venerdì 17 settembre 2010

In Viaggio (8 di Bastoni)


La minuscola figura in cammino sul sentiero in questo splendido paesaggio non si preoccupa affatto della meta. Lui o lei sa che il viaggio in sé è la meta; il pellegrinaggio in quanto tale è il luogo sacro. Ogni passo lungo il sentiero è importante in se stesso. Quando questa carta compare in una lettura, indica che è tempo di mutamento. Può essere un movimento fisico da un luogo all'altro, oppure un movimento interiore da uno stile di vita a un altro. Ma in ogni caso, questa carta promette che il viaggio sarà facile e porterà con sé un senso di avventura e di crescita; non sarà necessario lottare o pianificare troppo. La carta del Viaggio ci ricorda anche di accettare e di abbracciare il nuovo, così come facciamo allorché viaggiamo in un altro Paese, con cultura e ambiente diversi da quello a cui siamo abituati. Quest'atteggiamento di apertura e di accettazione fa avvicinare a noi nuovi amici e introduce nuove esperienze nella nostra vita.

La vita è una continuità eterna e perenne. Non esiste una destinazione finale verso cui sia diretta. Il semplice pellegrinaggio, il viaggio in sé è vita, senza raggiungere alcuna meta, alcuna destinazione - il semplice danzare e partecipare al pellegrinaggio, muoversi con gioia, senza preoccuparsi di alcuna meta. Cosa faresti una volta raggiunta una destinazione? Nessuno lo ha mai chiesto, perché tutti si sforzano di avere una destinazione nella vita. Ma le implicazioni... Se veramente raggiungi una meta, poi che farai? Sarai in un bell'imbarazzo. Nessun luogo dove andare - hai raggiunto la destinazione finale - e, durante il viaggio, hai perso ogni cosa. Hai dovuto perdere ogni cosa. Pertanto, ritto in piedi e privo di tutto nella meta finale raggiunta, avrai proprio l'aria da idiota: che senso aveva tutto questo? Hai sudato tanto, e ti sei preoccupato tanto, e questo è il risultato?

la Firma del Tao: Carl Edwar Sagan

Nel romanzo Contact Carl Sagan, astronomo, astrofisico, astrochimico, grande divulgatore scientifico e scrittore, uno dei fondatori del Progetto SETI, immagina una possibile autentica "Firma di Dio".

Lakeview Cemetery, Ithaca, Tompkins County, New York, USA
Nella storia Ellie (nel film Jodie Foster) dopo un viaggio attraverso un tunnel spazio-temporale arriva ad incontrare una intelligenza extraterrestre che gli appare nella figura di suo padre. Al termine del colloquio gli viene suggerito di calcolare pi greco molto più a fondo di quanto fatto finora, perchè potrebbe essere molto interessante.


pi greco è un numero sia irrazionale che trascendente, con infinite cifre dopo la virgola che si riproducono in modo praticamente casuale, ovvero, in base N la probabilità che, in una certa posizione, compaia una qualsiasi cifra tra 0 e N è 1/N Qualsiasi discrepanza statistica da 1/N, ad esempio una certa cifra ripetuta molte volte od un'alternanza di cifre ripetuta a lungo, sarebbe un fatto decisamente degno di nota.


Il calcolo delle cifre dopo la virgola di pi greco è facilmente effettuabile numericamente attraverso diverse serie che approssimano pi greco quanto si vuole, ad esempio:


Nel calcolare le cifre di pi greco dopo diversi mesi Ellie viene avvisata da un correlatore statistico che controlla le cifre calcolate di un'anomalia statistica che compare dopo diverse decine di miliardi di cifre dopo la virgola. Ammettiamo che le cifre calcolate siano rappresentate in modo binario con degli 1 e 0, quello che compare è:



ovvero organizzando gli 0 e 1 in un quadrato compare un'anomalia statistica di 0 e 1 che rappresenta un cerchio. Profondamente nascosto dopo miliardi di cifre del numero che rappresenta per definizione il cerchio vi è un cerchio.
Dato che un cerchio è un cerchio ovunque (a parte luoghi particolari dove la geometria dello spazio-tempo non è euclidea), ed è una proprietà intrinseca del nostro Universo, questo significa per Sagan che questo segno è stato inserito prima della creazione dell'Universo, dentro la sua stessa struttura, una autentica "Firma di Dio".

http://carlsagan.com/

https://www.seti.org/

giovedì 16 settembre 2010

via dal Tao dentro il Tao


Terra – Luna – Marte – fascia asteroidi – Europa – Giove – Saturno –
limiti del Sistema Solare – sistema triplo di Alpha Centauri –
la zona locale della galassia – la Via Lattea – Andromeda –
il superammasso locale – l’Universo



il Tao è l'eredità comune a tutto il genere umano: Muhammad Abdus Salam

Abdus Salam
(Jhang, 29 gennaio 1926 – Oxford, 21 novembre 1996)

mercoledì 15 settembre 2010

Tao livello 0 e oltre: Tutto sul Tao e il Tao del Tutto

Il sogno, o mito, della fisica teorica è la Teoria Unificata di Campo (Unified Field Theory), una teoria quanto-relativistica che unifichi le quattro forze gravitazionale, elettromagnetica e nucleare debole/forte e preveda tutte le entità del modello standard.


Una teoria di questa portata riporterebbe il livello 0 ai successi della fisica classica dell'800, quando sembrava che tutto nel livello fisico dell'Universo fosse conosciuto o possibilmente conoscibile e descrivibile formalmente.



Ad oggi il massimo risultato in questo senso è stato ottenuto nel 1967-68 dai premi Nobel per la Fisica 1979 Sheldon Glashow, Abdus Salam e Steven Weinberg integrando la forza nucleare debole con l'elettromagnetismo nella teoria elettrodebole.


Molti problemi fanno credere che una unificazione di questo genere sia quasi impossibile:
  • il fatto che la gravità sembra essere essenzialmente non-quantizzabile e quindi non integrabile con le altre equazioni di campo quantistiche. La ricerca del quanto di gravità, il gravitone, è al momento solo un'ipotesi.
  • il fatto che esistono almeno due modelli delle particelle, quello standard e quello cosmologico, non compatibili tra loro.
  • il fatto che le più avanzate teorie di integrazione quali la teoria delle stringhe, delle superstringhe e la M-teoria, benchè con notevoli risultati teorici, sembrano più sofisticati artifici matematici le cui conclusioni non sono provabili sperimentalmente.
  • a livello più fondamentale i teoremi di incompletezza di Gödel, che dimostrano che la validità di una teoria formale non è deducibile dall'interno della teoria ma solo da una teoria, o meta-teoria, più ampia.
Il sogno di alcuni autori sulla teoria unificata è quella di trovare la "firma di Dio", una particolare segno formale che indichi la struttura fondamentale del nostro Universo.

La concezione occidentale della divisione del "Tutto" risente profondamente del rapporto Dio-Uomo-Natura, storicamente proposto dalle religioni occidentali monoteiste, in contrapposizione all'unitarietà di quelle orientali.


Fosco Maraini, ad esempio, ha fatto notare come "... nel mondo giucrislamico il tutto può raffigurarsi come come un triangolo i cui vertici sono costituiti da classi e destini che non si mescolano mai tra di loro. Nel mondo dello Shintō è più giusto pensare ad un cerchio a tre bande sfumate, in perenne comprenetrazione osmotica l'una con l'altra"
Alpe S. Antonio, Molazzana
Peter van Nieuwenhuizen, Sergio Ferrara and Dan Freedman (left to right) at CERN in 2016 on the occasion of supergravity’s 40th anniversary. Credit: S Bennett/CERN

lunedì 13 settembre 2010

4'33'' perfezione Tao-atonale




John Cage
4'33'' for piano (1952)
versione solo


versione orchestrale

In Tao Contraria Sunt Complementa: Niels Henrick David Bohr



Niels Henrick David Bohr
(Copenaghen, 7 ottobre 1855 – Copenaghen, 18 novembre 1962)

Assistens Kirkegård - Copenhagen

perfezione Tao-tonale


Arturo Benedetti Michelangeli
Carlo Maria Giulini
Wiener Symphoniker

Beethoven
Piano Concerto No. 1 in C Major, Op. 15: III. Rondo. Allegro

venerdì 10 settembre 2010

Tao livello 0: Tao istantaneamente co-r-relato ovunque

Nel 1935 Albert Einstein, Boris Podolsky e Nathan Rosen (E-P-R) pubblicarono un'articolo discutendo se la Meccanica Quantistica si poteva ritenere una teoria completa del livello 0 .


La questione verteva sul fatto che una misura eseguita su una parte di un sistema quantistico possa propagare istantaneamente (interpretazione di Copenhagen) un effetto sul risultato di un'altra misura, eseguita successivamente su un’altra parte dello stesso sistema quantistico, indipendentemente dalla distanza che separa le due parti. Questo effetto è noto come "azione istantanea a distanza" ed è incompatibile con il postulato alla base della relatività ristretta, che considera la velocità della luce la velocità limite alla quale può viaggiare un qualunque tipo d'informazione.

Il paradosso EPR rappresenta in realtà un effetto fisico, la cui interpretazione ha degli aspetti paradossali nel senso seguente: se in un sistema quantistico ipotizziamo vere alcune deboli e generali condizioni che devono essere ragionevolmente vere per qualunque teoria che descriva la realtà fisica senza contraddire la relatività (ad esse ci si riferisce come "realismo", "località" e "completezza"), allora giungiamo ad una contraddizione. Tuttavia è da notare che di per sé la meccanica quantistica non è intrinsecamente contraddittoria, né risulta contraddire la relatività.
Cinque mesi dopo, Niels Bohr, uno dei padri della Meccanica Quantistica,  rispose all'argomento di E-P-R con un articolo intitolato allo stesso modo. Nell'articolo originale di E-P-R in realtà non era proposto alcun esperimento. Si deve a David Bohm, nel 1951, una riformulazione del paradosso in termini più facilmente provabili sperimentalmente.


L'esperimento mentale ideato da Bohm sulle considerazioni di E-P-R si può descrivere così: ammettiamo che due atomi si dividano da una molecola e viaggino in direzioni opposte alla velocità della luce. Una proprietà degli atomi, o delle particelle in generale, è uno stato quantico, o numero quantico, detto di "spin", che rappresenterebbe classicamente la rotazione dell'atomo su se stesso.Lo stato di spin può essere +1, o "su", oppure -1, o "giù", a seconda dei due possibili sensi di rotazione, ed è una quantità relativamente facilmente misurabile con precisione. Dato che la molecola originale che ha generato gli atomi non aveva spin, per la conservazione dello spin se un atomo ha spin +1 allora necessariamente l'altro ha -1. Il problema, ben diverso dalle palle di billiardo della fisica classica, è che lo stato di spin non è definito fino a quando non viene effettivamente misurato, altrimenti per entrambi gli atomi è indefinito.
Ammettiamo allora che dopo 10 anni, quando i due atomi si trovano a 20 anni luce di distanza, effettuiamo una misura di spin su un atomo, e quindi ne definiamo automaticamente lo stato. La domanda di E-P-R è: come fà l'altro atomo istantaneamente a porsi nello stato opposto?
Il paradosso E-P-R è direttamente correlato all'entanglement quantistico o correlazione quantistica, un fenomeno quantistico, privo di analogo classico, in cui ogni stato quantico di un insieme di due o più sistemi fisici dipende dagli stati di ciascuno dei sistemi che compongono l'insieme, anche se questi sistemi sono separati spazialmente. Il termine viene a volte reso con 'non-separabilità', in quanto uno stato entangled implica la presenza di correlazioni tra le quantità fisiche osservabili dei sistemi coinvolti. Per esempio, è possibile realizzare un sistema costituito da due particelle il cui stato quantico sia tale che – qualunque sia il valore di una certa proprietà osservabile assunto da una delle due particelle – il corrispondente valore assunto dall'altra particella sarà opposto al primo, nonostante i postulati della meccanica quantistica, secondo cui predire il risultato di queste misure sia impossibile. Di conseguenza in presenza di entanglement la misura effettuata su un sistema sembra influenzare istantaneamente lo stato di un altro sistema: in realtà, è facile mostrare che la misurazione non c'entra niente; quanto detto ha significato solamente in relazione al risultato della misurazione, non all'atto del misurare. Esiste un teorema che sancisce l'impossibilità di trasmettere, tramite questa proprietà, informazione ad una velocità superiore a quella della luce. Non è possibile sfruttare questa proprietà per nessun tipo di trasmissione, proprio perché in Meccanica Quantistica è impossibile determinare l'esito di una misura tramite l'atto del misurare.
L'entanglement è una delle proprietà della meccanica quantistica che portarono Einstein e altri a essere insoddisfatti della teoria. Nell'articolo del 1935 E-P-R formularono il paradosso dimostrando, facendo uso dell'entanglement, che la meccanica quantistica è una teoria non locale. È comunque vero che la meccanica quantistica si è dimostrata in grado di produrre corrette previsioni sperimentali fino ad una precisione mai raggiunta prima e che le correlazioni associate al fenomeno dell'entanglement quantistico sono state osservate.


Dal 1982 al 1999 una serie di esperimenti, svolti da Alain Aspect e altri, hanno provato che le correlazioni misurate seguono le previsioni della meccanica quantistica.


In un fondamentale esperimento del 1997 N. Gisin et. al. dell’Università di Ginevra hanno separato due fotoni duali (twin-photons) di 27 Km., e modificando lo stato su solo uno di questi automaticamente e contemporaneamente si modificava lo stato dell’altro. Gisin spiega:

"Quello che è affascinante è che i fotoni entangled formano un unico e medesimo oggetto. Anche quando i fotoni gemelli sono separati geograficamente, se uno di loro viene modificato l'altro fotone subisce automaticamente la stessa modifica."

Dato che nell’ipotesi del Big Bang all’istante zero tutta la materia dell’universo era collassata in un’unica singolarità, si ha ragione di credere che tutte le particelle dell’universo, ora, siano tutte unite dall’entanglement, indipendentemente dalla distanza, ovvero una modifica dello stato quantico di una qualsiasi particella ha un effettodi correlazione probabilistica-quantistica su ogni altre particella o ente quantistico dell'Universo, e viceversa. Questo, insieme all'accoppiamento delle particelle con massa con il campo di Anderson-Higgs e alla sfrenata dinamica probabilistica di ogni particella è forse l'esempio massimo della Rete di Indra percepita e descritta circa 2600 anni fa.


martedì 7 settembre 2010

fuori dal Tao



Universum
C. Flammarion
intaglio in legno
Parigi 1888

verso il meta-cyberTao


Dal 1946 al 1953 si tennero a New York per iniziativa di Warren McCulloch una serie storica di conferenze il cui tema generale era porre le basi per una "scienza generale del funzionamento della mente umana". Dal suo intento interdisciplinare che andava dalla teoria dei sistemi alla cibernetica alle scienze cognitive nacquero le basi per la fondazione di una meta-cibernetica, o cibernetica del II ordine: una teoria/modello cibernetico sui sistemi cibernetici che comprendesse l'Osservatore.

Nella figura alcuni partecipanti della Tenth Conference  on Cybernetics, April 22-24, 1953, Princeton, N.J., sponsorizzata dalla Fondazione Josiah Macy, Jr.

Prima fila:
T.C. Schneirla, Y. Bar-Hillel, Margaret Mead, Warren S. McCulloch, Jan Droogleever-Fortuyn, Yuen Ren Chao, W. Grey-Walter, Vahe E. Amassian.
Seconda fila:
Leonard J. Savage, Janet Freed Lynch, Gerhardt von Bonin, Lawrence S. Kubie, Lawrence K. Frank, Henry Quastler, Donald G. Marquis, Heinrich Klüver, F.S.C. Northrop.
Terza fila:
Peggy Kubie, Henry Brosin, Gregory Bateson, Frank Fremont-Smith, John R. Bowman, G.E. Hutchinson, Hans Lukas Teuber, Julian H. Bigelow, Claude Shannon, Walter Pitts, Heinz von Foerster.

Il gruppo principale comprendeva:
  • Gregory Bateson; anthropologist, social scientist, linguist, visual anthropologist, semiotician and cyberneticist
  • Heinz von Foerster; biophysicist, scientist combining physics and philosophy and architect of cybernetics
  • Ralph W. Gerard; neurophysiologist and behavioral scientist known for his work on the nervous system, nerve metabolism, psychopharmacology, and biological basis of schizophrenia
  • Paul Lazarsfeld; sociologist and founder of Columbia University's Bureau for Applied Social Research
  • Kurt Lewin; psychologist, often regarded as the founder of social psychology
In aggiunta diversi ospiti erano stati invitati, tra i quali:
  • Erik Erikson; developmental psychologist and psychoanalyst known for his theory on social development
  • Claude Shannon; electronic engineer and mathematician, "the father of information theory"

lunedì 6 settembre 2010

venerdì 3 settembre 2010

i quanti del Tao e il Tao dei quanti: Karl Ernst Ludwig Marx Planck, detto Max


Karl Ernst Ludwig Marx Planck, detto Max
(Kiel, 23 aprile 1858 – Göttingen, 4 ottobre 1947)
Plaque at the Humboldt University of Berlin:
"Max Planck, discoverer of the elementary quantum of action h, taught in this building from 1889 to 1928."

Divertimento (Fante di Bastoni)


Di rado la vita è seria come crediamo che sia e, quando riconosciamo quest'evidenza, essa ci risponde dandoci un numero sempre più grande di opportunità con cui giocare. La donna di questa carta sta celebrando la gioia di essere viva, simile a una farfalla emersa dalla sua crisalide nella luce densa di promesse. Questa figura ci ricorda del tempo in cui eravamo bambini e scoprivamo conchiglie sulla spiaggia, oppure costruivamo castelli di sabbia senza curarci del fatto che le onde potessero venire a lavarli via un attimo dopo. Questa donna sa che la vita è un gioco, e in questo momento recita la parte di un clown, senza alcun senso di imbarazzo e senza pretese. Quando il Fante di Fuoco entra nella tua vita, è un segno che sei pronto per qualcosa di leggero e di nuovo. Qualcosa di meraviglioso si staglia all'orizzonte, e tu hai esattamente le qualità giuste di innocenza, di chiarezza e di divertimento che ti mettono in grado di accoglierlo a braccia aperte.

Allorché inizi a vedere la vita come qualcosa di non serio, un divertimento, ogni peso che grava sul tuo cuore scompare. La paura della morte, della vita, dell'amore - tutte scompaiono. Inizi a vivere con un senso di profonda leggerezza, quasi non avessi peso. Diventi così leggero che puoi volare nel cielo sconfinato. Il maggior contributo dello Zen è averti dato un'alternativa all'uomo serio. L'uomo serio ha dato forma al mondo, l'uomo serio ha creato tutte le religioni. Ha creato tutte le filosofie, tutte le culture, tutte le morali; tutto ciò che esiste intorno a te è una creazione dell'uomo serio. Lo Zen è fuoriuscito dal mondo serio. Ha creato un mondo proprio, estremamente divertente, ricco di risate, in cui perfino i grandi Maestri si comportano come bambini.

il Te del Tao: VI - COMPLETA L'IMMAGINE


VI - COMPLETA L'IMMAGINE

Lo spirito della valle non muore,
è la misteriosa femmina.
La porta della misteriosa femmina
è la scaturigine del Cielo e della Terra
Perennemente ininterrotto come se esistesse
viene usato ma non si stanca.

dualità Tao

Tao livello 0: il metamistero che non può sparire

Nel 2002 Physics World pubblicò una graduatoria degli esperimenti ritenuti più belli in tutta la storia della fisica; il vincente fu l'esperimento di Young esteso come esperimento della doppia fenditura e applicato alla luce o a elettroni, uno dei fondamenti sperimentali che hanno generato lo sviluppo della Meccanica Quantistica.
L’esperimento originale eseguito da Thomas Young il 24 novembre 1803 verteva sulla determinazione se la luce fosse rappresentata da onde o da corpuscoli (particelle, come suggerito da Newton).
L’esperimento di Young era molto semplice.


Un raggio di sole veniva fatto passare attraverso un foro praticato in un cartoncino, quindi raggiungeva un secondo schermo, con due fori. La luce che attraversava i due fori del secondo schermo finiva infine su uno schermo, dove creava una figura di luci e ombre che Young spiegò come conseguenza del fatto che la luce si diffonde attraverso i due fori in forma di onde. Queste onde danno origine, nei punti in cui si sommano, a fasce chiare (interferenza costruttiva), mentre nei punti dove non sisommano a fasce scure (interferenza distruttiva).
L’esperimento di Young venne accettato come dimostrazione del fatto che la luce si irradia per mezzo di onde. Infatti se la luce fosse stata costituita da particelle, non si sarebbe osservata questa alternanza di luci e ombre, ma si sarebbero osservate solo due bande luminose, una per foro. L'esperimento confermava le previsioni dell'elettromagnetismo classico di Maxwell dove sono previste soluzioni di propagazione ondosa del campo elettromagnetico.

Nel 1900 Max Planck, premio Nobel per Fisica 1918, ipotizzò sulla base di altri dati sperimentali quali l'effetto fotoelettrico spiegato da Einstein in un fondamentale articolo del 1905 - per il quale ricevette in Premio Nobel per la Fisica 1921 - che la luce fosse composta da particelle, o quanti di energia.
L'esperimento fu ripetuto sia con la luce sia con elettroni, con tecniche che possono lanciare un fotone o un elettrone alla volta:


Il risultato è che incrementando (da sinistra verso destra) l'intensità dei fotoni o degli elettroni si passa da un comportamento particellare ad uno ondulatorio. Inoltre, ad alte intensità, se le fenditure aperte sono due si ottiene il comportamento ondulatorio, se ne è aperta solo una si ottiene il comportamento particellare.
Gli elettroni lanciati in un esperimento della doppia fenditura producono una figura d’interferenza sullo schermo rilevatore (in questo caso uno schermo simile a quello di un televisore) e devono quindi muoversi sotto forma di onda. Tuttavia, all’arrivo, generano un solo punto di luce, comportandosi quindi come particelle. Si è quindi portati a concludere che gli elettroni viaggiano come onde, ma giungono all’arrivo come particelle.
Se l’elettrone fosse una particella potremmo dedurre che ogni particella passa attraverso uno o l’altro dei due fori presenti nell’esperimento; tuttavia, la figura d’interferenza che si genera sullo schermo dimostra che si tratta di onde che attraversano i due fori contemporaneamente.
In un'altra configurazione sperimentale si pone non un rivelatore unico per le due fenditure ma due rivelatori singoli su ognuna delle fenditure. Se il rivelatore è unico si ottiene il risultato ondoso, se sono due si ottiene quello corpuscolare, e dalll'attivazione di quale rivelatore si può dedurre da quale fenditura è passata la particella.
Le entità quantistiche quindi si dimostrano capaci di passare attraverso le due fenditure nello stesso istante; non solo, hanno anche una sorta di consapevolezza del passato e del futuro, cosicché ognuna di esse può scegliere di dare il suo contributo alla figura d’interferenza nel punto corretto, quello che contribuisce alla creazione della figura, anziché alla sua distruzione.

Il risultato di questi esperimenti fu conclusivo nel formulare il dualismo onda-particella o principio di complementarietà, formulato da Niels Bohr, secondo cui il comportamento rivelato dipende dalla configurazione sperimentale usata per misurarlo, e quindi, in ultima analisi, dall'osservatore.
Secondo le parole di Richard Feynman nell’esperimento della doppia fenditura e nella dualità onda/particella è racchiuso "the quantum mystery which cannot go away” (Feynman, 1977), ovvero il “mistero centrale” della meccanica quantistica. Si tratta di un fenomeno “in cui è impossibile trovare un corrispettivo e una spiegazione classica, e che ben rappresenta il nucleo della meccanica quantistica".


Da questo fondamentale esperimento nacquero due formulazioni duali della Meccanica Quantistica: quella della meccanica ondulatoria sviluppata da Erwin Schrödinger, premio Nobel per la Fisica 1933, e quella particellare formulata da Werner Heisenber, premio Nobel per la Fisica 1932. Entrambe le teorie portano a due equazioni agli autovalori , una sotto forma di equazione d'onda e l'altra sotto forma di equazione agli operatori per la funzione ampiezza di probabilità, che descrive in modo statistico/probabilistico le proprietà delle entità quantistiche.

La dualità onda/particella è stata oggetto da sempre di intense discussioni, delle quali quella storicamente più rilevante tra il 1930 e il 1980 è denominata Interpretazione di Copenaghen, secondo la quale la coscienza, tramite l’esercizio dell’osservazione, determina almeno in parte la realtà.
L’interpretazione di Copenhagen, formulata da Niels Bohr e Werner Heisenberg durante la loro collaborazione a Copenhagen nel 1927, spiega l’esperimento della doppia fenditura nel modo seguente:

• l’elettrone lascia il cannone elettronico come particella;
• si dissolve immediatamente in una serie di onde di probabilità sovrapposte, ovvero una sovrapposizione di stati;
• le onde passano attraverso ambedue le fenditure e interferiscono reciprocamente fino a creare una nuova sovrapposizione di stati;
• lo schermo rilevatore, compiendo una misurazione del sistema quantistico, fa collassare la funzione d’onda in una particella, in un punto ben definito dello schermo;
• subito dopo la misurazione, l’elettrone ricomincia a dissolversi in una nuova sovrapposizione di onde.

Secondo l’interpretazione di Copenhagen l’esistenza oggettiva di un elettrone in un certo punto dello spazio, per esempio in una delle due fenditure, indipendentemente da una osservazione concreta, non ha alcun senso. L’elettrone sembra manifestare un’effettiva esistenza solo quando l’osserviamo. La realtà viene creata, almeno in parte, dall’osservatore.

Nel 1978 John A. Wheeler propose una geniale versione mentale dell'esperimento, della doppia fenditura denominata l’esperimento della scelta ritardata partendo dagli esperimenti che mostrano che, quando si colloca un rilevatore sulle fenditure e si analizza da quale fenditura passa il fotone, la figura d’interferenza scompare.
Nell’esperimento della scelta ritardata il rilevatore viene collocato in un punto intermedio tra le due fenditure e il rilevatore finale, in modo da osservare quale traiettoria viene assunta da ogni singolo fotone dopo il passaggio tra le due fenditure, ma prima di giungere al rilevatore finale. La teoria quantistica dice che se si spegne il rilevatore intermedio e non si analizzano le traiettorie dei fotoni, questi formeranno una figura d’interferenza. Se però si osservano i fotoni per determinare da che fenditura sono passati, anche se l’osservazione è compiuta dopo che l’hanno attraversata, non ci sarà figura d’interferenza. La “scelta ritardata” entra in gioco appunto perché è possibile decidere se analizzare il fotone (decisione effettuata casualmente da un computer) dopo che il fotone è passato attraverso la/le fenditura/e. La decisione, secondo la teoria quantistica, sembra influenzare il modo in cui il fotone si comporta nel momento in cui passa per la/le fenditura/e, ovvero una frazione infinitesimale di tempo prima dell’osservazione.
Nelle parole di Wheeler: "Così si decide se il fotone è venuto da una rotta o da entrambe le rotte dopo che ha già fatto il suo viaggio".
L'enorme importanza concettuale dell'esperimento di Wheeler ha stimolato una serie di esperimenti per realizzarlo, il più conclusivo dei quali è stato realizzato dal gruppo di Ottica Quantistica del CNRS guidato da Alain Aspect con tecniche interferometriche utilizzando laser a singoli fotoni.




Il risultato è contro ogni sensocomune classico anche nella dualità onda/particella, il comportamenti rivelato dipende non solo dalla configurazione dello schermo ma anche da quella effettuata dopo che la particella ha passato lo schermo, con un effetto di connessione retrocausale, che opera a ritroso nel tempo.
Nelle parole di Wheeler:abbiamo una strana inversione del normale ordine di tempo. Noi, ora, spostando lo specchio in o out otteniamo un effetto inevitabile su ciò che abbiamo il diritto di dire la storia già passata di quel fotone

Tra le varie teorie proposte per cercare di spiegare questo comportamento la più affascinante è la MWI (Many Worlds Interpretation) proposta da Everett agli inizi degli anni ‘50 e sostenuta da Wheeler.
Tale teoria consiste nell’idea che ogni qualvolta il mondo deve affrontare una scelta a livello quantistico (ad esempio, se un elettrone può scegliere in quale fenditura passare nel noto esperimento della doppia fenditura), l’universo si divide in due (ovvero in tante parti quante sono le scelte possibili), di modo che vengano realizzate tutte le possibili opzioni (nell’esperimento di cui sopra, in un mondo l’elettrone passa attraverso la fenditura A, nell’altro attraverso la fenditura B).


mercoledì 1 settembre 2010

il non-tempo del Tao

metaTao: il Tao del Tao

M.C. Escher, Eye, 1946
Nel linguaggio comune è consueta la situazione in cui un termine descrittivo/applicativo (detto termine soggetto) viene applicato ad un altro termine (oggetto) entro il suo ambito di definizione/applicazione per formare un predicato.
Ad esempio il termine soggetto "produzione" può essere applicato al termine oggetto "mele" ottenendo il termine "produzione di mele", un predicato ben-formato e con significato.
Un caso particolare è quando il termine soggetto e oggetto coincidono, ovvero quando il termine soggetto viene applicato a se stesso.
Nell'esempio otteniamo "produzione di produzioni", un termine che ha ancora significato e potrebbe riferirsi allo studio generale delle tecniche di produzione.
Quando un termine soggetto viene applicato a se stesso è d'uso indicarlo con il prefisso meta (dal greco: μετά = "dopo", "oltre", "con", "adiacente", "auto"): metatermine.
Nell'esempio fatto una produzione di produzioni è detta metaproduzione.
Non tutti i termini con il prefisso meta hanno naturalmente questo significato; ad esempio una metafora non è esattamente una "fora di fore" ma un tropo; la metafisica non è propriamente la fisica applicata alla fisica.
Nelle metadescrizioni è fondamentale distinguere tra i due livelli di discorso, quello a livello degli elementi oggetto e quello relativo ai metaelementi che li descrivono. Nasce qui un'ulteriore distinzione tra livelli, quella logica oltre a quella gerarchica.
I livelli logici possono essere organizzati gerarchicamente, mentre i livelli gerarchici possono essere anche livelli di salto logico diverso.
La distinzione fondamentale tra livelli gerarchici e logici è che le classi che rappresentano i primi sono autocontenute una nell'altra ma sempre sullo stesso piano logico: ogni classe è un'estensione della precedente ma sempre allo stesso livello logico, come la biologia contiene la chimica, la chimica la fisica etc mentre le classi corrispondenti ai livelli logici non sono sullo stesso piano, tra di loro c'è un salto logico e non solo un'estensione di nuovi elementi: una metaclasse non è semplicemente un'estensione delle classi che la compongono ma una classe con caratteristiche e proprietà logiche/funzionali completamente nuove e diverse dalle classi che la compongono.
In figura abbiamo una classe C2 con elementi C1, mappata su una meta-classe C4 che contiene come elementi delle classi C3, di cui C2 è un elemento; questa viene mappata ulteriormente su una meta-meta-classe superiore etc. Ad ogni classe corrisponde un livello logico 1, 2 etc
Alcuni esempi di metatermini sono i metadati, dati che organizzano dati, le metateorie, una teoria su un'altra teoria, anche su se stessa quale la metamatematica, dove si possono definire dei metateoremi - ad esempio sulla teoria della dimostrazione dei teoremi in matematica, o la metalogica, una metateoria logica che studia la logica, in particolare la logica matematica.
Un ambito di descrizione dove la distinzione tra livelli logici è essenziale è nel campo della linguistica, lo studio dei linguaggi naturali (Italiano, Inglese et.) e artificiali, ovvero i linguaggi di programmazione (C, LISP, HTML etc.). Infatti se un libro sul C è scritto in inglese non c'è possibilità di confusione tra il linguaggio naturale narrante soggetto (inglese) e il linguaggio oggetto descritto (C), ma quando un libro in inglese parla dell'inglese, ad esempio un libro di linguistica inglese, si p0ssono presentate diversi problemi di confusione tra quando un termine inglese è utilizzato come metatermine del metalinguaggio soggetto e quando invece è un termine del linguaggio oggetto della descrizione. In questo caso l'uso dei metatermini tra linguaggio e metalinguaggio e la distinzione tra livelli logici di discorso è essenziale.
Nella teoria sistemica un sistema è composto comunemente da elementi, ma più in generale può contenere altri sistemi, e in questo caso è un metasistema, così come un processo di sistema può essere composto da altri processi, e in questo caso è un metaprocesso. La distinzione tra i livelli logici in cui opera la descrizione di sistema/processo è essenziale per non generare confusioni o paradossi.