I GRANDI PROCESSI STOCASTICI.
8. PROCESSI STOCASTICI, DIVERGENTI E CONVERGENTI.
Molto tempo fa, Ross Ashby osservò che nessun sistema (un calcolatore‚ un organismo) può produrre alcunché di "nuovo" a meno che non contenga una sorgente di casualità. Nel calcolatore si tratterà di un generatore di numeri casuale che assicurerà che la 'ricerca', le mosse per tentativi ed errori della macchina, arrivino a coprire tutte le possibilità dell'insieme da esplorare.
In altre parole, tutti i sistemi innovativi o "creativi" sono "divergenti"; viceversa, le sequenze di eventi prevedibili sono "ipso facto", convergenti.
Ciò non significa, per inciso, che tutti i processi divergenti siano stocastici: per esserlo il processo non solo ha bisogno di un accesso alla casualità, ma anche di un comparatore interno, che nell'evoluzione prende il nome di “selezione naturale” e nel pensiero quello di “preferenza” o “rinforzo”.
Può anche darsi che agli occhi dell'eternità, che vede tutto in un contesto cosmico ed eterno, "tutte" le sequenze di eventi diventino stocastiche. Agli occhi dell'eternità, o anche a quelli del paziente e compassionevole santo taoista, può esser chiaro che per dirigere il sistema totale non è necessaria alcuna preferenza ultima. Ma noi viviamo in una regione limitata dell'universo, e ciascuno di noi esiste in un tempo limitato. Per noi il divergente è reale ed è una sorgente potenziale di disordine oppure di innovazione.
Talvolta ho addirittura il sospetto che, benché‚ prigionieri dell'illusione, noi, con le nostre scelte e preferenze, lavoriamo per il taoista, mentre lui se ne sta comodamente seduto. (Mi viene in mente quel mitico poeta che era anche un obiettore di coscienza e che proclamava: “Io sono la civiltà per la quale si stanno battendo gli altri”. Forse aveva ragione, in un certo senso?).
Comunque sia, la nostra esistenza si svolge, a quanto pare, in una biosfera limitata, la cui propensione principale è determinata da due processi stocastici combinati. Un tale sistema non può restare a lungo senza cambiare; ma il "ritmo" del cambiamento è limitato da tre fattori:
a) La barriera di Weissmann tra il cambiamento somatico e quello genetico, discussa in questo capitolo al paragrafo 1, impedisce che le modifiche somatiche di adattamento diventino sconsideratamente irreversibili.
b) In ciascuna generazione la riproduzione sessuata garantisce che il programma del D.N.A. degli individui nuovi non sia in violento contrasto con quello dei vecchi; si tratta di una forma di selezione naturale che agisce a livello del D.N.A., qualunque sia il significato del nuovo progetto deviante per il fenotipo.
c) L'epigenesi agisce come un sistema convergente e conservativo; l'embrione che si sta sviluppando è, in sé, un contesto di selezione che favorisce il conservatorismo.
Fu Alfred Russel Wallace a vedere chiaramente che la selezione naturale è un processo conservativo. Il suo modello quasi cibernetico, nella lettera in cui egli spiegava la sua idea a Darwin, è stato già citato, ma vale la pena ripeterlo anche qui:
“L'azione di questo principio è esattamente come quella del regolatore centrifugo di una macchina a vapore, che controlla e corregge ogni irregolarità quasi ancor prima che essa diventi evidente; in modo analogo, nessuna carenza squilibrata nel regno animale può mai raggiungere dimensioni cospicue, poichè‚ si farebbe sentire fin dall'inizio rendendo difficile l'esistenza e quasi certa la susseguente estinzione”.
Molto tempo fa, Ross Ashby osservò che nessun sistema (un calcolatore‚ un organismo) può produrre alcunché di "nuovo" a meno che non contenga una sorgente di casualità. Nel calcolatore si tratterà di un generatore di numeri casuale che assicurerà che la 'ricerca', le mosse per tentativi ed errori della macchina, arrivino a coprire tutte le possibilità dell'insieme da esplorare.
In altre parole, tutti i sistemi innovativi o "creativi" sono "divergenti"; viceversa, le sequenze di eventi prevedibili sono "ipso facto", convergenti.
Ciò non significa, per inciso, che tutti i processi divergenti siano stocastici: per esserlo il processo non solo ha bisogno di un accesso alla casualità, ma anche di un comparatore interno, che nell'evoluzione prende il nome di “selezione naturale” e nel pensiero quello di “preferenza” o “rinforzo”.
Può anche darsi che agli occhi dell'eternità, che vede tutto in un contesto cosmico ed eterno, "tutte" le sequenze di eventi diventino stocastiche. Agli occhi dell'eternità, o anche a quelli del paziente e compassionevole santo taoista, può esser chiaro che per dirigere il sistema totale non è necessaria alcuna preferenza ultima. Ma noi viviamo in una regione limitata dell'universo, e ciascuno di noi esiste in un tempo limitato. Per noi il divergente è reale ed è una sorgente potenziale di disordine oppure di innovazione.
Talvolta ho addirittura il sospetto che, benché‚ prigionieri dell'illusione, noi, con le nostre scelte e preferenze, lavoriamo per il taoista, mentre lui se ne sta comodamente seduto. (Mi viene in mente quel mitico poeta che era anche un obiettore di coscienza e che proclamava: “Io sono la civiltà per la quale si stanno battendo gli altri”. Forse aveva ragione, in un certo senso?).
Comunque sia, la nostra esistenza si svolge, a quanto pare, in una biosfera limitata, la cui propensione principale è determinata da due processi stocastici combinati. Un tale sistema non può restare a lungo senza cambiare; ma il "ritmo" del cambiamento è limitato da tre fattori:
a) La barriera di Weissmann tra il cambiamento somatico e quello genetico, discussa in questo capitolo al paragrafo 1, impedisce che le modifiche somatiche di adattamento diventino sconsideratamente irreversibili.
b) In ciascuna generazione la riproduzione sessuata garantisce che il programma del D.N.A. degli individui nuovi non sia in violento contrasto con quello dei vecchi; si tratta di una forma di selezione naturale che agisce a livello del D.N.A., qualunque sia il significato del nuovo progetto deviante per il fenotipo.
c) L'epigenesi agisce come un sistema convergente e conservativo; l'embrione che si sta sviluppando è, in sé, un contesto di selezione che favorisce il conservatorismo.
Fu Alfred Russel Wallace a vedere chiaramente che la selezione naturale è un processo conservativo. Il suo modello quasi cibernetico, nella lettera in cui egli spiegava la sua idea a Darwin, è stato già citato, ma vale la pena ripeterlo anche qui:
“L'azione di questo principio è esattamente come quella del regolatore centrifugo di una macchina a vapore, che controlla e corregge ogni irregolarità quasi ancor prima che essa diventi evidente; in modo analogo, nessuna carenza squilibrata nel regno animale può mai raggiungere dimensioni cospicue, poichè‚ si farebbe sentire fin dall'inizio rendendo difficile l'esistenza e quasi certa la susseguente estinzione”.
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