giovedì 1 aprile 2010

Gli ingredienti del Tao: la Struttura che Connette

Qual è la struttura che connette
il granchio con l’aragosta,
l'orchidea con la primula
e tutti quattro con me?
E me con voi?
E tutti noi con l’ameba da una parte
e lo schizofrenico dall’altra?


(Gregory Bateson, Mind and Nature: a necessary Unity, 1979)

Singolare figura di scienziato, quella che si pone questo tipo di domande e decisamente ancor più singolare colui che dedica la propria vita alla ricerca delle risposte. Gregory Bateson fu questo tipo di scienziato: insofferente verso ogni forma accademica, si dedicò a mettere a soqquadro le cose piuttosto che a ordinarle. Con il suo lavoro Bateson ci obbliga a ripensare il tutto, a mettere in relazione ciò che teoricamente non è corretto relazionare, ci porta verso una nuova e diversa visione delle cose. “Tracciare le linee di una ecologia della mente è porre le basi per una scienza che ancora non esiste come corpus organico di teoria o conoscenza” scrive in apertura di Verso un’ecologia della mente, la sua opera più conosciuta e apprezzata. Ed è appunto ciò che Bateson tenta di fare per tutta una vita: mettere sul tappeto questioni fra le più apparentemente lontane, come “la simmetria bilaterale di un animale, la disposizione strutturale delle foglie in una pianta, l’amplificazione successiva della corsa agli armamenti, le pratiche del corteggiamento, la natura del gioco, la grammatica di una frase, il mistero della evoluzione biologica e la crisi in cui oggi si trovano i rapporti fra uomo e ambiente”. È questo il fulcro, il cuore della ricerca di Bateson: il tentativo di scoprire, descrivere, sistematizzare la “struttura che connette”.
Poliedrica figura di studioso, si dedicò nel corso della vita a più discipline: biologia, antropologia, psicologia, etologia, così da fare di sé stesso l’autore di un pensiero singolarmente innovativo. La formazione di Bateson deve molto alla figura paterna. William Bateson fu un biologo molto conosciuto, a lui si deve tra l’altro il termine “genetica”. Gregory Bateson si laureò in scienze naturali e, come nelle migliori tradizioni, sulle orme di Darwin, raggiunse le Galapagos per suggellare il suo apprendistato da biologo. In seguito si dedicò all’antropologia e conobbe e sposò Margaret Mead con la quale condusse il lavoro sul campo nell’isola di Bali. Collaborò con la Langley Porter Neuropsychiatric Clinic di San Francisco per uno studio sulla comunicazione psichiatrica. Negli anni che seguirono approfondì gli studi sulla comunicazione, occupandosi in particolar modo del comportamento e della comunicazione di lontre e foche in contesti di gioco. Creò un proprio gruppo di lavoro con il quale elaborò la teoria del “doppio vincolo”. Le scoperte di questo gruppo, in particolare sulla comunicazione familiare e la genesi della schizofrenia si riveleranno molto importanti e ispireranno più di una ricerca, ponendo le basi della Terapia Familiare Sistemica. Le sue vicissitudini lo sospinsero sino alle Haway dove si occupò del linguaggio dei delfini. Tutte queste esperienze lo portarono a maturare le sue idee e a condensarle in quel Verso un’ecologia della mente che gli porterà i primi riconoscimenti ufficiali. È dunque la sua formidabile capacità di mettere in relazione i vari campi oggetto dei suoi di studi a farne una figura così eccezionale. Nel 1972 Bateson pubblicò il suo libro più famoso, Verso un’ecologia della mente, che tentava di ripensare la condizione umana. Vi aveva addensato gli studi di una vita, le sue riflessioni sulla schizofrenia, sulla comunicazione animale e umana e la cibernetica. È in questo libro che affronta quelli che saranno i temi del suo pensiero, un tentativo di delineare quella “struttura che connette” che è alla base di tutta la sua opera. Una ricerca che Bateson tenta di sistematizzare definitivamente in Mente e natura pubblicato nel 1979, pochi mesi prima della morte. Per Bateson ogni organismo biologico ha la capacità di conoscere, di pensare e di decidere. E se l’epistemologia è il modo in cui i singoli organismi viventi e gli insiemi degli organismi viventi conoscono, pensano e decidono, allora tutto è epistemologia, tutto è processo di conoscenza. Bateson ha dedicato la propria vita alla ricerca della struttura che connette l’uomo agli altri organismi viventi e gli organismi viventi all’ambiente.
Nemico di ogni rigido dualismo, si era sempre più convinto della centralità della relazione. Liquida Cartesio perché le sue asserzioni hanno “semplicemente mandato in frantumi l’universo in cui viviamo”. Per Bateson l’io non è separato dagli altri e dal contesto, tutto è interconnesso, interdipendente. L’uomo è parte del tutto, ne è una componente fondamentale, un tassello dell’universo biologico. E, come ogni parte di un sistema epistemologico e cibernetico, è in grado di influenzare tutto, ma non è in grado di controllare tutto. Assieme ad una serie di studiosi come Norbert Wiener, John von Neumann, Claude Shannon, Warren McCulloch ed altri da vita alle “Macy Conferences” e alla teoria cibernetica che tenta di spiegare il comportamento e la dinamica dei sistemi biologici complessi. Bateson è stato definito soprattutto un “suscitatore di idee”, ma fu anche l’autore di alcune scoperte concrete come la teoria del “doppio vincolo” che ha permesso di guardare in un altro modo al problema della schizofrenia.
Nell’ultima parte della sua vita, quando ormai era gravemente malato, scrisse, assieme a Mary Catherine, la figlia, Dove gli angeli esitano. L’unità della natura da lui asserita apriva il campo ad una serie di riflessioni che costituivano il territorio per antonomasia della religione. “Il suo pensiero”, scrisse la figlia, “era comprensibile forse solo con il genere di metafore a cui ci ha abituato la religione”. Ateo di formazione, Bateson si rese conto che si stava avventurando in un terreno pericoloso, nel quale era facile venire fraintesi. Ovvio che lo scienziato vi si avvicini con cautela, d’altro canto il suo lavoro l’aveva condotto a porsi interrogativi di fronte ai quali avvertiva di dovere mettere in campo una saggezza e un coraggio di tipo diverso da quello seguito sino a quel momento. Era ad una svolta sostanziale del proprio percorso di uomo e scienziato.

Liberamente adattato da un articolo di Luisa Sberlati
www.frameonline.it/Fuoricampo_Bateson.htm

Gli ingredienti del Tao: Global Dynamics Processes


Processo: rete di cambiamenti, interscambi, relazioni, attività o azioni collegate tra loro. Un processo avviene in, o definisce, un sistema (sistema o ambito di interazione), un insieme di entità (elementi del sistema) connesse tra di loro tramite reciproche relazioni visibili o definite dal suo osservatore. Nei sistemi denominati complessi gli elementi e le inter-relazioni tra loro appartengono a tipologie diverse, descrivibili o sintetizzabili, in livelli di sistema, o livelli di complessità. Allo stesso modo processi che avvengono in un sistema complesso sono descrivibili, o sintetizzabili, in livelli di complessità di processo. Il contesto di descrizione più allargato in cui avviene, o si applica, un processo è detto matrice del processo.

Dinamico: (contrapposto a statico); per sua natura ogni processo è intrinsecamente dinamico. Un processo statico è uno dove il numero e il tipo degli elementi interconnessi, il sistema di interazione, il tipo e il numero di interazioni sono definite e non cambiano.
Per processo dinamico si intende un processo dove il numero e il tipo di elementi interconnessi, il o i sistemi di interazione, il tipo e il numero di interazioni e i livelli di complessità di sistema e di processo variano in modo dinamico. Un caso particolare di processo dinamico è un metaprocesso, un processo di processi, dove gli elementi di interazione sono sia elementi di sistema, sistemi stessi e processi.

Globale: (contrapposto a locale e universale); un processo per cui il sistema di interazione è l’intero pianeta.

L’esempio massimo possibile di GDP, o meglio di UDP, è il Te del Tao, la realizzazione del Tao in questo universo, un …-meta-meta-meta-…-meta processo dinamico universale a infiniti livelli su infiniti sistemi e infiniti elementi che dura da circa 13 miliardi di anni e la cui matrice indescrivibile e inconoscibile è il Tao:


Senza nome è il principio
del Cielo e della Terra,
quando ha nome è la madre
delle diecimila creature.

giovedì 4 marzo 2010

Introduzione al Tao


La tesi di questo blog è che l’attuale periodo storico coincida con quello che nella mitologia indiana viene detto KaliYuga, un’era (Yuga) di distruzione e morte dominata dal demone induista Kali.

Le sorgenti del KaliYuga sono quelli che qui vengono denominati Processi Dinamici Globali (GDPs), processi a diversi livelli di complessità che interessano l’intero pianeta. Essi hanno avuto come presupposto le rivoluzioni sociali e scientifiche del 600 e 700, sono iniziati con la rivoluzione industriale dell’800, hanno avuto pieno sviluppo nel 900 e diventeranno irreversibili entro questo secolo.

I tre più importanti GDPs del KaliYuga, tra loro collegati, sono la crescita e la sovrappopolazione mondiale, l’esaurimento delle risorse ambientali e la distruzione dell’ecosistema terrestre.

Per la descrizione del KaliYuga vengono qui utilizzati due strumenti apparentementi agli antipodi come linguaggio e contesto culturale: il concetto di Struttura che Connette, proposto da Gregory Bateson negli anni 70, e il Tao Te Ching, il testo classico che viene considerato come una delle vette del pensiero cinese.

La Struttura che Connette è una meta-descrizione (descrizione di descrizioni) di meta-modelli (modelli di modelli) sviluppata nell’ambito del movimento cibernetico e sistemico del secondo dopoguerra e una delle idee fondamentali per i successivi sviluppi di seconda cibernetica.
Come tale è da ritenersi l’apice del pensiero scientifico moderno.

Il Tao Te Ching (Dao De Jing) è un testo breve di circa 5000 caratteri composto da 81 capitoli attribuito storicamente a Lao Tzu, che si ritiene nato intorno al 570 a.C., e al suo discepolo Chuang Tzu. In realtà si ritiene che sia stato composto da almeno cinque veggenti, di cui almeno due donne, in un periodo compreso tra il 700 e il 400 a.C.
E’ da considerarsi come uno tra i più grandi doni fatti all’umanità.

Il mito millenaristico della fine del mondo stà quindi diventando una realtà. La responsabilità diretta è dei cosidetti “uomini di potere”, preti e politici prima di tutti, poi dei dirigenti delle multinazionali, ma la vera responsabilità è di chi questo potere lo ha concesso, quindi di tutti noi.
Il paradosso tremendo di questa situazione mai avvenuta prima nella storia dell’umanità è che le conoscenze, tecnologie e processi che stanno portando al KaliYuga sono le stesse che potrebbero portare questo pianeta ad essere un vero paradiso, ma certamente non per i 7 miliardi di persone attuali, mentre per i 10 miliardi del 2040 sarà un inferno di sicuro.

prologo al Tao: primo salto quantico


Dietro ogni uomo oggi vivente stanno trenta spettri, poiché questo è il rapporto con il quale i morti superano il numero dei vivi. Dagli albori del tempo, grosso modo cento miliardi di esseri umani hanno camminato sul pianeta Terra.
Orbene, è questo un numero interessante, in quanto, per una coincidenza bizzarra, esistono approssimativamente cento miliardi di stelle nel nostro universo locale, la Via Lattea. Così, per ogni uomo che abbia vissuto, in questo universo splende una stella.



La siccità si protraeva ormai da dieci milioni di anni, e il regno delle terribili lucertole era finito da molto tempo. Lì, sull’Equatore, nel continente che un giorno sarebbe stato chiamato Africa, la lotta per la vita aveva raggiunto un nuovo diapason di ferocia, e il vincitore ancora non si intravedeva. In quella terra sterile e arida soltanto le creature piccole o fulminee o feroci potevano prosperare, o appena sperare di sopravvivere.
Colombo (Borella Kanattha) Cemetery, Colombo, Sri Lanka