lunedì 3 giugno 2013

il Te del Tao: LV - IL SIMBOLO DEL MISTERO


LV - IL SIMBOLO DEL MISTERO

Quei che racchiude in sé la pienezza della virtù
è paragonabile ad un pargolo,
che velenosi insetti e serpi non attoscano,
belve feroci non artigliano,
uccelli rapaci non adunghiano.
Deboli ha l'ossa e molli i muscoli
eppur la sua stretta è salda,
ancor non sa dell'unione dei sessi
eppur tutto si aderge:
è la perfezione dell'essenza,
tutto il giorno vagisce
eppur non diviene fioco:
è la perfezione dell'armonia.
Conoscer l'armonia è eternità,
conoscer l'eternità è illuminazione,
vivere smodatamente la vita è prodromo di sventura,
con la mente comandare al ch'i significa indurirsi.
Quel che s'invigorisce allor decade:
questo vuol dire che non è conforme al Tao.
Ciò che non è conforme al Tao presto finisce.

scalando il Tao E H


The Nobel Prize in Physics 1965 was awarded jointly to Sin-Itiro Tomonaga, Julian Schwinger and Richard P. Feynman "for their fundamental work in quantum electrodynamics, with deep-ploughing consequences for the physics of elementary particles".
George Street (St. Andrew Square side), Edinburgh, Scotland
La "Bibbia" dell'elettromagnetismo classico.
Mount Auburn Cemetery,Cambridge, Middlesex County, Massachusetts, USA
Tama Reien Cemetery (Fuchu City)
Tokyo, Tokyo Metropolis, Japan
Mountain View Cemetery and Mausoleum,
Altadena, Los Angeles County
California, USA














Rallentare (Cavaliere di Denari)


Il Cavaliere di Arcobaleno vuol essere un monito a ricordare che, come la tartaruga, trasportiamo con noi la nostra casa ovunque andiamo. Non c'è bisogno di affrettarsi, né occorre trovare rifugio altrove. Perfino quando ci addentriamo negli abissi delle acque dell'emozione, possiamo restare in pace con noi stessi e liberi da attaccamenti. In questo momento sei pronto a lasciar andare ogni aspettativa che hai nutrito su di te e sugli altri, e ad assumerti la responsabilità per qualsiasi illusione ti possa essere portato dietro. Non occorre fare altro che riposare nella pienezza di chi sei, in questo momento. Se desideri e speranze e sogni sfumano in lontananza, tanto meglio così. La loro scomparsa farà spazio a una nuova qualità di quiete e d'accettazione di ciò che è, e potrai dare il benvenuto a questo sviluppo come mai hai potuto fare in precedenza. Assapora questa qualità di rallentamento, di arrivare a uno stato di riposo, e riconosci il fatto che sei già a casa.

La meditazione è una sorta di medicina - il suo uso è solo momentaneo. Una volta che ne hai appresa la qualità, non occorre più che tu faccia una meditazione particolare; in quel caso la meditazione deve diffondersi in tutta la tua vita. Cammina nello Zen e siedi nello Zen. Quale sarà questa qualità? Attento, presente, gioioso, privo di motivazioni, centrato, amorevole, fluido, cammini - e il tuo camminare è una passeggiata senza meta. Amorevole, attento, presente, ti siedi, senza motivazione alcuna - non ti siedi per un motivo particolare, godi semplicemente la bellezza di sederti senza far nulla, ne godi il rilassamento, il riposo. Al termine di una lunga passeggiata, ti siedi sotto un albero e la brezza viene a rinfrescarti. Ad ogni istante si deve essere in pace con se stessi, senza cercare di migliorare, senza coltivare alcunché, senza praticare nulla. Cammina e siedi immerso nello Zen. Sia che parli o stai in silenzio, sia che ti muovi o resti immobile, l'essenza è in pace. L'essenza è in pace: questa è la parola fondamentale. L'essenza è in pace: questa è l'affermazione chiave. Fai qualsiasi cosa, ma nelle profondità di te stesso resta in pace, calmo, quieto, centrato.

impromptu Tao


Rubinstein Forest, Jerusalem

mercoledì 29 maggio 2013

i grandi processi del Tao - II


I GRANDI PROCESSI STOCASTICI.

3. ASSIMILAZIONE GENETICA.

Quanto abbiamo esposto nel paragrafo precedente è esemplificato quasi punto per punto dai famosi esperimenti del mio amico Conrad Waddington, che dimostrarono ciò che egli chiamò "assimilazione genetica". L'esperimento più suggestivo cominciò con la produzione di fenocopie degli effetti prodotti sui moscerini della frutta da un gene detto "bithorax". In tutti i membri ordinari del vasto ordine dei Ditteri, tranne le pulci che sono prive di ali, il secondo paio di ali è ridotto ad appendici con una protuberanza alle estremità, ritenute organi di equilibrio. Per effetto del gene bithorax le ali rudimentali del terzo segmento del torace diventano quasi perfette, e si ottiene quindi un moscerino a quattro ali. Questa profonda modificazione del fenotipo, che risveglia una morfologia antichissima e ora inibita, poteva essere prodotta anche da un cambiamento somatico. Se le pupe venivano intossicate con etere etilico in dose opportuna, i moscerini adulti, quando si schiudevano, presentavano l'aspetto bithorax. Cioè la caratteristica bithorax fu nota sia come effetto genetico sia come effetto di un violento disturbo dell'epigenesi.
Homeobox gene expression in Drosophila melanogaster
Waddington condusse i suoi esperimenti su popolazioni molto numerose di moscerini contenuti in grandi gabbie. A ogni generazione egli sottoponeva queste popolazioni a intossicazione da etere per ottenere le forme bithorax. A ogni generazione sceglieva quei moscerini che meglio incarnavano il suo ideale di sviluppo bithorax perfetto. (Erano tutti animali squallidi e bruttini, assolutamente incapaci di volare). Da questi individui selezionati egli faceva nascere la generazione successiva da sottoporre al trattamento con l'etere e alla selezione.
In ogni generazione, Waddington accantonava un certo numero di pupe prima della somministrazione dell'etere e lasciava che si schiudessero in condizioni normali. Alla fine, col procedere dell'esperimento, dopo una trentina di generazioni, le forme bithorax cominciarono a presentarsi nel gruppo di controllo non trattato. La loro discendenza dimostrò che in realtà non era il singolo gene bithorax a formarle, bensì un complesso di geni che insieme producevano lo stato tetrattero. Questo esperimento non fornisce alcuna prova di una qualche ereditarietà dei caratteri acquisiti. Waddington accettò il presupposto che il mescolamento dei geni nella riproduzione sessuata e il tasso delle mutazioni non fossero influenzati dall'offesa fisiologica agli organismi. La spiegazione che egli propose fu che una selezione su scala astronomica, ottenuta per esempio sottraendo a una potenziale esistenza molte tonnellate di moscerini, facesse emergere un numero limitato di esemplari bithorax. Egli sosteneva che era legittimo interpretare tutto ciò come una selezione degli individui che possedevano il livello soglia più basso per la produzione dell'anomalia bithorax.
Non sappiamo quale sarebbe stato l'esito dell'esperimento se Waddington non avesse selezionato i bithorax 'migliori'. Forse dopo trenta generazioni egli avrebbe creato una popolazione immune dagli effetti del trattamento con l'etere, o magari una popolazione bisognosa di etere. Ma forse, se la modifica bithorax fosse stata in parte adattativa, come la maggior parte dei cambiamenti somatici, la popolazione avrebbe prodotto, come le popolazioni sperimentali di Waddington, copie genetiche ("genocopie") dei risultati del trattamento con l'etere.
Col neologismo "genocopia" intendo sottolineare che il cambiamento somatico può di fatto precedere quello genetico, sicché‚ sarebbe più corretto considerare quest'ultimo come la copia. In altre parole, i cambiamenti somatici possono determinare in parte i percorsi dell'evoluzione; e ciò sarà ancora più vero in "Gestalten" più grandi di quella che stiamo considerando ora. La nostra ipotesi deve cioè passare a un tipo logico superiore. Si possono così distinguere tre passaggi nella costruzione della teoria:
a) A livello dell'individuo, l'ambiente e l'esperienza possono indurre un cambiamento somatico ma non possono influire sui geni dell'individuo. Non esiste alcuna ereditarietà lamarckiana diretta, e una siffatta ereditarietà "senza selezione" esaurirebbe in modo irreversibile la flessibilità somatica.
b) A livello della popolazione, con un'opportuna selezione dei fenotipi, l'ambiente e l'esperienza generano individui meglio adattati su cui può agire la selezione. In questa misura, la "popolazione" si comporta come un'unità lamarckiana. E' certamente per questo motivo che il mondo biologico appare come il prodotto di un'evoluzione lamarckiana.
c) Ma sostenere che i cambiamenti somatici "determinano" la direzione del cambiamento evolutivo richiede un nuovo livello di tipo logico, una "Gestalt" ancora più ampia. Dovremmo invocare la coevoluzione e sostenere che l'ecosistema circostante o qualche specie limitrofa cambiano per adattarsi ai cambiamenti somatici degli individui. Questi cambiamenti dell'ambiente potrebbero agire come uno stampo capace di favorire qualunque genocopia dei cambiamenti somatici.













Tao party





















Golders Green Crematorium, Golders Green, Greater London, England
The ashes are buried under a rosebush, plot #39802. The rosebed is located at the far end of the crematorium complex, next to the Chapel of Memory columbarium.

martedì 28 maggio 2013

il Tao di mezzo


La ricerca di una via di mezzo alla descrizione della coscienza nella prospettiva enazionista porta a considerare la secolare tradizione orientale che pone le basi di una via di mezzo tra i due estremi descrittivi dell'assolutismo e del nichilismo, la scuola Madhyamika della tradizione buddhista:

Steps to a Middle Way

We have already seen in our exploration of human experience through the practice of mindfulness/awareness that our grasping after an inner ground is the essence of ego-self and is the source of continuous frustration. We can now begin to appreciate that this grasping after an inner ground is itself a moment in a larger pattern of grasping that includes our clinging to an outer ground in the form of the idea of a pregiven and independent world. In other words, our grasping after a ground, whether inner or outer, is the deep source of frustration and anxiety.
This realization lies at the heart of the theory and practice of the Madhyamika or "middle way" school of the Buddhist tradition. Whether one tries to find an ultimate ground inside or outside the mind, the basic motivation and pattern of thinking is the same, namely, the tendency to grasp. In Madhyamika, this habitual tendency is considered to be the root of the two extremes of "absolutism" and "nihilism." At first, the grasping mind leads one to search for an absolute ground-for anything, whether inner or outer, that might by virtue of its "own-being" be the support and foundation for everyting else. Then faced with its inability to find any such ultimate ground, the grasping mind recoils and clings to the absence of a ground by treating everything else as illusion.
There are, then, two fundamental respects in which the philosophical analysis of Madhyamika is directly relevant to our predicament.
First, it explicitly recognizes that the search for an ultimate ground - whattoday we would call the project of foundationalism - is not limited to the notion of the subject and its basis in what we have called ego-self; it also includes our belief in a pregiven or ready-made world. This point, realized in India centuries ago and elaborated in the diverse cultural settings of Tibet, China, Japan, and Southeast Asia,has only begun to be appreciated in Western philosophy in the past one hundred years or so. Indeed, most of Western philosophy has been concerned with the issue of where an ultimate ground is to be found, not with calling into question or becoming mindful of this very tendency to cling to a ground.
Second, Madhyamika explicitly recognizes the link between absolutism and nihilism. Our ethnocentric narratives tell us that concern with nihilism-in its precise Nietzschean sense-is a Western phenomenon due, among other things, to the collapse of theism in the nineteenth century and the rise of modernism. The presence of a deep concern with nihilism in Indian philosophy from even pre-Buddhist times should challenge such an ethnocentric assumption.
Within the tradition of mindfulness/awareness meditation, the motivation has been to develop a direct and stable insight into absolutism and nihilism as forms of grasping that result from the attempt to find a stable ego-self and so limit our lived world to the experience of suffering and frustration. By progressively learning to let go of these tendencies to grasp, one can begin to appreciate that all phenomena are free of any absolute ground and that such "groundlessness" (sunyata) is the very fabric of dependent coorigination.
We could make a somewhat similar point phenomenologically by saying that groundlessness is the very condition for the richly textured and interdependent world of human experience. We expressed this point in our very first chapter by saying that all of our activities depend on a background that can never be pinned down with any sense of ultimate solidity and finality. Groundlessness, then, is to be found not in some far off, philosophically abstruse analysis but in everyday experience. Indeed, groundlessness is revealed in cognition as "common sense," that is, in knowing how to negotiate our way through a world that is not fixed and pregiven but that is continually shaped by the types of actions in which we engage.
Cognitive science has resisted this view, preferring to see any form of experience as at best "folk psychology," that is, as a rudimentary form of explanation that can be disciplined by representational theories of mind. Thus the usual tendency is to continue to treat cognition as problem solving in some pregiven task domain. The greatest ability of living cognition, however, consists in being able to pose, within broad constraints, the relevant issues that need to be addressed at each moment. These issues and concerns are not pregiven but are enacted from a background of action, where what counts as relevant is contextually determined by our common sense.