giovedì 25 agosto 2011
mercoledì 24 agosto 2011
il Caso e la Necessità del Tao
«Le società moderne sono esposte a ... minacce ben più gravi e pressanti.
Non mi riferisco qui all'esplosione demografica, alla distruzione della Natura e neppure ai megaton, bensì a un male molto più profondo e grave, a un male dell'anima»
Non mi riferisco qui all'esplosione demografica, alla distruzione della Natura e neppure ai megaton, bensì a un male molto più profondo e grave, a un male dell'anima»
Jacques Monod.
"Ma l’oggettività ci obbliga a riconoscere il carattere teleonomico degli esseri viventi, ad ammettere che, nelle loro strutture e prestazioni, essi realizzano e perseguono un progetto. Vi è dunque, almeno in apparenza, una profonda contraddizione epistemologica. Il problema centrale della Biologia consiste proprio in questa contraddizione che occorre risolvere se essa è solo apparente, o dimostrare insolubile se è reale."
La contraddizione per Monod è di fatto solo apparente, le proprietà dei sistemi viventi che denotano un progetto, invarianza e teleonomia, sono intrinseche alla teoria del codice genetico, scoperto e disvelato in base al postulato di oggettività. Questo non toglie le profonde conseguenze sui sistemi animistici, vitalistici e religiosi che presuppongono un progetto, un'intenzione, una spiegazione alla biosfera:
"Noi vogliamo essere necessari, inevitabili, ordinati da sempre. Tutte le religioni, quasi tutte le filosofie, perfino una parte della scienza, sono testimoni dell’instancabile, eroico sforzo dell’umanità che nega disperatamente la propria contingenza."
"Il miracolo è «spiegato», eppure ci sembra ancor più miracoloso. Come scrive il cattolico Mauriac: «Quanto dice questo professore è ancora più incredibile di quel che crediamo noi poveri cristiani»."
(sulla teoria molecolare del codice genetico)
"L’origine del codice. Dobbiamo tenerci sempre in guardia da questo senso così forte del destino. Il destino viene scritto nel momento stesso in cui si compie, e non prima. Il nostro non lo era prima della comparsa della specie umana [...] L’universo non stava per partorire la vita, né la biosfera l’uomo. Il nostro numero è uscito alla roulette: perché dunque non dovremmo avvertire l’eccezionalità della nostra condizione, proprio allo stesso modo di colui che ha appena vinto un miliardo?"
(sull'origine del meccanismo del codice genetico)
"Chi potrebbe dubitare della presenza dello spirito? Rinunciare all’illusione che vede nell’anima una «sostanza» immateriale non significa negare la sua esistenza, ma al contrario cominciare a riconoscere la complessità, la ricchezza, l’insondabile profondità del nostro retaggio genetico e culturale [...]."
(sull'illusione dualistica e presenza dello spirito)"Noi siamo i discendenti di quell’homo sapiens [...] che aveva bisogno della spiegazione mitica. [...] È da loro che abbiamo ereditato probabilmente l’esigenza d’una spiegazione, l’angoscia che ci costringe a cercare il significato dell’esistenza. Angoscia creatrice di tutti i miti, di tutte le religioni, di tutte le filosofie e della scienza stessa."
(sulla selezione delle idee )"L’invenzione dei miti e delle religioni, la costruzione di vasti sistemi filosofici sono il prezzo che l’uomo ha dovuto pagare per sopravvivere in quanto animale sociale, senza piegarsi ad un mero automatismo."
"Di tutte le grandi religioni, la giudeo-cristiana è indubbiamente la più primitiva, grazie alla sua struttura storicistica direttamente connessa alle gesta di una tribù beduina, prima di essere arricchita dall’avvento d’un profeta divino."
(Ontogenie mitiche e metafisiche ) "Nell’arco di tre secoli la scienza, fondata sul postulato di oggettività, ha conquistato il suo posto nella società: nella pratica, ma non nelle anime. Eppure le società moderne sono costruite sulla scienza."
(La rottura dell’antica alleanza animistica)
"Il male dell’anima moderna è questa menzogna che alligna alla radice dell’essere morale e sociale. [...] Il rifiuto è rivolto proprio al messaggio essenziale della scienza. La paura è quella del sacrilegio: dell’attentato ai valori. E’ vero che la scienza attenta ai valori. Non direttamente, poiché essa non ne è giudice e deve ignorarli; però essa distrugge tutte le ontogenie mitiche o filosofiche su cui la tradizione animistica, dagli aborigeni australiani ai dialettici materialistici, ha fondato i valori, la morale, i doveri, i diritti, le interdizioni."
"Le società moderne devono la loro potenza materiale a quest’etica fondatrice della conoscenza, e la loro debolezza morale ai sistemi di valori, distrutti dalla conoscenza stessa e ai quali esse tentano ancora di riferirsi. Questa contraddizione è fatale, e scava quella voragine che vediamo aprirsi sotto di noi."
Vitalismi e animismi
Qualunque concezione del mondo – filosofica, religiosa, scientifica – per il fatto che le proprietà teleonomiche degli esseri viventi mettono apparentemente in dubbio uno dei postulati fondamentali della teoria moderna della conoscenza, presuppone necessariamente una soluzione a questo problema. L’unica ipotesi che la scienza moderna considera accettabile è che l’invarianza precede la teleonomia. Si tratta dell’idea darwiniana che la comparsa, l’evoluzione e il progressivo affinamento di strutture sempre più fortemente teleonomiche sono dovuti al sopraggiungere di perturbazioni in una struttura già dotata delle proprietà di invarianza, e quindi capace di “conservare il caso” e di subordinare gli effetti al gioco della selezione naturale. Tale teoria è finora l’unica che sia compatibile con il postulato di oggettività in quanto riduce la teleonomia a una proprietà secondaria derivata dall’invarianza. Tutte le altre concezioni, esplicitamente proposte per giustificare la stranezza degli esseri viventi o implicitamente velate dalle ideologie religiose e dalla maggior parte dei grandi sistemi filosofici, presuppongono l’ipotesi inversa e cioè che l’invarianza è protetta, l’ontogenesi guidata, l’evoluzione orientata da un principio teleonomico iniziale, di cui tutti questi fenomeni sarebbero manifestazioni. È così possibile definire un primo gruppo di teorie, cioè quelle che ammettono un principio teleonomico i cui interventi si presuppongono espressamente limitati all’ambito della “materia vivente”. Tali teorie, che chiamerò vitalistiche, implicano dunque una radicale distinzione tra gli esseri viventi e l’universo inanimato. Da un altro lato si possono raggruppare quelle concezioni che fanno appello a un principio teleonomico universale, responsabile sia dell’evoluzione cosmica sia dell’evoluzione della biosfera, in seno al quale il suddetto principio si esprimerebbe in modo più preciso e più intenso.Tali teorie vedono negli esseri viventi i prodotti più elaborati di un’evoluzione orientata in tutto l’universo e sfociata, perché doveva sfociarvi, nell’uomo e nell’umanità. Le definirò animistiche.
Vitalismi e animismi, miti, religioni e ideologie filosofiche, compresi le più recenti quali il materialismo dialettico di Marx e Engels, che ricercano una spiegazione "sono tutte 'storie', o più esattamente ontogenie...esplicative e normative insieme". La proposta di Monod è di porre come principio di conoscenza, e non di valore, il postulato di oggettività, in quella da lui definita Etica della Conoscenza, basata su di esso e sul metodo scientifico, cioè sull'esperienza.
Monod passa di sfuggita sulle tradizioni orientali, ad esempio "Al contrario [della religione giudeo-cristiana] il buddismo, più altamente differenziato, si collega unicamente, nella sua forma originaria, al 'karman', la legge trascendentale che regge il destino individuale. E' una storia di anime più che di uomini".
La posizione di molte delle tradizioni orientali, come fatto notare da Capra, è molto simile a quella proposta da Monod, se non che esse sono rivolte verso la conoscenza del mondo interno e non, come la scienza, verso quello esterno. Al posto del principio di oggettività quindi esse pongono quello di soggettività, non propongono alcun modello esplicativo, tantomeno un Dio, e fondano - come la scienza - la conoscenza sulla base dell'esperienza e non di un "credere" o di una "fede" dogmatica, di cui vi è necessità quando non si conosce.
I valori e la conoscenza
L'animismo non vuole, né d'altronde può stabilire una linea di demarcazione assoluta tra proposizioni di conoscenza e giudizi di valore; infatti, se si suppone che nell'Universo, sia presente un'intenzione, sia pur accuratamente nascosta, che senso avrebbe una simile distinzione? In un sistema oggettivo, invece, è bandita ogni confusione tra conoscenza e valori...La conoscenza vera ignora i valori, ma per fondarla è necessario un giudizio, o piuttosto un assioma di valore. E' evidente che porre il postulato di oggettività come condizione della conoscenza vera rappresenta una scelta etica e non un giudizio di conoscenza in quanto, secondo il postulato stesso, non può essrvi conoscenza "vera" prima di tale scelta arbitraria. Per stabilire la norma della conoscenza, il postulato di oggettività definisce un valore che costituisce la stessa conoscenza oggettiva. Accettare questo postulato significa enunciare la proposizione di base di un'etica: l'etica della conoscenza. Monod passa di sfuggita sulle tradizioni orientali, ad esempio "Al contrario [della religione giudeo-cristiana] il buddismo, più altamente differenziato, si collega unicamente, nella sua forma originaria, al 'karman', la legge trascendentale che regge il destino individuale. E' una storia di anime più che di uomini".
La posizione di molte delle tradizioni orientali, come fatto notare da Capra, è molto simile a quella proposta da Monod, se non che esse sono rivolte verso la conoscenza del mondo interno e non, come la scienza, verso quello esterno. Al posto del principio di oggettività quindi esse pongono quello di soggettività, non propongono alcun modello esplicativo, tantomeno un Dio, e fondano - come la scienza - la conoscenza sulla base dell'esperienza e non di un "credere" o di una "fede" dogmatica, di cui vi è necessità quando non si conosce.
I valori e la conoscenza
L’etica della conoscenza
Nell'etica della conoscenza, la scelta etica di un valore primitivo fonda la conoscenza.
... L’etica della conoscenza è anche, in un certo senso, conoscenza dell’etica, delle pulsioni, delle passioni, delle esigenze e dei limiti dell’essere biologico. Nell’uomo essa sa riconoscere l’animale, non assurdo ma strano, prezioso per la sua stessa stranezza, essere che, appartenendo contemporaneamente a due regni – la biosfera e il regno delle idee – è al tempo stesso torturato e arricchito da questo dualismo lacerante che si esprime nell’arte, nella poesia e nell’amore umano.
I sistemi animistici hanno tutti più o meno voluto ignorare, avvilire o reprimere l’uomo biologico, provocare in lui orrore e terrore di alcuni aspetti relativi alla sua condizione animale. L’etica della conoscenza, al contrario, incoraggia l’uomo a rispettare e ad accettare questo retaggio pur riuscendo a dominarlo.
Mi sembra infine che l’etica della conoscenza sia l’unico atteggiamento, razionale e a un tempo deliberatamente idealistico, su cui si potrebbe costruire un vero socialismo. Questo grande sogno del XIX secolo vive sempre con un’intensità dolorosa a causa dei tradimenti di cui quest’ideale ha sofferto e dei crimini compiuti in suo nome. È tragico, ma forse era inevitabile, che questa profonda aspirazione abbia trovato la sua dottrina filosofica soltanto sotto forma di un’ideologia animistica.
Ci si può facilmente rendere conto che il profetismo storicistico fondato sul materialismo dialettico era, fin dalla nascita, gravido di tutte le minacce che si sono poi effettivamente realizzate. Forse ancor di più degli altri animismi, il materialismo storico si fonda su una totale confusione delle categorie di valore e conoscenza. É proprio questa confusione che gli permette, in un discorso profondamente inautentico, di proclamare di aver stabilito “scientificamente” le leggi storiche, verso le quali l’uomo non avrebbe altra risorsa né altro dovere che l’obbedienza se non vuole annullarsi.
Una volta per tutte si deve rinunciare a quest’illusione che è semplicemente puerile, quando non è mortale. Come è possibile che si possa costruire un socialismo autentico su un’ideologia di per sé inautentica che deride la scienza su cui essa pretende, peraltro sinceramente nello spirito dei suoi adepti, di fondarsi? L’unica speranza del socialismo non sta in una revisione dell’ideologia che lo domina da più di un secolo, ma nell’abbandono totale di tale ideologia. Dove si può dunque ritrovare la fonte di verità e l’ispirazione morale di un umanesimo socialista realmente scientifico se non alle radici della scienza stessa, nell’etica che fonda la conoscenza facendo di essa, per libera scelta, il valore supremo, misura e garanzia di tutti gli altri valori? Etica che fonda la responsabilità morale sulla libertà stessa di questa scelta assiomatica. Accettata come base delle istituzioni sociali e politiche, quindi come misura della loro autenticità e del loro valore, soltanto l’etica della conoscenza potrebbe condurre al socialismo. Essa impone costituzioni votate alla difesa all’ampliamento, all’arricchimento del Regno trascendente delle idee, della conoscenza, della creazione. Regno che è insito nell’uomo e in cui, liberato sempre più dai vincoli materiali e dalle schiavitù menzognere dell’animismo, egli potrebbe finalmente vivere in modo autentico, difeso da istituzioni che, scorgendo in lui a un tempo il suddito e il creatore del Regno, dovrebbero servirlo nella sua essenza più unica e più preziosa.
Questa è forse un’utopia. Ma non è un sogno incoerente. È un’idea che si impone grazie alla sola forza della sua coerenza logica. È la conclusione a cui necessariamente conduce la ricerca dell’autenticità. L'antica alleanza è infranta, l’uomo finalmente sa di essere solo nell’immensità indifferente dell’Universo da cui è emerso per caso. Il suo dovere, come il suo destino, non è scritto in nessun luogo. A lui la scelta tra il Regno e le tenebre.
Cimetière du Grand Jas, Cannes |
Etichette:
Struttura che Connette
il Te del Tao: XX - DIFFERENZIARSI DAL VOLGO
XX - DIFFERENZIARSI DAL VOLGO
Tralascia lo studio e non avrai afflizioni.
Tra un pronto e un tardo risponder sì
quanto intercorre?
Quel che gli altri temono
non posso non temer io.
Oh, quanto son distanti e ancor non s'arrestano!
Tutti gli uomini sono sfrenati
come a una festa o un banchetto sacrificale,
come se in primavera ascendessero ad una torre.
Sol io quanto son placido! tuttora senza presagio
come un pargolo che ancor non ha sorriso,
quanto son dimesso!
come chi non ha dove tornare.
Tutti gli uomini hanno d'avanzo
sol io sono come chi tutto ha abbandonato.
Oh, il mio cuore di stolto
quanto è confuso!
L'uomo comune è così brillante
sol io sono tutto ottenebrato,
l'uomo comune in tutto s'intromette,
solo io di tutto mi disinteresso,
agitato sono come il mare,
sballottato sono come chi non ha punto fermo.
Tutti gli uomini sono affaccendati
sol io sono ebete come villico.
Sol io mi differenzio dagli altri
e tengo in gran pregio la madre che nutre.
Etichette:
Tao
uno di questi giorni ti faccio un Tao così...
Live in Pompei - 1972
Live on October 20, 1994 at Earls Court Exhibition Centre, London
Etichette:
Interludio Tao
stupidità del Tao
Lo studio dell'intelligenza naturale e artificiale dovrebbe andare di pari passo con la conoscenza del suo opposto duale, la stupidità, in quanto quest'ultima non è, come spesso si ritiene, semplicemente una mancanza o un'assenza di intelligenza - la quale sarebbe più simile alla demenza, un disturbo acquisito e con base organica - è proprio il suo contrario.
Forse uno dei primi studi, più o meno semiseri, sull'argomento è dovuto a Walter Pitkin della Columbia University nel 1934, con una raccolta di saggi, aneddoti e commenti sull'argomento.
Forse uno dei primi studi, più o meno semiseri, sull'argomento è dovuto a Walter Pitkin della Columbia University nel 1934, con una raccolta di saggi, aneddoti e commenti sull'argomento.
Carlo Maria Cipolla, uno dei più importanti storici dell'economia italiani, ha per primo descritto nel 1988 le caratteristiche basilari non della stupidità - non essendo un neurofisiologo o uno psicologo sperimentale - ma delle persone che la manifestano. Lo ha fatto, parole sue, per vendicarsi e mettere in guardia gli altri dall'enorme dispendio di tempo, energie e denaro che gli stupidi hanno causato alla sua vita.
Utilizzando il seguente grafico:
Lo schema permette di dividere le persone in quattro categorie, secondo l’effetto del loro comportamento.
- L'asse orrizzontale rappresenta il vantaggio (o svantaggio) che una persona ottiene dalle proprie azioni.
- L'asse verticale rappresenta il beneficio (o danno) causato ad altri dalle azioni di quella persona.
- Intelligenti (il loro comportamento causa vantaggio per sé e benefici per gli altri)
- Sprovveduti (il loro comportamento causa danno per sé e benefici per gli altri)
- Banditi - ovviamente, essendo uno storico - (il loro comportamento causa vantaggio per sé e danni per gli altri)
- Stupidi (il loro comportamento causa danno per sé e danni per gli altri)
- Sempre e inevitabilmente ognuno di noi sottovaluta il numero di individui stupidi in circolazione.
- La probabilità che una certa persona sia stupida è indipendente da qualsiasi altra caratteristica della persona stessa.
- Una persona è stupida se causa un danno a un’altra persona o ad un gruppo di persone senza realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura subendo un danno.
- Le persone non stupide sottovalutano sempre il potenziale nocivo delle persone stupide; dimenticano costantemente che in qualsiasi momento e luogo, e in qualunque circostanza, trattare o associarsi con individui stupidi costituisce infallibilmente un costoso errore.
- La persona stupida è il tipo di persona più pericoloso che esista.
Utilizzando il grafico si possono sviluppare varie combinazioni, come banditi intelligenti o stupidi, secondo il rapporto beneficio-danno.
Altri autori hanno poi continuato lo studio, che rimane con ampie e pericolose zone sconosciute.
La stupidità
è la più grande forza distruttiva
nella storia del genere umano.
Non è eliminabile,
ma non è invincibile.
Capirla e conoscerla
è il modo migliore
per ridurne gli effetti.
è la più grande forza distruttiva
nella storia del genere umano.
Non è eliminabile,
ma non è invincibile.
Capirla e conoscerla
è il modo migliore
per ridurne gli effetti.
Che la stupidità sia un problema grave
e pericolosamente diffuso
è cosa nota fin dall’antichità.
Ma è sorprendente quanto siano scarsi
in tutta la storia della cultura umana
i tentativi di capire che cosa sia
la stupidità e come se ne possano
ridurre i perniciosi effetti.
e pericolosamente diffuso
è cosa nota fin dall’antichità.
Ma è sorprendente quanto siano scarsi
in tutta la storia della cultura umana
i tentativi di capire che cosa sia
la stupidità e come se ne possano
ridurre i perniciosi effetti.
Una cosa è chiara: di tutte
le possibili forze distruttive
nessuna è così insidiosa,
pericolosa e onnipresente
come la stupidità umana.
le possibili forze distruttive
nessuna è così insidiosa,
pericolosa e onnipresente
come la stupidità umana.
"Se la conosci la eviti...e se non la conosci...o non la eviti...
poniti la domanda se per caso anche tu...forse...non ne fai parte..."
Etichette:
GDPs
martedì 23 agosto 2011
Iscriviti a:
Post (Atom)