, cioè di forma e di funzione,  di tipologie molto diverse ma con con caratteristiche comuni uniche di riproduzione/replicazione di se stesse, complesse reazioni per la produzione di energia, risposte a stimoli esterni, mantenimento nel tempo della propria struttura pur con un continuo ricambio di componenti.

Emergentista livello 3: biologico/organismo

Le unità morfofunzionali del livello 2 si uniscono tra loro in insiemi a diversi livelli che formano diversi tipi di sistema, almeno quattro compresa la struttura completa d'insieme, strutturalmente molto differenti e associati per funzione.  L'insieme generale presenta le proprietà di molteplici unità strutturali e funzionali, integrazione tra i vari sistemi, trasmissione dell'informazione all'interno e tra sistemi diversi, trasformazione e contemporanea omeostasi dei sistemi e dell'insieme dei sistemi, sviluppo, riproduzione, caratteristiche di evoluzione ed interazione con l'ambiente esterno.

Emergentista livello 4: interazione/sociale

Due dei sistemi del livello 3 utilizzano tra loro la proprietà di poter interagire con l'esterno. Si suppone che essi si scambino informazioni attraverso l'uso delle figure colorate che stanno manipolando.

Emergentista livello 5: ecosistema

Dalla struttura riflettente presente nella scena si deduce la presenza di un ambiente esterno estremamente variegato e complesso con molte delle proprietà sistemiche presenti all'interno della scena. Questa è inoltre illuminata da una radiazione con lunghezze d'onda almeno dai 400 ai 700 nm, visto lo spettro di colori presenti e la presenza di fotoni a livello 0, di origine sconosciuta, proveniente dall'esterno della scena. Si nota la presenza di strutture morfogeneticamente strutturate sia complesse sia con simmetrie semplici. La presenza di elementi e composti allo stato gassoso al livello 1 indica la presenza di gas composto nell'ambiente.

Contesto

La descrizione totale non sarebbe completa se non si specificassero anche i marker di contesto e, se presente, di meta-contesto.
Il contesto deriva dal fatto che non stiamo descrivendo una scena essendo fisicamente presenti alla fine dell'800 in un bistrot della provincia francese osservando due uomini che giocano a carte, ma stiamo utilizzando una rappresentazione di quella scena, nello specifico un dipinto a olio su tela.
Anche del contesto si può fare una descrizione, che in questo caso rientra nella critica d'arte, ad esempio:
"Due uomini in un'osteria di paese stanno giocando a carte davanti ad uno specchio. L'immagine si presenta con uno schema fortemente geometrizzato, che conferisce ai due personaggi dignità classica. Distorcendo la visione prospettica, Cèzanne riesce ad ottenere il massimo grado di centralità, che risulti credibile in una scena di vita vissuta: questo lieve scarto dal centro è un acuto stratagemma per evitare il rischio che l'opera risulti troppo artefatta: le cose non ci si presentano mai in uno stato di perfetto equilibrio. Tutta la tela è costituita da abbassamenti di tono dei colori blu, giallo e rosso. Le pennellate si compongono a tasselli, e talvolta si presentano solitarie e sintetiche, come il riflesso sulla bottiglia o il semplice tratto che descrive l'occhio infossato del giocatore di destra.
Nel dipinto Cézanne, non rende solo un'impressione, ma anche una descrizione del senso interno all'azione, come se fosse la sintesi destinata a permanere nella mente, quasi calcificata e sotto forma di ricordo."

Meta-Contesto



il marker di meta-contesto in questo caso è presente, dato che non stiamo descrivendo la scena osservando il quadro di Cézanne di persona in una sala del Musée d'Orsay di Parigi, ma stiamo osservando un'immagine jpg di 640x533 px visualizzata da un browser su un monitor, presumibilmente allocato su un PC o su un dispositivo mobile, prelevandola attraverso una connessione d'accesso fissa o mobile da uno dei server di blogger.com, dove risiede, attraverso internet.

mercoledì 23 marzo 2011

sympathy for the (half) Tao



Please allow me to introduce myself
I'm a man of wealth and taste
I've been around for a long, long years
Stole many a man's soul and faith

And I was 'round when Jesus Christ
Had his moment of doubt and pain
Made damn sure that Pilate
Washed his hands and sealed his fate

Pleased to meet you
Hope you guess my name
But what's puzzling you
Is the nature of my game

I stuck around St. Petersburg
When I saw it was a time for a change
Killed the czar and his ministers
Anastasia screamed in vain

I rode a tank
Held a general's rank
When the blitzkrieg raged
And the bodies stank

Pleased to meet you
Hope you guess my name, oh yeah
Ah, what's puzzling you
Is the nature of my game, oh yeah
(woo woo, woo woo)

I watched with glee
While your kings and queens
Fought for ten decades
For the gods they made
(woo woo, woo woo)

I shouted out,
"Who killed the Kennedys?"
When after all
It was you and me
(who who, who who)

Let me please introduce myself
I'm a man of wealth and taste
And I laid traps for troubadours
Who get killed before they reached Bombay
(woo woo, who who)

Pleased to meet you
Hope you guessed my name, oh yeah
(who who)
But what's puzzling you
Is the nature of my game, oh yeah, get down, baby
(who who, who who)

Pleased to meet you
Hope you guessed my name, oh yeah
But what's confusing you
Is just the nature of my game
(woo woo, who who)

Just as every cop is a criminal
And all the sinners saints
As heads is tails
Just call me Lucifer
'Cause I'm in need of some restraint
(who who, who who)

So if you meet me
Have some courtesy
Have some sympathy, and some taste
(woo woo)
Use all your well-learned politesse
Or I'll lay your soul to waste, um yeah
(woo woo, woo woo)

Pleased to meet you
Hope you guessed my name, um yeah
(who who)
But what's puzzling you
Is the nature of my game, um mean it, get down
(woo woo, woo woo)

Prego lasciate che mi presenti
sono un uomo ricco e di gusto
sono stato in giro per molto tempo
rubai molte anime e sottrassi molta fede agli uomini

Ed ero lì quando Gesù Cristo
ebbe il suo momento di dubbio e dolore
Mi assicurai che Pilato se ne lavasse le mani
sigillando così il suo destino

Piacere di conoscervi
Spero che azzeccherete il mio nome
ma ciò che vi lascia perplessi
è la natura del mio gioco

Ero nei paraggi di San Pietroburgo
Quando vidi che era tempo di cambiamenti
Uccisi lo zar e i suoi ministri
Anastasia urlò invano

Cavalcai un carrarmato
detenevo la carica di generale
quando infuriò la guerra lampo
e i corpi puzzarono

Piacere di conoscervi
Spero che azzeccherete il mio nome
Ah, ciò che vi lascia perplessi
è la natura del mio gioco
Woo, woo, woo, woo

Guardai con gioia
mentre i vostri re e le vostre regine
lottarono per cent'anni
per gli dèi che loro stessi avevano creato
(woo woo, woo woo)

Gridai:
"Chi uccise i Kennedy?"
quando dopo tutto
fummo voi ed io
(chi, chi, chi, chi?)

Per favore, lasciate che mi presenti
sono un uomo ricco e di buon gusto
E tesi trappole ai trovatori
che rimasero uccisi prima di raggiungere Bombay
(woo, woo, chi chi?)

Piacere di conoscervi
Spero che abbiate azzeccato il mio nome
(chi? chi?)
Ah, ciò che vi lascia perplessi
è la natura del mio gioco
(chi chi chi chi?)

Piacere di conoscervi
Spero che abbiate azzeccato il mio nome
Ma ciò che vi lascia perplessi
è la natura del mio gioco
(woo woo, chi chi)

Proprio come ogni poliziotto é un criminale
tutti i peccatori santi
e come le teste sono code
chiamatemi solo Lucifero
poiché ho bisogno di un po' di riservatezza
(chi chi, chi chi)

Così se mi incontrate
abbiate un po' di cortesia
abbiate un po' di solidarietà, e un po' di gusto
(woo woo)
Usate tutta la vostra cortesia
Oppure io trascinerò la vostra anima alla perdizione, yeah
(woo woo, woo, woo)

Piacere di conoscervi
Spero che abbiate azzeccato il mio nome
(chi chi)
Ma ciò che vi lascia perplessi
è la natura del mio gioco

Condizionamento (il Diavolo) - XV Major


La carta richiama un antico racconto Zen in cui si narra di un leone, allevato da pecore, e che quindi pensava di essere una pecora. Finché un giorno, un vecchio leone lo acchiappò e lo portò in riva a uno stagno, mostrandogli così il riflesso del suo volto. Molti di noi sono come questo leone - l'immagine che abbiamo di noi stessi non ci viene dalla nostra esperienza diretta, ma dalle opinioni degli altri. Una "personalità" imposta dall'esterno rimpiazza l'individualità che sarebbe potuta crescere dall'interno. Diventiamo simili a tutte le altre pecore del gregge, incapaci di muoverci liberamente, e inconsapevoli della nostra vera identità. È tempo di dare uno sguardo al riflesso del tuo volto nello stagno, e di fare un passo per spezzare qualsiasi cosa tu sia stato condizionato dagli altri a credere di te stesso. Danza, corri, scuotiti, fai gibberish - fai qualsiasi cosa ritieni necessaria per svegliare il leone che dorme dentro di te.

Se non lasci cadere la tua personalità, non riuscirai a trovare la tua individualità. L'individualità è data dall'esistenza; la personalità è imposta dalla società, è un meccanismo sociale. La società non può tollerare l'individualità, perché nessun individuo sarà mai succube come una pecora. L'individualità ha la qualità del leone, il leone si muove da solo. Le pecore vivono sempre nella folla, sperando che lo stare nella folla faccia sentire al calduccio. Stare in una folla fa sentire protetti, al sicuro. Se qualcuno attacca, in una folla è possibilissimo salvare se stessi. Ma da soli? Solo i leoni si muovono in solitudine. Ognuno di voi è nato leone, ma la società continua a condizionarvi, a programmare la vostra mente in funzione dell'essere una pecora. Vi dà una personalità, una personalità rassicurante, gentile, manierata, obbediente. La società vuole schiavi, non persone saldamente devote alla libertà. E vuole schiavi perché tutti gli interessi istituzionali richiedono obbedienza.


Le radici del condizionamento sono molteplici e profonde; la figura riporta come dal livello di base che ci circonda (l'ambiente e la società - il mondo - in cui viviamo e siamo vissuti) diverse azioni a diversi livelli agiscano sui processi biologici, neuronali e culturali come condizionamento verso i livelli cognitivi superiori, determinando chi crediamo di essere.

martedì 22 marzo 2011

Metalogo: che cos'è l'istinto del Tao?

Definizione di istinto: in psicologia animale e in etologia, “meccanismo nervoso organizzato gerarchicamente, con schemi d'azione innati, sensibile a determinate stimolazioni ambientali che lo risvegliano, lo mettono in funzione e lo dirigono, alle quali esso risponde con movimenti ben coordinati che hanno per fine la conservazione dell’individuo o della specie”. L’istinto animale (che porta per esempio gli uccelli a costruirsi il nido) è più complesso del riflesso; non muta né durante la vita dell’individuo né attraverso le varie generazioni di individui di una stessa specie, e diventa tanto meno rigido o preformato e tanto più legato all’apprendimento quanto più si sale nella scala zoologica.

cit. da Nikolaas Tinbergen, premio Nobel 1973 per la Fisiologia e la Medicina  con Karl von Frisch e Konrad Lorenz

 

















Definizione di Metalogo: Un metalogo è una conversazione su un argomento problematico. Questa conversazione deve essere tale che non solo i partecipanti discutono il problema ma la struttura della conversazione in generale è rilevante anche per lo stesso soggetto. 

In particolare, la storia della teoria evolutiva è inevitabilmente uno metalogo tra uomo e natura, in cui la creazione e l'interazione di idee deve necessariamente esemplificare  il processo evolutivo.

Figlia: “Papà, che cos’è un istinto?”
Padre: “Un istinto, tesoro, è un principio esplicativo
F.: “Ma che cosa spiega?”
P.: “Ogni cosa…quasi ogni cosa. Ogni cosa che si voglia spiegare con esso
F.: “Non dire sciocchezze. Non spiega la forza di gravità”
P.: “No. Ma è così perché nessuno vuole che l’istinto spieghi la forza di gravità. Se qualcuno volesse, la spiegherebbe. Si potrebbe semplicemente dire che la luna ha un istinto la cui forza varia in maniera inversamente proporzionale al quadrato della distanza…
F.: “Ma non ha senso, papà”
P.: “Si, d’accordo. Ma sei tu che hai tirato fuori l’istinto, non io
F.: “D’accordo…ma allora che cos’è che spiega la forza di gravità?” 
P.: “Niente tesoro, perché la forza di gravità è un principio esplicativo
F.:Oh.

F.: “Vuoi dire che non si può usare un principio esplicativo per spiegarne un altro? Mai?”
P.: “Uhm…quasi mai. Questo è ciò che Newton intendeva quando diceva hypotheses non fingo
F.: “E che cosa vuol dire?”
P.: “Be’, sai cosa sono le ‘ipotesi’. Ogni proposizione che colleghi tra loro due proposizioni è un’ipotesi. Se dici che il 1° febbraio c’era la luna piena e che il 1° marzo c’era di nuovo, e poi colleghi queste due proposizioni in qualche modo, la proposizione che le collega è un’ipotesi”
F.: “Sì, e so anche che cosa vuol dire non. Ma fingo che cosa vuol dire?”
P.: “Be’…fingo è un termine della tarda latinità che significa ‘fabbrico’. Da esso si forma un sostantivo, fictio, da cui proviene la parola ‘finzione’, che oggi è spesso intesa come ‘fabbricazione non vera’
F.: “Papà, vuoi dire che il signor Isaac Newton pensava che tutte le ipotesi fossero solo fabbricate come le storie?”
P.: “Si ... proprio così”.
F.: “Ma non è stato lui a scoprire la gravità? Con la mela?”
P.: “No, tesoro, l’ha inventata”››

F.:Oh...papà, chi ha inventato l'istinto?
P.: “Non saprei. Probabilmente biblico”

F.:Ma se l'idea di gravità collega insieme due proposizioni descrittive, deve essere un'ipotesi”
P.: “Esatto”
F.:Quindi Newton fece fingo una ipotesi dopotutto
P.: “Si, veramente lo fece. Era un grandissimo scienziato”
F.: Oh.

F. Papà, un principio esplicativo è lo stesso che un’ipotesi?
P. Quasi, ma non proprio. Vedi, un’ipotesi cerca di spiegare qualche fatto particolare, ma un principio esplicativo - come la ’gravità’ o l’"istinto" - in realtà non spiega niente. È una specie di accordo convenzionale tra gli scienziati perché a un certo punto si smetta di cercar di spiegare le cose.
F. Allora è questo che Newton intendeva? Se la ’gravità’ non spiega niente, ma è solo una specie di punto fermo alla fine di un rigo di spiegazione, allora inventare la gravità non era come inventare un’ipotesi, e lui poteva affermare di non fingere alcuna ipotesi.
P. Proprio così. Non c’è spiegazione per un principio esplicativo. È come una scatola nera.
F. Oh.