giovedì 19 gennaio 2012

il mio Tao ti accompagnerà


E voglio che tu scelga un momento nel passato
in cui eri una bambina piccola piccola.

E la mia voce ti accompagnerà.

E la mia voce si muterà in quelle dei tuoi
genitori, dei tuoi vicini, dei tuoi amici, dei tuoi
compagni di scuola e di giochi, dei tuoi maestri.

E voglio che ti ritrovi seduta in classe, bambina
piccolina che si sente felice di qualcosa,
qualcosa avvenuto tanto tempo fa,
qualcosa tanto tempo fa dimenticato.

Negli anni 70 e 80 il mondo dell'establishment psichiatrico statunitense, ed in particolare i gruppi che stavano elaborando un modello della comunicazione umana, non poterono non essere largamente influenzati dal lavoro di un modesto psichiatra di Phoenix, AZ, che riceveva i pazienti in casa propria, li faceva attendere in salotto in mezzo ai suoi otto figli e otteneva in breve tempo risultati incredibili, se non "miracolosi".
Milton H. Erickson è considerato oggi il maggior ipnoterapista moderno e il suo lavoro è stato ampiamente documentato e studiato, particolarmente da Gregory Bateson e Margaret Mead - che avevano studiato l'induzione dello stato di trance in Bali negli anni 30 - e lo coinvolse come consulente per il suo progetto sulla comunicazione negli anni 50, e attraverso di lui conobbe Jay Haley, del gruppo di Bateson, e i fondatori della PNL Richard Bandler e John Grinder, che analizzarono a fondo le sue modalità di intervento nel loro primo lavoro di modellamento dell'interazione umana.























Un esempio del modo di lavorare di Erickson è il seguente:

Milton sta curando un alcolizzato. Il tizio era stato un asso della Prima Guerra Mondiale, e si era portato dietro un album di fotografie e ritagli di giornale; adesso però è un ubriacone. Mostra l'album a Milton, che lo prende e lo getta nel cestino, dicendo "questo non ha niente a che fare con lei". Poi scambiano qualche parola e Milton chiede come cominciano le sue bevute. "Beh", disse l'uomo, "mi preparo due boiler-maker e ne bevo uno mandandolo giù con una birra, poi bevo l'altro e sono partito".
"Molto bene", rispose Milton, "quando lascierà questo ufficio vada al bar più vicino e chieda due bicchieri di whisky, e prima di bere il primo dica: Lo dedico a quel bastardo di Milton Erickson, che soffochi nel suo stesso sputo. Poi prenda il secondo e dica: Lo dedico a quel bastardo di Milton Erickson, che vada a marcire all'inferno. Buonanotte."
(cit. in Bateson e Brown, 1975)

Una delle cose più degne di nota di Erickson è il modo in cui entra nel mondo esperienziale del cliente e lo modifica in modo che possa attingere alle sue proprie risorse. In questo intervento Erickson colloca il bere dell'individuo entro il contesto del "bastardo" che ha gettato via i suoi ricordi; da quel momento l'uomo non potrà mai più bere un goccio senza provare collera "per quel bastardo di Milton Erickson", fornendogli una nuova risorsa per aiutarlo ad affrontare il suo problema.

Tutta l'opera di Erickson dimostra come interazioni così complesse non possano essere spiegate semplicemente in termini di un realismo ingenuo (la realtà è tutta "fuori") né in termini di un solipsismo ingenuo (la realtà è tutta "dentro").

Le capacità e il talento di Erickson gli derivarono dalla sua particolare storia personale segnata da moltiplici handicap. Figlio di agricoltori del Mid West, fin dalla nascita fu affetto da cecità cromatica (daltonismo), dislessia e mancanza del ritmo, e nel corso della sua vita fu colpito due volte da poliomelite. La prima, all'età di 17 anni, fu molto grave: dopo essere uscito dal coma rimase paralizzato. Quella notte ebbe quella che definì "un'esperienza auto-ipnotica", come descritto in questa brano con Ernest L. Rossi, uno dei suoi principali collaboratori:

E: Mentre giacevo a letto quella notte, ho sentito i tre medici dire ai miei genitori nell'altra stanza che il loro ragazzo sarebbe morto la mattina. Ho provato un'intensa rabbia che chiunque dicesse a una madre che suo figlio sarebbe morto entro la mattina. Mia madre poi entrò con un viso sereno come si può. Le chiesi di spostare la credenza, spingerla contro il lato del letto in un angolo. Lei non capiva il perché, ha pensato che deliravo. Parlare mi era difficile. Ma in quell'angolo, in virtù dello specchio sul comò, potevo vedere attraverso la porta, attraverso la finestra a ovest nell'altra stanza. Ero dannato se sarei morto senza vedere più un altro tramonto. Se avessi avuto qualsiasi abilità nel disegno, avrei ancora potuto disegnare quel tramonto.
R: La tua rabbia e la voglia di vedere un altro tramonto è stato un modo in cui ti sei mantenuto in vita attraverso quel giorno critico nonostante le previsioni dei medici. Ma perché la chiami un'esperienza autoipnotica?
E: Ho visto quel tramonto vasto che copriva tutto il cielo. Ma so che c'era anche un albero lì fuori dalla finestra, ma l'ho tagliato fuori.
R: L'hai tagliato fuori? E' stata quella percezione selettiva che ti permette di dire che eri in uno stato alterato?
E: Sì, non lo ha fatto coscientemente. Ho visto tutti il tramonto, ma non ho visto il recinto e il grande masso che vi si trovavano. Ho rimosso tutto, tranne il tramonto. Dopo aver visto il tramonto, ho perso conoscenza per tre giorni. Quando finalmente mi sono svegliato ho chiesto a mio padre perché avessero tolto quella recinzione, alberi e massi. Non mi rendevo conto che li avevo cancellati quando ho fissato la mia attenzione così intensamente sul tramonto. Poi, come ho recuperato e mi resi conto della mia mancanza di abilità, mi chiesi come avrei fatto a guadagnarmi da vivere. Avevo già pubblicato un articolo su una rivista agricola nazionale, "Perché i giovani lasciano la fattoria". Non avevo più la forza di essere un contadino, ma forse avrei potuto farcela come medico.

Recuperando, ancora quasi interamente costretto a letto e incapace di parlare, diventò fortemente consapevole del significato della comunicazione non verbale - linguaggio del corpo, tono della voce e il modo in cui queste espressioni non verbali spesso  contraddiscano  direttamente quelle verbali.

"Ho avuto la polio ed ero totalmente paralizzato, e l'infiammazione era così grande che ebbi anche una paralisi sensoriale. Potevo muovere gli occhi e il mio udito era intoccato. Diventai molto solo a letto, incapace di muovere qualsiasi cosa, tranne i miei occhi. Sono stato messo in quarantena nella fattoria con sette sorelle, un fratello, due genitori, e un'infermiera. E come avrei potuto intrattenermi? Ho iniziato a guardare le persone e il mio ambiente. Ho imparato presto che le mie sorelle potevano dire "no" quando volevano dire "si". E che potevano dire "si" e "no" allo stesso tempo. Potevano offrire a un'altra sorella una mela e poi riprendersela. E iniziai a studiare il linguaggio non verbale e il linguaggio del corpo. Ho avuto una sorellina piccola che stava cominciando a imparare a strisciare. Avrei dovuto imparare a stare in piedi e camminare. E si può immaginare con quale intensità ho guardato la mia sorellina crescere dallo strisciare allo stare in piedi."


"Le persone non sanno come si legge.
Non sanno come si ascolta.
Tendono a sentire ciò che vogliono sentire,
a pensare ciò che vogliono pensare,
a capire ciò che vogliono capire.
Tendono a far rientrare ciò che ascoltano e leggono
nello schema di riferimentodella loro esperienza,
e questo non è certamente il modo di fare psicoterapia.
Occorre ascoltare il paziente.
Occorre capire il paziente"

"Se i pazienti sono abbastanza intelligenti da dire
cose ad un livello e intenderne molte altre, anche
gli psicoterapeuti possono essere altrettanto
intelligenti da dire una cosa e intenderne
simultaneamente molte altre con un diretto valore terapeutico''


"E nello stato di trance puoi lasciare che la tua mente
inconscia passi in rassegna il vasto deposito di cose che
hai appreso, che hai appreso nel corso della tua vita.
Ci sono molte cose che hai imparato senza saperlo.
E molte delle conoscenze che ritenevi importanti a
livello conscio sono scivolate nella tua mente inconscia."


"Sono stata cacciata via. Mi capita sempre. Il mio
capo ufficio mi strapazza. Ricevo degli insulti e
piango sempre. Oggi mi ha urlato: 'Stupida! Stupida!
Fuori di qui! Fuori!'. Ed eccomi qui".
Le ho detto con estrema coscienza e serietà:
"Perché non gli dice che bastava che lui glielo
facesse sapere e lei avrebbe lavorato volentieri in un
modo ancora più stupido! ".
È rimasta perplessa, sconcertata e sbigottita, poi è
scoppiata in una risata. Il resto del colloquio si è
svolto bene, con risate improvvise in genere
all'indirizzo di se stessa.


Comprendere il cliente significa coglierne le
reali motivazioni ed ascoltare anche quello
che “non sta dicendo, quando invece
dovrebbe farlo". Dunque il non-dire e il non-fare
come segni da decifrare ed utilizzare in
chiave terapeutica: "io non credo a tutto
quello che mi dice un paziente"




 "Erickson ha affrontato da solo l'establishment
psichiatrico, e l'ha sconfitto.
Ma loro ancora non lo sanno..."
Sidney Rosen, introduzione a "La mia voce ti accompagnerà"

Erikson si interessò in particolare ai metodi naturalistici (senza induzione formale), che lo portò a utilizzare l'ipnosi in modo creativo non più cioè come una serie di rituali standard ma come un particolare stile comunicativo e una particolare "situazione comunicativa relazionale".
Milton era capace di indurre una trance a partire da racconti, reminiscenze, episodi della sua vita o altre strane storie e fatti inconsueti che apparentemente non avevano nulla a che fare con il problema specifico del paziente.
Il paziente stava lì, ascoltava – a volte rapito a volte annoiato – questi strani monologhi, e poi veniva congedato senza accorgersi che era entrato e uscito spontaneamente dalla trance più volte.
(Jay Haley, Terapie non comuni)

La strategia ericksoniana passa attraverso differenti fasi:

1. Ricalco della mente cosciente, in quanto le tecniche di induzione Ericksoniane si possono applicare solo quando si è instaurato un rapporto (fiducia).
"Il compito terapeutico diviene un problema di utilizzazione intenzionale della sintomatologia nevrotica per andare incontro ai bisogni unici del paziente."
2. Distrazione della mente cosciente (induzione).
3. Guida della mente inconscia (utilizzazione) per creare una comunicazione diretta tra la mente inconscia e quella conscia al fine di attingere alle risorse.
4. Ipnosi progressiva e de-induzione. Alla fine l’Io cosciente ha acquisito una risorsa in più (ampliamento della mappa individuale).

Milton Hyland Erickson
(5 December 1901 – 25 March 1980)
http://www.erickson-foundation.org/

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