martedì 4 giugno 2013

andati al Tao


E’ un portone di legno smaltato di verde né grande né piccolo che dà sulla strada l’ingresso alla Comunità di San Benedetto al Porto. Al civico 12 della via omonima nessun nome sul campanello, nessuna insegna, solo un portone, alla sinistra della chiesa, di fronte alla fermata dell’autobus (…). Don Andrea Gallo sposta la sedia da un lato al fianco della scrivania e comincia a raccontare che negli anni Sessanta era viceparroco al Carmine, che è “subito a ridosso di via del Campo e a cinquanta metri dal Liceo Colombo”. Lì in quel periodo insegnava religione un suo cugino, anch ’egli prete, don Giacomino Piana, “suo papà era primo cugino di mio papà e Fabrizio fu suo allievo in terza liceo”.

Quell’anno uno studente si suicidò “e a scuola diedero ai ragazzi un componimento – allora la chiesa rifiutava i funerali ai suicidi – e mio cugino venne da me mostrandomi lo scritto di un ragazzo che si faceva delle domande: ma come? La Chiesa che deve accogliere tutti esclude chi si toglie la vita? Questo fu il primo, indiretto, contatto che ebbi con Fabrizio”. “Credo che Fabrizio De André non conoscesse chi era Fabrizio De André, ecco perché l’ho sempre seguito. Mentre gli altri giustamente pensano alla carriera, ai soldi, lui invece…: lo stesso Gino Paoli mi diceva ‘ma sai che quel ragazzo non vuol mai andare a suonare, che devo buttarlo io a microfono?’. “Anche don Andrea Gallo forse non sa chi è Andrea Gallo (…). “A Genova tutti mi chiamano ‘don’, anche il leggendario console dei portuali mi chiama ‘don’. Lo stesso Fabrizio: ‘Don, ma cosa ci vado a fare io alla Bussola?’, e così mi confermava che non sapeva chi era, ecco perché è la mia colonna sonora”. (…) “La spiritualità, che non ha niente a che fare con la religiosità, è l’impegno etico di ciascuno di scoprire nel più profondo del proprio essere delle potenzialità superiori addirittura alla ragione. È uno dei tre doni ricevuti da tutte le persone umane: intelligenza, creatività e spiritualità, ecco perché gli ultimi hanno la possibilità di emanciparsi, e Fabrizio l’aveva intuito”. (…) Alla voce “indignazione” risponde che “Fabrizio era un indignato ma alla sua indignazione era immediatamente legata la proposta concreta: non è che t’indigni, fai un corteo e poi tutti a casa o in pizzeria, no. È un’indignazione che ha subito prospettiva. Così come quando si dice ‘ho speranza’: speranza che cosa? Se dici speranza resta astratto, e lui non è mai stato astratto. Ecco il secondo binario: l’aspirazione a un mondo migliore”.

Il riferimento è a una frase di De André (…): “Ebbi ben presto abbastanza chiaro che il mio lavoro doveva camminare su due binari: l’ansia per una giustizia sociale che ancora non esiste, e l’illusione di poter partecipare, in qualche modo, a un cambiamento del mondo. La seconda si è sbriciolata ben presto, la prima rimane”. Che cos’è la giustizia sociale? “È l’uguaglianza”. Anche analizzando i motti della Rivoluzione francese “lui sottolineava che quella che cade sempre nel vuoto è l’uguaglianza, e aveva ragione. Questa ansia per una giustizia sociale l’ha cantata continuamente. Le classi danno fastidio proprio a quelli che le classi le inventano”. (…) “Fabrizio in tutti quelli che incontrava non vedeva né angelo né diavolo, ma l’uomo. Non c’è distinzione: c’è l’uomo. Una persona, e soprattutto i giovani, chi è in difficoltà, devianza, poveri, miserabili, prostitute, delinquenti, che cos’è? Uomo”. “Una volta l’ho sentito riprendere Archimede: ‘Datemi un punto d’appoggio e vi solleverò il mondo’. Chi è il punto d’appoggio? Sei tu, uomo. Dov’è il punto d’appoggio? È dentro di noi. Ecco perché bisogna mettere al centro l’uomo”. Dice che è facile parlare di De André, che quando lo fa con i suoi ragazzi vede risvegliarsi in loro i “tre doni” “perché sentono che veramente ce la possono fare”. (…) “Disse che aveva scelto per titolo La buona novella perché sentiva il desiderio impellente di annunciare per tutti una buona notizia”. (…) “Mi diceva: ‘Ti sono amico perché sei un prete che non mi vuol mandare in Paradiso per forza’.”

da Il Fatto quotidiano, 3 maggio 2012

Genova, 25 Maggio 2013

Ninetta mia crepare di maggio
ci vuole tanto troppo coraggio
Ninetta bella dritto all'inferno
avrei preferito andarci in inverno
Milano, 31 Maggio 2013
"Quando Franca scherzava sulla sua lapide''

Giocosamente chiedeva di scrivere sulla sua tomba:

"Ve l'avevo detto che non stavo tanto bene"
Paolo Rossi


venuti e andati al Tao

Gustav Klimt, Death and Life, 1910/15, Leopold Museum, Wien
La morte è il punto in cui il sapere fallisce e ti apri all’essere – questa è stata l’esperienza buddhista nei secoli. Buddha consigliava ai suoi discepoli, quando qualcuno moriva, di andare a vederlo e di osservare il corpo mentre bruciava sulla pira: ‘Meditate là, meditate sulla nullità della vita.’ La morte è il punto in cui il sapere fallisce e quando fallisce il sapere, fallisce la mente. Quando la mente fallisce c’è la possibilità che la verità penetri in te. Ma la gente non lo sa. Quando qualcuno muore, non sapete cosa fare, vi sentite in imbarazzo; viceversa, quando qualcuno muore è un grande momento per meditare.
Penso sempre che ogni grande città avrebbe bisogno di un ‘Centro della Morte’. Quando qualcuno sta morendo, quando la sua morte è davvero imminente, dovrebbe essere trasferito nel ‘Centro della Morte’. Dovrebbe essere un piccolo tempio nel quale la gente, seduta intorno al moribondo, possa entrare in profonda meditazione e aiutarlo così a morire e tutti dovrebbero unirsi all’essere che scompare nel nulla. Quando qualcuno scompare nel nulla si sprigiona una grande energia. Si sprigiona l’energia che gli apparteneva e che lo circondava. Se siete intorno a lui in uno spazio di silenzio, potete fare un’esperienza intensissima. Nessuna sostanza psichedelica potrebbe darvi questa esperienza. Il morto sprigiona naturalmente una grande energia: se siete in condizione di assorbire quell’energia potete condividere con lui una specie di morte. E potete sperimentare l’assoluto – la sorgente e la meta, l’inizio e la fine.
‘L’uomo è l’essere attraverso il quale il nulla entra nel mondo’, afferma Jean Paul Sartre.
Heidegger, e così pure Kierkegaard, affermano che il nulla crea spavento. Questa è soltanto la metà della storia: infatti queste due persone sono soltanto dei filosofi – ecco perché in loro crea spavento.
Se interrogate Buddha, Mahakashyapa, Nagarjuna, se interrogate me, ottenete la visione che la morte crea spavento soltanto se osservata in modo parziale, ma se osservata in senso assoluto, totale, la morte risulta la liberatrice da ogni timore, da ogni angoscia, da ogni ansia, vi libera dal saṃsāra .
Cominciate a meditare sulla morte. Ogniqualvolta sentirete avvicinarsi la morte, entrate in essa – attraverso la porta dell’amore, attraverso la porta della meditazione, attraverso la porta di un moribondo. E se in un giorno qualsiasi – e quel giorno arriverà – sarete in punto di morte, ricevetela con gioia, come una benedizione. Se riuscirete a ricevere la morte con gioia, come una benedizione, raggiungerete la vetta più alta della vita, perché la morte è il crescendo della vita. La morte nasconde in sé il massimo dell’orgasmo, perché in essa è nascosto il massimo della libertà.
La morte significa che tu fai l’amore con il divino, oppure che il divino fa l’amore con te. La morte è l’orgasmo cosmico, totale. Perciò abbandona tutte le idee che hai sulla morte – sono pericolose. Ti rendono un antagonista rispetto alla massima esperienza che è necessario tu viva. Se mancherai l’esperienza della morte, rinascerai un’altra volta. A meno che non impari il modo per morire, rinascerai ancora e ancora e ancora. Questa è la ruota, samsara, il mondo. Una volta che avrai conosciuto il massimo orgasmo, per te non sarà più necessario rinascere: scomparirai e rimarrai in quell’orgasmo per sempre. Non rimarrai tu, non rimarrai come un’entità, non rimarrai definito e identificato in qualcosa. Rimarrai come Tutto, non come una parte.




"la morte è la più grande invenzione della vita"


Un giorno insieme a te - 2012
scritto e diretto da RAFFAELE TAMARINDO
prodotto da ANTONIO TIANI | MARIO TAMARINDO
fotografia VINCENZO TAMARINDO
montaggio RAFFAELE TAMARINDO
musiche originali FEDERICO RICCARDO ROSSI

con RAFFAELE TAMARINDO | LUIGI SILVESTRO | ANDREEA AMOROSO | GIUSEPPE LOFFREDO

fonico EMANUELE CASTALDO
operatore backstage DOMENICO VALENTINO
assistente di scena ROSSELLA PALMIERI

venuto al Tao


Il viaggio della speranza
Il viaggio della speranza... parole residue, tra le tante in fondo alla giornata. Le ho lette in farmacia, su un bussolotto di vetro accanto alla cassa, c'era l'asola per infilare i soldi e la fotografia di un bambino appiccicata con lo scotch, uno di quelli da portare lontano per tentare un'operazione, un viaggio della speranza, appunto. Mi giro sul cuscino, macino respiri sonori. Guardo il corpo di Giuliano, fermo, pesante. Dorme come dorme lui, supino, a torso nudo. Dalla bocca ogni tanto cava fuori un piccolo grugnito, come una bestia placida che scaccia moscerini.
Speranza, penso a questa parola che nel buio prende forma. Ha la faccia di una donna un po' sgomenta, di quelle che trascinano la loro sconfitta eppure continuano ad arrabattarsi con dignità. La mia faccia, forse, quella di una ragazza invecchiata, ferma nel tempo, per fedeltà, per timore.
Esco sul terrazzo, guardo il solito. Il palazzo dirimpetto al nostro, le persiane accostate. Il bar con l'insegna spenta. C'è il silenzio della città, polvere di rumori lontani. Roma dorme.
Dorme la sua festa, il suo pantano. Dormono le periferie.
Dorme il papa, le sue scarpe rosse sono vuote.






lunedì 3 giugno 2013

il Te del Tao: LV - IL SIMBOLO DEL MISTERO


LV - IL SIMBOLO DEL MISTERO

Quei che racchiude in sé la pienezza della virtù
è paragonabile ad un pargolo,
che velenosi insetti e serpi non attoscano,
belve feroci non artigliano,
uccelli rapaci non adunghiano.
Deboli ha l'ossa e molli i muscoli
eppur la sua stretta è salda,
ancor non sa dell'unione dei sessi
eppur tutto si aderge:
è la perfezione dell'essenza,
tutto il giorno vagisce
eppur non diviene fioco:
è la perfezione dell'armonia.
Conoscer l'armonia è eternità,
conoscer l'eternità è illuminazione,
vivere smodatamente la vita è prodromo di sventura,
con la mente comandare al ch'i significa indurirsi.
Quel che s'invigorisce allor decade:
questo vuol dire che non è conforme al Tao.
Ciò che non è conforme al Tao presto finisce.

scalando il Tao E H


The Nobel Prize in Physics 1965 was awarded jointly to Sin-Itiro Tomonaga, Julian Schwinger and Richard P. Feynman "for their fundamental work in quantum electrodynamics, with deep-ploughing consequences for the physics of elementary particles".
George Street (St. Andrew Square side), Edinburgh, Scotland
La "Bibbia" dell'elettromagnetismo classico.
Mount Auburn Cemetery,Cambridge, Middlesex County, Massachusetts, USA
Tama Reien Cemetery (Fuchu City)
Tokyo, Tokyo Metropolis, Japan
Mountain View Cemetery and Mausoleum,
Altadena, Los Angeles County
California, USA














Rallentare (Cavaliere di Denari)


Il Cavaliere di Arcobaleno vuol essere un monito a ricordare che, come la tartaruga, trasportiamo con noi la nostra casa ovunque andiamo. Non c'è bisogno di affrettarsi, né occorre trovare rifugio altrove. Perfino quando ci addentriamo negli abissi delle acque dell'emozione, possiamo restare in pace con noi stessi e liberi da attaccamenti. In questo momento sei pronto a lasciar andare ogni aspettativa che hai nutrito su di te e sugli altri, e ad assumerti la responsabilità per qualsiasi illusione ti possa essere portato dietro. Non occorre fare altro che riposare nella pienezza di chi sei, in questo momento. Se desideri e speranze e sogni sfumano in lontananza, tanto meglio così. La loro scomparsa farà spazio a una nuova qualità di quiete e d'accettazione di ciò che è, e potrai dare il benvenuto a questo sviluppo come mai hai potuto fare in precedenza. Assapora questa qualità di rallentamento, di arrivare a uno stato di riposo, e riconosci il fatto che sei già a casa.

La meditazione è una sorta di medicina - il suo uso è solo momentaneo. Una volta che ne hai appresa la qualità, non occorre più che tu faccia una meditazione particolare; in quel caso la meditazione deve diffondersi in tutta la tua vita. Cammina nello Zen e siedi nello Zen. Quale sarà questa qualità? Attento, presente, gioioso, privo di motivazioni, centrato, amorevole, fluido, cammini - e il tuo camminare è una passeggiata senza meta. Amorevole, attento, presente, ti siedi, senza motivazione alcuna - non ti siedi per un motivo particolare, godi semplicemente la bellezza di sederti senza far nulla, ne godi il rilassamento, il riposo. Al termine di una lunga passeggiata, ti siedi sotto un albero e la brezza viene a rinfrescarti. Ad ogni istante si deve essere in pace con se stessi, senza cercare di migliorare, senza coltivare alcunché, senza praticare nulla. Cammina e siedi immerso nello Zen. Sia che parli o stai in silenzio, sia che ti muovi o resti immobile, l'essenza è in pace. L'essenza è in pace: questa è la parola fondamentale. L'essenza è in pace: questa è l'affermazione chiave. Fai qualsiasi cosa, ma nelle profondità di te stesso resta in pace, calmo, quieto, centrato.

impromptu Tao


Rubinstein Forest, Jerusalem