I GRANDI PROCESSI STOCASTICI.
4. IL CONTROLLO GENETICO DEL CAMBIAMENTO SOMATICO.
Un altro aspetto della comunicazione tra i geni e dello sviluppo del fenotipo viene alla luce quando ci interroghiamo sul controllo genetico del cambiamento somatico.
Certamente vi è "sempre" un contributo genetico a tutti gli eventi somatici. Il mio ragionamento è il seguente: se un uomo al sole si abbronza, possiamo dire che si tratta di un cambiamento somatico indotto dall'esposizione a una luce avente lunghezze d'onda opportune, e così via. Se in seguito egli si ripara dal sole, perde l'abbronzatura e se è biondo recupera il suo aspetto roseo. Se poi si espone di nuovo al sole, torna ad abbronzarsi. E così via. L'uomo cambia colore quando si espone al sole, ma la sua "capacità" di cambiare in questo modo non è influenzata dal suo esporsi o sottrarsi al sole - almeno, così credo io.
Ma è concepibile (e nei processi più complessi dell'apprendimento è un dato di fatto) che la "capacità" di conseguire certi cambiamenti somatici sia oggetto di apprendimento. E' come se l'uomo fosse in grado di accrescere o ridurre la propria capacità di abbronzarsi al sole. In questo caso, la capacità di conseguire questo metacambiamento potrebbe essere completamente controllata da fattori genetici. Oppure è concepibile che possa esistere a sua volta una capacità di "cambiare la capacità di cambiare". E così via. Ma in nessun caso reale è possibile che la serie dei passaggi sia infinita.
Ne segue che la serie deve sempre terminare nel genoma e sembra probabile che nella maggior parte dei casi di apprendimento e di cambiamento somatico il numero dei livelli di controllo somatico sia piccolo. Possiamo apprendere e apprendere ad apprendere e forse apprendere ad apprendere ad apprendere. Ma probabilmente la successione finisce qui.
Sulla base di queste considerazioni non ha senso chiedersi se una certa caratteristica di un dato organismo sia determinata dai suoi geni o dal cambiamento somatico o dall'apprendimento. Non vi è alcuna caratteristica fenotipica che non sia influenzata dai geni.
Sarebbe più corretto chiedersi: a quale livello di tipo logico il comando genetico agisce nella determinazione di quella caratteristica? La risposta a questa domanda avrà sempre la forma seguente: a un livello logico "più alto" di quello della capacità osservata nell'organismo di conseguire l'apprendimento o il cambiamento corporeo tramite un processo somatico.
Il mancato riconoscimento dei diversi tipi logici del cambiamento genetico e di quello somatico fa sì che quasi tutti i confronti di 'genio', 'doti' ereditarie e simili degenerino in assurdità.
Un altro aspetto della comunicazione tra i geni e dello sviluppo del fenotipo viene alla luce quando ci interroghiamo sul controllo genetico del cambiamento somatico.
Certamente vi è "sempre" un contributo genetico a tutti gli eventi somatici. Il mio ragionamento è il seguente: se un uomo al sole si abbronza, possiamo dire che si tratta di un cambiamento somatico indotto dall'esposizione a una luce avente lunghezze d'onda opportune, e così via. Se in seguito egli si ripara dal sole, perde l'abbronzatura e se è biondo recupera il suo aspetto roseo. Se poi si espone di nuovo al sole, torna ad abbronzarsi. E così via. L'uomo cambia colore quando si espone al sole, ma la sua "capacità" di cambiare in questo modo non è influenzata dal suo esporsi o sottrarsi al sole - almeno, così credo io.
Ma è concepibile (e nei processi più complessi dell'apprendimento è un dato di fatto) che la "capacità" di conseguire certi cambiamenti somatici sia oggetto di apprendimento. E' come se l'uomo fosse in grado di accrescere o ridurre la propria capacità di abbronzarsi al sole. In questo caso, la capacità di conseguire questo metacambiamento potrebbe essere completamente controllata da fattori genetici. Oppure è concepibile che possa esistere a sua volta una capacità di "cambiare la capacità di cambiare". E così via. Ma in nessun caso reale è possibile che la serie dei passaggi sia infinita.
Ne segue che la serie deve sempre terminare nel genoma e sembra probabile che nella maggior parte dei casi di apprendimento e di cambiamento somatico il numero dei livelli di controllo somatico sia piccolo. Possiamo apprendere e apprendere ad apprendere e forse apprendere ad apprendere ad apprendere. Ma probabilmente la successione finisce qui.
Sulla base di queste considerazioni non ha senso chiedersi se una certa caratteristica di un dato organismo sia determinata dai suoi geni o dal cambiamento somatico o dall'apprendimento. Non vi è alcuna caratteristica fenotipica che non sia influenzata dai geni.
Sarebbe più corretto chiedersi: a quale livello di tipo logico il comando genetico agisce nella determinazione di quella caratteristica? La risposta a questa domanda avrà sempre la forma seguente: a un livello logico "più alto" di quello della capacità osservata nell'organismo di conseguire l'apprendimento o il cambiamento corporeo tramite un processo somatico.
Il mancato riconoscimento dei diversi tipi logici del cambiamento genetico e di quello somatico fa sì che quasi tutti i confronti di 'genio', 'doti' ereditarie e simili degenerino in assurdità.
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