giovedì 13 giugno 2013

Tao cancrizzante


J.S. Bach, Musicalisches Opfer, Canone 1 a 2, 1747.
Animazione creata in POV-Ray da Jos Leys.
Musica eseguita da xantox con Clavicembalo fiammingo; manuale superiore.
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Una mattina, mentre stanno passeggiando nel parco,
Achille e la Tartaruga si incontrano per caso

Tartaruga: Buongiorno, Achille.
Achille: Altrettanto!
Tartaruga: Che piacere incontrarla.
Achille: Lei fa eco ai miei pensieri.
Tartaruga: Oggi è una giornata perfetta per una passeggiata. Penso che tornerò a casa a piedi.
Achille: Davvero? Credo che faccia molto bene passeggiare.
Tartaruga: Tra parentesi, lei sembra in forma smagliante in questi giorni devo dire.
Achille: Grazie.
Tartaruga: Di niente. Ma ecco: gradisce uno dei miei sigari? È un toscano, un po’ forte, ma…
Achille: Lei mi stupisce con questi suoi gusti! In questo campo i contributi olandesi sono di qualità decisamente superiore, non le pare?
Tartaruga: Non sono d’accordo con lei. Ma a proposito di gusti, qualche giorno fa, in una galleria, ho visto finalmente il Canone cancrizzante di M.C.Escher, il suo artista preferito, ed ho ammirato moltissimo la sua bellezza e l’arte raffinata con cui l’autore ha saputo intrecciare un unico tema con se stesso, sviluppandolo simultaneamente in avanti e all’indietro. Ma temo che continuerò a ritenere Bach superiore ad Escher.
Achille: Non so. Ma una cosa è certa: non do peso a questioni di gusto. Disputandum non est de gustibus.
Tartaruga: Oh! Ma guardi questo fiore, le piace? Mi sembra una strana margherita.
Achille: Ad essere precisi appartiene alla famiglia delle viole.
Tartaruga: A me sembra che sia più o meno la stessa cosa. Mi faccia capire meglio, per favore.
Achille: Viole no? C’è una bella differenza.
Tartaruga: Capisco. Ma mi dica, lei suona la chitarra?
Achille: È un mio caro amico che qualche volta l’ha suonata. Ma lei non riuscirebbe a farmi toccare una chitarra neanche con un toscano lungo tre metri.

(Improvvisamente, come dal nulla, appare il Granchio, saltellando tutto eccitato e indicandosi un occhio vistosamente nero)

granChio: Salve, salve, che succede? Che cosa c’è di nuovo? Guardate qui che botto, quest’occhio tutto rotto, che mi ha fatto un iroso giovanotto. Hoo! E in una giornata così bella. Vedete, io stavo ciondolando per il parco, quando s’avanza questo gigante toscano, un buttero d’aspetto animalesco che suonava lento il liuto. Era alto tre metri, se non ho le traveggole. Mi dirigo verso il giovanotto, mi impettisco quanto posso, il mio occhio arriva appena al suo ginocchio, e gli faccio: “Mi scusi signore, ma perchè s’aggira per il nostro parco attoscando l’aria col suo suono lutolento?”. Oh, non l’avessi mai detto! Un essere completamente privo di spirito; o forse era ubriaco, chissà! Perde il controllo e… pah! mi colpisce giusto nell’occhio. Fosse dipeso dalla mia natura, avrei accettato volentieri di sgranchirmi un po’ le ossa, ma nel rispetto dell’onorata tradizione della mia specie, ho indietreggiato. Dopotutto quando noi avanziamo, indietreggiamo. È un vizio incallito, non posso farci niente. Guardate pe esempio come scrivo il mio nome: prima scrivo la seconda sillaba, poi torno indietro per scrivere la prima! Vedete infatti dove metto la maiuscola? È nei nostri geni, sapete, girarci in tondo. Io mi sono sempre chiesto – ora mi torna in mente – “Cosa è venuto prima, il granChio o il Gene?”, vale a dire “Cosa è venuto dopo il Gene o il granChio?”. Io muovo ogni cosa in un eterno girotondo, sapete. È nei nostri geni, dopotutto. Quando indietreggiamo, avanziamo. Ahimè, ohibò! Io devo andar per la mia via felice, come un simil giorno inver s’addice. Cantate “Hoo” per la vita di un granChio! TATA! Olè!

(E scompare così come è apparso)
Tartaruga: È un mio caro amico, che qualche volta è un po’ suonato. Ma lei non riuscirebbe a farmi toccare un toscano lungo tre metri neanche con una chitarra.
Achille: Capisco. Ma mi dica, lei suona la chitarra?
Tartaruga: Violino. C’è una bella differenza.
Achille: A me sembra più o meno la stessa cosa. Mi faccia capire meglio, per favore.
Tartaruga: Ad essere precisi appartiene alla famiglia delle viole.
Achille: Oh! Ma guardi questo fiore, le piace? Mi sembra una strana margherita.
Tartaruga: Non so. Ma una cosa è certa: non do peso a questioni di gusto. Disputandum non est de gustibus.
Achille: Non sono d’accordo con lei. Ma a proposito di gusti, qualche giorno fa, a un concerto, ho ascoltato finalmente il Canone cancrizzante di J.S.Bach, il suo compositore preferito, e ho ammirato moltissimo la sua bellezza e l’arte raffinata con cui l’autore ha saputo intrecciare un unico tema con se stesso, sviluppandolo simultaneamente in avanti e all’indietro. Ma temo che continuerò a ritenere Escher superiore a Bach.
Tartaruga: Lei mi stupisce con i suoi gusti! In questo campo i contributi olandesi sono di qualità decisamente inferiore, non le pare?
Achille: Per niente. Ma, ecco: gradisce uno dei miei sigari? Non è forte come un toscano, ma…
Tartaruga: Grazie.
Achille: Tra parentesi, lei sembra in forma smagliante in questi giorni, devo dire.
Tartaruga: Davvero? Credo che faccia molto bene passeggiare.
Achille: Oggi è una giornata perfetta per una passeggiata. Penso che tornerò a casa a piedi.
Tartaruga: Lei fa eco ai miei pensieri.
Achille: Che piacere incontrarla.
Tartaruga: Altrettanto!
Achille: Buongiorno, signorina T.
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Percorsi Strani

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