mercoledì 13 ottobre 2010

Tao triplofonico: Demetrio Stratos

Demetrio Stratos si definì “portiere” perché nacque ad Alessandria d’Egitto da genitori greci, alle porte tra Oriente ed Occidente, in seguito traghettato a Milano per frequentare architettura. Già da sempre percepiva nella sua biografia una disidentità, un’anomalia, che chiamò androginia per il senso di appartenenza alle due nature, maschile e femminile non sottoposte al conformismo dei ruoli prestabiliti.
Gli anni milanesi della contestazione e della rifondazione del mondo, la frequentazione di ambienti stimolanti, di letture audaci come Lacan, Barthes, Deleuze, Foucault, di sperimentazioni musicali spericolate maturarono in lui la convinzione di dover esplorare la voce in un secolo da qualcuno definito “afono”.
In biologia il rimescolamento genetico assicura il successo adattativo, analogamente nella cultura il coraggio della contaminazione tra modelli differenti può aprire scenari imprevisti e percorsi insoliti. Demetrio Stratos ha scavato una breccia nella sclerosi di Calliope perché portava nella memoria remota il suono doppio di “aulos”, il fluto frigio a due canne, che procurava la trance nelle feste care a Dioniso e che Platone sconsigliava per il suo potere destabilizzante.
La voce oggi è occultata e seviziata, ridotta a canale di trasmissione di significati codificati; è necessario liberarla perché il corpo possa ancora sentire la vita che sale dalle midolla, che prende fiato nei polmoni ed echeggia nella voce. “La voce, sostiene Stratos, è oggi nella musica un canale di trasmissione che non trasmette più nulla” e ancora: “L’ipertrofia vocale occidentale ha reso il cantante moderno pressoché insensibile ai diversi aspetti della vocalità, isolandolo nel recinto di determinate strutture linguistiche”.
Facendo della sua glottide un laboratorio vivente, Stratos ha osato spingersi oltre i limiti fisiologici della possibilità vocale. Il prof. Franco Ferrero, che frequentò Stratos nel Centro diStudio per le ricerche di Fonetica del CNR dell’Università di Padova, ammette: “Stando a quanto ho riscontrato durante l’emissione, le corde vocali non vibravano. La frequenza era molto elevata (le corde vocali non riescono a superare la frequenza di 1000-1200 Hz). Nonostante ciò Demetrio otteneva non uno, ma due fischi disarmonici, uno che da 6000 Hz scendeva di frequenza, e l’altro che da 3000 Hz saliva. Non si poteva supporre, quindi, che un fischio fosse l’armonico superiore dell’altro. Constatai anche l’emissione di tre fischi simultanei”.
La strabiliante ricerca di Stratos porta molte suggestioni e piste di ricerca ancora da studiare. Vorrei limitarmi a due sottolineature particolarmente stimolanti ed innovative per il nostro tempo: la preminenza del significante rispetto al significato e il valore rituale della voce in ordine all’accesso alla scaturigine del corpo.

La preminenza del significante rispetto al significato
E’ un tema caro alla linguistica, soprattutto alla pragmatica, che ha determinato una svolta sia nella semiotica, sia nella semantica. Infatti pare che il valore del linguaggio non sia da ricercarsi né nel rapporto tra i segni, né nel rapporto tra significante e significato, ma nell’uso del linguaggio, nel contesto. Per esempio vi è un metacomunicativo nel tono, nel colore della voce che può annullare il valore semantico di una frase. Stratos ha intuito l’incremento semantico prodotto dalla voce. Essa non è più solo funzionale ai significati, ma è un’originaria modalità del corpo di esprimersi. La voce ha un valore comunicativo in sé, che merita di essere ascoltata indipendentemente dai contenuti che veicola. Il significante “voce” diventa semiogenetico, cioè produttore di significazione nuova se lo si esperisce nella sua nuda carne, nella sua phoné. La magia della voce è indipendente dai significati, perciò Stratos produce suoni senza significato codificato, che tuttavia creano nuovi mondi possibili. La sua ricerca della voce perduta, come la Ninfa Eco che si è pietrificata, esplora il grido, il soffio, il rumore. Vuole ritornare alla corporeità, alla materialità istintiva, a quel fondo animale dionisiaco, soffocato dalla oggettivazione codificata. L’insistenza sul “significante voce” toglie valore alla produzione soggettiva del significato. Attraverso una modulazione creativamente ripetitiva Stratos porta ad una dissoluzione dell’Io per una comunione intersoggettiva alle fonti della vita. La voce nomade è la liberazione dai codici, aspira ad una vocalità del corpo sottratta ai moduli fissi del bel canto. Nei Mirologhi I e II e nelle Criptomelodie infantili la voce tende a declinarsi al plurale: sussurra, imita, geme, diventa diplofonia, triplofonia. E’ una vocalità polifonica senza soggetto, androgina, dove coesistono maschile e femminile. Stratos canta la voce, pura apparenza, pharmakon, velenosa e curativa, senza niente al di fuori di essa, puro atto ludico, voce in quanto voce. “Così la sovranità sovversiva della voce-evento, pharmakon sfida della comunicazione, lascia il soggetto in una ingenua antropolatria tra godimento incondizionato e consumazione”.
L’elogio del “significante voce” appoggia un’epistemologia della percezione, denuncia “l’errore di Cartesio” di riduzione della ragione a parola concettuale. E’ in linea con la “Praktognosia” di Merleau-Ponty, che pone il punto zero della conoscenza nella percezione sensibile del corpo.

Il valore rituale della voce
E’ già stato citato il riferimento di Stratos all’aulos, al flauto frigio che emette due suoni e produce trance nei riti dionisiaci. Nelle Flautofonie due voci si rincorrono come in una sorta di canone. La seconda voce non è autonoma ma nemmeno subordinata alla prima. Il mix produce in chi ascolta un estraniamento, simile alla trance nei riti religiosi. Su questo sfondo di fruizione sonora si può parlare della voce-musica di Stratos come la messa in opera di un rito laico capace di produrre nella sensibilità degli spettatori un riacceso alle origini. La tecnica di Stratos dei due suoni ripropone la logica dei riti, che mettono in scacco l’ordine del mondo attraverso “una metodica svalutazione” della quotidianità (R.Firth). La prima voce (“canto di superficie”) è autonoma, la seconda voce (“canto di fondo”), pur essendo costituita di elementi della prima voce, differisce nel materiale (rumorosità di armonici) e gioca con la prima creando continue scosse caotiche. “Il ‘flauto-voce’ di Stratos esegue un tema circolare, di ispirazione modale, che ci riporta a un’esperienza di comunione, di interazione ritualistica e sacrificale. La ripetizione suggerisce qualcosa di ipnotico, propizio al trance. Stratos sembra desiderare un ascolto partecipato, spontaneo e generoso… Attraverso questa ripetizione sempre diversa, Stratos mira all’abolizione, dissoluzione degli ego, elemento basilare per il sacrificio. In questa dissoluzione dell’identità siamo in comunione con gli dei, con la terra e con la vita” (J. El Haouli).

Negli anni della dissacrazione e della secolarizzazione del Cristianesimo Stratos proponeva una nuova sacralità laica, con i nomi degli antichi dei greci, accessibile solo con un ripescaggio della vera ritualità. La voce-musica aveva una ritualità dimenticata; serviva solo per proporre idee ed ideologie anziché esperienze del Sacro. Evidentemente è un Sacro pagano di comunione intima tra umani e con la natura. La ricerca delle triplofonie e delle quadrifonie trovava conferme solo in alcuni monaci tibetani e in alcuni cavalieri nomadi della Mongolia. “L’uso è rituale”, scrive Stratos e questo proposito è mantenuto nella sua musica. Quattro elementi rituali balzano agli occhi: la ripetizione, l’uscita dall’ordinario, la perdita dell’Io, la dimensione comunitaria. Forse leggendo Deleuze l’artista greco si era convinto che la ripetizione non era la famigerata coazione a ripetere della nevrosi ossessiva, poterva diventare la tecnica di esodo dal flusso temporale attuale per accedere ad altro ordine di realtà. Così la trance con l’abolizione dell’io e del mondo conosciuti allargavano l’orizzonte su altri mondi. Il tutto nella modalità della messa in scena collettiva di una performance estraniante e mistica insieme.
Troviamo in Stratos l’antesignano dei riti laici dei megaconcerti rok, che non si esauriscono nella spettacolarizzazione del modello mimetico del divo sublimato, ma nella fruizione quasi religiosa della voce-musica che ci permette di sentire nella scena il brivido agghiacciante della nostra appartenenza alla vita.
Demetrio Stratos eroe dei due mondo, d’Oriente e d’Occidente, spesso dimenticato dalla cultura di massa, ma amato e ammirato da tanti iniziati dalla sua voce a scavare i segreti del mondo, che non disdegnano di visitare la sua tomba recante la scritta dei primi versi dell’Odissea: Musa, parlami di quell’uomo di multiforme ingegno!

Roberto Tagliaferri, tratto da:


cimitero di Scipione Castello, Parma, foto di Gloria Annovi

lunedì 11 ottobre 2010

giovedì 7 ottobre 2010

maestro del Tao livello 0 (fisica) - 1 (chimica) - 2 (cellulare) - 4 (sociale) - 5 (ecosistema): Linus Carl Pauling

USA Oregon Lake Oswego - Oswego Pioneer Cemetery, Linus Pauling grave 20
foto by Radigan Neuhalfen

The Nobel Prize in Chemistry 1954

dal discorso di presentazione:

"Professor Pauling. Da quando ha iniziato la sua carriera scientifica più di trenta anni fa, ha coperto una varietà di argomenti che spaziano su vasti campi della chimica, della fisica, e anche della medicina. E stato detto di lei che ha scelto di vivere "alle frontiere della scienza" e noi chimici siamo ben consapevoli della influenza e dell'effetto stimolante del suo lavoro pionieristico.
Per ampio sia stato il suo campo di attività, ha dedicato la maggior parte della sua energia allo studio della natura del legame chimico e sulla determinazione della struttura delle molecole e dei cristalli.
E con grande soddisfazione quindi che l'Accademia Reale Svedese delle Scienze ha deciso di attribuirle quest'anno il del Premio Nobel per la Chimica per i suoi brillanti risultati in questo settore fondamentale della chimica."

The Nobel Peace Prize 1962

dal discorso di presentazione:
Poco dopo che le bombe atomiche furono fatte esplodere su Hiroshima e Nagasaki, Albert Einstein fece questa dichiarazione:
"È giunto il momento ora, quando l'uomo deve abbandonare la guerra. Non è più razionale per risolvere i problemi internazionali con il ricorso alla guerra. Ora che una bomba atomica, come le bombe esplose a Hiroshima e Nagasaki, può distruggere una città, uccidere tutte le persone in una città, una piccola città della dimensione di Minneapolis, per esempio, possiamo vedere che ora dobbiamo fare uso dei poteri dell'uomo della ragione, al fine di risolvere le controversie fra le nazioni. In conformità con i principi di giustizia, dobbiamo sviluppare il diritto internazionale, rafforzare le Nazioni Unite, e avere la pace nel mondo d'ora in poi ".
Al momento poche persone hanno ascoltato queste parole di Albert Einstein.
Un uomo, però, non le ha dimenticate, l'uomo che è il benvenuto fra noi oggi, l'uomo che il Comitato per il Nobel del Parlamento Norvegese ha selezionato per il premio di quest'anno del premio per la pace - Linus Carl Pauling, che sempre, dal 1946, ha condotto una campagna senza sosta, non solo contro i test nucleari, non solo contro la diffusione di queste armi, non solo contro il loro uso, ma contro tutte le guerre come mezzo di risoluzione dei conflitti internazionali.
Linus Pauling è un professore di chimica, per 39 anni ha fatto parte dello staff del California Institute of Technology di Pasadena, dove è stato nominato professore nel 1931. Oltre al Premio Nobel per la Chimica, i suoi successi scientifici gli sono valsi numerosi riconoscimenti, medaglie e onorificenze, sia nel suo paese e all'estero. La sua fama di scienziato è fuori discussione.
Nel 1946, su richiesta di Albert Einstein, Linus Pauling, insieme a sette altri scienziati, ha formato il Comitato di Emergenza degli Scienziati Atomici, di cui Einstein era chairman. Il compito più importante di questa commissione è stato quello di portare a conoscenza di persone in tutto il mondo l'enorme cambiamento che aveva avuto luogo nel mondo dopo che la scissione dell'atomo e la produzione della bomba atomica era diventata realtà. Nelle parole dell'autore Robert Jungk, "era una crociata intrapresa da uomini che erano bambini negli affari politici".
La speranza che, una volta finita la seconda guerra mondiale, sarebbe seguita un'era di pace e di disarmo, non era stata soddisfatta. Non passò molto tempo prima che le differenze tra Est e Ovest sono emerse in tutta la loro cruda realtà, come la cooperazione generato in tempo di guerra crollato ed è stata sostituita dal sospetto e dalla paura reciproca di aggressione.
Il risultato è stato la corsa agli armamenti tra le due grandi potenze, per vedere chi poteva produrre le armi nucleari più efficaci. A poco a poco "l'equilibrio del terrore" è diventato il tacitamente accettato stato di salvaguardia contro la guerra e una garanzia di pace.
La corsa agli armamenti ha creato un clima che non solo ha reso difficile il lavoro per la promozione del disarmo e della pace, ma ha anche minacciato di imbavagliare la libertà di parola.
Inevitabilmente, la crociata ha perso slancio e si spense.
Ma per Linus Pauling la ritirata era impossibile.
Durante i primi anni, il suo scopo era soprattutto evitare che la bomba a idrogeno diventasse una realtà. In discorsi e conferenze aveva cercato di aprire gli occhi dei suoi simili alla catastrofe che rappresentava.
"Questa bomba",
ha dichiarato, "può avere un effetto distruttivo, cento, mille, anzi mille dieci volte superiore a quella delle bombe sganciate su Hiroshima e Nagasaki. Il suo effetto dipende da come è grande la bomba e in quale altezza da terra è esplosa".
Questa dichiarazione è stata fatta già nel 1947, e successivi test con la bomba a idrogeno hanno dimostrato la validità delle sue previsioni.
Il 13 febbraio 1950, Pauling ha parlato ad un vasto pubblico alla Carnegie Hall di New York, questa volta in segno di protesta contro la decisione di produrre la bomba all'idrogeno. Il suo discorso è stato successivamente pubblicato un opuscolo dal titolo "La decisione finale".
Ha aperto il suo intervento descrivendo le conseguenze che esisterebbero in una grande guerra di bombe a idrogeno: un migliaio di milioni di uomini e donne morti, e l'atmosfera terrestre permeata di sostanze tossiche radioattive, da cui nessun animale, umano o pianta sarebbe al sicuro.
Egli conclude come segue:
"La soluzione del problema del mondo - il problema della guerra atomica - è che noi dobbiamo - noi dobbiamo mettere ordine nel mondo intero ...
I nostri leader politici spinti dai sentimenti della gente del mondo devono imparare che la pace è un importante obiettivo - una pace che riflette lo spirito di vera umanità, lo spirito della fratellanza degli uomini.
Non è necessario che i sistemi sociali ed economici in Russia debbano essere identici a quello degli Stati Uniti perchè queste due grandi nazioni possano essere in pace tra loro. E 'solo necessario che il popolo degli Stati Uniti e il popolo della Russia abbiano rispetto l'uno per l'altro, un profondo desiderio di lavorare per il progresso, un riconoscimento reciproco che la guerra è finalmente esclusa come arbitro del destino dell'umanità. Una volta che la gente del mondo esprime questi sentimenti, l'Oriente e l'Occidente possono raggiungere una decisione ragionevole ed equa su tutti gli affari del mondo e possono marciare fianco a fianco, verso un futuro sempre più glorioso "


     Linus Pauling Institute

Tao livello 1: il legame del Tao


Forse in nessuna disciplina esiste un libro di testo e il lavoro di un solo uomo che abbia avuto l'influenza che "La natura del legame chimico" ha avuto per il livello 1. Si basa principalmente sul lavoro di Linus Pauling in questo settore l'attibuzione del Premio Nobel per la Chimica nel 1954 "per la sua ricerca sulla natura del legame chimico e la sua applicazione alla spiegazione della struttura di sostanze complesse". Di fatto ogni parte della chimica organica e inorganica può essere, in linea di principio, derivata da questo lavoro.
Forma degli orbitali atomici (densità di probabilità spaziale degli elettroni in un atomo) in 3D per diversi valori dei numeri quantici l, m, n

Tao, meta-Tao e meta-meta-Tao

René Magritte, I due misteri, 1966

venerdì 1 ottobre 2010

il Te del Tao:VII - OCCULTARE LA LUCE


VII - OCCULTARE LA LUCE

Il Cielo è perpetuo e la Terra perenne.
La ragione per cui 
il Cielo può essere perpetuo e la Terra perenne
è che non vivono per sé stessi:
perciò possono vivere a lungo.
Per questo il santo
pospone la sua persona
e la sua persona viene premessa,
apparta la sua persona
e la sua persona perdura.
Non è perché è spoglio di interessi?
Per questo può realizzare il suo interesse.

venerdì 17 settembre 2010

In Viaggio (8 di Bastoni)


La minuscola figura in cammino sul sentiero in questo splendido paesaggio non si preoccupa affatto della meta. Lui o lei sa che il viaggio in sé è la meta; il pellegrinaggio in quanto tale è il luogo sacro. Ogni passo lungo il sentiero è importante in se stesso. Quando questa carta compare in una lettura, indica che è tempo di mutamento. Può essere un movimento fisico da un luogo all'altro, oppure un movimento interiore da uno stile di vita a un altro. Ma in ogni caso, questa carta promette che il viaggio sarà facile e porterà con sé un senso di avventura e di crescita; non sarà necessario lottare o pianificare troppo. La carta del Viaggio ci ricorda anche di accettare e di abbracciare il nuovo, così come facciamo allorché viaggiamo in un altro Paese, con cultura e ambiente diversi da quello a cui siamo abituati. Quest'atteggiamento di apertura e di accettazione fa avvicinare a noi nuovi amici e introduce nuove esperienze nella nostra vita.

La vita è una continuità eterna e perenne. Non esiste una destinazione finale verso cui sia diretta. Il semplice pellegrinaggio, il viaggio in sé è vita, senza raggiungere alcuna meta, alcuna destinazione - il semplice danzare e partecipare al pellegrinaggio, muoversi con gioia, senza preoccuparsi di alcuna meta. Cosa faresti una volta raggiunta una destinazione? Nessuno lo ha mai chiesto, perché tutti si sforzano di avere una destinazione nella vita. Ma le implicazioni... Se veramente raggiungi una meta, poi che farai? Sarai in un bell'imbarazzo. Nessun luogo dove andare - hai raggiunto la destinazione finale - e, durante il viaggio, hai perso ogni cosa. Hai dovuto perdere ogni cosa. Pertanto, ritto in piedi e privo di tutto nella meta finale raggiunta, avrai proprio l'aria da idiota: che senso aveva tutto questo? Hai sudato tanto, e ti sei preoccupato tanto, e questo è il risultato?