Le filosofie religiose orientali si interessano della conoscenza mistica atemporale che sta al di là del ragionamento e che non può essere adeguatamente espressa con parole. Il rapporto che questa conoscenza ha con la fisica moderna è solo uno dei suoi molteplici aspetti e, come tutti gli altri, non può essere dimostrato in maniera definitiva, ma deve essere esperito in un modo intuitivo diretto. Pertanto spero di essere riuscito, in una certa misura, non a dare una rigorosa dimostrazione, ma, piuttosto, a offrire al lettore una opportunità di rivivere di quando in quando una esperienza che è diventata per me fonte di continua gioia e ispirazione: l'esperienza che ci fa capire come le teorie e i modelli principali della fisica moderna portano a una visione del mondo intimamente coerente e in perfetta armonia con le concezioni del misticismo orientale.
Per coloro che hanno percepito questa armonia, l'importanza della corrispondenza tra la concezione del mondo dei fisici e quella dei mistici è fuori discussione. La domanda interessante da porci, allora, non è se questa corrispondenza esiste, ma perché esiste; e, inoltre, che significato ha.
Nel tentativo di comprendere il mistero della Vita, l'uomo ha seguito molti approcci differenti. Tra questi, vi sono la via dello scienziato e quella del mistico, ma ne esistono molte altre; la via dei poeti, dei bambini, dei pagliacci, degli sciamani, per nominarne solo alcune. Queste vie hanno prodotto descrizioni differenti del mondo, sia verbali sia non verbali, che mettono in rilievo aspetti diversi. Tutte sono valide e utili nel contesto nel quale sono sorte. Tutte quante, però, sono solo descrizioni, o rappresentazioni, della realtà e sono quindi limitate: nessuna riesce a dare un quadro completo del mondo.
La concezione meccanicistica del mondo della fisica classica è utile per descrivere il tipo di fenomeni fisici che incontriamo nella vita di ogni giorno e quindi può servire quando si ha a che fare con il nostro ambiente quotidiano; inoltre si è dimostrata estremamente fruttuosa come base per la tecnologia. Tuttavia, essa è inadeguata per descrivere i fenomeni fisici in campo subatomico. Del tutto opposta alla concezione meccanicistica del mondo è quella dei mistici, che può essere compendiata nella parola "organicismo", in quanto considera tutti i fenomeni nell'universo come parti integranti di un tutto inseparabile e armonioso. Questa visione del mondo emerge nelle tradizioni mistiche dagli stati di coscienza meditativi. Nella loro descrizione del mondo, i mistici usano concetti tratti da queste esperienze non ordinarie che, in generale, non sono adatti per una descrizione scientifica dei fenomeni macroscopici. La concezione del mondo organicistica non è vantaggiosa quando si tratta di costruire macchine, e nemmeno per affrontare i problemi tecnici in un mondo sovrappopolato.
Nella vita di tutti i giorni, allora, sia la concezione meccanicistica sia quella organicistica dell'universo sono valide e utili: l'una per la scienza e la tecnologia, l'altra per una vita
spirituale equilibrata e compiuta. Al di là delle dimensioni del nostro ambiente quotidiano, tuttavia, i concetti meccanicistici perdono la loro validità e devono essere sostituiti da concetti organicistici che sono molto simili a quelli usati dai mistici. Questa è l'esperienza essenziale della fisica moderna che ha costituito l'argomento della nostra discussione. La fisica del Novecento ha mostrato che i concetti della visione organicistica del mondo, sebbene di scarso valore per la scienza e per la tecnologia su scala umana, diventano estremamente utili a livello atomico e subatomico. La concezione organicistica, perciò, sembra essere più fondamentale di quella meccanicistica. La fisica classica, che è basata su quest'ultima, può essere ricavata dalla meccanica quantistica, la quale comprende la prima, mentre non è possibile il contrario. Ciò sembra dare una prima indicazione del perché potremmo aspettarci che le concezioni del mondo della fisica moderna e del misticismo orientale siano simili. Entrambe si manifestano quando l'uomo indaga sulla natura essenziale delle cose e scopre una realtà diversa dietro la superficiale apparenza meccanicistica della vita quotidiana: in fisica, nella realtà più profonda della materia; nel misticismo, nella realtà più profonda della coscienza.
Le corrispondenze tra le concezioni dei fisici e quelle dei mistici diventano ancora più plausibili quando ricordiamo le altre somiglianze che esistono, nonostante la diversità delle strade seguite. Anzitutto, il loro metodo è interamente empirico: i fisici traggono la loro conoscenza da esperimenti; i mistici da intuizioni legate alla meditazione. Entrambe sono osservazioni, e in entrambi i campi queste osservazioni sono riconosciute come l'unica fonte di conoscenza. L'oggetto dell'osservazione è naturalmente molto diverso nei due casi. Il mistico guarda dentro la sua coscienza e la esplora ai suoi vari livelli, che comprendono il corpo come manifestazione fisica della mente. L'esperienza del proprio corpo è infatti messa in rilievo in molte tradizioni orientali ed è spesso vista come la chiave dell'esperienza mistica del mondo. Quando stiamo bene in salute, non abbiamo la sensazione di nessuna parte specifica del nostro corpo, ma siamo consapevoli di esso come di un tutto integrato, e questa consapevolezza genera una sensazione di benessere e di felicità. Nello stesso modo, il mistico è consapevole della totalità del cosmo intero, che viene sentito come una estensione del corpo. Per usare le parole del Lama Govinda:
«Per l'uomo illuminato... la cui coscienza abbraccia l'universo, l'universo diventa il suo "corpo" mentre il suo corpo fisico diventa una manifestazione della Mente Universale, la sua visione interiore diventa espressione della sua più alta realtà e la sua parola espressione della verità eterna e del potere mantrico ».'Al contrario del mistico, il fisico inizia la sua indagine sull'essenza delle cose studiando il mondo materiale. Penetrando negli strati sempre più profondi della materia, egli è diventato consapevole della fondamentale unità di tutte le cose e di tutti gli eventi. Inoltre ha anche imparato che egli stesso e la sua coscienza sono parte integrante di questa unità. Il mistico e il fisico giungono così alla stessa conclusione: il primo partendo dall'interiorità, il secondo dal mondo esterno. L'armonia tra le loro concezioni conferma l'antica saggezza indiana secondo cui Brahman, la realtà esterna ultima, è identica a Ātman, la realtà interna.
Una ulteriore somiglianza tra la via del fisico e quella del mistico è il fatto che le loro osservazioni avvengono in campi che sono inaccessibili ai sensi ordinari: per la fisica moderna, il campo del mondo atomico e subatomico; per il misticismo, gli stati non ordinari di coscienza nei quali il mondo dei sensi viene trasceso. I mistici parlano spesso delle loro esperienze di dimensioni superiori nelle quali le impressioni originatesi in centri diversi di coscienza sono integrate in un tutto armonioso. Una situazione analoga esiste nella fisica moderna dove è stato elaborato un formalismo «spaziotempo» quadridimensionale che unifica concetti e osservazioni che nell'ordinario mondo tridimensionale appartengono a categorie diverse. In entrambi i campi, le esperienze pluridimensionali trascendono il mondo sensoriale e è perciò praticamente impossibile esprimerle nel linguaggio ordinario.
Constatiamo che le vie del fisico moderno e del mistico orientale, che a prima vista sembrano totalmente prive di correlazioni, hanno, in effetti, molte cose in comune. Perciò, non dovrebbe sorprendere troppo che esistano corrispondenze impressionanti nelle loro descrizioni del mondo. Quando queste corrispondenze tra la scienza occidentale e il misticismo orientale saranno accettate, sorgeranno moltissime domande sulle loro implicazioni. La scienza moderna, con tutti i suoi raffinati macchinari, non sta semplicemente riscoprendo la sapienza antica, nota ai saggi orientali da migliaia di anni? I fisici non dovrebbero quindi abbandonare il metodo scientifico e cominciare a meditare? Oppure, può esserci una influenza reciproca tra scienza e misticismo, o forse persino una sintesi?
Ritengo che a tutte queste domande si debba dare una risposta negativa, in quanto scienza e misticismo sono a mio giudizio due manifestazioni complementari della mente umana, delle sue facoltà razionali e intuitive. Il fisico moderno fa esperienza del mondo attraverso una specializzazione estrema della mente razionale; il mistico attraverso una specializzazione estrema della mente intuitiva. Le due impostazioni sono completamente differenti e comportano ben più che specifiche concezioni del mondo fisico. Tuttavia, esse sono complementari, come abbiamo imparato a dire in fisica. Nessuna delle due è compresa nell'altra, né può venire ridotta all'altra, ma entrambe sono necessarie e si completano a vicenda per una più piena comprensione del mondo. Per parafrasare un vecchio detto cinese, i mistici comprendono le radici del Tao ma non i suoi rami; gli scienziati ne conoscono i rami ma non le radici.
La scienza non ha bisogno del misticismo e il misticismo non ha bisogno della scienza; ma l'uomo ha bisogno dell'uno e dell'altra. L'esperienza mistica è necessaria per comprendere la natura più profonda delle cose, e la scienza è essenziale per la vita moderna. Ciò che ci serve, quindi, non è una sintesi ma un'interazione dinamica tra intuizione mistica e analisi scientifica.
Finora, questa esigenza non è stata soddisfatta nella nostra società. Il nostro atteggiamento è ancora troppo yang – per usare di nuovo un termine cinese –, troppo razionale, maschile e aggressivo. Gli scienziati stessi ne sono un tipico esempio. Sebbene le loro teorie li stiano portando a una concezione del mondo che è simile a quella dei mistici, è sorprendente quanto poco ciò abbia influito sugli atteggiamenti della maggior parte degli scienziati. Nel misticismo, d'altra parte, la conoscenza non può essere separata da un certo modo di vivere che ne diventa la manifestazione vivente. Raggiungere la conoscenza mistica significa subire una trasformazione; si potrebbe persino dire che la conoscenza è la trasformazione. La conoscenza scientifica, invece, può spesso rimanere astratta e teorica. Così la maggior parte dei fisici di oggi non sembrano rendersi conto delle implicazioni filosofiche, culturali e spirituali delle loro teorie. Molti di loro sostengono attivamente una società che è ancora basata su una concezione del mondo meccanicistica e frammentata, senza vedere che la scienza punta oltre tale concezione, verso una unità dell'universo che includa non solo il nostro ambiente naturale ma anche i nostri simili.
Io credo che la concezione del mondo implicita nella fisica moderna sia incompatibile con la nostra attuale società, la quale non riflette l'armonioso interrelarsi delle cose che osserviamo in natura. Per raggiungere un tale stato di equilibrio dinamico sarà necessaria una struttura economica e sociale radicalmente differente: una rivoluzione culturale nel vero senso della parola. La sopravvivenza della nostra intera civiltà può dipendere dalla nostra capacità di effettuare un simile cambiamento. Essa dipenderà, in definitiva, dalla nostra capacità di assumere alcuni degli atteggiamenti yin del misticismo orientale, per esperire la globalità della natura e attingere l'arte di vivere in armonia con essa.
il Tao della fisica
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