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venerdì 6 giugno 2014

Tao cartongessato


Il mio lavoro principale, il mio primo lavoro, quello ufficiale, qui a Insaponata, un lavoro non retribuito, quello per il quale mi trovo impiegato ventiquattro (24) ore su ventiquattro (24), ogni giorno, senza soste, quello che svolgo da sempre, vale a dire dal momento in cui ho raggiunta la cosiddetta capacità naturale, più o meno dai sedici (16) anni in avanti, è quello che mi vede pedissequamente impegnato nell’impedire alle salme mobili che occupano la mia vita biologica di annientarmi definitivamente colla loro biologica visione delle cose; questa visione delle cose, ovviamente una visione biologicamente pragmatica e piatta, ovviamente una visione elementare e vuota, tipica delle persone premorte, animate da bisogni originari, che occupano militarmente la mia vita attraverso corpi ricoperti da divise demenziali, i cui scopi sono sempre e solo scopi materiali, a corto raggio, sempre indecorosi, sempre vergognosi, questa visione fonda e assicura la sua esistenza su due (2) regole tanto rozze, dal mio punto di vista, quanto incredibilmente efficaci: la regola che chiamerò, per comodità, la regola A) statuisce: uno (1) più uno (1) fa sempre due (2); mentre la regola che chiamerò regola B) recita: uno (1) più uno (1) fa due (2) qui e ora; diversamente da quanto accade a me: uno (1) più uno (1) non fa quasi mai due (2). Potrebbe fare uno-emmezzo (1,5) forse due-trequarti (2,75). [...]

Il mio secondo lavoro, che è in rapporto di connessione col primo, anch’esso non retribuito, lavoro che svolgo senza tregua per ventiquattro (24) ore al giorno, a tempo indeterminato, equivale al maldestro e ingenuo tentativo di mantenere in vita alcune mie aspettative in un bidé di provincia chiamato bassopiave, al maldestro e ingenuo tentativo di mantenere in vita alcuni progetti di fuga da un bidé di provincia chiamato bassopiave, una terra, o meglio un territorio, come si usa dire in giro, cioè nei bar e nelle pagine della cronachetta locale, un territorio dimenticato dalla grazia di dio e dagli uomini intelligenti, o meglio, ricordato solo da uomini confezionati o da spericolati coltivatori di clientele, un territorio che ha voluto fare a meno della grazia di dio. Questa terra ha smesso di pensare e comportarsi come si comporterebbe un uomo, non è più una terra, e infatti è divenuta un territorio, non più una terra con gli uomini a conquistarne il decoro e l’onore, e a mantenerne la fertilità a mani nude.

Qui nel pianeta venetorientale degli ex miracolati non abbiamo la grazia e l’energia d’un popolo, una lingua doc, un orgoglio similnazionale, un certo nazionalismo regionale d’origine controllata, una capitale, un giornale, degli statisti o, più semplicemente, una classe dirigente ad un tempo rigorosa e folle o anche solo dotata d’un minimo di coerenza o idealità. Non ce la siamo conquistata, dunque, non possiamo meritarcela. Non c’è nulla di tutto ciò: c’è solo un popolame di mentecatti, oltre ai cosiddetti puitici, la naturale protesi di quella nientitudine in termini d’idealità, o forse no, forse mi sbaglio io, c’è solo della buona gente, qui in Cisalpinia, della gente buona ma piatta. La bontà non basta, però. La bontà non serve a un accidente. La finta bontà non serve a nulla. Non è sufficiente se uno si piscia sotto, se uno non è davvero cinico. Gente impaurita, mi vien da pensare, oppure vaporizzata, sradicata, delocalizzata, bancomattata, che ha arrangiato liberamente la libertà dando sfogo agli istinti per battere il complesso di colpa che deriva dalla pellagra secolare, mai vinta veramente fino in fondo, lavorando diciotto (18) ore al giorno, come se fraccare allo sfinimento come l’uomo di cromagnon per diciotto ore al giorno possa avere un qualche significato meritorio, e così facendo, operando senza tregua diciotto (18) ore al giorno per trecentocinquanta (350) giorni all’anno per dieci (10) anni di fila, approfittando della particolare fortunata congiuntura storico-economica, ha potuto ingrassare molto; i risultati di questa magnada sconcia, della sbueata sgolza, del cosiddetto benessere diffuso, del miracolo, sotto gli occhi di tutti, sono: la totale distruzione della lingua regionale, la totale distruzione della religiosità regionale, la totale distruzione dell’ambiente regionale: si sono persi per sempre lingua, terra, religione. E tutto questo in meno di mezzo secolo. Persa la lingua, ossia i dialetti, oggi a Insaponata si parla il grezzo, un idioma tecnico para-dialettale di consumo, privo di bellezza indigena, totalmente impreciso, perennemente impreciso, involgarito dalla cantilena locale e da sillabe sincopate, buono solo per la sopravvivenza dei consumi di massa, ma senza anima, forza evocativa e un minimo di poetica.

Il grezzo è diventata la lingua ufficiale dello stato etnico del Mesovenetorientale: questa è una parlata fatta esclusivamente di vocali, di o oppure ou, e nessuna consonante; è praticamente la sintesi della sintesi del dialetto delle paludi del seimila avanti cristo bonificate nei priminovecento. Da quando la governatrice di Insaponata e Pratochiuso di Piave, un refettorio per parrocchiani obesi, ha ordinato e ufficializzato il grezzo come lingua distrettuale essa è divenuta l’idioma ufficiale di riferimento, una lingua tecnica che serve unicamente, per volontà istituzionale, a risolvere problemi di carattere pratico: ordinare da magnar e da bevar, domandar el conto, riconoscersi tra grezzi, spiegare a gesti la voglia di orinare all’aperto e di condividere alle sagre l’orinata tra grezzi come unico piacere della vita legalmente concedibile, socialmente gratificante, esprimere una sola e ossessiva considerazione personale che tuttavia, col passar del tempo, è divenuta il fatto più importante: i negri, i negri clandestini e, in generale, gli stranieri di ogni razza e colore che non parlano il grezzo e non riconoscono le radici cristiane dei grezzi, ossia non riconoscono il fatto che la vita della comunità del nuovo stato etnico del veneto è fatta per affermarsi solo colla lengua grezza, gli dei cani, gli dei porci, la fedeltà al contante, al nero, che permette puttane aperitivi e costate di manzo, vanno eliminati o meglio, usati come oggetti di produzione e per la produzione, fino a quando questa ci sarà. I neri non parlando il grezzo non possono integrarsi e ambire a qualche miglioramento nello stile di vita. Sicché il grezzo serve ai rondisti vincenti a guadagnare un bel mucchio di soldi, i soldi del monopoli che servono a finanziare i concorsi della lotteria mesoveneta, le cene medievali e i sempiterni baracconi culinari. I rondisti vincenti sono creature subumane che vanno per la maggiore. A costoro è stata iniettata la democrasia, si è espansa come il poliuretano, ma si tratta solo del diritto di voto, il diritto di voto non è esattamente la democrazia, il diritto di voto è esattamente il diritto di voto, vuol dire che una mandria di analfabeti, mettono la crose colla matita copiativa sulla faccia del candidato pantagruele che ha la stessa faccia insaponificata dell’elettore gargantuà, la stessa famanza, lo stesso odore, stessi vestiti, uguali le scarpe a punta lucidata, morirà della stessa cirrosi epatica o dello stesso bruto mal, in poche parole parla la stessa lingua, vuole le stesse cose, lenzuola di seta, cerchioni in lega, russarsi il culo cogli scartozi di panoccia, mangiare lo stracotto di musso colle mani, pulirsi sulle braghe. Pironi e bancomat. Scorezze e parafanghi da rally. [...]

Lo spritz è la risposta, la nuova eucaristia, 1/3 vinello bianco amabile, 1/3 aperol ovvero campari, 1/3 selz, fettina di limone, ghiaccio, due euro, bevetene tutti, questo è il nuovo sangue arancione versato per la rimozione dei peccati.

I trentacinque (35) bar d’Insaponata di Piave sono disperatamente popolati specialmente nei weekend da questi capannoidi e di queste femminine. Ogni categoria sociale ha il proprio bar, un bar del cazzo in cartongesso, cartongesso, penso, metà cartone, metà gesso, il cartone delle baracche, penso, da dove tutti proveniamo, il gesso che si sfarina come cocaina, penso, quella che tutti aspirano, il bar, il proprio porto franco, il proprio atollo, i propri disperati prosecchi, le disperate bollicine, i disperati vodka-tonic, i disperati spritz al Select, i vinelli più disperatamente strutturati, i rossi importanti anch’essi disperatamente soli.

Il nuovo umanesimo è l’umanesimo della mescita, il rinascimento dell’aperitivo. Non è un caso che si dica l’arte di fare uno spritz. Che cosa dovrebbe d’altronde rimanere dopo la produzione medio-industriale in un’area d’ottantamila (80.000) parrocchiani senza niente attorno, solo asfalto, parcheggi e bar, senza un teatro nel raggio di cinquanta (50) chilometri? Rimane l’alcool. L’affermatività orgogliosa dell’alcoolismo da parte dei parrocchiani medesimi, dei capannoidi. S’ordinano giri e giri d’aperitivi, con disinvoltura, con facce millantatrici, auto-compiacenti, dissolute, giri e giri di birre da far rabbrividire una guardia-parco.

ci incontremo di nuovo, Tao


Vera Lynn - We'll Meet Again

We'll meet again
We'll meet again,
Don't know where,
Don't know when
But I know we'll meet again some sunny day
Keep smiling through,
Just like you always do
Till the blue skies drive the dark clouds far away

So will you please say "Hello"
To the folks that I know
Tell them I won't be long
They'll be happy to know
That as you saw me go
I was singing this song

We'll meet again,
Don't know where,
Don't know when
But I know we'll meet again some sunny day

We'll meet again,
Don't know where
Don't know when.
But I know we'll meet again some sunny day.
Keep smiling through
Just like you always do,
'Til the blue skies
Drive the dark clouds far away
So will you please say"Hello"
To the folks that I know.
Tell them I won't be long.
They'll be happy to know
That as you saw me go,
I was singin' this song.

We'll meet again,
Don't know where,
Don't know when
But I know we'll meet again some sunny day...




Does anybody here remember Vera Lynn?
Remember how she said that
We would meet again
Some sunny day?
Vera! Vera!
What has become of you?
Does anybody else here
Feel the way I do?

giovedì 5 giugno 2014

mercoledì 4 giugno 2014

Tao bizzarro nello spazio

http://iss.astroviewer.net/





Ground control to Major Tom
Ground control to Major Tom
Lock your Soyuz hatch and put your helmet on.

Ground control to Major Tom
Commencing countdown engines on
Detach from station and may God's love be with you

This is ground control to Major Tom
You've really made the grade
and the papers want to know whose shirts you wear
But it's time to guide the capsule if you dare

This is Major Tom to ground control
I've left forevermore
And I'm floating in most peculiar way
And the stars look very different today

For here am I sitting in a tin can
Far above the world
The planet Earth is blue and there's nothing left to do

Though I've flown one hundred thousand miles
I'm feeling very still
And before too long I know it's time to go
Our commander comes down back to earth, and knows

Ground control to Major Tom
The time is near, there's not too long
Can you hear me Major Tom?
Can you hear me Major Tom?
Can you hear me Major Tom?
Can you hear...

Here am I floating in my tin can
A last glimpse of the world
The planet Earth is blue and there's nothing left to do

martedì 3 giugno 2014

l'albero del Tao


E l'Eterno Dio fece spuntare dal suolo ogni sorta di alberi piacevoli a vedersi e i cui frutti erano buoni da mangiare; in mezzo al giardino vi erano anche l'albero della vita e l'albero della conoscenza del bene e del male.
Genesi 2:9

And the Lord God caused to sprout from the ground every tree pleasant to see and good to eat, and the Tree of Life in the midst of the garden, and the Tree of Knowledge of good and evil.
Genesis 2:9

ט. וַיַּצְמַח יְהֹוָה אֱלֹהִים מִן הָאֲדָמָה כָּל עֵץ
נֶחְמָד לְמַרְאֶה וְטוֹב לְמַאֲכָל וְעֵץ הַחַיִּים בְּתוֹךְ
הַגָּן וְעֵץ הַדַּעַת טוֹב וָרָע:

Un modello metafisico utilizzato da diverse filosofie, mitologie e tradizioni mistiche ed esoteriche è quello dell'Albero della Vita, noto ad esempio nella Cabala ebraica come Etz haHa'yim, ma presente in molte altre tradizioni e cosmogonie.

17th-century depiction of the Tree of Life in Palace of Shaki Khans, Azerbaijan
In generale l'Albero della Vita si presenta come una metafora della interconnessione e evoluzione della vita sul nostro pianeta.
11th century artwork "Liljesten" on stone inside Husaby Church, Götene, Sweden
Bandiera nazionale della Repubblica Ciuvascia, contente il simbolo dell'Albero della Vita.
L'Albero della Vita o Albero Filogenetico è attualmente il termine usato in Biologia per indicare il grafo che mostra le relazioni fondamentali di discendenza comune di gruppi tassonomici di organismi.
Graphical representation of the modern "Tree of Life Web Project". A phylogenetic tree of life, showing the relationship between species whose genomes had been sequenced as of 2006. The very center represents the last universal ancestor of all life on earth. The different colors represent the three domains of life: pink represents eukaryota (animals, plants and fungi); blue represents bacteria; and green represents archaea. Note the presence of Homo sapiens (humans) second from the rightmost edge of the pink segment. The light and dark bands along the edge correspond to clades: the rightmost light red band is Metazoa, with dark red Ascomycota to its left, and light blue Firmicutes to its right.
Ref.: Tree of Life Web Project

martedì 27 maggio 2014

Tao in the sky with diamonds

Aurora on Jupiter, Copyright © 2014 Walter Myers. All rights reserved.

lunedì 26 maggio 2014

Io e il Tao























"Il Tao appare nelle cose come il loro personale essere indiviso: come il modo peculiare e come la forza delle cose. Non c'è cosa in cui l'intero Tao non sarebbe presente come il sé di quella cosa medesima. Ma anche qui il Tao è eterno e senza azione, ma anche senza inazione. Il sé delle cose ha la sua vita nel modo in cui le cose rispondono alle cose. Il Tao appare nell'uomo come l'essere indiviso rivolto a una meta: come la forza unificante che vince ogni allontanamento dai fondamenti della vita, come la forza che tende all'interezza, che ripara ogni frammentazione ed ogni fragilità, come la purificazione che redime da ogni separazione. "Colui che è nel peccato, può purificarsi grazie al Tao". Come essere indiviso rivolto a una meta, il Tao ha come meta il proprio compimento. Vuole realizzare se stesso. Nell'uomo il Tao può diventare un'unità così pura come non può nel mondo, e nemmeno nelle cose. L'uomo in cui il Tao diventa pura unità è l'uomo compiuto. In lui il Tao non appare più: è."

giovedì 22 maggio 2014

my favorite Tao

Pinelawn Memorial Park, Farmingdale Suffolk County, New York, USA

lunedì 19 maggio 2014

aforismi Tao del Settecento


Quando si serviva della sua ragione era come un destro costretto a fare qualche cosa con la mano sinistra.

Una tomba è pur sempre la miglior fortezza contro gli assalti del destino.

Se un libro e una testa, scontrandosi, emettono un suono fesso, non è detto che la colpa sia del libro.

Quell'uomo era così intelligente che non lo si poteva quasi utilizzare per niente al mondo.

Che l'uomo sia la creatura più nobile lo si deduce già dal fatto che nessun'altra creatura lo ha ancora contraddetto.

Niente contribuisce alla quiete dell'animo come il non avere alcuna opinione.

C'è gente che crede ragionevole tutto quello che vien fatto con la faccia seria.

"Come va?", disse un cieco a uno zoppo. "Come vede", rispose lo zoppo.

Con il laccio che doveva unire i loro cuori hanno strangolato la loro pace.

La più divertente superficie della terra è per noi quella della faccia umana.

Ciò che essi chiamano cuore è molto al di sotto del quarto bottone del panciotto.

Non sono tanto gli oracoli che hanno smesso di parlare quanto gli uomini di ascoltarli.

Nel mondo è più facile trovare consigli che conforti.

Chi è innamorato di sé stesso ha almeno il vantaggio di non incontrare molti rivali nel suo amore.

Anche la scimmia più perfetta non saprebbe disegnare una scimmia. Questo lo sa fare soltanto l'uomo, il quale è anche l'unico che consideri un pregio il saperlo fare.



Chi ha meno di quanto brama deve sapere che ha più di quanto vale.

Nel mondo si può vivere bene dicendo profezie, ma non dicendo la verità.

Il mese di gennaio è quello in cui si fanno gli auguri ai propri amici. Gli altri mesi sono quelli in cui gli auguri non si realizzano.

Ci sono effettivamente moltissimi che leggono solo per non dover pensare.

Non posso certo dire se la situazione sarà migliore quando sarà cambiata; ma posso dire che per diventare migliore deve cambiare.

Nessuna invenzione, per l'uomo, è stata più facile di quella del cielo.

Il libro che per primo meriterebbe di essere proibito è il catalogo dei libri proibiti.

Per uno che viene sepolto vivo ce ne sono cento altri che penzolano sulla terra, pur essendo morti.

Non solo non credeva nei fantasmi, ma non ne aveva neanche paura.

Prima di biasimare bisognerebbe sempre vedere se non si possa scusare.

La gente che non ha mai tempo fa pochissimo.

Ringrazio il buon Dio di avermi fatto diventare ateo.

Dio creò l’uomo a sua immagine: vuol dire probabilmente che l’uomo creò Dio secondo la sua immagine.

La religione: una faccenda domenicale.

Il nostro mondo diverrà un giorno tanto raffinato che sarà ridicolo credere in Dio come oggi è ridicolo credere agli spettri.

Non so stabilire se il suono delle campane contribuisca alla pace dei morti. Per i vivi esso è orribile.

In nome del Signore abbrustoliscono, in nome del Signore bruciano e consegnano al diavolo; tutto in nome del Signore.

Che nelle chiese si predichi non rende inutili i parafulmini su di esse.

Sì, le suore non hanno solamente fatto voto di castità, ma hanno anche delle robuste inferriate alle loro finestre...

Il nostro concetto di Dio che altro è se non la personificazione dell’incomprensibile?

Non è strano che gli uomini combattano tanto volentieri per una religione e vivano così malvolentieri secondo i suoi precetti?

Nessuna invenzione, per l’uomo, è stata più facile di quella del Cielo.

I santi di legno scolpito hanno certo fatto più per il mondo che quelli in carne e ossa.

Credete voi che il buon Dio sia cattolico?

Esiste una specie di ventriloquismo trascendentale con il quale si può far credere alla gente che qualcosa che è stato detto in terra proviene dal cielo.
Göttingen, Bartholomäusfriedhof, Weender Landstraße

giovedì 15 maggio 2014

mercoledì 14 maggio 2014

omaggio al Tao alieno

Hans Ruedi Giger
Chur-Coire-Coira, 5 febbraio 1940 – Zürich, 12 maggio 2014
Baphomet Tarot
Tao salad surgery

http://www.hrgigermuseum.com/

by this Tao



martedì 13 maggio 2014

venerdì 9 maggio 2014

sette centri del Tao

Nelle tradizioni orientali, prevalentemente di origine indiana, un modello fisico e metafisico molto diffuso è quello dei chakra, "centri" vitali dinamici sia per il corpo fisico che per "corpi" o strutture extra-corporee di coscienza e consapevolezza.
Comunemente i chakra sono considerati sette dalle tradizioni hindu inerenti allo Yoga e alla medicina Ayurvedica, ma i buddhisti considerano nove chakra, e i tibetani tredici.

L’uomo è nato con un centro, ma vive nell’oblio totale di possedere questo centro. Può vivere senza conoscere il suo centro, ma non può essere senza un centro. Il centro è il legame tra l’uomo e l’esistenza: è la radice. Puoi non conoscerlo, la conoscenza non è essenziale perché il centro ci sia, ma se non lo conosci, condurrai una vita che è senza radici – come fosse sradicata. Non sentirai il terreno sotto i piedi, non sentirai di avere una base, non ti sentirai a casa tua nell’universo. Sarai senza casa. Ovviamente il centro esiste ma, non conoscendolo, la tua vita sarà solo un andare alla deriva – senza senso, vuota, che non approda da nessuna parte. Ti sentirai come se stessi vivendo senza una vita, come se stessi andando alla deriva, aspettando solo la morte. Puoi continuare a rimandare, ma sai molto bene che questo rimandare non ti porterà da nessuna parte. Stai solo lasciando scorrere il tempo, e questa sensazione di profonda frustrazione ti seguirà come un’ombra. L’uomo è nato con un centro, ma non con la conoscenza del centro. La conoscenza dev’essere guadagnata.
“…Ogni corpo possiede due dimensioni: una esterna e una interna esattamente come un muro ha due lati – uno che guarda verso l’esterno e l’altro che guarda verso l’interno – così ogni corpo ha il suo limite, ed è come un muro. Quando giungi a conoscere il tuo primo corpo dall’interno, immediatamente diverrai consapevole del tuo secondo corpo dall’esterno…”.

1 - mūlādhāracakra












2 - svādhiṣṭhānacakra












“… e nel momento che sei entrato nel secondo corpo, ti troverai fuori dal terzo, l’astrale. Il corpo astrale è simile a vapore come il secondo corpo, ma è trasparente, per cui quando ne sei fuori, sei anche nel suo interno. Non ti renderai nemmeno conto se sei dentro o fuori, perché le sue frontiere sono trasparenti…”.

3 - maṇipūracakra












4 - anāhatacakra












“…Il quarto corpo non affatto definibile, è illimitato. Dall’interno del terzo corpo non puoi scorgere nemmeno un muro trasparente. Vi è una semplice frontiera senza muri, per cui non esiste nessuna difficoltà d’entrata e non vi è bisogno di un metodo: chi è giunto fino al terzo, può raggiungere il quarto corpo con estrema facilità…”.

5 - viśuddhacakra












“…Oltre il quinto corpo entri in un altro regno, in un’altra dimensione. Dal primo al quarto corpo, il movimento avviene dall’esterno all’interno dal quarto al quinto corpo il movimento è dall’ego al non-ego. Ora siamo in una dimensione completamente diversa. Non è più questione di esterno/interno, di alto/basso. Ora è in gioco l’”Io” e il “non-Io”…”.

6 - ājñācakra









7 - sahasrāracakra



Crown, Brow, Throat Chakras, Nepal, 17th Century