lunedì 26 settembre 2011

venerdì 23 settembre 2011

Tao complesso livello 4: etologia del Tao

 
Lo studio al livello 4 dell'interazione e del comportamento sociale animale nel loro ambiente naturale è stato sviluppato e differenziato dalla zoologia generale principalmente ad opera di Konrad Lorenz, premio Nobel 1973 per la medicina e la fisiologia insieme al suo allievo Nikolaas Tinbergen  ed a Karl von Frisch.


Il termine "etologia" (dal greco ethos e logos che significano rispettivamente «carattere» o «costume» e «discorso») traduce nella maggior parte delle lingue europee l'originaria espressione tedesca vergleichende Verhaltensforschung («ricerca comparata sul comportamento»), coniata da Lorenz per caratterizzare questo ambito di studi.


Lo sviluppo di questa disciplina è anche dovuto alla straordinaria capacità empatica di Lorenz nell'osservazione e nell'immedesimazione verso le diverse specie animali.
Nelle parole di Bateson:

"Seguire una lezione del professor Konrad Lorenz significa scoprire che cosa facevano i cavernicoli dell'Aurignaciano quando dipingevano sulle pareti e sulle volte delle caverne renne e mammut vivi e attivi. Gli atteggiamenti e i movimenti espressivi di Lorenz, la sua cinesica, cambiano di momento in momento secondo la natura dell'animale di cui parla. Ora è un'oca, pochi minuti dopo un pesce ciclide, e così via. Va alla lavagna e disegna rapidamente una creatura, poniamo un cane, vivo e incerto se attaccare o ritirarsi. Poi, con un brevissimo intervento di gesso e cancellino, una variazione nella nuca e nell'angolazione della coda, e il cane è chiaramente sul punto di attaccare. Lorenz fece una serie di conferenze alle Hawaii, e l'ultima la dedicò a problemi della filosofia della scienza. Mentre parlava dell'universo di Einstein, il suo corpo pareva contorcersi tutto quasi in empatia con quell'astrazione. E, misteriosamente, come gli Aurignaciani, egli non è capace di disegnare una figura umana: i suoi tentativi, come i loro, producono solo fantocci filiformi. Ciò che il totemismo insegna sul sè è profondamente non visuale. L'empatia di Lorenz per gli animali gli conferisce un vantaggio quasi sleale sugli altri zoologi. Egli è in grado di leggere molte cose, e certo lo fa, in un confronto (conscio o inconscio) tra ciò che vede fare all'animale e ciò che si prova a fare la stessa cosa. (Molti psichiatri usano lo stesso trucco per scoprire i pensieri e i sentimenti dei loro pazienti)"



I diversi settori di studio dell'etologia sono rivolti principalmente al definire quali comportamenti sono innati, determinati geneticamente, e quali appresi, alla determinazione delle gerarchie nei gruppi animali , ai comportamenti sessuali e al rapporto delle specie con il loro ambiente naturale. Lorenz ha messo in evidenza anche comportamenti intermedi tra innati ed appresi quali l'imprinting.


















Lorenz non tralasciò di estendere le considerazioni etologiche anche alla particolare specie animale dell'uomo ed ai suoi processi sociali e comportamentali. In particolare mise in evidenza otto "peccati capitali" intesi come conflitto tra la sua natura biologica e i processi sociali degli ultimi due secoli:
  1. La sovrappopolazione della Terra
  2. La devastazione dell'habitat umano
  3. L'accelerazione di tutte le dinamiche sociali a causa della competizione fra uomini
  4. Il bisogno di soddisfazione immediata di tutte le esigenze, primarie o secondarie che siano
  5. Il deterioramento genetico causato dalla scomparsa della selezione naturale
  6. La graduale scomparsa di antiche tradizioni culturali
  7. L'indottrinamento favorito dal perfezionamento dei mezzi di comunicazione
  8. La corsa agli armamenti nucleari


Lo studio della specie animale umana considerata come primate è stato sviluppato dallo zoologo ed etologo Desmond Morris in un classico bestseller:



















Anche per la specie umana valgono le considerazioni etologiche sul comportamento innato e appreso valide per le altre specie animali, con la differenza che nell'uomo la parte di apprendimento  è estremamente più rilevante per lo sviluppo del linguaggio e quindi per la trasmissione dell'informazione tra individui e generazioni e per lo sviluppo culturale.
Monod ha ipotizzato che la pressione culturale dovuta al "mondo delle idee" sia stata oramai codificata geneticamente, legando i comportamenti culturali appresi a quelli innati:

"Il giorno in cui ... l'Australantropo o qualcuno dei suoi simili riuscì a comunicare il contenuto di un'esperienza soggettiva, di una "simulazione" personale e non più soltanto un'esperienza concreta e reale , nacque un nuovo regno: il regno delle idee. Diventava pertanto possibile una nuova evoluzione, quella culturale.
L'evoluzione fisica dell'uomo doveva proseguire ancora per lungo tempo, ormai strettamente associata a quella del linguaggio che su di essa esercitava una profonda influenza sconvolgendo le condizioni poste dalla selezione.
... Il punto importante è che, durante queste centinaia di migliaia di anni, l'evoluzione culturale non poteva non influenzare l'evoluzione fisica. Nell'uomo, ancor più che in qualsiasi altro animale, proprio a causa della sua autonomia infinitamente superiore, il comportamento orienta la pressione selettiva. E dal momento in cui il comportamento cessò di essere soprattutto automatico per divenire culturale, gli stessi caratteri culturali dovettero esercitare la loro pressione sull'evoluzione del genoma. Ciò, tuttavia, fino al momento in cui la crescente rapidità dell'evoluzione culturale dovette dissociare del tutto da essa quella del genoma.
... E' evidente che, in seno alle società moderne, la dissociazione è totale"













Lo studio specifico dell'uomo dal punto di vista etologico dei comportamenti innati-appresi e dei suoi caratteri universali è diventata una branca dell'antropologia denominata etologia umana per opera anche di Irenäus Eibl-Eibesfeldt, allievo di Lorenz:


«L’etologia umana può essere definita come la biologia del comportamento umano» dove si definisce comportamento ogni azione che abbia uno scopo e sia consapevole, pianificata e intenzionale. Studiare la biologia del comportamento vuol dire analizzarne le componenti innate, quelle insite nell’organismo, sapendo comunque che nei mammiferi gli elementi innati e quelli acquisiti cooperano sempre nel produrre l’una o l’altra azione. Dal punto di vista etologico innatismo non vuol quindi significare che la natura umana sia immutabile, proprio perché la capacità di apprendere e quindi adattarsi meglio all’ambiente è costitutiva della nostra specie. «La vecchia contrapposizione tra empirismo e innatismo è oggi senz’altro superata. I tentativi del behaviorismo di ricondurre ogni comportamento a semplici collegamenti stimolo-reazione che si formano attraverso l’esperienza, possono considerarsi falliti. Il nostro sistema nervoso centrale non viene riempito di contenuti solo attraverso le percezioni sensoriali. Esso, al contrario, è predisposto a percepire, e dunque non è una tabula rasa. Il behaviorismo sopravvive tuttavia nelle idee di molti profani e le sue tesi semplicistiche sono accolte da una certa parte delle pedagogia, psicologia e sociologia».

L’unità profonda di corpo e psiche fa sì che la cultura sia «per l’uomo una seconda natura e ciò influisce in maniera determinante sul destino della nostra specie». L’invenzione della cultura ha aperto nuove prospettive nel percorso umano, tanto che Eibl-Eibesfeldt arriva a ritenere probabile «che cambiamenti culturali dello stile di vita possano indurre in futuro anche cambiamenti genetici; a favore di questa ipotesi vi sono già buoni indizi». È stata l’intelligenza l’elemento più adattativo della specie e quindi un’evoluzione di grado superiore potrebbe riguardare le caratteristiche più tipicamente umane come la creatività, l’eticità, la razionalità. Le nostre possibilità di estinzione sono elevate quanto quelle di una ulteriore evoluzione e noi potremmo davvero rappresentare «un missing link, ossia un ipotetico anello di congiunzione» a condizione che si riesca a sopravvivere.

Saint Andrae Woerdern Cemetery, Wordern, Tulln Bezirk, Lower Austria (Niederösterreich), Austria

Konrad Lorenz Institute for Ethology

Department of Integrative Biology and Evolution

University of Veterinary Medicine Vienna

martedì 30 agosto 2011

Dialoghi immortali del Tao: Ah, senta Lolli, quel testo...Garcia Lorca no? Mick Jagger!




I see a red door and I want it painted black
No colors anymore I want them to turn black
I see the girls walk by dressed in their summer clothes
I have to turn my head until my darkness goes
I see a line of cars and they're all painted black
With flowers and my love both never to come back
I see people turn their heads and quickly look away
Like a new born baby it just happens ev'ry day
I look inside myself and see my heart is black
I see my red door and it has been painted black
Maybe then I'll fade away and not have to face the facts
It's not easy facin' up when your whole world is black

No more will my green sea go turn a deeper blue
I could not foresee this thing happening to you
If I look hard enough into the settin' sun
My love will laugh with me before the mornin' comes
I see a red door and I want it painted black
No colors anymore I want them to turn black

I see the girls walk by dressed in their summer clothes
I have to turn my head until my darkness goes
Hmm, hmm, hmm,...
I wanna see it painted, painted black
Black as night, black as coal
I wanna see the sun blotted out from the sky
I wanna see it painted, painted, painted, painted black
Yeah!

(M. Jagger/K. Richards)

Creatività (l'Imperatrice) -III Major


Dall'alchimia del fuoco e dell'acqua che la sottende, alla luce divina che penetra dall'alto, questa figura è letteralmente 'posseduta' dalla forza creativa. In verità, l'esperienza della creatività è un ingresso nel mistero. Tecnica, abilità e sapere sono solo strumenti; la chiave sta nell'abbandonarsi all'energia che dà nutrimento alla nascita di tutte le cose. Quest'energia non ha forma né struttura, tuttavia da lei scaturiscono tutte le forme e le strutture. Non fa alcuna differenza quale forma assuma la tua creatività - può essere dipingere o cantare, fare giardinaggio o cucinare. La cosa importante è essere aperto a ciò che si vuole esprimere attraverso di te. Ricorda che non possediamo le nostre creazioni: esse non ci appartengono. La vera creatività sorge dall'unione con il divino, con il mistico e l'inconoscibile. In questo caso è sia una gioia per colui che crea, sia una benedizione per gli altri.

La creatività è la qualità che metti in ciò che fai. È un atteggiamento, un approccio interiore, il modo in cui guardi le cose. Non tutti possono essere pittori, né è necessario. Se tutti lo fossero, il mondo sarebbe orribile; sarebbe difficile vivere. E non tutti possono essere ballerini, né è necessario. Ma tutti possono essere creativi. Qualsiasi cosa fai, se la fai con gioia, se la fai con amore, se il tuo agire non è solo frutto di un calcolo economico, allora è creativa. Se dentro di te hai qualcosa che cresce da questo spazio, e se ti fa crescere, è spirituale, è creativa, è divina. Diventi più divino man mano che diventi più creativo. Tutte le religioni del mondo hanno detto che Dio è il creatore. Io non so se lo sia oppure no, ma una cosa la so: più diventi creativo, più diventi divino. Quando la tua creatività giunge al culmine, quando tutta la tua esistenza diventa creativa, vivi in Dio. Pertanto, egli dev'essere il creatore, visto che le persone creative sono sempre state le più vicine a lui. Ama ciò che fai, sii meditativo mentre la fai, di qualsiasi cosa si tratti!

giovedì 25 agosto 2011

mercoledì 24 agosto 2011

il Caso e la Necessità del Tao

«Le società moderne sono esposte a ... minacce ben più gravi e pressanti.
Non mi riferisco qui all'esplosione demografica, alla distruzione della Natura e neppure ai megaton, bensì a un male molto più profondo e grave, a un male dell'anima»
Jacques Monod.


















"Ma l’oggettività ci obbliga a riconoscere il carattere teleonomico degli esseri viventi, ad ammettere che, nelle loro strutture e prestazioni, essi realizzano e perseguono un progetto. Vi è dunque, almeno in apparenza, una profonda contraddizione epistemologica. Il problema centrale della Biologia consiste proprio in questa contraddizione che occorre risolvere se essa è solo apparente, o dimostrare insolubile se è reale."

La contraddizione per Monod è di fatto solo apparente, le proprietà dei sistemi viventi che denotano un progetto, invarianza e teleonomia, sono intrinseche alla teoria del codice genetico, scoperto e disvelato in base al postulato di oggettività. Questo non toglie le profonde conseguenze sui sistemi animistici, vitalistici e religiosi che presuppongono un progetto, un'intenzione, una spiegazione alla biosfera:

 "Noi vogliamo essere necessari, inevitabili, ordinati da sempre. Tutte le religioni, quasi tutte le filosofie, perfino una parte della scienza, sono testimoni dell’instancabile, eroico sforzo dell’umanità che nega disperatamente la propria contingenza."

"Il miracolo è «spiegato», eppure ci sembra ancor più miracoloso. Come scrive il cattolico Mauriac: «Quanto dice questo professore è ancora più incredibile di quel che crediamo noi poveri cristiani»."
(sulla teoria molecolare del codice genetico)

"L’origine del codice. Dobbiamo tenerci sempre in guardia da questo senso così forte del destino. Il destino viene scritto nel momento stesso in cui si compie, e non prima. Il nostro non lo era prima della comparsa della specie umana [...] L’universo non stava per partorire la vita, né la biosfera l’uomo. Il nostro numero è uscito alla roulette: perché dunque non dovremmo avvertire l’eccezionalità della nostra condizione, proprio allo stesso modo di colui che ha appena vinto un miliardo?"
(sull'origine del meccanismo del codice genetico)

"Chi potrebbe dubitare della presenza dello spirito? Rinunciare all’illusione che vede nell’anima una «sostanza» immateriale non significa negare la sua esistenza, ma al contrario cominciare a riconoscere la complessità, la ricchezza, l’insondabile profondità del nostro retaggio genetico e culturale [...]."
(sull'illusione dualistica e presenza dello spirito)

"Noi siamo i discendenti di quell’homo sapiens [...] che aveva bisogno della spiegazione mitica. [...] È da loro che abbiamo ereditato probabilmente l’esigenza d’una spiegazione, l’angoscia che ci costringe a cercare il significato dell’esistenza. Angoscia creatrice di tutti i miti, di tutte le religioni, di tutte le filosofie e della scienza stessa."
(sulla selezione delle idee )

"L’invenzione dei miti e delle religioni, la costruzione di vasti sistemi filosofici sono il prezzo che l’uomo ha dovuto pagare per sopravvivere in quanto animale sociale, senza piegarsi ad un mero automatismo."

"Di tutte le grandi religioni, la giudeo-cristiana è indubbiamente la più primitiva, grazie alla sua struttura storicistica direttamente connessa alle gesta di una tribù beduina, prima di essere arricchita dall’avvento d’un profeta divino."
(Ontogenie mitiche e metafisiche )

 "Nell’arco di tre secoli la scienza, fondata sul postulato di oggettività, ha conquistato il suo posto nella società: nella pratica, ma non nelle anime. Eppure le società moderne sono costruite sulla scienza."
(La rottura dell’antica alleanza animistica)

"Il male dell’anima moderna è questa menzogna che alligna alla radice dell’essere morale e sociale. [...] Il rifiuto è rivolto proprio al messaggio essenziale della scienza. La paura è quella del sacrilegio: dell’attentato ai valori. E’ vero che la scienza attenta ai valori. Non direttamente, poiché essa non ne è giudice e deve ignorarli; però essa distrugge tutte le ontogenie mitiche o filosofiche su cui la tradizione animistica, dagli aborigeni australiani ai dialettici materialistici, ha fondato i valori, la morale, i doveri, i diritti, le interdizioni."

"Le società moderne devono la loro potenza materiale a quest’etica fondatrice della conoscenza, e la loro debolezza morale ai sistemi di valori, distrutti dalla conoscenza stessa e ai quali esse tentano ancora di riferirsi. Questa contraddizione è fatale, e scava quella voragine che vediamo aprirsi sotto di noi."

Vitalismi e animismi
Qualunque concezione del mondo – filosofica, religiosa, scientifica – per il fatto che le proprietà teleonomiche degli esseri viventi mettono apparentemente in dubbio uno dei postulati fondamentali della teoria moderna della conoscenza, presuppone necessariamente una soluzione a questo problema. L’unica ipotesi che la scienza moderna considera accettabile è che l’invarianza precede la teleonomia. Si tratta dell’idea darwiniana che la comparsa, l’evoluzione e il progressivo affinamento di strutture sempre più fortemente teleonomiche sono dovuti al sopraggiungere di perturbazioni in una struttura già dotata delle proprietà di invarianza, e quindi capace di “conservare il caso” e di subordinare gli effetti al gioco della selezione naturale. Tale teoria è finora l’unica che sia compatibile con il postulato di oggettività in quanto riduce la teleonomia a una proprietà secondaria derivata dall’invarianza. Tutte le altre concezioni, esplicitamente proposte per giustificare la stranezza degli esseri viventi o implicitamente velate dalle ideologie religiose e dalla maggior parte dei grandi sistemi filosofici, presuppongono l’ipotesi inversa e cioè che l’invarianza è protetta, l’ontogenesi guidata, l’evoluzione orientata da un principio teleonomico iniziale, di cui tutti questi fenomeni sarebbero manifestazioni. È così possibile definire un primo gruppo di teorie, cioè quelle che ammettono un principio teleonomico i cui interventi si presuppongono espressamente limitati all’ambito della “materia vivente”. Tali teorie, che chiamerò vitalistiche, implicano dunque una radicale distinzione tra gli esseri viventi e l’universo inanimato. Da un altro lato si possono raggruppare quelle concezioni che fanno appello a un principio teleonomico universale, responsabile sia dell’evoluzione cosmica sia dell’evoluzione della biosfera, in seno al quale il suddetto principio si esprimerebbe in modo più preciso e più intenso.Tali teorie vedono negli esseri viventi i prodotti più elaborati di un’evoluzione orientata in tutto l’universo e sfociata, perché doveva sfociarvi, nell’uomo e nell’umanità. Le definirò animistiche. 

Vitalismi e animismi, miti, religioni e ideologie filosofiche, compresi le più recenti quali il materialismo dialettico di Marx e Engels, che ricercano una spiegazione "sono tutte 'storie', o più esattamente ontogenie...esplicative e normative insieme".  La proposta di Monod è di porre come principio di conoscenza, e non di valore, il postulato di oggettività, in quella da lui definita Etica della Conoscenza, basata su di esso e sul metodo scientifico, cioè sull'esperienza.
Monod passa di sfuggita sulle tradizioni orientali, ad esempio "Al contrario [della religione giudeo-cristiana] il buddismo, più altamente differenziato, si collega unicamente, nella sua forma originaria, al 'karman', la legge trascendentale che regge il destino individuale. E' una storia di anime più che di uomini". 
La posizione di molte delle tradizioni orientali, come fatto notare da Capra, è molto simile a quella proposta da Monod, se non che esse sono rivolte verso la conoscenza del mondo interno e non, come la scienza, verso quello esterno. Al posto del principio di oggettività quindi esse pongono quello di soggettività, non propongono alcun modello esplicativo, tantomeno un Dio, e fondano - come la scienza - la conoscenza sulla base dell'esperienza e non di un "credere" o di una "fede" dogmatica, di cui vi è necessità quando non si conosce.

I valori e la conoscenza
L'animismo non vuole, né d'altronde può stabilire una linea di demarcazione assoluta tra proposizioni di conoscenza e giudizi di valore; infatti, se si suppone che nell'Universo, sia presente un'intenzione, sia pur accuratamente nascosta, che senso avrebbe una simile distinzione? In un sistema oggettivo, invece, è bandita ogni confusione tra conoscenza e valori...La conoscenza vera ignora i valori, ma per fondarla è necessario un giudizio, o piuttosto un assioma di valore. E' evidente che porre il postulato di oggettività come condizione della conoscenza vera rappresenta una scelta etica e non un giudizio di conoscenza in quanto, secondo il postulato stesso, non può essrvi conoscenza "vera" prima di tale scelta arbitraria. Per stabilire la norma della conoscenza, il postulato di oggettività definisce un valore che costituisce la stessa conoscenza oggettiva. Accettare questo postulato significa enunciare la proposizione di base di un'etica: l'etica della conoscenza. 

L’etica della conoscenza
Nell'etica della conoscenza, la scelta etica di un valore primitivo fonda la conoscenza.
... L’etica della conoscenza è anche, in un certo senso, conoscenza dell’etica, delle pulsioni, delle passioni, delle esigenze e dei limiti dell’essere biologico. Nell’uomo essa sa riconoscere l’animale, non assurdo ma strano, prezioso per la sua stessa stranezza, essere che, appartenendo contemporaneamente a due regni – la biosfera e il regno delle idee – è al tempo stesso torturato e arricchito da questo dualismo lacerante che si esprime nell’arte, nella poesia e nell’amore umano.
I sistemi animistici hanno tutti più o meno voluto ignorare, avvilire o reprimere l’uomo biologico, provocare in lui orrore e terrore di alcuni aspetti relativi alla sua condizione animale. L’etica della conoscenza, al contrario, incoraggia l’uomo a rispettare e ad accettare questo retaggio pur riuscendo a dominarlo.
Mi sembra infine che l’etica della conoscenza sia l’unico atteggiamento, razionale e a un tempo deliberatamente idealistico, su cui si potrebbe costruire un vero socialismo. Questo grande sogno del XIX secolo vive sempre con un’intensità dolorosa a causa dei tradimenti di cui quest’ideale ha sofferto e dei crimini compiuti in suo nome. È tragico, ma forse era inevitabile, che questa profonda aspirazione abbia trovato la sua dottrina filosofica soltanto sotto forma di un’ideologia animistica.
Ci si può facilmente rendere conto che il profetismo storicistico fondato sul materialismo dialettico era, fin dalla nascita, gravido di tutte le minacce che si sono poi effettivamente realizzate. Forse ancor di più degli altri animismi, il materialismo storico si fonda su una totale confusione delle categorie di valore e conoscenza. É proprio questa confusione che gli permette, in un discorso profondamente inautentico, di proclamare di aver stabilito “scientificamente” le leggi storiche, verso le quali l’uomo non avrebbe altra risorsa né altro dovere che l’obbedienza se non vuole annullarsi.
Una volta per tutte si deve rinunciare a quest’illusione che è semplicemente puerile, quando non è mortale. Come è possibile che si possa costruire un socialismo autentico su un’ideologia di per sé inautentica che deride la scienza su cui essa pretende, peraltro sinceramente nello spirito dei suoi adepti, di fondarsi? L’unica speranza del socialismo non sta in una revisione dell’ideologia che lo domina da più di un secolo, ma nell’abbandono totale di tale ideologia. Dove si può dunque ritrovare la fonte di verità e l’ispirazione morale di un umanesimo socialista realmente scientifico se non alle radici della scienza stessa, nell’etica che fonda la conoscenza facendo di essa, per libera scelta, il valore supremo, misura e garanzia di tutti gli altri valori? Etica che fonda la responsabilità morale sulla libertà stessa di questa scelta assiomatica. Accettata come base delle istituzioni sociali e politiche, quindi come misura della loro autenticità e del loro valore, soltanto l’etica della conoscenza potrebbe condurre al socialismo. Essa impone costituzioni votate alla difesa all’ampliamento, all’arricchimento del Regno trascendente delle idee, della conoscenza, della creazione. Regno che è insito nell’uomo e in cui, liberato sempre più dai vincoli materiali e dalle schiavitù menzognere dell’animismo, egli potrebbe finalmente vivere in modo autentico, difeso da istituzioni che, scorgendo in lui a un tempo il suddito e il creatore del Regno, dovrebbero servirlo nella sua essenza più unica e più preziosa.
Questa è forse un’utopia. Ma non è un sogno incoerente. È un’idea che si impone grazie alla sola forza della sua coerenza logica. È la conclusione a cui necessariamente conduce la ricerca dell’autenticità. L'antica alleanza è infranta, l’uomo finalmente sa di essere solo nell’immensità indifferente dell’Universo da cui è emerso per caso. Il suo dovere, come il suo destino, non è scritto in nessun luogo. A lui la scelta tra il Regno e le tenebre.

Cimetière du Grand Jas, Cannes

l'Usignolo Sufi del Tao


Faisalabad, Pakistan