lunedì 2 aprile 2012

gioco e fantasia del Tao - 10-11

Chaoscope: magnetic field

10. Questo però ci conduce a riconoscere una più complessa forma di gioco; quel gioco cioè che non viene costruito sulla premessa 'Questo è gioco', ma piuttosto intorno alla domanda: 'Questo è gioco?'; e questo tipo d'interazione ha anch' esso le sue forme rituali, per esempio nei tormenti dell'iniziazione.

11 Il paradosso è doppiamente presente nei segnali che vengono scambiati nel contesto di gioco, fantasia, minaccia, ecc. Non solo il mordicchiare giocoso non denota ciò che denoterebbe il morso, per cui esso sta; ma, per di più, il morso stesso è finto. Non solo gli animali che giocano non vogliono affatto dire ciò che dicono; ma, inoltre, essi comunicano di solito su qualcosa che non esiste. A livello umano ciò conduce a un'ampia varietà di complicazioni e di inversioni nei campi del gioco, della fantasia e dell'arte. Prestigiatori e pittori di trompe-l'ceil si studiano di acquisire un virtuosismo che ha il suo premio solo quando lo spettatore, accortosi di essere stato ingannato, è costretto a sorridere o a stupirsi dell'abilità dell'illusionista. I cineasti di Hollywood spendono milioni di dollari per accrescere il realismo di un'ombra. Altri artisti, forse con più realismo, sostengono che l'arte debba essere non-rappresentativa; e i giocatori di poker raggiungono uno strano realismo da drogati identificando i gettoni della posta coi soldi. Tuttavia sostengono che il perdente deve accettare la sua perdita come parte del gioco.
Infine, nella zona crepuscolare in cui s'incontrano e si sovrappongono arte, magia e religione, gli esseri umani hanno sviluppato la «metafora che è detta in verità», la bandiera per la cui salvezza uomini moriranno, e il sacramento, che è sentito come qualcosa di più di «un segno esterno e visibile, che ci viene dato». Si può qui riconoscere un tentativo di negare la differenza fra mappa e territorio, e di retrocedere all'assoluta innocenza della comunicazione effettuata con puri segni di umore.

(A Theory of Play and Fantasy, 1954) - 7-8-9

perché il Tao ha creato questo mondo?

Nataraj, una delle rappresentazioni del dio Shiva, mentre danza līlā - la danza cosmica che origina l'universo
"Perché Dio ha creato questo mondo?"

Per prima cosa, sarai sorpreso di sapere che Dio non ha mai creato questo mondo. Esso è la tua creazione.

Dio ha creato un mondo, ma non quello che conosci tu. Egli non ha affatto creato questo mondo in cui esistono Richard Nixon, il Vietnam, ldi Amin Dada, Adolf Hitler e Mussolini, il fascismo e il comunismo, Stalin e Mao. Dio non ha creato questo mondo pieno di miseria perché la gente è troppo avida, accaparratrice; questo mondo in cui la vita è così orribile, senza alcuna cascata d'amore; questo mondo simile a un deserto senza amore, dove la gente non fa che competere, lottare, scontrarsi con estrema violenza... Questo mondo non l'ha creato Dio: questo è il tuo mondo! Tu ne sei il creatore. Tu sei questo mondo, esso è la tua proiezione; questo mondo echeggia la tua bruttezza.

Dunque, per prima cosa: Dio non ha creato questo mondo. Per favore, non darne a lui la responsabilità. Se lo avesse creato lui, sarebbe il più grande dei criminali. Io, quanto meno, dichiaro che questo mondo non l'ha creato lui, è una tua creazione. Tu però potresti dire, e sarebbe anche logico, che lui ha creato noi, e se noi creiamo questo mondo, alla fine è lui il responsabile. No, io continuo a sostenere che Dio non ne è responsabile, perché ti ha creato in quanto libertà. Questo è il punto da comprendere.

Questo mondo orrendo non esisterebbe se Dio avesse fatto di te uno schiavo, un robot, una macchina. In quel caso, saremmo tutti dei Buddha, ma dei Buddha senza valore. Se un Buddha non può essere un Adolf Hitler, se non esistesse questa possibilità, il Buddha sarebbe solo una statua senza senso. Se sei costretto a essere buono, senza la libertà di essere cattivo, che senso ha la bontà? Se Dio non ti avesse reso libero, il mondo sarebbe buono. Se ti avesse costretto a essere una ripetizione meccanica, un disco registrato, tutti staremmo pronunciando un Sermone della montagna o scrivendo la Bhagavad Gita; ma un disco registrato è un disco registrato.

Dio ti ha creato in quanto libertà. Naturalmente, nella libertà, è implicito l'opposto.
Puoi fare il bene o il male, a seconda della tua scelta. Dio ha donato a tutti libertà di scelta. Questo è il tormento e l'estasi dell'uomo. L'estasi, perché l'uomo è libero.

Non riesci a vederlo? Un albero non è libero; un cespuglio di rose è un cespuglio di rose: tutto ciò che gli accade è già predestinato. Il cespuglio di rose non è libero: se decide di non fare rose, non può farci nulla; le rose arriveranno ugualmente. Se decide di cambiare il colore delle rose, è impotente: le rose resteranno dello stesso colore di prima. Se decide di diventare una pianta di loto, non può farlo: il cespuglio di rose resterà tale. Il suo destino è di essere un cespuglio di rose: è bellissimo, ma non è libero. Ecco perché dico: nulla può essere paragonato alla bellezza dell'uomo, nemmeno le rose. Infatti, una rosa è condannata a essere una rosa. Non ha scelte, non può andare fuori strada: dev'essere una santa! È costretta a essere Gesù, non può essere un Giuda; per questo, un cespuglio di rose è solo un cespuglio di rose: bello da guardare, ma nulla in confronto alla bellezza degli esseri umani.

La bellezza nasce perché una persona può essere un Gesù o un Giuda; ognuno può scegliere tra queste due possibilità: Gesù o Giuda. Tutti sono totalmente liberi, e le scelte possibili sono tantissime. L'uomo è un arcobaleno, composto da tutti i colori. Egli non è predestinato.

Ecco perché, usando la nostra libertà, abbiamo creato questo mondo; la responsabilità è nostra. Se vuoi diventare un Buddha, puoi farlo; nessuno può costringerti a diventare un Gengis Khan, la scelta è nelle tue mani. Dio non ti sta trascinando da nessuna parte. Egli ti ha dato corda a sufficienza. .. Puoi andare fuori strada, ma puoi anche tornare indietro. Questo mondo esiste grazie alla possibilità di perdersi... È possibile imprimere al mondo un cambiamento radicale; una volta trasformata la nostra consapevolezza, questo mondo può essere totalmente diverso.

Tu chiedi: Perché Dio ha creato questo mondo?
Prima di tutto, non l'ha creato lui; lui ha creato te, ha generato la libertà umana...

E bisognerebbe essere grati per questa libertà; altrimenti, se fossi costretto a diventare un Gesù, saresti un automa privo di significato, senza poesia. Poiché hai la possibilità di mancare il bersaglio...  La parola inglese sin, peccato, è molto significativa. La sua radice vuol dire: mancare il bersaglio. Sin deriva da missing, mancare, peccare: puoi mancare il bersaglio, dipende da te.

Peccare, to sin, è mancare il bersaglio, andare fuori strada. E Dio non te lo impedirà: il suo amore è così infinito che ti amerà anche se vai fuori strada. Egli ama i peccatori tanto quanto i santi. E se ascolti Gesù, ti dirà che Dio ama i peccatori ancora di più, perché hanno più bisogno d'amore.

Non ci hai fatto caso? Una madre si prende più cura di un bambino malato che di uno sano. È comprensibile, è naturale. Il bambino sano è sano, la madre non ha bisogno di stargli dietro; viceversa, quello malato è malato: la madre si siede accanto a lui, massaggia il suo bambino, lo accudisce in modo speciale. Gesù dice che Dio si preoccupa più dei peccatori, di coloro che hanno mancato il bersaglio: riversa la sua misericordia su di loro.
Questo mondo è il nostro peccato, il nostro essere andati fuori strada. Non ha nulla a che fare con Dio.

La seconda cosa: Perché Dio ha creato questo mondo?

In ambito cristiano, ebraico e musulmano esiste una concezione molto sbagliata su Dio, come se fosse separato dalla sua creazione, come se un giorno avesse creato il mondo e poi se ne fosse dimenticato: Dio sembra praticamente un pittore che ha finito il quadro e ora ne è separato. No, la comprensione dell'Oriente è migliore. L'Oriente dice: Dio non è separato dalla sua creazione; il creatore non è separato da ciò che crea. Vi è coinvolto, è in essa, è la creazione. Il creatore è la creazione. Ecco perché ripeto continuamente: non chiamare Dio il creatore, ma creatività. Dio è una creatività dinamica.

Il creatore è un'idea morta: dà l'idea che un giorno abbia smesso di creare. 
Per questo, i cristiani pensano: Dio ha creato il mondo in sei giorni e al settimo ha riposato. Tutto finito in soli sei giorni? E cosa ha fatto da allora? Dev'essersi stancato molto se non fa più nulla; si sarà stufato. Dev'essere annoiato: abbi pietà di lui.

Egli non ha ancora finito. La creazione non è mai terminata: è un processo continuo. La creazione non è mai completa, Dio continua a creare. Non ha finito. Se avesse terminato, sarebbe la fine. Sta ancora creando, amando, dipingendo, scolpendo... Dio spera ancora.

Rabindranath ha detto: «Ogni volta che vedo nascere un bambino, alzo gli occhi al cielo e dico: "Dio spera ancora"». 
Un nuovo bambino è una speranza. Naturalmente, Dio ha fallito con la vecchia generazione, quindi ne crea un'altra. Dice: «Stiamo a vedere, forse questa volta andrà meglio». Il suo ottimismo è infinito. È come un poeta che scrive nuove poesie tutti i giorni. Ogni giorno prova un po' di scontento e un po' di soddisfazione... È soddisfatto perché tramite la poesia ha catturato qualcosa, un raggio di luce. .. Però manca ancora qualcosa. Domattina ci riproverà ancora.

Rabindranath ha scritto seimila poesie, e sul letto di morte un amico gli disse: «Puoi morire sereno e profondamente appagato, perché sei il più grande di tutti i poeti». Rabindranath apri gli occhi e disse: «Non dire sciocchezze! In questo momento sto dicendo a Dio: "Cosa stai facendo? Per anni ho fatto sforzi continui, ho tentato di scrivere la poesia che avevo in mente, senza mai riuscirci... Molte cose sono successe, ma non sono soddisfatto. E proprio ora che mi sto avvicinando a quella poesia, tu mi porti via? Ormai ero prossimo, sento che è proprio dietro l'angolo... sto per dare vita alla poesia nascosta dietro tutti i miei tentativi. Le mie seimila poesie sono i miei seimila fallimenti... chissà, la prossima potrebbe essere quella buona. E tu mi porti via proprio adesso? Cosa stai facendo? Ci ho provato tutta la vita, e tu mi trascini via ora che l'intensità sta aumentando, adesso che sto arrivando al culmine?"».

Dio non è ancora finito: egli spera ancora. Per questo, anche noi possiamo sperare; nella sua speranza è riposta anche la nostra. Il suo fallimento non è completo. E' senza vita l'idea di un creatore che ha operato nel passato...

I teologi cristiani sono così sciocchi che hanno persino stabilito la data, l'anno: quattromila e quattro anni prima di Cristo, Dio ha creato il mondo. Naturalmente, era di lunedì. Ovviamente, alle sei del mattino, quando cominci la Meditazione Dinamica; a quell'ora diede il via a tutto questo dinamismo. Al mattino presto, alle sei... deve aver messo la sveglia! Che stupidaggini.

La creazione è eterna: è sempre esistita e sempre esisterà, perché Dio è la creazione. Dio è creatività.

Per questo, non definisco mai Dio un pittore, ma un danzatore. Quando il quadro è finito, il pittore e il quadro diventano due cose separate. Nella danza è totalmente diverso; la danza è il fenomeno più spirituale, perché la danza e il danzatore sono una cosa sola: non puoi separarli, non esiste la dualità. C'è solo un'unione profondissima: il danzatore è la danza, la danza è il danzatore; se elimini la danza, il danzatore non è più tale. Se il danzatore si ferma, si arresta anche la danza: non sono due cose separate. Dio è coinvolto nel suo mondo come un danzatore nella sua danza. Per questo ti dico di onorare il mondo, di non condannarlo mai; Dio è dentro di esso, è presente ovunque.

Kabir lo ripete spesso: sii colmo di meraviglia, di stupore, di venerazione, perché egli è ancora all'opera ovunque. Puoi coglierlo mentre sta dipingendo, scolpendo, danzando. Dio non è qualcosa accaduto in passato, sta accadendo in questo stesso istante: sta parlando attraverso di me, sta ascoltando attraverso di te. La creazione prosegue ancorai non arriva mai a una fine, è un viaggio infinito. Di fatto, l'esistenza non ha scopo. È un puro viaggio. Il viaggio in sé è meraviglioso: perché preoccuparsi dello scopo?

Santa Teresa ha detto: «Il paradiso è l'intero percorso che conduce al paradiso. Dio non ha forse detto: "lo sono la via"?». Che affermazione splendida, di incredibile rilevanza: «Il paradiso è l'intero percorso che conduce al paradiso». Non aspettare il paradiso in quanto meta: «Il paradiso è l'intero percorso che conduce al paradiso. Dio non è forse Dio ora, non allora; Dio è in te, in me, ovunque. Solo Dio è.
Quindi, non puoi chiedere: Perché Dio ha creato il mondo? Non l'ha mai creato, lo sta tuttora creando, e se davvero vuoi sapere perché chiedilo agli artisti. Non rivolgerti ai teologi, ai filosofi e ai pandit, interroga gli artisti. Va' da un Van Gogh mentre sta dipingendo e chiedigli perché sta dipingendo; va' da un ballerino, prendilo per mano e chiedigli: «Perché stai danzando?»; va' da un cantante e chiedigli «Perché stai cantando?». Allora saprai la risposta.
II pittore si stringerà nelle spalle e dirà: «Cos' altro posso fare? Amo dipingere. Perché? Non c'è perché. Mi piace dipingere. Sono fatto cosi. È l'unico modo in cui mi sento felice ed estatico, il motivo è questo. Non ne esistono altri». Chiedi a un ballerino: «Perché danzi?», ti risponderà: «Cos' altro si può fare? Si vive per danzare». Oppure, chiedi a un innamorato perché ama. Hai mai amato qualcuno? Se qualcuno ti chiedesse perché ami cosa risponderesti? Avresti davvero una risposta? Dirai: «Perché? Non c'è perché. Amando mi sento al massimo, tocco il cielo con un dito. È cosi che mi sento fiorire, è questa la via attraverso la quale l'estasi mi accade».
Ebbene, l'estasi è al di là delle domande. Se sei felice, sei felice; nessuno ti chiede perché. Certo, se sei infelice, la domanda ha senso. Se sei infelice, qualcuno può chiederti perché lo sei, e la domanda ha senso, perché l'infelicità è contro natura, vuol dire che qualcosa sta andando storto. Quando sei felice, nessuno ti chiede perché, eccezion fatta per pochi nevrotici. Persone del genere esistono, non posso negarlo.

Ho sentito di un paziente... Il suo psichiatra, benché ricevesse molti soldi da lui, non ne poteva più. Tre, quattro, cinque anni di psicoanalisi, e quell'uomo non cambiava mai, ripeteva sempre le stesse cose. A un certo punto, lo psichiatra disse: «Fa' una cosa: va' in montagna per qualche giorno. Ti aiuterà moltissimo». II paziente andò in montagna e... Indovina un po'?  Il giorno dopo allo psichiatra arrivò un suo telegramma che diceva: «Sono felicissimo. Perché?». Sono felicissimo... perché? Vuole una spiegazione! No, la felicità non ha bisogno di spiegazioni. La felicità è la spiegazione di se stessa.

Dio sta creando perché questo è l'unico modo in cui può essere felice, è l'unico modo in cui ama, in cui canta... È il suo solo modo di essere. La creazione è la sua natura essenziale. Non occorre alcun perché.

giovedì 29 marzo 2012

modellamento del Tao

La principale conseguenza della distinzione tra mappa e territorio è che non si ha conoscenza diretta del "mondo", ma solo conoscenza di una sua rappresentazione, o di rappresentazioni di rappresentazioni, ovvero l'immagine di qualche cosa che è diversa dalla cosa in sé, che - in se stessa - è inconoscibile. La percezione del mondo e la sua esperienza - che determina il comportamento - risultano mappe di mappe di un territorio che, direttamente, rimane sconosciuto e forse inconoscibile.
Il processo del modellamento umano.La prima mappa è tra mondo esterno e la sua percezione tramite gli organi sensoriali. La seconda tra mondo percepito e mondo dell'esperienza tramite i sistemi rappresentazionali associati agli organi di percezione. Il mondo dell'esperienza determina il comportamento e le azioni e viene espresso tramite il linguaggio. Il feedback tra esperienza e mondo esterno è coerente con un'interpretazione costruttivista della realtà.
  •  Percezione del Mondo
Il primo passo della mappatura/modellamento, il processo della percezione del Mondo esterno, è caratterizzato dalla presenza di vincoli di tipo neurologico - dovuti alla limitatezza degli organi sensoriali - sociali ed individuali - dovuti ai condizionamenti di tipo sociale-culturale e di storia personale dell'individuo-.
  • Il processo del modellamento umano
Il processo che porta dal mondo all'esperienza del mondo attraverso la percezione è stato denominato "modellamento", il processo che crea mappe del territorio-  i modelli - in una relazione complementare ricursiva del tipo:

modello/modellamento
la rappresentazione di qualcosa/il processo con cui si rappresenta qualcosa

Nel corso del tempo  lo studio del modellamento umano e delle sue implicazioni è stato portato avanti in diversi ambiti, dalla filosofia alla neurofisiologia. Due esempi significativi in tempi e contesti molto diversi sono:
 
















il Trattato di Hume, una delle massime espressioni dell'empirismo inglese del 700, è un classico saggio di epistemologia sul processo di modellamento umano.


















Il secondo è un testo classico di psicologia cognitiva del 1960 nel quale Pribram, Galanter e Miller fornirono alcune strutture dell'interno della scatola nera per la relazione tra conoscenza/esperienza e comportamento definendo un piano come un processo che regola il comportamento dall’alto di una struttura gerarchica cognitiva; gli individui posseggono piani per tutte le loro attività:percepire, prestare attenzione, parlare, pensare,ricordare, decidere.
Il piano consiste in una serie di istruzioni per l’esecuzionedi un’azione e la struttura dei piani è basata su un processo ricursivo di tipo TOTE (Test-Operate-Test-Exit):
Un’azione viene suscitata dalla rilevazione della incongruenza tra la situazione presente e lo stato di cose desiderato: l’individuo continua ad operare finchè l’incongruenza viene eliminata. L'output di un TOTE può poi essere connesso all'input di un altro TOTE gerarchicamente superiore per determinare strategie e tattiche del comportamento.
  • Teorie, Modelli e Metamodelli
Il termine "teoria" e il processo di formazione delle teorie, la teorizzazione, derivano storicamente dalle scienze naturali e in particolare dalla fisica, un dominio dove le teorie possono essere formalizzate in modo simbolico attraverso la matematica. Il processo di teorizzazione che parte dai dati sperimentali è parte essenziale del metodo scientifico, se non il fine, e benchè le teorie siano strettamente limitate da questo (nelle parole di Einstein: "Nessuna quantità di esperimenti potrà dimostrare che ho ragione; un unico esperimento potrà dimostrare che ho sbagliato") le teorie, quando accettate e consolidate, sono considerate "vere" o "esatte" nel rappresentare lo specifico dominio di descrizione, anche in domini non formalizzabili quali la biologia.
In ambiti quali l'interazione, il comportamento e la comunicazione umana il termine teoria risulta troppo rigido, in quanto è quasi impossibile dare descrizioni, rappresentazioni e spiegazioni che si possano risultare "vere" o "esatte" per sistemi così complessi e che coinvolgono soggettivamente l'osservatore che descrive e ipotizza. Bandler e Grinder introducono il termine "modello", definendolo come "la rappresentazione di qualcosa" e "modellamento" il processo con cui si rappresenta qualcosa. In questi termini un modello più che tentare di essere "vero" o "esatto" dovrebbe essere "appropriato", "adeguato", "utile" nel rappresentare il comportamento.
Nel caso della rappresentazione del linguaggio il modello diventa necessariamente un metamodello, la rappresentazione della rappresentazione di qualcosa, dato che il linguaggio è la rappresentazione verbale del mondo dell'esperienza, ed in più deve essere esplicito, tale che non dipenda dall'interpretazione.
  • Universali del comportamento umano 

Nel processo di modellamento del comportamento umano Bandler e Grinder introducono tre "universali" dei processi attuati all'interno della "scatola nera" dell'individuo e basati su considerazioni sui vincoli genetico-neurofisiologici, sociali e specificamente individuali. Questi sono la generalizzazione, la deformazione e la cancellazione, procedimenti che valgono in generale nel processo di modellamento mondo/esperienza del mondo del tipo mappa/territorio, e che gli autori mettono in evidenza principalmente nella rappresentazione linguistica verbale utilizzata per rappresentare il mondo dell'esperienza.
La generalizzazione è il procedimento con il quale una specifica esperienza giunge a rappresentare l'intera categoria alla quale appartiene.
La deformazione è il procedimento con il quale i rapporti che intercorrono tra le parti del modello sono rappresentati in modo diverso dai rapporti che si presume debbano rappresentare. Uno degli esempi più comuni di deformazione del modellamento è la rappresentazione di un processo con un evento, il quale, nell'ambito dei sistemi di linguaggio, si definisce nominalizzazione.
La cancellazione è il procedimento attraverso il quale si selezionano determinate parti del mondo della nostra esperienza e le si escludono dalla rappresentazione creata dal modellamento della persona.

lunedì 6 febbraio 2012

il giorno del Tao


Quando un giorno che secondo voi dovrebbe essere mercoledì, vi sembra fin dall'inizio domenica, potete star certi che qualcosa non va. Ebbi questa impressione fin dal primo momento, svegliandomi.
Tuttavia, quando incominciai a connettere con più lucidità, rimasi in forse. Dopo tutto, sebbene avessi la sensazione nettissima d'essermi svegliato più tardi del solito, poteva anche essere vero il contrario.
Continuai ad aspettare, dubbioso, ma subito ebbi una prima prova obiettiva: un orologio lontano batté, così mi parve, otto colpi. Ascoltai con le orecchie tese, pieno di sospetto. Ed ecco che un altro orologio cominciò a farsi sentire in tono alto, risoluto. E, senza fretta, batté incontestabilmente le otto. Allora capii che le cose non andavano.

il Te del Tao: XXXVI - L'OCCULTO E IL PALESE

image by relhom
XXXVI - L'OCCULTO E IL PALESE

Quei che vuoi che si contragga
devi farlo espandere,
quei che vuoi che s'indebolisca
devi farlo rafforzare,
quei che vuoi che rovini
devi farlo prosperare,
a quei che vuoi che sia tolto
devi dare.
Questo è l'occulto e il palese.
Mollezza e debolezza vincono durezza e forza.
Al pesce non conviene abbandonar l'abisso,
gli strumenti profittevoli al regno
non conviene mostrarli al popolo.

salita al Tao

Jeroen Anthoniszoon van Aken, detto Hieronymus Bosch, Salita al Calvario, olio su tela 76,7x83,5 cm, 1510-1516, Museum voor Schone Kunsten, Gand. 
This dramatic panel is "one of the most hallucinatory creations of the history of Western art", in the words of Bosch expert Paul van den Broeck. It is presumed to be a late work of Hieronymus Bosch. The composition consists of a tangle of heads; there is no room for much else. Shortly after 1500, when this panel was painted, this was quite unique in European painting. The technique is highly sophisticated, and the colour palette in which Bosch has done the faces – some of them mask-like – and the headwear is extraordinarily rich. We are shown a scene from the Passion of Christ, a subject that plays a significant role in Bosch's oeuvre. Surrounding the serene heads of Christ and Veronica, who is the only female figure here as St Mary is absent, a crowd of misshapen and contorted faces, caricatures of humanity, throng like creatures from hell.





















Fioritura (Regina di Denari)


La Regina di Arcobaleno è simile a una pianta straordinaria, dai colori vivissimi, che abbia raggiunto il culmine della fioritura. È estremamente sessuale, viva, e colma di possibilità. Schiocca le dita al ritmo della musica dell'amore, e il collare zodiacale è fissato in modo che Venere poggi sul suo cuore. Le maniche dell'abito contengono un'abbondanza di semi; quando il vento soffia, verranno trasportati e metteranno radici ovunque si trovino a cadere. La donna non si preoccupa che possano atterrare nella terra fertile o sulle rocce - si limita a diffonderli, in una pura celebrazione della vita e dell'amore. Fiori cadono dall'alto sulla figura, in armonia con il suo fiorire interiore, e le acque dell'emozione danzano gioiose sotto il fiore su cui è seduta. In questo momento forse ti senti come un giardino fiorito, inondato da ogni dove di benedizioni. Dai il benvenuto alle api, invita gli uccelli affinché bevano il tuo nettare. Diffondi tutt'intorno a te la tua gioia, perché tutti la condividano.

Lo Zen vuole che tu viva nell'abbondanza, nella totalità, intensamente - non al minimo, come vuole il Cristianesimo, ma al massimo - ti vuole straripante. La tua vita deve toccare quella degli altri. La tua beatitudine, la tua benedizione, la tua estasi non devono rimanere ristrette in te, come fossero un seme. Devono essere esposte, come un fiore, e diffondere la loro fragranza per tutti quanti - non solo per gli amici, ma anche per gli estranei. Questa è vera compassione, questo è vero amore: condividi la tua illuminazione, condividi la tua danza del trascendente.