martedì 25 giugno 2013
martedì 18 giugno 2013
il Te del Tao: LVI - LA MISTERIOSA VIRTÙ'
LVI - LA MISTERIOSA VIRTÙ'
Quei che sa non parla,
quei che parla non sa.
Chi ostruisce il suo varco,
chiude la sua porta,
smussa le sue punte,
districa i suoi nodi,
mitiga il suo splendore,
si rende simile alla sua polvere,
dicesi accomunato col mistero.
Per questo costui
non può essere attirato
né può essere respinto,
non può essere avvantaggiato
né può essere danneggiato,
non può essere nobilitato
né può essere umiliato.
Per questo è il più nobile del mondo.
quei che parla non sa.
Chi ostruisce il suo varco,
chiude la sua porta,
smussa le sue punte,
districa i suoi nodi,
mitiga il suo splendore,
si rende simile alla sua polvere,
dicesi accomunato col mistero.
Per questo costui
non può essere attirato
né può essere respinto,
non può essere avvantaggiato
né può essere danneggiato,
non può essere nobilitato
né può essere umiliato.
Per questo è il più nobile del mondo.
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Tao
lunedì 17 giugno 2013
Seguire il flusso (Asso di Coppe)
La figura di questa carta è completamente rilassata e a suo agio nell'acqua, e lascia che la porti dove vuole. È padrona dell'arte di essere passivi e ricettivi, senza essere spenti e sonnacchiosi. È pienamente disponibile alle correnti della vita, e non pensa mai di dire: "Questo non mi piace", oppure: "Preferisco quell'altra strada". Ad ogni istante nella vita abbiamo la possibilità di scegliere se entrare nelle acque dell'esistenza e fluire, oppure cercare di nuotare controcorrente. Quando questa carta compare in una lettura, è un segno che adesso si è pronti a fluire, fidando nel fatto che la vita ti sosterrà nel tuo rilassamento e ti porterà esattamente dove vuoi andare. Permetti a questa sensazione di fiducia e di rilassamento di crescere sempre più; ogni cosa sta accadendo esattamente come dovrebbe.
Quando dico: "Diventa acqua", voglio dire: "Diventa un flusso". Non restare stagnante, muoviti, e muoviti come l'acqua. Lao Tzu dice: "La via del Tao è la via di un corso d'acqua". Si muove come l'acqua. Qual è il movimento dell'acqua, di un fiume? È un movimento che ha alcune splendide caratteristiche. La prima: si muove sempre verso le profondità, cerca il terreno più basso. Non è ambizioso; non aspira mai a essere il primo, vuol essere l'ultimo. Ricorda, Gesù dice: "Coloro che qui sono gli ultimi, saranno i primi nel regno di Dio". Sta parlando della via dell'acqua, o via del Tao - senza farne menzione, ma ne parla. Sii l'ultimo, non essere ambizioso. L'ambizione implica scalare, camminare in salita. L'acqua va verso il basso, cerca il terreno più basso; vuol essere una non-entità. Non vuole dichiararsi unica, eccezionale, straordinaria. Non ha alcuna idea dell'Ego.
Hougaard Malan, Magoebaskloof's Debengeni Falls |
VIII - TORNARE ALLE QUALITÀ NATURALI
Il sommo bene è come l'acqua:
l'acqua ben giova alle creature e non contende,
resta nel posto che gli uomini disdegnano.
Per questo è quasi simile al Tao.
Nel ristare si adatta al terreno,
nel volere s'adatta all'abisso,
nel donare s'adatta alla carità,
nel dire s'adatta alla sincerità,
nel correggere s'adatta all'ordine,
nel servire s'adatta alla capacità,
nel muoversi s'adatta alle stagioni.
Proprio perché non contende
non viene trovata in colpa.
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Tao Sincronico
Tao di massa del fascismo
«Il fascismo, nella sua forma piú pura, è la somma di tutte le reazioni irrazionali del carattere umano medio. Il sociologo ottuso, a cui manca il coraggio di riconoscere il ruolo predominante della irrazionalità nella storia dell'umanità, considera la teoria fascista della razza soltanto un interesse imperialistico, per dirla con parole piú blande, un "pregiudizio". Lo stesso dicasi per il politico irresponsabile e retorico. L'intensità e la vasta diffusione di questi "pregiudizi razziali" sono la prova che essi affondano le loro radici nella parte irrazionale del carattere umano. La teoria della razza non è una creazione del fascismo. Al contrario: il fascismo è una creazione dell'odio razziale e la sua espressione politicamente organizzata. Di conseguenza esiste un fascismo tedesco, italiano, spagnolo, anglosassone... L'ideologia razziale è una tipica espressione caratteriale biopatica dell'uomo orgasticamente impotente»
Il fascismo come espressione della struttura caratteriale umana media
Da quando la primitiva organizzazione democratico-lavorativa è definitivamente tramontata, il nucleo biologico non ha piú trovato un’espressione sul piano sociale. Ciò che è a naturale" ed "elevato" nell’uomo, ciò che lo lega al suo cosmo, ha trovato soltanto nell’arte, soprattutto nella musica e nella pittura, un’autentica espressione. Ma finora non ha esercitato alcuna sostanziale influenza sulla formazione della società umana, se per società si intende non la cultura di un ristretto gruppo di persone ricche appartenenti alla classe dominante, ma la comunità di tutti gli uomini.
Negli ideali etici e sociali del liberalismo si possono riconoscere i tratti dello strato caratteriale superficiale, caratterizzato dall’autocontrollo e dalla tolleranza. Questo liberalismo accentua la propria etica al fine di soffocare "il mostro nell’uomo", il secondo strato delle "pulsioni secondarie", "l'inconscio" di Freud. La naturale socialità del terzo e piú profondo strato, dello strato in cui ha sede il nucleo biologico dell'uomo, è sconosciuta al liberale. Egli deplora e combatte il pervertimento caratteriale umano con norme etiche, ma le catastrofi del XX secolo hanno insegnato che non ha combinato gran che.
Tutto ciò che è veramente rivoluzionario, qualsiasi arte e scienza autentiche, nasce dal nucleo biologico naturale dell’uomo. Né il vero rivoluzionario né l’artista o lo scienziato finora sono riusciti a conquistare le masse e a guidarle, e semmai vi sono riusciti, non sono stati capaci di tenerle in modo duraturo nel campo degli interessi vitali.
Le cose stanno diversamente, rispetto al liberalismo e alla vera rivoluzione, per quanto riguarda il fascismo. Sostanzialmente il fascismo non rappresenta né lo strato superficiale né quello piú profondo, ma il secondo strato caratteriale intermedio delle pulsioni secondarie.
Nel periodo in cui ero occupato con la prima stesura di questo libro, il fascismo veniva generalmente considerato un "partito politico" che come altri "raggruppamenti sociali" esprimeva in modo organizzato un’"idea politica". Di conseguenza "il partito fascista introduceva il fascismo o con la forza o con "manovre politiche"".
Contrariamente a tutto ciò, le mie esperienze mediche fatte con molte persone appartenenti ai piú disparati strati sociali, razze, nazioni, religioni ecc. mi avevano insegnato che il "fascismo" non è altro che l’espressione politicamente organizzata della struttura, caratteriale umana media, di una struttura che non è vincolata né a determinate razze o nazioni né a determinati partiti, ma che è generale ed internazionale. Secondo il significato caratteriale "il fascismo" è l’atteggiamento emozionale fondamentale dell’uomo autoritariamente represso dalla civiltà delle macchine e dalla sua concezione meccanicistico-mistica della vita.
Il carattere meccanicistico-mistico degli uomini del nostro tempo crea i partiti fascisti e non viceversa.
Ancor oggi, in seguito a un errato pensiero politico, il fascismo viene considerato una specifica caratteristica nazionale dei tedeschi o dei giapponesi. Da questa prima concezione sbagliata conseguono tutte le altre interpretazioni erronee.
Il fascismo è stato e continuerà ad essere considerato, a danno degli autentici sforzi per raggiungere la libertà, la dittatura di una piccola cricca reazionaria. L’ostinazione con cui si continua a sostenere questo errore è da attribuire alla paura di rendersi conto di come stanno veramente le cose: il fascismo è un fenomeno internazionale che corrode tutti i gruppi della società umana di tutte le nazioni. Questa conclusione trova la sua conferma negli avvenimenti internazionali degli ultimi quindici anni.
Le mie esperienze analitico-caratteriali mi convinsero invece che oggi non esiste assolutamente nessuno che non porti in sé gli elementi del modo di pensare e sentire fascista. Il fascismo come movimento politico si differenzia da altri partiti reazionari per il fatto che viene sostenuto e diffuso dalle masse umane.
Mi rendo perfettamente conto dell’enorme responsabilità che deriva da simili affermazioni. Augurerei, nell’interesse del nostro mondo tormentato, che le masse lavoratrici si rendessero conto con altrettanta chiarezza della loro responsabilità per quanto riguarda il fascismo.
Bisogna distinguere rigorosamente fra normale militarismo e fascismo. La Germania guglielmina era militarista, ma non fascista.
Poiché il fascismo si manifesta sempre e ovunque come un movimento sorretto dalle masse umane, tradisce tutti i tratti e tutte le contraddizioni della struttura caratteriale delle masse umane: non è, come si crede generalmente, un movimento puramente reazionario, ma costituisce un amalgama tra emozioni ribelli e idee sociali reazionarie.
Se per rivoluzione si intende la ribellione razionale contro condizioni insopportabili nella società umana, la volontà razionale di "andare a fondo a tutte le cose" ("radicale" – "radix" – "radice") e di migliorarle, allora il fascismo non è mai rivoluzionario. Non vi è dubbio che esso può fare la sua comparsa ammantato di sentimenti rivoluzionari. Ma non si chiamerà rivoluzionario quel medico che combatte con sfrenate imprecazioni una malattia, ma al contrario quello che con calma, coraggiosamente e coscienziosamente, cerca e combatte le cause della malattia. La ribellione fascista nasce sempre laddove una emozione rivoluzionaria viene trasformata in illusione per paura della verità.
Il fascismo, nella sua forma piú pura, è la somma di tutte le reazioni irrazionali del carattere umano medio. Il sociologo ottuso, a cui manca il coraggio di riconoscere il ruolo predominante della irrazionalità nella storia dell’umanità, considera la teoria fascista della razza soltanto un interesse imperialistico, per dirla con parole piú blande, un "pregiudizio". Lo stesso dicasi per il politico irresponsabile e retorico. L’intensità e la vasta diffusione di questi "pregiudizi razziali" sono la prova che essi affondano le loro radici nella parte irrazionale del carattere umano. La teoria della razza non è una creazione del fascismo. Al contrario: il fascismo è una creazione dell’odio razziale e la sua espressione politicamente organizzata. Di conseguenza esiste un fascismo tedesco, italiano, spagnolo, anglosassone, ebreo ed arabo. L’ideologia razziale è una tipica espressione caratteriale biopatica dell’uomo orgasticamente impotente.
Il carattere sadico-pervertito dell’ideologia razziale tradisce la sua natura anche nel suo atteggiamento di fronte alla religione. Si dice che il fascismo sarebbe un ritorno al paganesimo e il nemico mortale della religione. Ben lungi da ciò, il fascismo è l’estrema espressione del misticismo religioso. Come tale si manifesta sotto una particolare forma sociale. Il fascismo appoggia quella religiosità che nasce dal pervertimento sessuale, e trasforma il carattere masochista della religione della sofferenza dell’antico patriarcato in una religione sadica. Di conseguenza traspone la religione dall’aldilà della filosofia della sofferenza nell’aldiqua dell’omicidio sadico.
La mentalità fascista è la mentalità dell’"uomo della strada" mediocre, soggiogato, smanioso di sottomettersi ad un’autorità e allo stesso tempo ribelle. Non è casuale che tutti i dittatori fascisti escano dalla sfera sociale del piccolo uomo della strada reazionario. Il grande industriale e il militarista feudale approfittano di questa circostanza sociale per i propri scopi, dopo che questi si sono sviluppati nell’ambito della generale repressione vitale. La civiltà meccanicistica ed autoritaria raccoglie, sotto la forma di fascismo, solo dal piccolo borghese represso ciò che da secoli ha seminato, come mistica mentalità del caporale di giornata e automatismo fra le masse degli uomini mediocri e repressi. Questo piccolo borghese ha copiato fin troppo bene il comportamento del grande e lo riproduce in modo deformato e ingigantito. Il fascista è il sergente del gigantesco esercito della nostra civiltà profondamente malata e altamente industrializzata. Non si può far vedere impunemente all’uomo comune il grande tam tam dell’alta politica: il piccolo sergente ha superato il generale imperialista in tutto: nella musica di marcia, nel passo dell’oca, nel comandare e nell’obbedire, nella mortale paura di dover pensare, nella diplomazia, nella strategia e nella tattica, nelle divise e nelle parate, nelle decorazioni e nelle medaglie. Un uomo come l’imperatore Guglielmo si rivelò in tutte queste cose un miserabile dilettante rispetto a Hitler figlio di un funzionario e morto di fame. Quando un generale "proletario" si copre il petto da ambo le parti con medaglie, e perché no, dalla gola fino all’ombelico, dimostra cosí al piccolo uomo comune che non intende essere da meno del "vero" e grande generale.
Solo dopo aver studiato a fondo e per anni il carattere del piccolo uomo comune represso, e le cose come si svolgono realmente dietro le quinte, è possibile comprendere su quali forze poggia il fascismo.
Nella ribellione delle masse di animali umani maltrattati contro le insignificanti cortesie del falso liberalismo (non intendo il vero liberalismo e la vera tolleranza) apparve lo strato caratteriale delle pulsioni secondarie.
Non è possibile rendere inoffensivo l’energumeno fascista se lo si cerca, a seconda della congiuntura politica, soltanto nel tedesco o nell’italiano e non anche nell’americano o nel cinese; se non lo si rintraccia nel proprio essere; se non si conoscono le istituzioni sociali che lo covano ogni giorno.
Si può battere il fascismo soltanto se lo si affronta obiettivamente e praticamente con una approfondita conoscenza dei processi vitali. Nessuno è capace di imitarlo in fatto di manovre politiche, abilità nel destreggiarsi nei rapporti diplomatici, e organizzazione delle parate. Ma non sa rispondere a questioni vitali pratiche, perché vede tutto nell’immagine riflessa dell’ideologia e sotto forma della divisa dello stato.
Quando un carattere fascista di qualsiasi colorazione si mette a predicare "l'onore della nazione" (anziché l’onore dell’uomo) o a la salvezza della sacra famiglia e della razza" (anziché la comunità dell’umanità che lavora); quando monta in superbia e quando dalla sua bocca non escono che slogans, allora gli si chieda pubblicamente, e con la massima calma e semplicità:
"Che cosa fai praticamente per dar da mangiare alla nazione senza assassinare altre nazioni? Che cosa fai come medico contro le malattie croniche, che cosa fai come educatore per favorire la gioia di vivere dei bambini, che cosa fai come economista contro la miseria, che cosa fai come assistente sociale contro il logoramento delle madri con tanti figli, che cosa fai come costruttore per sviluppare l’igiene delle abitazioni? Ora, cerca di non parlare a vanvera e cerca di dare una risposta concreta e pratica, altrimenti tieni chiuso il becco!"
Da ciò consegue che il fascismo internazionale non potrà mai essere battuto con manovre politiche. Soccomberà alla naturale organizzazione del lavoro, dell’amore e del sapere su scala internazionale.
Il lavoro, l'amore e il sapere della nostra società non hanno ancora il potere di determinare l’esistenza umana. Piú ancora, queste grandi forze del principio vitale positivo non sono consapevoli della loro immensità, della loro insostituibilità e della loro determinante importanza per l’esistenza sociale. Per questo motivo la società umana si trova oggi, un anno dopo la vittoria militare sui partiti fascisti, ancora piú vicina all’orlo dell’abisso. Il crollo della nostra civiltà sarà inarrestabile se i responsabili del lavoro, gli scienziati di tutte le ramificazioni vitali (e non mortali) e i donatori e i beneficiari dell’amore naturale tarderanno a rendersi conto della loro gigantesca responsabilità.
Ciò che è vivo può esistere senza il fascismo, ma il fascismo non può vivere senza ciò che è vivo. Il fascismo è il vampiro avvinghiato al corpo dei viventi che sfoga i suoi impulsi omicidi quando l’amore si ridesta in primavera invocando la naturale realizzazione.
"La libertà umana e sociale, l'autogoverno della nostra vita e della vita dei nostri discendenti si realizzerà in modo pacifico o violento?". Nessuno è in grado di dare una risposta a questa angosciosa domanda.
Ma chi conosce le funzioni vitali nell’animale, nel neonato, nel lavoratore dedito alla propria attività, sia che si tratti di un meccanico, di un ricercatore o di un artista, cessa di pensare servendosi di concetti che sono stati creati dalle malefatte dei partiti. Ciò che è vivo non può "prendere il potere con la violenza" perché non saprebbe che farsene del potere. Forse questa conclusione significa che la vita sarà per sempre vittima e martire del gangsterismo politico e che il politicante continuerà a succhiare per sempre il suo sangue? Questa conclusione sarebbe errata.
In quanto medico il mio compito è quello di guarire le malattie. In quanto ricercatore devo svelare processi naturali sconosciuti. Se mi si presentasse un cialtrone politico per costringermi ad abbandonare i miei malati e il mio microscopio, non mi farei disturbare, ma lo butterei fuori dalla porta, qualora non se ne andasse di sua spontanea volontà. Il fatto di dover ricorrere alla violenza per difendere il mio lavoro e i miei studi sulla vita umana dagli intrusi non dipende da me o dal mio lavoro, ma dal grado di impudenza dell’intruso. Proviamo a immaginare ora che tutti quelli che svolgono una attività che investe la vita umana riconoscano in tempo utile il cialtrone politico. Non agirebbero diversamente. Forse questo esempio semplificato può dare una risposta parziale alla domanda sul modo con cui prima o poi dovrà essere difesa la vita contro gli intrusi e i distruttori.
Negli ideali etici e sociali del liberalismo si possono riconoscere i tratti dello strato caratteriale superficiale, caratterizzato dall’autocontrollo e dalla tolleranza. Questo liberalismo accentua la propria etica al fine di soffocare "il mostro nell’uomo", il secondo strato delle "pulsioni secondarie", "l'inconscio" di Freud. La naturale socialità del terzo e piú profondo strato, dello strato in cui ha sede il nucleo biologico dell'uomo, è sconosciuta al liberale. Egli deplora e combatte il pervertimento caratteriale umano con norme etiche, ma le catastrofi del XX secolo hanno insegnato che non ha combinato gran che.
Tutto ciò che è veramente rivoluzionario, qualsiasi arte e scienza autentiche, nasce dal nucleo biologico naturale dell’uomo. Né il vero rivoluzionario né l’artista o lo scienziato finora sono riusciti a conquistare le masse e a guidarle, e semmai vi sono riusciti, non sono stati capaci di tenerle in modo duraturo nel campo degli interessi vitali.
Le cose stanno diversamente, rispetto al liberalismo e alla vera rivoluzione, per quanto riguarda il fascismo. Sostanzialmente il fascismo non rappresenta né lo strato superficiale né quello piú profondo, ma il secondo strato caratteriale intermedio delle pulsioni secondarie.
Nel periodo in cui ero occupato con la prima stesura di questo libro, il fascismo veniva generalmente considerato un "partito politico" che come altri "raggruppamenti sociali" esprimeva in modo organizzato un’"idea politica". Di conseguenza "il partito fascista introduceva il fascismo o con la forza o con "manovre politiche"".
Contrariamente a tutto ciò, le mie esperienze mediche fatte con molte persone appartenenti ai piú disparati strati sociali, razze, nazioni, religioni ecc. mi avevano insegnato che il "fascismo" non è altro che l’espressione politicamente organizzata della struttura, caratteriale umana media, di una struttura che non è vincolata né a determinate razze o nazioni né a determinati partiti, ma che è generale ed internazionale. Secondo il significato caratteriale "il fascismo" è l’atteggiamento emozionale fondamentale dell’uomo autoritariamente represso dalla civiltà delle macchine e dalla sua concezione meccanicistico-mistica della vita.
Il carattere meccanicistico-mistico degli uomini del nostro tempo crea i partiti fascisti e non viceversa.
Ancor oggi, in seguito a un errato pensiero politico, il fascismo viene considerato una specifica caratteristica nazionale dei tedeschi o dei giapponesi. Da questa prima concezione sbagliata conseguono tutte le altre interpretazioni erronee.
Il fascismo è stato e continuerà ad essere considerato, a danno degli autentici sforzi per raggiungere la libertà, la dittatura di una piccola cricca reazionaria. L’ostinazione con cui si continua a sostenere questo errore è da attribuire alla paura di rendersi conto di come stanno veramente le cose: il fascismo è un fenomeno internazionale che corrode tutti i gruppi della società umana di tutte le nazioni. Questa conclusione trova la sua conferma negli avvenimenti internazionali degli ultimi quindici anni.
Le mie esperienze analitico-caratteriali mi convinsero invece che oggi non esiste assolutamente nessuno che non porti in sé gli elementi del modo di pensare e sentire fascista. Il fascismo come movimento politico si differenzia da altri partiti reazionari per il fatto che viene sostenuto e diffuso dalle masse umane.
Mi rendo perfettamente conto dell’enorme responsabilità che deriva da simili affermazioni. Augurerei, nell’interesse del nostro mondo tormentato, che le masse lavoratrici si rendessero conto con altrettanta chiarezza della loro responsabilità per quanto riguarda il fascismo.
Bisogna distinguere rigorosamente fra normale militarismo e fascismo. La Germania guglielmina era militarista, ma non fascista.
Poiché il fascismo si manifesta sempre e ovunque come un movimento sorretto dalle masse umane, tradisce tutti i tratti e tutte le contraddizioni della struttura caratteriale delle masse umane: non è, come si crede generalmente, un movimento puramente reazionario, ma costituisce un amalgama tra emozioni ribelli e idee sociali reazionarie.
Se per rivoluzione si intende la ribellione razionale contro condizioni insopportabili nella società umana, la volontà razionale di "andare a fondo a tutte le cose" ("radicale" – "radix" – "radice") e di migliorarle, allora il fascismo non è mai rivoluzionario. Non vi è dubbio che esso può fare la sua comparsa ammantato di sentimenti rivoluzionari. Ma non si chiamerà rivoluzionario quel medico che combatte con sfrenate imprecazioni una malattia, ma al contrario quello che con calma, coraggiosamente e coscienziosamente, cerca e combatte le cause della malattia. La ribellione fascista nasce sempre laddove una emozione rivoluzionaria viene trasformata in illusione per paura della verità.
Il fascismo, nella sua forma piú pura, è la somma di tutte le reazioni irrazionali del carattere umano medio. Il sociologo ottuso, a cui manca il coraggio di riconoscere il ruolo predominante della irrazionalità nella storia dell’umanità, considera la teoria fascista della razza soltanto un interesse imperialistico, per dirla con parole piú blande, un "pregiudizio". Lo stesso dicasi per il politico irresponsabile e retorico. L’intensità e la vasta diffusione di questi "pregiudizi razziali" sono la prova che essi affondano le loro radici nella parte irrazionale del carattere umano. La teoria della razza non è una creazione del fascismo. Al contrario: il fascismo è una creazione dell’odio razziale e la sua espressione politicamente organizzata. Di conseguenza esiste un fascismo tedesco, italiano, spagnolo, anglosassone, ebreo ed arabo. L’ideologia razziale è una tipica espressione caratteriale biopatica dell’uomo orgasticamente impotente.
Il carattere sadico-pervertito dell’ideologia razziale tradisce la sua natura anche nel suo atteggiamento di fronte alla religione. Si dice che il fascismo sarebbe un ritorno al paganesimo e il nemico mortale della religione. Ben lungi da ciò, il fascismo è l’estrema espressione del misticismo religioso. Come tale si manifesta sotto una particolare forma sociale. Il fascismo appoggia quella religiosità che nasce dal pervertimento sessuale, e trasforma il carattere masochista della religione della sofferenza dell’antico patriarcato in una religione sadica. Di conseguenza traspone la religione dall’aldilà della filosofia della sofferenza nell’aldiqua dell’omicidio sadico.
La mentalità fascista è la mentalità dell’"uomo della strada" mediocre, soggiogato, smanioso di sottomettersi ad un’autorità e allo stesso tempo ribelle. Non è casuale che tutti i dittatori fascisti escano dalla sfera sociale del piccolo uomo della strada reazionario. Il grande industriale e il militarista feudale approfittano di questa circostanza sociale per i propri scopi, dopo che questi si sono sviluppati nell’ambito della generale repressione vitale. La civiltà meccanicistica ed autoritaria raccoglie, sotto la forma di fascismo, solo dal piccolo borghese represso ciò che da secoli ha seminato, come mistica mentalità del caporale di giornata e automatismo fra le masse degli uomini mediocri e repressi. Questo piccolo borghese ha copiato fin troppo bene il comportamento del grande e lo riproduce in modo deformato e ingigantito. Il fascista è il sergente del gigantesco esercito della nostra civiltà profondamente malata e altamente industrializzata. Non si può far vedere impunemente all’uomo comune il grande tam tam dell’alta politica: il piccolo sergente ha superato il generale imperialista in tutto: nella musica di marcia, nel passo dell’oca, nel comandare e nell’obbedire, nella mortale paura di dover pensare, nella diplomazia, nella strategia e nella tattica, nelle divise e nelle parate, nelle decorazioni e nelle medaglie. Un uomo come l’imperatore Guglielmo si rivelò in tutte queste cose un miserabile dilettante rispetto a Hitler figlio di un funzionario e morto di fame. Quando un generale "proletario" si copre il petto da ambo le parti con medaglie, e perché no, dalla gola fino all’ombelico, dimostra cosí al piccolo uomo comune che non intende essere da meno del "vero" e grande generale.
Solo dopo aver studiato a fondo e per anni il carattere del piccolo uomo comune represso, e le cose come si svolgono realmente dietro le quinte, è possibile comprendere su quali forze poggia il fascismo.
Nella ribellione delle masse di animali umani maltrattati contro le insignificanti cortesie del falso liberalismo (non intendo il vero liberalismo e la vera tolleranza) apparve lo strato caratteriale delle pulsioni secondarie.
Non è possibile rendere inoffensivo l’energumeno fascista se lo si cerca, a seconda della congiuntura politica, soltanto nel tedesco o nell’italiano e non anche nell’americano o nel cinese; se non lo si rintraccia nel proprio essere; se non si conoscono le istituzioni sociali che lo covano ogni giorno.
Si può battere il fascismo soltanto se lo si affronta obiettivamente e praticamente con una approfondita conoscenza dei processi vitali. Nessuno è capace di imitarlo in fatto di manovre politiche, abilità nel destreggiarsi nei rapporti diplomatici, e organizzazione delle parate. Ma non sa rispondere a questioni vitali pratiche, perché vede tutto nell’immagine riflessa dell’ideologia e sotto forma della divisa dello stato.
Quando un carattere fascista di qualsiasi colorazione si mette a predicare "l'onore della nazione" (anziché l’onore dell’uomo) o a la salvezza della sacra famiglia e della razza" (anziché la comunità dell’umanità che lavora); quando monta in superbia e quando dalla sua bocca non escono che slogans, allora gli si chieda pubblicamente, e con la massima calma e semplicità:
"Che cosa fai praticamente per dar da mangiare alla nazione senza assassinare altre nazioni? Che cosa fai come medico contro le malattie croniche, che cosa fai come educatore per favorire la gioia di vivere dei bambini, che cosa fai come economista contro la miseria, che cosa fai come assistente sociale contro il logoramento delle madri con tanti figli, che cosa fai come costruttore per sviluppare l’igiene delle abitazioni? Ora, cerca di non parlare a vanvera e cerca di dare una risposta concreta e pratica, altrimenti tieni chiuso il becco!"
Da ciò consegue che il fascismo internazionale non potrà mai essere battuto con manovre politiche. Soccomberà alla naturale organizzazione del lavoro, dell’amore e del sapere su scala internazionale.
Il lavoro, l'amore e il sapere della nostra società non hanno ancora il potere di determinare l’esistenza umana. Piú ancora, queste grandi forze del principio vitale positivo non sono consapevoli della loro immensità, della loro insostituibilità e della loro determinante importanza per l’esistenza sociale. Per questo motivo la società umana si trova oggi, un anno dopo la vittoria militare sui partiti fascisti, ancora piú vicina all’orlo dell’abisso. Il crollo della nostra civiltà sarà inarrestabile se i responsabili del lavoro, gli scienziati di tutte le ramificazioni vitali (e non mortali) e i donatori e i beneficiari dell’amore naturale tarderanno a rendersi conto della loro gigantesca responsabilità.
Ciò che è vivo può esistere senza il fascismo, ma il fascismo non può vivere senza ciò che è vivo. Il fascismo è il vampiro avvinghiato al corpo dei viventi che sfoga i suoi impulsi omicidi quando l’amore si ridesta in primavera invocando la naturale realizzazione.
"La libertà umana e sociale, l'autogoverno della nostra vita e della vita dei nostri discendenti si realizzerà in modo pacifico o violento?". Nessuno è in grado di dare una risposta a questa angosciosa domanda.
Ma chi conosce le funzioni vitali nell’animale, nel neonato, nel lavoratore dedito alla propria attività, sia che si tratti di un meccanico, di un ricercatore o di un artista, cessa di pensare servendosi di concetti che sono stati creati dalle malefatte dei partiti. Ciò che è vivo non può "prendere il potere con la violenza" perché non saprebbe che farsene del potere. Forse questa conclusione significa che la vita sarà per sempre vittima e martire del gangsterismo politico e che il politicante continuerà a succhiare per sempre il suo sangue? Questa conclusione sarebbe errata.
In quanto medico il mio compito è quello di guarire le malattie. In quanto ricercatore devo svelare processi naturali sconosciuti. Se mi si presentasse un cialtrone politico per costringermi ad abbandonare i miei malati e il mio microscopio, non mi farei disturbare, ma lo butterei fuori dalla porta, qualora non se ne andasse di sua spontanea volontà. Il fatto di dover ricorrere alla violenza per difendere il mio lavoro e i miei studi sulla vita umana dagli intrusi non dipende da me o dal mio lavoro, ma dal grado di impudenza dell’intruso. Proviamo a immaginare ora che tutti quelli che svolgono una attività che investe la vita umana riconoscano in tempo utile il cialtrone politico. Non agirebbero diversamente. Forse questo esempio semplificato può dare una risposta parziale alla domanda sul modo con cui prima o poi dovrà essere difesa la vita contro gli intrusi e i distruttori.
Prefazione alla III edizione del 1932
Schlangenbader Straße 87, Berlin-Wilmersdorf, Germany |
"L'essere vivente mella sua continua interazione con l'ambiente circostante vive pienamente la verità nella misura in cui essa è aderente ai suoi bisogni o, il che è lo stesso, con la sua possibilità di influenzare l'ambiente per soddisfare i bisogni naturali. La verità, quindi, è una funzione naturale, proprio come camminare e correre, come cacciare l'orso per un esquimese, come cercare le tracce del nemico per un pellerossa"
Museum at Reich summer residence, Rangeley, Franklin County, Maine, USA |
Listen, Little Man!
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Interludio Tao,
maestri Tao
i grandi processi del Tao - III
I GRANDI PROCESSI STOCASTICI.
4. IL CONTROLLO GENETICO DEL CAMBIAMENTO SOMATICO.
Un altro aspetto della comunicazione tra i geni e dello sviluppo del fenotipo viene alla luce quando ci interroghiamo sul controllo genetico del cambiamento somatico.
Certamente vi è "sempre" un contributo genetico a tutti gli eventi somatici. Il mio ragionamento è il seguente: se un uomo al sole si abbronza, possiamo dire che si tratta di un cambiamento somatico indotto dall'esposizione a una luce avente lunghezze d'onda opportune, e così via. Se in seguito egli si ripara dal sole, perde l'abbronzatura e se è biondo recupera il suo aspetto roseo. Se poi si espone di nuovo al sole, torna ad abbronzarsi. E così via. L'uomo cambia colore quando si espone al sole, ma la sua "capacità" di cambiare in questo modo non è influenzata dal suo esporsi o sottrarsi al sole - almeno, così credo io.
Ma è concepibile (e nei processi più complessi dell'apprendimento è un dato di fatto) che la "capacità" di conseguire certi cambiamenti somatici sia oggetto di apprendimento. E' come se l'uomo fosse in grado di accrescere o ridurre la propria capacità di abbronzarsi al sole. In questo caso, la capacità di conseguire questo metacambiamento potrebbe essere completamente controllata da fattori genetici. Oppure è concepibile che possa esistere a sua volta una capacità di "cambiare la capacità di cambiare". E così via. Ma in nessun caso reale è possibile che la serie dei passaggi sia infinita.
Ne segue che la serie deve sempre terminare nel genoma e sembra probabile che nella maggior parte dei casi di apprendimento e di cambiamento somatico il numero dei livelli di controllo somatico sia piccolo. Possiamo apprendere e apprendere ad apprendere e forse apprendere ad apprendere ad apprendere. Ma probabilmente la successione finisce qui.
Sulla base di queste considerazioni non ha senso chiedersi se una certa caratteristica di un dato organismo sia determinata dai suoi geni o dal cambiamento somatico o dall'apprendimento. Non vi è alcuna caratteristica fenotipica che non sia influenzata dai geni.
Sarebbe più corretto chiedersi: a quale livello di tipo logico il comando genetico agisce nella determinazione di quella caratteristica? La risposta a questa domanda avrà sempre la forma seguente: a un livello logico "più alto" di quello della capacità osservata nell'organismo di conseguire l'apprendimento o il cambiamento corporeo tramite un processo somatico.
Il mancato riconoscimento dei diversi tipi logici del cambiamento genetico e di quello somatico fa sì che quasi tutti i confronti di 'genio', 'doti' ereditarie e simili degenerino in assurdità.
Un altro aspetto della comunicazione tra i geni e dello sviluppo del fenotipo viene alla luce quando ci interroghiamo sul controllo genetico del cambiamento somatico.
Certamente vi è "sempre" un contributo genetico a tutti gli eventi somatici. Il mio ragionamento è il seguente: se un uomo al sole si abbronza, possiamo dire che si tratta di un cambiamento somatico indotto dall'esposizione a una luce avente lunghezze d'onda opportune, e così via. Se in seguito egli si ripara dal sole, perde l'abbronzatura e se è biondo recupera il suo aspetto roseo. Se poi si espone di nuovo al sole, torna ad abbronzarsi. E così via. L'uomo cambia colore quando si espone al sole, ma la sua "capacità" di cambiare in questo modo non è influenzata dal suo esporsi o sottrarsi al sole - almeno, così credo io.
Ma è concepibile (e nei processi più complessi dell'apprendimento è un dato di fatto) che la "capacità" di conseguire certi cambiamenti somatici sia oggetto di apprendimento. E' come se l'uomo fosse in grado di accrescere o ridurre la propria capacità di abbronzarsi al sole. In questo caso, la capacità di conseguire questo metacambiamento potrebbe essere completamente controllata da fattori genetici. Oppure è concepibile che possa esistere a sua volta una capacità di "cambiare la capacità di cambiare". E così via. Ma in nessun caso reale è possibile che la serie dei passaggi sia infinita.
Ne segue che la serie deve sempre terminare nel genoma e sembra probabile che nella maggior parte dei casi di apprendimento e di cambiamento somatico il numero dei livelli di controllo somatico sia piccolo. Possiamo apprendere e apprendere ad apprendere e forse apprendere ad apprendere ad apprendere. Ma probabilmente la successione finisce qui.
Sulla base di queste considerazioni non ha senso chiedersi se una certa caratteristica di un dato organismo sia determinata dai suoi geni o dal cambiamento somatico o dall'apprendimento. Non vi è alcuna caratteristica fenotipica che non sia influenzata dai geni.
Sarebbe più corretto chiedersi: a quale livello di tipo logico il comando genetico agisce nella determinazione di quella caratteristica? La risposta a questa domanda avrà sempre la forma seguente: a un livello logico "più alto" di quello della capacità osservata nell'organismo di conseguire l'apprendimento o il cambiamento corporeo tramite un processo somatico.
Il mancato riconoscimento dei diversi tipi logici del cambiamento genetico e di quello somatico fa sì che quasi tutti i confronti di 'genio', 'doti' ereditarie e simili degenerino in assurdità.
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venerdì 14 giugno 2013
il Tao della programmazione: Libro 7 - Saggezza Corporativa
Geoffrey James, 1987 |
Libro 7 - Saggezza Corporativa
Così parlò il maestro programmatore:
"Potete mostrare un programma a un dirigente, ma non potete renderlo un esperto di computer."
"Potete mostrare un programma a un dirigente, ma non potete renderlo un esperto di computer."
7.1
Un allievo chiese al maestro: "A oriente c'è una grande struttura ad albero che gli uomini chiamano `Sede della Ditta'. E' dilatata e sformata con vicepresidenti e contabili. Pubblica una moltitudine di promemoria, ognuno dei quali dice 'Andate là!' o 'Venite qua!' e nessuno sa cosa vogliono dire. Ogni anno vengono aggiunti nuovi nomi sui rami, ma tutti di nessuna utilità. Come può esistere un'entità così innaturale?"
Il maestro rispose: "Tu percepisci questa immensa struttura e sei disturbato dal fatto che non ha uno scopo razionale. Non riesci a trarre sollazzo dalle sue infinite giravolte? Non godi della facilità di programmare senza problemi sotto i suoi ospitevoli rami? Perchè la sua inutilità ti infastidisce?"
Il maestro rispose: "Tu percepisci questa immensa struttura e sei disturbato dal fatto che non ha uno scopo razionale. Non riesci a trarre sollazzo dalle sue infinite giravolte? Non godi della facilità di programmare senza problemi sotto i suoi ospitevoli rami? Perchè la sua inutilità ti infastidisce?"
7.2
A oriente c'è uno squalo che è più grande di tutti gli altri pesci. Si trasforma in un uccello le cui ali sono come nuvole che riempiono il cielo. Quando quest'uccello si muove da un capo all'altro della terra, porta un messaggio dalla Sede della Ditta. Questo messaggio lo fa cadere tra la moltitudine dei programmatori, come un gabbiano che lascia il suo marchio sulla spiaggia. Poi l'uccello monta in groppa al vento, e, con il cielo azzurro alle spalle, ritorna a casa.
Il programmatore novizio fissa meravigliato l'uccello, perchè non lo capisce. Il programmatore medio teme l'attivo dell'uccello, perchè ha paura del suo messaggio. Il programmatore esperto continua a lavorare al terminale, perchè non sa che l'uccello è venuto e andato via.
Il programmatore novizio fissa meravigliato l'uccello, perchè non lo capisce. Il programmatore medio teme l'attivo dell'uccello, perchè ha paura del suo messaggio. Il programmatore esperto continua a lavorare al terminale, perchè non sa che l'uccello è venuto e andato via.
7.3
Il Mago della Torre d'Avorio portò la sua ultima invenzione dal maestro programmatore perchè la esaminasse. Il mago fece entrare una grande scatola nera nell'ufficio del maestro, mentre il maestro aspettava in silenzio.
"Questa è una workstation multiuso integrata e distribuita", iniziò il mago, "progettata ergonomicamente con un sistema operativo proprietario, linguaggi di sesta generazione, e numerose interfacce utente ultramoderne. Ai miei assistenti sono state necessarie diverse centinaia di anni-uomo per costruirla. Non è stupefacente?"
Il maestro sollevò leggermente le sopracciglia. "E' davvero stupefacente, disse.
"La Sede della Ditta ha ordinato", continuò il mago, "che tutti usino questa workstation come piattaforma per i nuovi programmi. Siete d'accordo?"
"Certamente", rispose il maestro, "La farò trasportare al centro dati immediatamente!" E il mago tornò alla sua torre, molto compiaciuto.
Diversi giorni dopo, un novizio entrò nell'ufficio del maestro programmatore e disse, "Non riesco a trovare il listato per il mio nuovo programma. Sa dove potrebbe essere?"
"Sì", rispose il maestro, "i listati sono impilati sulla piattaforma nel centro dati."
"Questa è una workstation multiuso integrata e distribuita", iniziò il mago, "progettata ergonomicamente con un sistema operativo proprietario, linguaggi di sesta generazione, e numerose interfacce utente ultramoderne. Ai miei assistenti sono state necessarie diverse centinaia di anni-uomo per costruirla. Non è stupefacente?"
Il maestro sollevò leggermente le sopracciglia. "E' davvero stupefacente, disse.
"La Sede della Ditta ha ordinato", continuò il mago, "che tutti usino questa workstation come piattaforma per i nuovi programmi. Siete d'accordo?"
"Certamente", rispose il maestro, "La farò trasportare al centro dati immediatamente!" E il mago tornò alla sua torre, molto compiaciuto.
Diversi giorni dopo, un novizio entrò nell'ufficio del maestro programmatore e disse, "Non riesco a trovare il listato per il mio nuovo programma. Sa dove potrebbe essere?"
"Sì", rispose il maestro, "i listati sono impilati sulla piattaforma nel centro dati."
7.4
Il maestro programmatore si muove da programma a programma senza paura. Nessun cambio di management può danneggiarlo. Non sarà licenziato, anche se il progetto è annullato. Perchè? E' tutt'uno con il Tao.
Il Tao della Programmazione: Libro 6
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