martedì 22 ottobre 2013

carattere del Tao nazionale - III


MORALE E CARATTERE NAZIONALE (1942)

CARATTERE NAZIONALE E MORALE AMERICANO

Usando i temi delle relazioni tra persone e tra gruppi come chiavi interpretative del carattere nazionale, siamo stati in grado di indicare certi ordini di differenze regolari che ci si può aspettare di trovare tra i popoli che appartengono alla nostra civiltà occidentale. Le nostre enunciazioni sono state, di necessità, teoriche piuttosto che empiriche; eppure dalla struttura teorica così delineata è possibile ricavare certe formule che possono tornare utili a chi deve plasmare il morale.
Tutte queste formule sono basate sull'ipotesi generale che gli uomini reagiscano più energicamente quando il contesto abbia una struttura tale da elicitare i loro abituali modi di reazione. Non è sensato offrire carne cruda a un asino per spingerlo a salire un pendio e un leone non reagirà davanti a un po' d'erba.
l. Poiché tutte le nazioni occidentali tendono a pensare e a comportarsi in termini bipolari, nel sostenere il morale americano faremo bene a considerare i nostri vari nemici come una singola entità ostile. Le distinzioni e le radazioni che gli intellettuali potrebbero preferire sarebbero probabilmente d'intralcio.
2. Poiché è agli stimoli simmetrici che gli americani e gl'inglesi reagiscono più energicamente, saremmo assai malaccorti se sminuissimo i disastri bellici. Se i nostri nemici c'infliggono una qualunque sconfitta, questa deve venire adoperata come incitamento e sprone a perseverare nello sforzo. Quando le nostre forze hanno subìto qualche rovescio, i giornali non devono affrettarsi a comunicarci che «l'avanzata del nemico è sotto controllo ». In guerra i progressi sono sempre intermittenti, e il momento di colpire, il momento in cui occorre che il morale sia alle stelle è quando il nemico sta consolidando la sua posizione e preparandosi a sferrare il colpo successivo; in tali momenti non è sensato ridurre l'energia aggressiva dei nostri capi e della popolazione mediante assicurazioni tranquillizzanti.
3. C'è tuttavia una discrepanza superficiale tra l'abitudine all'incentivo simmetrico e il bisogno di mostrare autosufficienza. Abbiamo avanzato l'ipotesi che il ragazzo americano apprenda a reggersi sulle sue gambe mediante le occasioni che gli si presentano nell'infanzia, quando i genitori sono spettatori compiaciuti della sua autosufficienza. Se questa interpretazione è corretta, ne segue che un certo prorompere di presunzione è normale e salutare negli americani, ed è forse un ingrediente essenziale della loro indipendenza e forza.
Pertanto, un'applicazione troppo letterale della formula suddetta, cioè un' eccessiva insistenza sui disastri e sulle difficoltà, potrebbe portare a una certa perdita di energia, imbrigliando quest'esuberanza spontanea. Una dieta concentrata di «sangue, sudore e lacrime» può andar bene per gli inglesi; ma gli americani, benché non meno dipendenti da motivazioni simmetriche, non possono sentirsi in forma se sono nutriti soltanto di disastri. I nostri portavoce pubblici e i nostri giornalisti non dovrebbero mai attenuare il fatto che si è in presenza di situazioni che esigono un comportamento da veri uomini, anzi faranno bene a mettere in evidenza che l'America è una nazione di uomini veri. Qualsiasi tentativo di rassicurare gli americani sminuendo la forza del nemico dev' essere evitato, ma una franca affermazione dei successi reali è positiva.
4. Poiché la nostra visione della pace è un fattore del nostro morale bellico. è opportuno chiedersi subito quali chiarimenti potrebbe portare sui problemi dei negoziati di pace lo studio delle differenze nazionali.
Dobbiamo cercare di formulare un trattato di pace a) tale che gli americani e gl'inglesi vogliano combattere per attuarlo, e b) tale che da esso emergano le caratteristiche migliori dei nostri nemici e non quelle peggiori. Se viene impostato scientificamente, questo problema non supera affatto le nostre capacità.
L'ostacolo psicologico più cospicuo da superare in questo immaginario trattato di pace è il contrasto tra gli schemi simmetrici di inglesi e americani e lo schema complementare dei tedeschi, con il suo tabù verso il comportamento apertamente sottomesso. Gli alleati non hanno l'impalcatura psicologica per imporre l'applicazione di un trattato duro; potrebbero redigerlo, ma dopo sei mesi sarebbero già stanchi di tenere i vinti in soggezione. I tedeschi, d'altro canto, qualora considerino 'sottomessa' la loro posizione, non l'accetteranno se non saranno trattati con durezza. Si è visto che queste considerazioni erano valide anche per un trattato così moderatamente punitivo come quello stipulato a Versailles. Gli alleati non ne imposero l'applicazione e i tedeschi si rifiutarono di accettarlo. Pertanto è inutile sognare un trattato simile, e peggio che inutile è ripetere tali sogni allo scopo di sollevare il nostro morale ora che siamo infiammati di collera verso la Germania. Far questo potrebbe solo rendere oscuri gli esiti di una soluzione definitiva.
Questa incompatibilità tra la motivazione complementare e quella simmetrica significa in realtà che il trattato non può essere organizzato intorno a semplici temi di autorità-sottomissione; siamo perciò costretti a cercare soluzioni alternative. Dobbiamo per esempio esaminare il tema dell'esibizionismo-ammirazione (quale parte è più adatta a interpretare con decoro ciascuna delle diverse nazioni?) e quello dell'assistenza-dipendenza (nel mondo affamato del dopoguerra quali strutture motivazionali evocheremo tra quelli che distribuiranno il cibo e quelli che lo riceveranno?). Inoltre, in alternativa a queste soluzioni, c'è la possibilità di qualche struttura tripolare, nella quale sia gli alleati sia i tedeschi si sottomettano non gli uni agli altri, ma a qualche principio astratto.


carattere del Tao nazionale - II

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