Gustav Klimt, Death and Life, 1910/15, Leopold Museum, Wien |
La morte è il punto in cui il sapere fallisce e ti apri all’essere – questa è stata l’esperienza buddhista nei secoli. Buddha consigliava ai suoi discepoli, quando qualcuno moriva, di andare a vederlo e di osservare il corpo mentre bruciava sulla pira: ‘Meditate là, meditate sulla nullità della vita.’ La morte è il punto in cui il sapere fallisce e quando fallisce il sapere, fallisce la mente. Quando la mente fallisce c’è la possibilità che la verità penetri in te. Ma la gente non lo sa. Quando qualcuno muore, non sapete cosa fare, vi sentite in imbarazzo; viceversa, quando qualcuno muore è un grande momento per meditare.
Penso sempre che ogni grande città avrebbe bisogno di un ‘Centro della Morte’. Quando qualcuno sta morendo, quando la sua morte è davvero imminente, dovrebbe essere trasferito nel ‘Centro della Morte’. Dovrebbe essere un piccolo tempio nel quale la gente, seduta intorno al moribondo, possa entrare in profonda meditazione e aiutarlo così a morire e tutti dovrebbero unirsi all’essere che scompare nel nulla. Quando qualcuno scompare nel nulla si sprigiona una grande energia. Si sprigiona l’energia che gli apparteneva e che lo circondava. Se siete intorno a lui in uno spazio di silenzio, potete fare un’esperienza intensissima. Nessuna sostanza psichedelica potrebbe darvi questa esperienza. Il morto sprigiona naturalmente una grande energia: se siete in condizione di assorbire quell’energia potete condividere con lui una specie di morte. E potete sperimentare l’assoluto – la sorgente e la meta, l’inizio e la fine.
‘L’uomo è l’essere attraverso il quale il nulla entra nel mondo’, afferma Jean Paul Sartre.
Heidegger, e così pure Kierkegaard, affermano che il nulla crea spavento. Questa è soltanto la metà della storia: infatti queste due persone sono soltanto dei filosofi – ecco perché in loro crea spavento.
Se interrogate Buddha, Mahakashyapa, Nagarjuna, se interrogate me, ottenete la visione che la morte crea spavento soltanto se osservata in modo parziale, ma se osservata in senso assoluto, totale, la morte risulta la liberatrice da ogni timore, da ogni angoscia, da ogni ansia, vi libera dal saṃsāra .
Cominciate a meditare sulla morte. Ogniqualvolta sentirete avvicinarsi la morte, entrate in essa – attraverso la porta dell’amore, attraverso la porta della meditazione, attraverso la porta di un moribondo. E se in un giorno qualsiasi – e quel giorno arriverà – sarete in punto di morte, ricevetela con gioia, come una benedizione. Se riuscirete a ricevere la morte con gioia, come una benedizione, raggiungerete la vetta più alta della vita, perché la morte è il crescendo della vita. La morte nasconde in sé il massimo dell’orgasmo, perché in essa è nascosto il massimo della libertà.
La morte significa che tu fai l’amore con il divino, oppure che il divino fa l’amore con te. La morte è l’orgasmo cosmico, totale. Perciò abbandona tutte le idee che hai sulla morte – sono pericolose. Ti rendono un antagonista rispetto alla massima esperienza che è necessario tu viva. Se mancherai l’esperienza della morte, rinascerai un’altra volta. A meno che non impari il modo per morire, rinascerai ancora e ancora e ancora. Questa è la ruota, samsara, il mondo. Una volta che avrai conosciuto il massimo orgasmo, per te non sarà più necessario rinascere: scomparirai e rimarrai in quell’orgasmo per sempre. Non rimarrai tu, non rimarrai come un’entità, non rimarrai definito e identificato in qualcosa. Rimarrai come Tutto, non come una parte.
"la morte è la più grande invenzione della vita"
Un giorno insieme a te - 2012
scritto e diretto da RAFFAELE TAMARINDO
prodotto da ANTONIO TIANI | MARIO TAMARINDO
fotografia VINCENZO TAMARINDO
montaggio RAFFAELE TAMARINDO
musiche originali FEDERICO RICCARDO ROSSI
con RAFFAELE TAMARINDO | LUIGI SILVESTRO | ANDREEA AMOROSO | GIUSEPPE LOFFREDO
fonico EMANUELE CASTALDO
operatore backstage DOMENICO VALENTINO
assistente di scena ROSSELLA PALMIERI
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