martedì 18 settembre 2012

sull'insegnamento del Tao


IL TEMPO E' FUORI SQUADRA.

(Comunicazione inviata ai "regents" dell'Università della California nell'agosto del 1978).

Nella riunione del Committee on Educational Policy del 20 luglio 1978, osservai che gli attuali processi educativi sono, dal punto di vista dello studente, una “fregatura”. In questa nota spiegherò il mio punto di vista.
E' una questione di "obsolescenza". Mentre buona parte di ciò che le università insegnano oggi è nuovo e aggiornato, i presupposti o premesse di pensiero su cui si basa tutto il nostro insegnamento sono antiquati e, a mio parere, "obsoleti". Mi riferisco a nozioni quali:
a) Il dualismo cartesiano che separa la 'mente' dalla 'materia'.
b) Lo strano fisicalismo delle metafore che usiamo per descrivere e spiegare i fenomeni mentali: 'potenza', 'tensione', 'energia', 'forze sociali', eccetera.
c) Il nostro assunto antiestetico, derivato dall'importanza che un tempo Bacone, Locke e Newton attribuirono alle scienze fisiche; cioè che tutti i fenomeni (compresi quelli mentali) possono e devono essere studiati e "valutati" in termini quantitativi.
La visione del mondo - cioè l'epistemologia latente e in parte "inconscia" - generata dall'insieme di queste idee è superata da tre diversi punti di vista: a) Dal punto di vista pragmatico è chiaro che queste premesse e i loro corollari portano all'avidità, a un mostruoso eccesso di crescita, alla guerra, alla tirannide e all'inquinamento. In questo senso, le "nostre" premesse si dimostrano false ogni giorno, e di ciò gli studenti si rendono in parte conto.
b) Dal punto di vista "intellettuale", queste premesse sono obsolete in quanto la teoria dei sistemi, la cibernetica, la medicina olistica, l'ecologia e la psicologia della "Gestalt" offrono modi manifestamente migliori di comprendere il mondo della biologia e del comportamento.
c) Come base per la "religione" le premesse che ho menzionato divennero "chiaramente intollerabili e quindi obsolete" circa un secolo fa. Dopo l'avvento dell'evoluzione darwiniana, ciò fu espresso in modo piuttosto chiaro da pensatori come Samuel Butler e il principe Kropotkin. Ma già nel Settecento William Blake capì che la filosofia di Locke e di Newton poteva generare solo  “tenebrosi mulini satanici”.
Ogni aspetto della nostra civiltà è necessariamente spaccato in due. Nel campo dell'economia ci troviamo di fronte a due caricature esagerate della vita - quella capitalista e quella comunista - e ci viene detto che "dobbiamo" schierarci per l'una o per l'altra di queste due mostruose ideologie in lotta. Nella sfera del pensiero, siamo lacerati tra varie forme estreme di negazione dei sentimenti e la forte corrente del fanatismo anti-intellettuale.
Come nella religione, le garanzie costituzionali della 'libertà religiosa' sembrano favorire esagerazioni simili: uno strano protestantesimo del tutto secolare una vasta gamma di culti magici e una totale ignoranza religiosa. Non è un caso che mentre da un lato la Chiesa cattolica sta rinunciando all'uso del latino dall'altro la nuova generazione stia imparando a salmodiare in sanscrito!
Così, in questo mondo del 1978, noi cerchiamo di dirigere un'università e di mantenerne standard 'elevati' di fronte a un crescendo di "sfiducia, volgarità, pazzia, sfruttamento delle risorse, vittimizzazione delle persone e caccia al profitto immediato". Le strida dell'avidità, della frustrazione, della paura e dell'odio.
E' comprensibile che questo Consiglio concentri la propria attenzione su questioni risolvibili in superficie, evitando di impantanarsi in estremismi di qualunque genere. Tuttavia, continuo a credere che prima o poi saremo obbligati a prestare attenzione ai fenomeni di questa profonda obsolescenza.
Come scuola professionale facciamo abbastanza bene il nostro dovere. Riusciamo se non altro a preparare i giovani a fare gli ingegneri, i dottori, gli avvocati; riusciamo a conferir loro le capacità che portano al successo in professioni la cui filosofia pratica è ancora una volta il vecchio pragmatismo dualistico. E questo è molto. Forse non è il compito e la funzione principale di una grande università... Ma non crediate che gli unici ad essere obsoleti siano i docenti, gli amministratori e i membri di questo Consiglio, mentre gli studenti sono saggi, nobili e al passo coi tempi. "Essi sono obsoleti esattamente quanto noi". Siamo tutti nella stessa barca, e il nome di questa barca è  “solo" il 1978”, il tempo che è fuori squadra. Nel 1979 ne sapremo un po' di più a forza di rigore e di immaginazione, i due grandi poli opposti del processo mentale, letali entrambi se presi da soli. Il rigore da solo è la morte per paralisi, ma l'immaginazione da sola è la pazzia.
Tweedledum e Tweedledee "convennero" di combattere; e non è una fortuna che le diverse e contrastanti generazioni possano convenire che il 'potere' sociale ha dimensioni fisiche e lottare per difendere questa strana astrazione? (In altri tempi e luoghi si combatteva per l''onore', per la 'bellezza', perfino per la verità '...). Osservando tutto questo guazzabuglio da un'altra angolazione, credo che gli studenti avessero ragione negli Anni Sessanta: c'era qualcosa di molto sbagliato nella loro educazione, anzi in quasi tutta la cultura. Ma credo che sbagliassero nell'identificare l'origine di ciò che non andava. Essi lottarono per essere 'rappresentati', per avere il 'potere'. Nel complesso, vinsero le loro battaglie e ora in questo Consiglio e altrove abbiamo i rappresentanti degli studenti. Ma è sempre più chiaro che aver vinto queste battaglie per il 'potere' non ha cambiato nulla nel processo educativo. L'obsolescenza di cui parlavo è sempre la stessa e tra pochi anni assisteremo sicuramente alle stesse battaglie, combattute per le stesse questioni fasulle, esattamente come prima.
C'è veramente qualcosa di radicalmente sbagliato... e non credo proprio che ciò che è sbagliato sia una sventura necessaria contro la quale non si possa far nulla. Quando si riconosce che qualcosa è necessario si prova una sorta di libertà. A questo riconoscimento segue la chiara visione di come agire. Riusciamo ad andare in bicicletta solo dopo che i nostri riflessi parzialmente inconsci riconoscono e accettano le leggi del suo equilibrio dinamico.
Devo ora chiedervi una riflessione più tecnica e più teorica di quanto non si pretenda di solito dai consigli direttivi a proposito della percezione che essi hanno del proprio posto nella storia. Non vedo perchè‚ mai il rettore e i docenti di una grande università debbano avere le stesse propensioni anti-intellettuali della stampa o dei "media". Anzi, attribuir loro di prepotenza queste propensioni sarebbe offensivo.
Intendo quindi analizzare quel processo squilibrato detto 'obsolescenza' che potremmo con più precisione chiamare 'progresso unilaterale'. E' chiaro che perchè‚ vi sia obsolescenza debbono esservi, in altre parti del sistema, altri cambiamenti al cui confronto ciò che è obsoleto resta in qualche modo indietro o in ritardo. In un sistema statico non vi sarebbe obsolescenza!
Sembra che nel processo evolutivo vi siano due componenti, e che analogamente il processo mentale possegga una doppia struttura. Userò l'evoluzione biologica come parabola o paradigma per introdurre ciò che dirò più avanti sul pensiero, sul cambiamento culturale e sull'educazione.
La sopravvivenza (1) dipende da due fenomeni o processi contrastanti, due modi di raggiungere l'adattamento. Come Giano, l'evoluzione deve sempre guardare in due direzioni: all'interno, verso le regolarità dello sviluppo e la fisiologia delle creature viventi, e all'esterno, verso i capricci e le esigenze dell'ambiente. Queste due componenti necessarie della vita si contrappongono in modi interessanti: lo sviluppo interno - l'embriologia o 'epigenesi' - è "conservativo" e richiede che ogni cosa nuova si conformi o sia compatibile con le regolarità dello stato preesistente. Se pensiamo a una selezione naturale di caratteristiche anatomiche o fisiologiche nuove, è chiaro che un aspetto di questo processo selettivo favorirà quei tratti nuovi che non mandano tutto quanto a gambe all'aria. Questo è conservatorismo minimo necessario.
Il mondo esterno invece è in perpetuo cambiamento ed è sempre pronto ad accogliere creature che abbiano subito cambiamenti: esso esige quasi il cambiamento. Nessun animale, nessuna pianta possono mai essere 'confezionati'. La ricetta interna esige la compatibilità, ma non è mai sufficiente per lo sviluppo e la vita dell'organismo. Tocca sempre alla creatura stessa compiere il cambiamento del proprio corpo. Essa deve acquisire certi caratteri somatici tramite l'uso, il disuso, l'abitudine, le privazioni e il nutrimento. Questi '"caratteri acquisiti"', però, non devono mai esser trasmessi ai discendenti, non devono essere incorporati direttamente nel D.N.A. In termini di organizzazione, l'ingiunzione - per esempio, di fare bambini con spalle robuste che lavorino meglio nelle miniere di carbone - dev'essere trasmessa "attraverso dei canali", e in questo caso il canale è quello della selezione naturale esterna di quei discendenti che (grazie al rimescolamento "casuale" dei geni e alla creazione casuale delle mutazioni) si troveranno ad avere una maggior propensione all'irrobustimento delle spalle se sottoposti al lavoro nelle miniere di carbone.
Sotto la pressione esterna, il corpo dell'individuo subisce un cambiamento adattativo, ma la selezione naturale agisce sul "pool" genico della "popolazione". Si noti però il seguente principio, che di solito sfugge ai biologi: è il carattere acquisito detto “lavorare nelle miniere di carbone” che costituisce il contesto per la selezione dei cambiamenti genetici detti  “maggior propensione all'irrobustimento delle spalle”. I caratteri acquisiti non diventano poco importanti perchè‚ non sono portati nel D.N.A. e trasmessi da esso. Sono sempre le "abitudini" che stabiliscono le condizioni della selezione naturale.
E si noti il seguente principio inverso: l'acquisizione di abitudini cattive, a livello sociale, stabilisce certamente il contesto per la selezione di propensioni genetiche che finiscono per essere letali.
Siamo così pronti per esaminare l'obsolescenza nei processi mentali e culturali. Se volete comprendere il processo mentale, guardate l'evoluzione biologica e, viceversa, se volete comprendere l'evoluzione biologica, guardate il processo mentale.
Poco fa ho richiamato l'attenzione sulla circostanza che la selezione interna in biologia deve sempre insistere sulla "compatibilità" con il passato immediato, e che nei lunghi tempi dell'evoluzione è la selezione interna che determina quelle 'omologie' che tanto deliziavano la precedente generazione di biologi. E' la selezione interna che è conservativa, e questo conservatorismo si manifesta nel modo più vistoso nell'embriologia e nella conservazione della forma astratta. Il ben noto processo mentale mediante il quale una tautologia (2) cresce e si differenzia in numerosi teoremi somiglia al processo dell'embriologia.
In breve, il conservatorismo ha radici nella "coerenza" e nella "compatibilità", le quali si accompagnano a ciò che sopra ho chiamato il "rigore" del processo mentale. E' qui che dobbiamo cercare le radici delle obsolescenze.
E il paradosso o il dilemma che ci sconcerta e sgomenta quando ci proponiamo di correggere o combattere l'obsolescenza è semplicemente la paura che abbandonando ciò che è obsoleto, perderemo la coerenza, la chiarezza, la compatibilità, "perfino il senno".
Tuttavia, l'obsolescenza ha un altro aspetto. E' evidente che, se una qualche parte di un sistema culturale 'è in ritardo', dev'esserci qualche altra sua parte che si è evoluta 'troppo in fretta'. L'obsolescenza sta nel contrasto tra queste due componenti. Se il ritardo di una delle parti è dovuto alla componente interna della selezione naturale, allora è naturale congetturare che le radici di un troppo rapido 'progresso' se mi consentitesi troveranno nei processi della selezione esterna.
E difatti le cose stanno proprio così:  “il tempo è fuori squadra” perchè‚ le due componenti che governano il processo evolutivo non vanno più al passo l'una con l'altra. L'immaginazione ha oltrepassato abbondantemente il rigore, e alle persone anziane e conservatrici come me il risultato assomiglia molto alla pazzia, o forse all'incubo, fratello della pazzia. Il sogno è un processo che non viene corretto né‚ dal rigore interno né‚ dalla 'realtà' esterna.
In certi campi ciò che ho detto sopra è già noto. E' risaputo che la legislazione è in ritardo rispetto alla tecnologia, e che l'obsolescenza che accompagna la senescenza è un'obsolescenza di modi di pensare che rende difficile ai vecchi stare al passo con i costumi dei giovani. E così via.
Ma io ho detto qualcosa di più di quanto questi esempi particolari potrebbero suggerire. Questi, si direbbe, sono esempi di un principio molto profondo e generale, la cui grande generalità è dimostrata dalla sua applicabilità tanto al processo evolutivo quanto al processo mentale.
Abbiamo a che fare con una specie di relazione astratta che ricorre come componente necessaria in molti processi di cambiamento, e che ha molti nomi. Alcuni sono familiari: struttura/quantità, forma/funzione, lettera/spirito, rigore/immaginazione, omologia/analogia, calibrazione/retroazione, e così via. Alcuni possono preferire una delle due componenti di questo dualismo, e allora noi li chiamiamo 'conservatori', 'radicali', 'liberali' e così via. Ma dietro queste etichette sta la verità epistemologica che afferma recisamente che i poli dell'opposizione che divide le persone sono in realtà necessità dialettiche del mondo vivente. Non ci può essere 'giorno' senza 'notte', o 'forma' senza 'funzione'.
Il problema pratico è un problema di combinazione. Una volta riconosciuta la natura dialettica della relazione tra questi poli di opposizione, come procederemo? Sarebbe facile giocare la partita da una parte sola, ma l'"arte dello statista" richiede qualcosa di più e, in verità, di più difficile.
Ritengo che se è vero che i membri di questo Consiglio hanno qualche dovere significativo, esso è di essere degli statisti, e precisamente in questo senso: il dovere di elevarsi al di sopra delle parti, delle componenti o delle particolari bizzarrie della politica universitaria.
Vediamo come vengono affrontate le opposizioni tra forma e funzione e così via, ricordando che il problema è sempre quello di scegliere bene i tempi: come accelerare "senza pericolo" il cambiamento della forma per evitare l'obsolescenza? E come riassumere e codificare, senza fretta eccessiva, nel corpus della forma le descrizioni del cambiamento di funzionamento?
Nell'evoluzione biologica la regola è semplice: gli effetti del funzionamento che si manifestano in forma immediata nel corpo dell'individuo non potranno mai interferire con il codice genetico individuale. Il "pool" genico della "popolazione" è tuttavia soggetto a cambiamento a causa di una selezione naturale che riconosce le differenze, soprattutto le differenze nella capacità di conseguire un funzionamento più adattativo. La barriera che proibisce l'ereditarietà 'lamarckiana' protegge appunto il sistema genetico da un cambiamento troppo rapido causato da esigenze magari capricciose dell'ambiente.
Ma nelle culture, nei sistemi sociali e nelle grandi università non esiste una barriera equivalente. Le innovazioni vengono adottate in modo irreversibile e inserite nella dinamica del sistema senza che ne venga verificata la vitalità a lungo termine, mentre i cambiamenti necessari vengono ostacolati dal nucleo degli individui conservatori senza alcuna garanzia che siano proprio quelli i cambiamenti da ostacolare.
Il benessere e il disagio dell'"individuo" diventano gli unici criteri di scelta del cambiamento "sociale", e la fondamentale differenza di tipo logico tra elemento e categoria viene dimenticata finch‚ la nuova situazione non genera (inevitabilmente) nuovi disagi. La paura della morte individuale e del dolore fanno apparire 'positiva' l'eliminazione delle malattie epidemiche, e solo dopo cent'anni di medicina preventiva scopriamo che la popolazione è aumentata troppo. E così via.
L'obsolescenza non deve essere evitata semplicemente accelerando il cambiamento della struttura, n‚ può essere evitata semplicemente rallentando i cambiamenti funzionali. E' chiaro che non vanno bene n‚ un conservatorismo assoluto n‚ un'assoluta brama di cambiamento. Una combinazione antagonistica dei due abiti mentali sarebbe forse migliore di entrambi presi da soli, ma i sistemi antagonistici sono notoriamente soggetti a determinismi estranei. E' probabile che a orientare la decisione sia la 'forza' relativa degli avversari, quale che sia la forza relativa dei loro argomenti.
Non è tanto il 'potere', la 'potenza', che corrompe quanto il "mito" della 'potenza'. Si è già detto che si deve diffidare della 'potenza', così come dell''energia', della 'tensione' e delle altre metafore fisiche: tra esse, la 'potenza' è una delle più pericolose. Chi si strugge per un'astrazione mitica non potrà mai essere saziato! Noi insegnanti non dovremmo alimentare questo mito.
In un combattimento a due è difficile che ciascun avversario riesca a vedere più in là della dicotomia tra vittoria e sconfitta. Come il giocatore di scacchi, egli è sempre tentato di fare una mossa astuta e ingannevole per ottenere una rapida vittoria. La disciplina del cercare la mossa migliore per ogni posizione dei pezzi è dura da raggiungere e dura da mantenere. Il giocatore deve sempre guardare a una prospettiva più lontana, a una "Gestalt" più vasta.
Siamo così ritornati al punto di partenza, ma ora lo vediamo in una prospettiva più ampia. Questo punto è un'università e noi ne siamo il Consiglio che la dirige. La prospettiva più ampia "concerne" le prospettive, e la domanda che viene posta è: noi, membri di questo Consiglio, incoraggiamo tutto ciò che negli studenti, negli insegnanti e intorno a questo tavolo promuoverà quelle più ampie prospettive capaci di riportare il nostro sistema entro una giusta sincronia o armonia tra rigore e immaginazione?
Come "insegnanti", siamo saggi?

NOTE.

(1). Per sopravvivenza intendo il mantenimento di uno stato stazionario attraverso generazioni successive. O, in termini negativi, la prevenzione della "morte del più grande sistema che noi possiamo avere a cuore". L'estinzione dei dinosauri fu trascurabile in termini galattici, ma questo per i dinosauri è una magra consolazione. Noi non riusciamo a preoccuparci gran che dell'inevitabile sopravvivenza di sistemi più grandi della nostra ecologia.
(2). “Tautologia” è il termine tecnico per indicare aggregati o reti di proposizioni quali la geometria euclidea, la geometria di Riemann o l'aritmetica. L'aggregato scaturisce da un gruppo fissato di assiomi o definizioni arbitrari, e una volta enunciati gli assiomi "nessuna 'nuova' informazione può essere aggiunta" al gruppo. La 'prova' di un teorema è la dimostrazione che il teorema era effettivamente tutto implicito negli assiomi e nelle definizioni.

esiste il Tao?

Esiste il divino?
Dire che il divino esiste non è esatto perché tutto ciò che esiste è divino. Anzi, di ogni cosa si può dire che esiste; solo del divino non si può dire. L’esistenza stessa è divina: essere divino ed esistere è dire la stessa cosa in due modi diversi. Quindi la qualità dell’esistenza non può essere attribuita al divino. Di ogni altra cosa si può dire che esiste, perché può passare nell’inesistenza. Si può dire che io esisto, perché passerò nell’inesistenza. Si può dire che tu esisti perché vi sono stati tempi in cui eri nell’inesistenza. Ma non si può dire che il divino esiste perché il divino è sempre presente. L’inesistenza del divino è inconcepibile. Quindi al divino non si può attribuire l’esistenza. Io posso solo dire che l’esistenza è divina, o che divinità significa esistenza.
Non esiste nulla che non sia divino. Tu puoi saperlo o non saperlo non fa nessuna differenza per quanto riguarda la tua divinità. Se lo sai, allora tu divieni l'esistenza, divieni la beatitudine. Se non  lo sai, continui nella tua sofferenza... ma sei pur sempre divino. Se tu sei addormentato, se tu sei ignorante - anche allora - sei divino. Anche una pietra è divina … a sua insaputa.
L’ esistenza è divina. Tutti coloro che tentano di provare che Dio esiste, non sanno. E’ assurdo provare che Dio esiste. E coloro che tentano di provare che Dio non esiste sono nella stessa barca. Ma nessuno cercherà di provare che l’esistenza esiste. Se dici così...se mi domandi se l’esistenza esiste…la domanda sarebbe assurda.  Per me quando qualcuno dice che Dio esiste, significa la stessa cosa: l’esistenza esiste. Dio ed esistenza sono equivalenti, sinonimi. Quando sei divenuto cosciente di ciò che è l’esistenza non la chiamerai esistenza. Allora la chiamerai “Dio”. (…) Chiamare Dio l’esistenza significa che tu puoi essere in contatto personale con essa. Non è qualcosa di morto, non è qualcosa al quale non ti puoi relazionare; non è qualcosa che ti è indifferente. Per quanto riguarda la mente umana, non vi è una parola più esatta di “Dio” da usare per l’esistenza. (…) Quindi non dirò che il divino esiste; dirò che tutto ciò che esiste è divino. L’esistenza è divina, esistere è essere divino. Non vi è nulla che non sia divino. Noi possiamo saperlo, possiamo non saperlo; possiamo esserne consci, possiamo non esserlo. Non fa nessuna differenza.

venerdì 14 settembre 2012

il Te del Tao: XLIII - LO STRUMENTO UNIVERSALE

"Yin Yang of World Hunger", Deevad on DeviantART
XLIII - LO STRUMENTO UNIVERSALE

Ciò che v'è di più molle al mondo
assoggetta ciò che v'è di più duro al mondo,
quel che non ha esistenza
penetra là dove non sono interstizi.
Da questo so che v'è profitto nel non agire.
All'insegnamento non detto,
al profitto del non agire,
pochi di quelli che sono sotto il cielo arrivano.

100 anni di Tao e il Tao va sempre peggio

Hillman: Non sarà forse che quella cosa in cui crediamo tutti così fermamente – che la psicologia sia l’unica cosa buona rimasta in un mondo ipocrita – non sia poi tanto vera? Non potrebbe essere che la psicologia, il lavorare su di sé, faccia parte della malattia e non della cura? Penso che la terapia abbia fatto un errore filosofico con il credere che la cognizione precede la volizione, che il conoscere precede il fare, l’azione. Io non credo che sia così. Credo che la riflessione debba venire sempre dopo l’evento.”
“E nel suo modo folle, la terapia, enfatizzando l’anima interiore ed ignorando l’anima che è fuori, sostiene il declino del mondo reale. Eppure, la terapia continua ciecamente a credere di curare il mondo esterno rendendo migliore la gente. Per anni, si è pensato che se tutti andassero in analisi avremmo edifici migliori, gente migliore, migliore consapevolezza. Ma le cose non stanno così.”
“Oggi in psicoterapia va di moda il bambino interiore. In questo consiste la terapia – si torna indietro fino all’infanzia. Ma se si guarda indietro, non si guarda intorno.”
“La gente si è fatta la convinzione che la crescita interiore si traduca in potere mondano, e molti non si rendono conto di andare in terapia con questa convinzione.”


Nanni e Luigi Moretti (1922-1991), professore universitario di epigrafia greca presso La Sapienza di Roma

giovedì 13 settembre 2012

le 112 vie del Tao

Il Vijñana Bhairava Tantra (devanagari: विज्ञान भैरव तन्त्र), spesso trascritto come Vigyana Bhairava Tantra, è un testo tantrico non dualista della scuola Trika presso lo Śaivismo del Kashmir. Il Vijñana Bhairava Tantra è un capitolo del Rūdrayāmala Tantra, un testo le cui origini si ritengono tramandate per trasmissione orale, per cui la datazione è estremamente incerta. Secondo alcuni autori sarebbe stato composto in forma scritta nel IX secolo, e apparve nel 1918 nella Kashmir Series of Text and Studies (‘’KSTS’’).
Vigyana  significa coscienza, Bhairava significa lo stato oltre la coscienza, e Tantra significa tecnica, il metodo, il percorso, la via. Vigyana  Bhairava Tantra significa quindi "la tecnica per andare oltre la coscienza".
Altorilievo raffigurante Shiva e Parvati nelle grotte di Ellora, Aurangabad, Maharashtra, India;
grotta 29 o Dhumar Lena, precedente a circa XV-XVII secolo.
Il testo è strutturato come un dialogo tra Devi - la divinità femminile - e Shiva, il dio maschile, a cui Devi pone alcune domande esistenziali e Shiva risponde donando 112 metodi o tecniche da praticare per poter ottenere la risposta. Le risposte di Shiva alle domande trascendentali di Devi esemplifica la radicale differenza storica tra le tradizioni orientali e quelle occidentali, in particolare i modelli monoteistici: in questi il divino è inconoscibile direttamente (sostenere il contrario è una tra le più gravi eresie) e la sua concezione è quindi basata sul concetto fondamentale di fede, ovvero sul credere senza sapere. Nelle tradizioni orientali - analogamente alla scienza sperimentale occidentale - la risposta alle domande è impossibile perchè inesprimibile a parole, ma non la conoscenza diretta sotto forma di esperienza individuale: i 112 metodi sono tutte le possibili tecniche sperimentali con cui raggiungere l'esperienza della conoscenza; il credere è sostituito dalla pratica che porta al sapere. Solo chi non sa deve credere - proprio perchè non sa - ma chi sa non ha bisogno di credere, lo vive.

Devi chiede:

O Shiva, cos'è la tua realtà?
Cos'è questo universo pieno di meraviglia?
Cosa costituisce seme?
Chi centra la ruota universale?
Cos'è questa vita al di là della forma che pervade le forme?
Come possiamo penetrarla pienamente,
al di sopra di spazio e tempo,
nomi e descrizioni?
Dissipa i miei dubbi!

Shiva risponde:

1. O radiosa, questa esperienza può albeggiare tra due respiri. Dopo che il respiro è venuto dentro e appena prima che si rivolga in su -- il beneficio.
2. Come il respiro volge dal basso verso l'alto, ed ancora come curva dall'alto verso il basso -- tramite entrambe queste svolte, realizza.
3. Oppure, ogni volta che l'inspirazione e l'espirazione si fondono, in questo istante tocca il centro privo di energia, pieno di energia.
4. Oppure, quando il respiro è tutto fuori e fermato da sé, o tutto dentro e fermato -- in tale pausa universale, il piccolo io di ognuno svanisce. Questo è difficile solo per l'impuro.
5. L'attenzione tra le sopracciglia, lascia la mente essere prima del pensiero. Lascia riempire la forma con l'essenza del respiro fino alla sommità della testa e là piovere come luce.
6. Quando in attività mondane, mantieni l'attenzione tra due respiri, e così praticando, in pochi giorni sii rinata di nuovo.
7. Con intangibile respiro nel centro della fronte, come questo raggiunge il cuore al momento del sonno, abbi direzione sui sogni e sulla morte stessa.
8. Con somma devozione, centrati sulle due giunture del respiro e conosci il conoscitore.
9. Giaci come morta. Arrabbiata in ira, stai così. Oppure fissa senza muovere una palpebra. Oppure succhia qualcosa e diventa il succhiare.
10. Mentre sei accarezzata, dolce principessa, entra nella carezza come vita eterna.
11. Ferma le porte dei sensi quando senti il solletichio di una formica. Allora.
12. Quando su di un letto od un sedile, lasciati diventare senza peso, oltre la mente.
13. Oppure, immagina i circoli di cinque colori della coda del pavone essere i tuoi cinque sensi in spazio illimitato. Ora lascia la loro bellezza sciogliersi dentro. Similmente, ad ogni punto nello spazio o su un muro -- fino a che il punto si dissolve. Allora il tuo desiderio per un altro è realizzato.
14. Poni la tua completa attenzione nel nervo, delicato come il filo di loto, nel centro della tua colonna spinale. In ciò sii trasformata.
15. Chiudendo le sette aperture della testa con le tue mani, uno spazio tra i tuoi occhi diventa onni-inclusivo.
16. Benedetta, come i sensi sono assorbiti nel cuore, raggiungi il centro del loto.
17. Incurante della mente, tieniti nel mezzo -- fino a che.
18. Osserva amorevolmente qualche oggetto. Non andare ad un altro oggetto. Qui nel mezzo dell'oggetto – la benedizione.
19. Senza supporto per piedi o mani, siedi solo sulle natiche. Improvvisamente, la centratura.
20. In un veicolo in movimento, oscillando ritmicamente, sperimenta. O in un veicolo fermo, lasciandoti dondolare in invisibili cerchi che rallentano.
21. Fora qualche parte della tua forma piena di nettare con uno spillo, e gentilmente entra nel forare e raggiungi la purezza interiore.
22. Lascia che l'attenzione sia ad un luogo dove stai vedendo un qualche avvenimento passato, e anche la tua forma, avendo perso le proprie caratteristiche presenti, è trasformata.
23. Percepisci un oggetto in fronte a te. Percepisci la mancanza di tutti gli altri oggetti tranne questo qui. Poi, lasciando da parte la percezione dell'oggetto e la percezione dell'assenza, realizza.
24. Quando sorge lo stato d'animo contro qualcuno o a favore di qualcuno, non metterlo sulla persona in questione, ma rimani centrata.
25. Appena hai l'impulso di fare qualcosa, fermati.
26. Quando arriva un desiderio, consideralo. Poi, improvvisamente, mollalo.
27. Vagabonda in giro fino ad essere esausta e poi, cadendo a terra, in questo cadere il tutto.
28. Supponi di essere gradualmente deprivata di forza e conoscenza. All'istante della deprivazione, trascendi.
29. La devozione libera.
30. Ad occhi chiusi, vedi il tuo essere interiore in dettaglio. Così vedi la tua vera natura.
31. Guarda ad una ciotola senza vederne i lati o il materiale. In pochi momenti diventa consapevole.
32. Vedi come per la prima volta una bella persona o un oggetto ordinario.
33. Semplicemente guardando nel cielo blu oltre le nubi, la serenità.
34. Ascolta mentre è impartito il supremo insegnamento mistico. Occhi fermi, senza sbattere le palpebre, subito diventa assolutamente libera.
35. Sul bordo di un pozzo profondo guarda fissamente nelle sue profondità finché -- la meraviglia.
36. Guarda a qualche oggetto, poi lentamente ritira la tua vista da esso, poi lentamente ritira il tuo pensiero da esso. Allora.
37. Devi, immagina le lettere sanscrite in queste focalizzazioni mielate di consapevolezza, prima come lettere, poi più sottilmente come suoni, poi come la più sottile sensazione. Poi, lasciandoli da parte, sii libera.
38. Bagnati nel centro del suono, come nel continuo suono di una cascata. O, mettendo le dita nelle orecchie, ascolta il suono dei suoni.
39. Intona un suono, come aum, lentamente. Come il suono entra la non-sonorità, così fai tu.
40. Nell'inizio e graduale raffinamento del suono di ogni lettera, risvegliati.
41. Mentre ascolti strumenti a corda, odi il loro suono composito centrale; così onnipresenza.
42. Intona un suono udibile, poi meno e meno udibile mentre il sentire sprofonda in questa silente armonia.
43. Con la bocca leggermente aperta, tieni la mente nel centro della lingua. O, mentre il respiro silenziosamente entra dentro, senti il suono "hh".
44. Centrati nel suono "aum" senza alcuna "a" o "m"
45. Silenziosamente intona una parola che termina in "ah". Poi nel "hh," senza sforzo, la spontaneità.
46. Fermando le orecchie premendole ed il retto contraendolo, entra il suono.
47. Entra il suono del tuo nome e, tramite questo suono, tutti i suoni.
48. All'esordio dell'unione sessuale mantieniti attenta sul fuoco all'inizio, e così continuando, evita le braci alla fine.
49. Quando in tale abbraccio i tuoi sensi sono scossi come foglie, entra questo scuotimento.
50. Persino ricordando l'unione, senza l'abbraccio, trasformazione.
51. Nel vedere gioiosamente un amico da lungo assente, permea questa gioia.
52. Quando mangi o bevi, diventa il sapore del cibo o bevanda, e sii riempita.
53. Oh occhi di loto, dolce di tatto, quando canti, vedi, gusti, sii consapevole di essere e scopri ciò che sempre vive.
54. Ovunque è trovata soddisfazione, in qualsiasi atto, realizza questo.
55. Sul punto di addormentarti, quando il sonno non è ancora arrivato e la veglia esterna svanisce, a questo punto l'essere è rivelato.
56. Le illusioni ingannano, i colori circoscrivono, persino i divisibili sono indivisibili.
57. In stati d'animo di estremo desiderio, sii indisturbata.
58. Questo cosiddetto universo appare come un gioco di destrezza, una esibizione di quadri. Per essere felice, guarda a questo così.
59. Oh amata, poni l'attenzione né sul piacere né sul dolore, ma tra questi.
60. Oggetti e desideri esistono in me come negli altri. Così accettando, lascia che siano trasformati.
61. Come le onde vengono con l'acqua e le fiamme col fuoco, così l'universale ondeggia con noi.
62. Ovunque la tua mente sta vagabondando, internamente o esternamente, in questo preciso posto, questo.
63. Quando vividamente consapevole tramite qualche senso particolare, mantieniti nella consapevolezza.
64. All'inizio di uno starnuto, durante uno spavento, in ansietà, sopra un abisso, fuggendo in battaglia, in estrema curiosità, all'insorgere della fame, al termine della fame, sii ininterrottamente consapevole.
65. La purezza di altri insegnamenti è impurità per noi. In realtà, riconosci niente come puro o impuro.
66. Sii la stessa non-stessa con l'amico quanto con lo sconosciuto, in onore e disonore.
67. Ecco la sfera del cambiamento, cambiamento, cambiamento. Tramite il cambiamento consuma il cambiamento.
68. Come una chioccia fai da mamma ai suoi pulcini, fai da mamma ad intese particolari, a faccende particolari, in realtà.
69. Poiché, in verità, schiavitù e libertà sono relative, queste parole sono solo per coloro terrorizzati dall'universo. Questo universo è un riflesso delle menti. Come vedi molti soli nell'acqua da un sole, vedi così schiavitù e liberazione.
70. Considera la tua essenza come raggi di luce da centro a centro su per le vertebre, e così eleva la "vitalità" in te.
71. O negli spazi di mezzo, senti questo come fulmine.
72. Senti il cosmo come una presenza traslucida sempre viva.
73. In estate quando vedi l'intero cielo infinitamente chiaro, entra tale chiarezza.
74. Shakti, vedi tutto lo spazio come se già assorbito nella tua testa nella brillantezza.
75. Sveglia, addormentata, sognante, riconosciti come luce.
76. Nella pioggia durante una notte nera entra quella oscurità come la forma delle forme.
77. Quando una notte di pioggia senza luna non è presente, chiudi gli occhi e trova oscurità davanti a te. Aprendo gli occhi, vedi oscurità. Così le colpe scompaiono per sempre.
78. Ovunque la tua attenzione si accende, in questo preciso punto, sperimenta.
79. Focalizzati sul fuoco che sale attraverso la tua forma, dalle dita dei piedi in su, finché il corpo brucia incenerito ma non tu.
80. Medita sulla finzione del mondo che brucia incenerito e diventa essere sopra umano.
81. Come soggettivamente, le lettere fluiscono in parole e le parole in frasi, e come, oggettivamente, i cerchi fluiscono in mondi ed i mondi in principi, trova finalmente questi convergere nel tuo essere.
82. Senti: il mio pensiero, io sono, gli organi interni -- me.
83. Prima del desiderio e prima di conoscere, come posso dire io sono? Considera. Dissolviti nella bellezza.
84. Getta da parte l'attaccamento per il corpo, realizza che io sono ovunque. Chi è ovunque è gioioso.
85. Pensando nessuna cosa renderà senza limite il sé limitato.
86. Supponi di contemplare qualcosa al di là della percezione, al di là dell'afferrare, al di là del non-essere. -- Tu.
87. Io esisto. Questo è mio. Questo è questo. Oh amata, persino in ciò conosci l'illimitato.
88. Ogni cosa è percepita tramite il conoscere. Il sé risplende nello spazio tramite il conoscere. Percepisci un essere come conoscente e conosciuto.
89. Amata, in questo momento lascia che mente, conoscere, respiro, forma, siano inclusi.
90. Toccando gli occhi come una piuma, la leggerezza tra di loro si apre nel cuore e là permea il cosmo.
91. Gentile Devi, entra la presenza eterica che pervade molto sopra e sotto la tua forma.
92. Metti il materiale mentale in una tale finezza inesprimibile sopra, sotto e nel tuo cuore.
93. Considera ogni area della tua forma presente come illimitatamente spaziosa.
94. Senti la tua sostanza, ossa, carne, sangue, saturata con l'essenza cosmica.
95. Senti le belle qualità della creatività permeare i tuoi seni e assumere delicate configurazioni.
96. Soggiorna in qualche posto interminabilmente spazioso, lontano da alberi, colline, abitazioni. Da là arriva la fine delle pressioni della mente.
97. Considera il pieno essere il tuo corpo di beatitudine.
98. In qualsiasi posizione gradualmente pervadi un'area tra le ascelle in grande pace.
99. Senti te stessa come pervadere tutte le direzioni, lontano, vicino.
100. L'apprezzamento di oggetti e soggetti è la stessa per una persona illuminata come per una non illuminata. La precedente ha una grandezza: rimane in stato d'animo soggettivo, non persa in cose.
101. Credi l'onnisciente, onnipotente, pervadere.
102. Immagina lo spirito simultaneamente dentro e attorno a te fino a che l'intero universo è spirituale.
103. Con la tua intera consapevolezza proprio all'inizio di un desiderio, di una conoscenza, conosci.
104. Oh Shakti, ogni particolare percezione è limitata, scompare in onnipotenza.
105. In verità le forme sono inseparate. Inseparati sono l'essere onnipresente e la tua forma. Realizza ciascuna come fatta di questa consapevolezza.
106. Senti la consapevolezza di ogni persona come la tua consapevolezza. Così, lasciando da parte l'interesse per sé, diventa ogni essere.
107. Questa consapevolezza esiste come ogni essere, e niente altro esiste.
108. Questa consapevolezza è lo spirito guida di ognuno. Sii questo.
109. Supponi la tua forma passiva essere una stanza vuota con muri di pelle -- vuota.
110. Graziosa, gioca. L'universo è una conchiglia vuota in cui la tua mente si diverte infinitamente.
111. Dolce di cuore, medita sul conoscere e sul non conoscere, esistere e non esistere. Poi lascia entrambi a lato di ciò che puoi essere.
112. Entra lo spazio, senza sostegno, eterno, immobile.

Statue of Lord Shiva at CERN near the building A40. Given by Department of Atomic Energy, India.

dancing with the Tao





mercoledì 12 settembre 2012

Proiezioni (7 di Coppe)


L'uomo e la donna di questa carta sono uno di fronte all'altro e si guardano, eppure non sono in grado di vedersi chiaramente. Ognuno dei due proietta un'immagine che ha costruito nella propria mente, coprendo il volto reale della persona che sta guardando. Ognuno di noi può restare intrappolato in un film creato nella mente e proiettato sulle situazioni e sulle persone che ci circondano. Accade quando non siamo pienamente consapevoli delle nostre aspettative, dei desideri e dei giudizi e, anziché assumerne la responsabilità e riconoscerli come nostri, li attribuiamo agli altri. Una proiezione può essere diabolica o divina, disturbare o confortare; ciò nonostante resta pur sempre una proiezione - una nuvola che ci impedisce di vedere la realtà per ciò che è. Il solo modo per uscirne è riconoscere il gioco. Quando vedi sorgere in te un giudizio rispetto a un'altra persona, rivoltalo: Ciò che vedi si riferisce veramente all'altro? La tua visione è limpida, oppure è oscurata da ciò che vuoi vedere?

Al cinema, guardi lo schermo, non ti guardi mai alle spalle e il proiettore è alle tue spalle. Il film non è veramente sullo schermo; si tratta solo di una proiezione di luce e di ombre. Il film esiste solo alle tue spalle, ma tu non guardi mai in quella direzione, dove si trova il proiettore. La tua mente si trova alle spalle dell'intera proiezione, e la mente è il proiettore. Ma tu guardi sempre l'altro, perché l'altro è lo schermo. Quando sei in uno stato d'amore, l'altro sembra bello, senza confronti. Quando odi, la stessa persona sembra orribile, ma non diventi mai cosciente del fatto che la stessa persona può essere la più orribile e anche la più bella. Pertanto, il solo modo per arrivare alla verità è apprendere come essere diretti - senza intermediari - nella propria visione, come trascurare l'aiuto della mente. Questa mediazione della mente è il problema, poiché essa può creare solo sogni e poi, grazie alla tua eccitazione, il sogno inizia a sembrare realtà. Se sei troppo eccitato, sei intossicato, non sei più in te. In quel caso, qualsiasi cosa vedi non è altro che una tua proiezione. Esistono tanti mondi quante sono le menti, poiché ogni mente vive nel proprio mondo.