giovedì 21 luglio 2011

la società del Tao



«la mente è semplicemente quello che fa il cervello»

dal risvolto di copertina:

Per anni, l’Intelligenza Artificiale, a cui oggi si dedicano milioni di dollari per la ricerca e l’energia intellettuale di migliaia di scienziati, è stata una sorta di chimera nella mente di un uomo: Marvin Minsky. A lui in primo luogo si deve, infatti, se questa disciplina ha assunto una fisionomia, si è distaccata dal resto della ricerca, e infine, se ha attratto così tanti cervelli. Ma tutto questo si manifestava, per anni, attraverso brevi e densissimi articoli. Mentre, per altrettanti anni, correva voce che Minsky «stava preparando un libro», il quale naturalmente sarebbe stato il libro. E un giorno il libro si manifestò: è La società della mente. Qui Minsky ... non vuole accettare nulla per inteso. Occorre partire veramente da zero, se si vuole tentare una risposta alla temibile domanda che egli pone fin dalle prime righe: «Come è possibile che il cervello, in apparenza così solido, sia il supporto di cose tanto impalpabili come i pensieri?». Inutile dire che, se l’inizio del libro è semplicissimo, alla fine ci troveremo avvolti da una rete di pensieri altamente complessa, in obbedienza al sapiente precetto di Einstein: «Ogni cosa deve essere resa quanto più semplice possibile, ma non ancora più semplice». Così, in questa rete, riconosceremo i famosi «frames» che Minsky aveva già introdotto in anni passati, ma anche ... discussioni che coinvolgono Freud o Piaget. Alla fine, ci accorgeremo che questo libro tiene fede, sino ai limiti di ciò che oggi si può dire nella scienza, alla sua scommessa iniziale: render conto di come funziona il cervello, questa «vasta società organizzata», e di conseguenza la nostra mente, se è vero, come Minsky afferma, che «la mente è semplicemente quello che fa il cervello». La società della mente è apparso per la prima volta nel 1985.

Sono pochi gli autori che, con un'unico testo che raccoglie il loro lavoro di anni, hanno fondato un'intero settore scientifico; tra questi per la chimica vi è Linus Pauling, per l'Intelligenza Artificiale (IA) è questo libro di uno dei "padri fondatori" e co-fondatore con Seymour Papert dello storico  MIT-AI Lab.

Il modello della mente come una società di aggregati di agenzie che utilizzano agenti per svolgere ogni tipo di processo mentale è la summa cognitivista-connessionista della mente modellata come un programma di computer, perfettamente in linea con l'approccio pragmatico dell'IA. L'epistemologia di Minsky è esplicita ed è definita dall'identificare la mente come ciò che fà il cervello e il cervello come una macchina, dalla sua definizione di IA:

Intelligenza Artificiale: Il campo di ricerca che ha a che fare con macchine che fanno cose che la gente considera intelligenti. Non vi è una chiara distinzione tra psicologia e IA perchè il cervello stesso è una sorta di macchina.

L'architettura gerarchica del modello a agenti/agenzie/società di Minsky è di tipo misto simbolica-connessionista in un  patchwork di sottoreti interconnesse in vari modi risultante in un sistema altamente cooperativo piuttosto che un unico grande sistema centrale.

I tre livelli dell'architettura del modello sono:

Agente: ogni parte o processo della mente che in se stesso è sufficientemente semplice da capire - anche se le interazioni (ovvero gli effetti di una parte del sistema su un'altra) tra gruppi di agenti possono produrre fenomeni che sono molto più difficili da capire.

Agenzia: ogni gruppo di parti considerato nei termini di cosa può realizzare come unità, non considerando cosa ognuna delle sue parti può realizzare per se stessa.

Società: una organizzazione di parti della mente.

Ad esempio si considera come costruire una torre sovrapponendo dei blocchi sparsi:


per fare questo un agente, COSTRUTTORE invoca tre altri agenti INIZIA AGGIUNGI FINE:


l'agente AGGIUNGI, ad esempio, è composto dagli altri agenti TROVA, PRENDI, METTI che a loro volta includono VEDI AFFERRA MUOVI e LASCIA:


il compito di COSTRUTTORE si avvale quindi di una serie di agenti inseriti in una burocrazia, o in un albero gerarchico:

la distinzione tra agenti e agenzie dipende dal punto di vista da cui si osserva l'albero gerarchico di processo: COSTRUTTORE, visto come un agente, è semplicemente un agente che attiva gli agenti alle sue dipendenze; visto da fuori, come agenzia, COSTRUTTORE fà quello che i suoi agenti fanno aiutandosi l'uno con l'altro:

Come fà notare Minsky sono gli agenti a livello più basso, come VEDI, AFFERRA etc. quelli di più difficile implementazione. VEDI, ad esempio, contiene una moltitudine di sottoagenti estremamente sofisticati che devono fare, tra l'altro, riconoscimento dell'immagine, gestione dei sensori visivi, riconoscimento della posizione spaziale etc mentre AFFERRA, in una tipica implementazione robotica, è una sofisticata gestione di sistemi elettro-motori. L'implementazione di AGGIUNGI quindi equivale ad una complessa moltidune di operazioni elettro-visivo-meccaniche per vedere dove è un blocchetto, riconoscerlo, elaborare la sua posizione, afferrarlo, muoverlo verso la torre in costruzione sapendola riconoscerla e posizionarla ed infine posizionare il blocchetto sopra la torre e lasciarlo, tutte operazioni che coinvolgono operazioni hardware-software di un sistema robotico. COSTRUTTORE, al contrario, è relativamente semplice in quanto consiste semplicemente in una routine di programma che deve solo iniziare l'operazione quando richiesto da agenti/agenzie superiori, eseguirla fino al numero di blocchi voluto ed infine fermare tutti i suoi sottoagenti.

Con un'architettura di questo genere Minsky, con decine di splendidi esempi, introducendo modelli per la memoria, le emozioni, la coscienza, il ragionamento etc. riesce a rispondere a domande quali:

Funzioni: Come lavorano gli agenti?
Personificazione: Di che cosa sono fatti?
Interazione: Come comunicano?
Origini: Da dove viene il primo agente?
Ereditarietà: Siamo tutti nati con gli stessi agenti?
Apprendimento: Come creiamo nuovi agenti e cambiamo i vecchi?
Carattere: Quali sono i tipi più importanti di agenti?
Autorità: Cosa succede quando gli agenti sono in disaccordo?
Intenzione: Come possono queste reti di agenti volere e desiderare?
Competenza: Come possono gruppi di agenti fare quello che agenti separati non possono?
Identità: Che cosa dà agli agenti unità o personalità?
Significato: Come possono capire qualcosa?
Sensibilità: Come possono avere sensazioni ed emozioni?
Consapevolezza: Come possono essere consci o auto-coscienti?

Il risultato è veramente notevole, considerando che - di fatto - ciò di cui stiamo parlando sono routines di programma che girano su un hardware; d'altra parte un cognitivista seguace di IA potrebbe ugualmente affermare che anche nella mente naturale biologica "non sono altro" che impulsi elettrici che girano su circuiti assonici e/o dendritici tra varie sottoreti cerebrali.

Nei vari modelli introdotti nell'architettura generale Minsky tiene conto, ad esempio, dei lavori sull'apprendimento e sviluppo mentale del bambino di Piaget, riassunto nel:

Principio di Papert: alcuni tra i passi più cruciali nella crescita mentale sono basati non semplicemente nell'acquisire nuove capacità, ma nell'acquisire nuovi modi di amministrare cosa già conosciamo.


oppure della tradizione di prima e seconda cibernetica sulle proprietà emergenti di un sistema complesso e del ruolo dell'osservatore, da lui riassunte - in modo significativo, nel termine Gestalt (forma, schema, rappresentazione), con una visione "positivista":

Gestalt: l'inaspettata emergenza, in un sistema complesso, di un fenomeno che non sembrava inerente nelle parti separate del sistema. Questi fenomeni  "emergenti" o "collettivi" mostrano che "il tutto è maggiore della somma delle sue parti". Tuttavia, ulteriori ricerche comunemente mostrano che tale fenomeno può essere spiegato completamente una volta che si tiene in conto anche dell'interazione di quelle parti - così come le peculiarità e le carenze nelle percezioni e aspettative proprie dell'osservatore. Non sembra quindi che ci sia nessun principio importante comune ai fenomeni che, di volta in volta, sono stati considerati "emergenti" - a parte la contemporanea inabilità al capirli. Quindi, le visioni "olistiche" tendono a diventare degli handicap scientifici quando indeboliscono la nostra determinazione ad estendere i confini della nostra comprensione.

In una visione di questo tipo - necessariamente - molti dei termini cari alla storia della psicologia diventano semplicemente dei miti:


intelligenza: mito per cui si ritiene che qualche singola entità o elemento è responsabile per la qualità dell'abilità di una persona a ragionare. Preferisco pensare a questa parola come non rappresentativa di qualche particolare potere o fenomeno, ma semplicemente come tutte le abilità mentali che, in un particolare momento, ammiriamo ma ancora non capiamo.

è da notare che una delle migliori definizioni di intelligenza per la mente naturale biologica è quella di capacità di prendere decisioni e comportamenti (in senso individuale, di gruppo o per la specie) adeguati (che in generale significa per la sopravvivenza) sulla base delle esperienze passate, del contesto/ambiente e in presenza di dati insufficienti o contrastanti. Questo comporta spesso l'utilizzo di una serie di capacità mentali di intelligenza quali la deduzione e l'inferenza logica e la creatività.
In generale, qualsiasi programma in presenza di dati insufficienti o contrastanti si "blocca" o li sostituisce con dati casuali o pseudo-casuali.

coscienza: il mito per cui la mente umana sarebbe consapevole (auto-conoscente) , nel senso di percepire cosa succede dentro di essa

introspezione: il mito per cui la nostra mente possieda la capacità di percepire direttamente o di apprendere le sue stesse operazioni

intuizione: il mito che la mente possieda qualche diretta (e quindi inesplicabile) capacità di risolvere problemi o percepire verità

metafora: il mito per cui vi è una distinzione chiara tra rappresentazioni che sono "realistiche" e quelle che sono meramente allusive


Nella gerarchia di agenti-agenzia-società di Minshy sarebbe interessante vedere se, ad un certo numero di livelli e di agenzie, possa emergergere una "massa critica", ovvero se introducendo milioni di agenti e centinaia di migliaia di agenzie connesse e distribuite possano emergere proprietà inaspettate - come nella mente biologica - ad esempio che, assegnato un compito a una  tale macchine, lei risponda: "No, non ne ho voglia".
Una tra le maggiori differenze dei modelli cognitivisti-computazionali-rappresentazionali-connessionisti con la mente biologica è che nei primi la mente è data, non evoluta nè adattata. Mentre la mente artificiale viene accesa ad un dato istante con il suo harware, quella biologica ha un'ontogenesi e una filogenesi, ed emerge come co-dipenza tra "quello che fra il cervello" e l'esperienza del mondo e dell'ambiente della sua ontogenesi. Mente ed esperienza del mondo nascono e si sviluppano - coemergono - insieme.
Particolarmente importante per questa considerazione, come discusso da Varela, Rosh e Thompsonsono due aspetti che risultano dal modello di Minsky, e più in generale da ogni modello cognitivista-connessionista:
  • l'assenza del Sé
Per Minsky il Sé è definito come:

Sè: in questo libro, quando scritto "Sé", il mito per cui ognuno di noi contiene qualche parte speciale che incarna l'essenza della mente. Quando scritto come "sé", la parola ha il senso ordinario di individualità di una persona.

In ogni modello della mente il Sé, l'IO non si trova, non c'è, compresa una parte importante del Sé: la coscienza.
  • la divisione tra scienza ed esperienza umana
Nelle ultime pagine di La Società della Mente Minsky esamina la nozione di libera volontà di scelta, con la quale intende "un Ego, Sé, IO o centro finale di controllo, dal quale scegliamo cosa fare ad ogni bivio nel corso del tempo".
Per Minsky la libertà di scelta è un mito, in particolare:


libertà di scelta: mito per cui la volontà umana è basata su qualche terza alternativa tra la causalità e il caso.

La conclusione di Minsky al riguardo è:

Non importa che il mondo fisico non abbia spazio per la libertà della volontà: questo concetto è essenziale ai nostri modelli del regno mentale. Troppo della nostra psicologia è basato su di esso per poterlo abbandonare. Siamo virtualmente costretti a mantenere questa credenza, anche se sappiamo che è falsa.

Con queste conclusioni riguardò al Sé, che Minsky - a differenza di quasi tutta la tradizione occidentale - ha il pregio di non ignorare, la scienza e l'esperienza umana si dividono, e non c'è modo di rimetterle insieme. La scoperta della scienza cognitiva di una mente priva di Sé viene ignorata, come nel caso di Hume nel Trattato sulla Natura Umana, oppure viene postulato come un IO trascendentale, come nel caso di Kant.
Per ritrovare una metodologia che possa riconciliare l'assenza di un Sé della mente con l'esperienza umana e il senso comune è necessario uscire dalle tradizioni e dai paradigmi occidentali per entrare in quelle discipline e tradizioni, tipicamente orientali, che da secoli hanno indagato e praticato su queste questioni.


 

 

 

 

 

MIT Media Lab 

Nessun commento:

Posta un commento