martedì 6 aprile 2010

Gli ingredienti del Tao: lo Yuga di Kali


Siamo gli arcangeli dolorosi di un mondo che crolla,
siamo i figli di una nuova razza non ancora nata,
ma che vive attraverso di noi
come un vento carico di minacce e di polline nuovo.
Non sappiamo cosa vogliamo dire,
il nostro oracolo è sigillato,
i nostri sogni oscuri, i nostri segni contraddittori.
Non abbiamo la chiave,
ma siamo fermi davanti ad una nuova soglia,
a battere alla porta,
a batterla come dovette farlo nella foresta
il primo antropoide, che volle essere uomo.
E invece ci perdiamo nella rivolta,
ci perdiamo nell’orgoglio dei ricchi
o nel fascino del rifiuto.
Ci perdiamo nella seduzione del governo o dei sogni.
Ma il nostro senso non è essere vittime, né fuggire,
il nostro senso è al di là della rivolta,
Il nostro senso è bussare a questa porta,
gridare come i bambini nella notte finché la porta si apra.

Sri Aurobindo

Secondo l'interpretazione della maggior parte delle Sacre Scritture induiste, tra cui i Vega, il Kali Yuga (lett. Kàli=nero, Yuga=era) corrispondente nei miti greci all'età del ferro, è l'ultimo dei quattro Yuga. Si tratta di un'era oscura, caratterizzata da numerosi conflitti e da una diffusa ignoranza spirituale.
Essa cominciò con la morte fisica di Krishna (avvenuta, secondo il Surya Siddharta, il trattato astronomico che costituisce la base del calendario indù, alla mezzanotte del 18 febbraio 3102 a.C.) e durerà 432.000 anni, concludendosi nel 428.899 d.C.: Kalki, decimo e ultimo avatar di Visnu, apparirà in quell'anno, a cavallo di un destriero bianco e con una spada fiammeggiante con cui dissipare la malvagità.
Il Kali Yuga è l'ultimo dei quattro Yuga, e alla sua fine il mondo ricomincerà con un nuovo Satya Yuga (o Età dell'oro); questo implica la fine del mondo così come lo conosciamo (più di ciò che accadde alla fine degli altri Yuga, perché la Storia cadrà nell'oblio) e il ritorno della Terra ad un paradiso terrestre.

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