I - DELINEA IL TAO
道
道
Il Tao che può essere detto
non è l'eterno Tao,
il nome che può essere nominato
non è l'eterno nome.
Senza nome è il principio del Cielo e della Terra,
quando ha nome è la madre delle diecimila creature.
Perciò chi non ha mai desideri ne contempla l'arcano,
chi sempre desidera ne contempla il termine.
Quei due hanno la stessa estrazione
anche se diverso nome
ed insieme sono detti mistero,
mistero del mistero,
porta di tutti gli arcani.
道德經:
道可道,非常道。名可名,非常名。無名天地之始;有名萬物之母。故常無欲,以觀其妙;常有欲,以觀其徼。此兩者,同出而異名,同謂之玄。玄之又玄,衆妙之門。
道可道,非常道。名可名,非常名。無名天地之始;有名萬物之母。故常無欲,以觀其妙;常有欲,以觀其徼。此兩者,同出而異名,同謂之玄。玄之又玄,衆妙之門。
In poche semplici frasi il Tao Teh Ching (Dàodéjīng-Dao De Jing, Il Libro del Tao e della Virtù) dice tutto quello che si può dire, e tutto quello che non si può dire, su tutto quello che esiste, e su tutto quello che non esiste.
Il Tao Te Ching è un testo breve di circa 5000 caratteri composto da 81 capitoli attribuito storicamente a Lao Tzu (Laozi, Lao Tse, Lao Tze, Lao Tzi e altre), che si ritiene nato intorno al 570 a.C., e al suo discepolo Chuang Tzu. In realtà si ritiene che sia stato composto probabilmente da cinque veggenti, di cui almeno due donne, in un periodo compreso tra il 700 e il 400 a.C.
E’ da considerarsi come uno tra i più grandi doni fatti all’umanità.
Scultura in pietra di LaoTzu, nel nord di Quanzhou ai piedi del monte Qingyuan, Cina |
"Secondo la leggenda, Lao Tzu era il custode degli archivi imperiali in quella che oggi è la Cina, sotto la dinastia dei Chou, circa ventisei secoli fa. Durante un periodo di disordine e caos egli decise di abbandonare la civiltà e di andare a vivere da solo sulle montagne. Quando si presentò alla porta della città, a dorso di bue, fu fermato dalla guardia. L'uomo, apprese le intenzioni di Lao Tzu, lo pregò di lasciare qualche insegnamento scritto, a beneficio degli altri. E così, dice la storia, venne alla luce il Tao te Ching"
(B.B. Walker)
Confucio e Lao Tzu erano contemporanei, queste sono le sue parole ai discepoli dopo un incontro:
"Degli uccelli so che hanno le ali per volare, dei pesci so che hanno le pinne per nuotare e degli animali selvatici so che hanno le zampe per correre. Per le zampe ci sono le trappole, per le pinne le reti e per le ali le frecce. Ma chi sa come fanno i draghi a cavalcare venti e nuvole per salire in cielo?
Oggi io ho visto Lao Tzu ed egli è un drago."
(W. Bynner)
Nota: la versione in italiano del Tao Te Ching qui utilizzata, di gran lunga superiore a tutte quelle pubblicate, è riportata a:
TaoTeChing.it 道德經
1.1 Il mondo è la totalità dei fatti, non delle cose.
1.11 Il mondo è determinato dai fatti e dall'essere essi tutti i fatti.
1.12 Ché la totalità dei fatti determina ciò che accade, ed anche tutto ciò che non accade.
1.13 I fatti nello spazio logico sono il mondo.
1.2 Il mondo si divide in fatti.
1.21 Una cosa può accadere o non accadere e tutto l'altro restare uguale.
2. Ciò che è evento, il fatto, è il sussistere di stati di cose.
3. L'immagine logica dei fatti è il pensiero.
4. Il pensiero è la proposizione munita di senso.
5. La proposizione è una funzione di verità delle proposizioni elementari.
(La proposizione elementare è una funzione di verità di se stessa.)
6. La forma generale della funzione di verità è: [, , N()].
Questa è la forma generale della proposizione.
7. Su ciò, di cui non si può parlare, si deve tacere.
I decimali che numerano le singole proposizioni ne denotano il peso logico, il rilievo che loro spetta nella mia rappresentazione. Le proposizioni n.1, n.2, n.3, etc., sono commenti alla proposizione n; le proposizioni n.m1, n.m2, etc., commenti alla proposizione n.m; e così via. [N.d.W]
Si può considerare il "Tractatus Logico-Philosophicus" di Ludwig Wittgenstein (1889 - 1951), scritto a 29 anni nell'estate del 1918, come l'analogo occidentale del Tao te Ching.
Questo è comprensibile se si considera che entrambi sono testi fondamentali di scienza, termine che deriva dal latino scientia, ovvero co-noscenza. Vi sono due direzioni possibili per chi vuole fare scienza, ovvero co-noscere: una è verso il mondo interno, l'altra verso il mondo esterno.
La prima è stata perseguita dall'Oriente, ed ha tra i suoi vertici di pensiero e descrizione il Tao Te Ching.
La seconda è stata seguita in Occidente, portando a quella che comunemente chiamiamo scienza moderna dal 1600 ad oggi, di cui il Tractatus si può ritenere una delle basi logico-filosofiche.
Entrambi i testi esprimono, nei due linguaggi propri e specifici, uno orientale e l'altro occidentale moderno, tutto quello che si può dire, e tutto quello che non si può dire, su tutto quello che esiste, e su tutto quello che non esiste.
La seconda è stata seguita in Occidente, portando a quella che comunemente chiamiamo scienza moderna dal 1600 ad oggi, di cui il Tractatus si può ritenere una delle basi logico-filosofiche.
Entrambi i testi esprimono, nei due linguaggi propri e specifici, uno orientale e l'altro occidentale moderno, tutto quello che si può dire, e tutto quello che non si può dire, su tutto quello che esiste, e su tutto quello che non esiste.
Prefazione dell'autore
Questo libro, forse, comprenderà solo colui che già a sua volta abbia pensato i pensieri ivi espressi - o, almeno, pensieri simili -. Esso non è,dunque, un manuale -. Conseguirebbe il suo fine se piacesse ad uno che lo legga e comprenda.
Il libro tratta di problemi filosofici e mostra - credo - che la formulazione di questi problemi si fonda sul fraintendimento della logica del nostro linguaggio. Tutto il senso del libro si potrebbe riassumere nelle parole: Quanto può dirsi, si può dir chiaro; e su ciò, di cui non si può parlare, si deve tacere.
Il libro vuole dunque tracciare al pensiero un limite, o piuttosto - non al pensiero, ma all'espressione dei pensieri: Ché, per tracciare al pensiero un limite, dovremmo poter pensare ambo i lati di questo limite (dovremmo dunque poter pensare quel che pensare non si può).
Il limite potrà dunque esser tracciato solo nel linguaggio, e ciò che è oltre il limite non sarà che nonsenso.
In che misura i miei sforzi coincidano con quelli d'altri filosofi non voglio giudicare. Ciò che qui ho scritto non pretende già d'essere nuovo, nei particolari; né perciò cito fonti, poiché m'è indifferente se già altri, prima di me, abbia pensato ciò che io ho pensato.
Solo questo voglio menzionare, che io devo alle grandiose opere di Frege ed ai lavori del mio amico Bertrand Russell gran parte dello stimolo ai miei pensieri.
Se questo lavoro ha un valore, questo consiste in due cose. In primo luogo, pensieri son qui espressi; e questo valore sarà tanto maggiore quanto meglio i pensieri sono espressi. Quanto più s'è colto nel segno. - Qui so d'esser rimasto ben sotto il possibile. Semplicemente poiché la mia forza è troppo ìmpari al compito. - Possano altri venire e far ciò meglio.
Invece la verità dei pensieri qui comunicati mi sembra intangibile e definitiva. Sono dunque dell'avviso d'aver definitivamente risolto nell'essenziale i problemi. E, se qui non erro, il valore di questo lavoro consiste allora, in secondo luogo, nel mostrare quanto poco sia fatto dall'essere questi problemi risolti.
L. W. - Vienna, 1918
Questo libro, forse, comprenderà solo colui che già a sua volta abbia pensato i pensieri ivi espressi - o, almeno, pensieri simili -. Esso non è,dunque, un manuale -. Conseguirebbe il suo fine se piacesse ad uno che lo legga e comprenda.
Il libro tratta di problemi filosofici e mostra - credo - che la formulazione di questi problemi si fonda sul fraintendimento della logica del nostro linguaggio. Tutto il senso del libro si potrebbe riassumere nelle parole: Quanto può dirsi, si può dir chiaro; e su ciò, di cui non si può parlare, si deve tacere.
Il libro vuole dunque tracciare al pensiero un limite, o piuttosto - non al pensiero, ma all'espressione dei pensieri: Ché, per tracciare al pensiero un limite, dovremmo poter pensare ambo i lati di questo limite (dovremmo dunque poter pensare quel che pensare non si può).
Il limite potrà dunque esser tracciato solo nel linguaggio, e ciò che è oltre il limite non sarà che nonsenso.
In che misura i miei sforzi coincidano con quelli d'altri filosofi non voglio giudicare. Ciò che qui ho scritto non pretende già d'essere nuovo, nei particolari; né perciò cito fonti, poiché m'è indifferente se già altri, prima di me, abbia pensato ciò che io ho pensato.
Solo questo voglio menzionare, che io devo alle grandiose opere di Frege ed ai lavori del mio amico Bertrand Russell gran parte dello stimolo ai miei pensieri.
Se questo lavoro ha un valore, questo consiste in due cose. In primo luogo, pensieri son qui espressi; e questo valore sarà tanto maggiore quanto meglio i pensieri sono espressi. Quanto più s'è colto nel segno. - Qui so d'esser rimasto ben sotto il possibile. Semplicemente poiché la mia forza è troppo ìmpari al compito. - Possano altri venire e far ciò meglio.
Invece la verità dei pensieri qui comunicati mi sembra intangibile e definitiva. Sono dunque dell'avviso d'aver definitivamente risolto nell'essenziale i problemi. E, se qui non erro, il valore di questo lavoro consiste allora, in secondo luogo, nel mostrare quanto poco sia fatto dall'essere questi problemi risolti.
L. W. - Vienna, 1918
Chapel for Ascension Parish Burial Ground, Huntingdon Road, Cambridge, UK |
La fine del Tractatus coincide con l'inizio del Tao Te Ching e delinea la separazione tra scienza occidentale "esterna" - fondata sul principio di oggettività -, di cui si può parlare - e parlare esattamente - e scienza orientale "interna" - fondata sul principio di soggettività, di cui è impossibile parlare, dato che "il Tao che può essere detto non è l'eterno Tao" e "il nome che può essere nominato non è l'eterno nome":
4.11 La totalità delle proposizioni vere è la scienza naturale tutta (o la totalità delle scienze naturali).
4.111 La filosofia non è una delle scienze naturali.
(La parola "filosofia" deve significare qualcosa che sta sopra o sotto, non già presso, le scienze naturali.)
4.112 Scopo della filosofia è la chiarificazione logica dei pensieri.
La filosofia non è una dottrina, ma un'attività.
Un'opera filosofica consta essenzialmente d'illustrazioni.
Risultato della filosofia non sono "proposizioni filosofiche", ma il chiarirsi di proposizioni.
La filosofia deve chiarire e delimitare nettamente i pensieri che altrimenti, direi, sarebbero torbidi e indistinti.
4.113 La filosofia limita il campo disputabile della scienza naturale.
4.114 Essa deve delimitare il pensabile e con ciò l'impensabile.
Essa deve delimitare l'impensabile dal di dentro attraverso il pensabile.
4.115 Essa significherà l'indicibile rappresentando chiaro il dicibile.
4.116 Tutto ciò che possa esser pensato può essere pensato chiaramente. Tutto ciò che può formularsi può formularsi chiaramente.
5.61 La logica riempie il mondo; i limiti del mondo sono anche i suoi limiti.
Non possiamo dunque dire nella logica: Questo e quest'altro v'è nel mondo, quello no.
Ciò parrebbe infatti presupporre che noi escludiamo certe possibilità, e questo non può essere, poiché altrimenti la logica dovrebbe trascendere i limiti del mondo; solo così potrebbe considerare questi limiti anche dall'altro lato.
Ciò, che non possiamo pensare, non possiamo pensare; né dunque possiamo dire ciò che non possiamo pensare.
6.5 D'una risposta che non si può formulare non può formularsi neppure la domanda.
L'enigma non v'è.
L'enigma non v'è.
Se una domanda può porsi, può pure aver risposta.
6.52 Noi sentiamo che, anche una volta che tutte le possibili domande scientifiche hanno avuto risposta, i nostri problemi vitali non sono ancora neppur toccati. Certo allora non resta più domanda alcuna; e appunto questa è la risposta.
6.521 La risoluzione del problema della vita si scorge allo sparir di esso.
(Non è forse per questo che uomini, cui il senso della vita divenne, dopo lunghi dubbî, chiaro, non seppero poi dire in che consisteva questo senso?)
6.522 V'è davvero dell'ineffabile. Esso mostra sé, è il mistico.
6.53 Il metodo corretto della filosofia sarebbe propriamente questo: Nulla dire se non ciò che può dirsi; dunque, proposizioni di scienza naturale - dunque, qualcosa che con la filosofia nulla ha da fare-, e poi, ogni volta che altri voglia dire qualcosa di metafisico, mostrargli che, a certi segni nelle sue proposizioni, egli non ha dato significato alcuno. Questo sarebbe insoddisfacente per l'altro - egli non avrebbe il senso che gli insegniamo filosofia -, eppure esso sarebbe l'unico rigorosamente corretto.
6.54 Le mie proposizioni illustrano così: colui che mi comprende, infine le riconosce insensate, se è salito per esse - su esse - oltre esse. (Egli deve, per così dire, gettar via la scala dopo che v'è salito).
Egli deve superare queste proposizioni; allora vede rettamente il mondo.
Egli deve superare queste proposizioni; allora vede rettamente il mondo.
7. Su ciò di cui non si può parlare, si deve tacere.
Il Tao che può essere detto
non è l'eterno Tao,
il nome che può essere nominato
non è l'eterno nome.
Senza nome è il principio
del Cielo e della Terra,
quando ha nome è la madre
delle diecimila creature.
non è l'eterno Tao,
il nome che può essere nominato
non è l'eterno nome.
Senza nome è il principio
del Cielo e della Terra,
quando ha nome è la madre
delle diecimila creature.
Nessun commento:
Posta un commento