giovedì 4 luglio 2013

Pigrizia (9 di Coppe)


Il personaggio di questa carta pensa di avercela fatta, di essere arrivato. È seduto in una poltrona superimbottita, indossa occhiali da sole, un ombrellone lo protegge ulteriormente, ai piedi ha ciabattine rosa e sorseggia un drink. Non ha alcuna energia per alzarsi o per fare alcunché, perché pensa di aver già fatto. Ancora non si è voltato a guardare lo specchio incrinato alla sua destra, un chiaro segno che il luogo che crede di aver finalmente raggiunto sta per andare in frantumi, e si dissolverà presto davanti ai suoi occhi. Il messaggio di questa carta è semplice: il luogo in cui ti stai rilassando non è la tua meta finale. Il viaggio non è ancora concluso, e l'uccello bianco che si vede volare nella vastità del cielo cerca di mostrartelo. Il tuo compiacimento può essere frutto di un reale senso di realizzazione, ma ora è tempo di proseguire. Non importa quanto siano graziose le ciabattine, quanto gustoso il tuo drink; ci sono cieli e cieli infiniti che ancora aspettano di essere esplorati.

Quando sei pigro, il sapore che percepisci è negativo: semplicemente senti di non avere energie, senti di essere spento, opaco; ti senti assonnato, morto. Quando sei in uno stato di non-fare, sei pieno di energia - è un gusto estremamente positivo. Sei pieno di energia, straripi; sei radioso, ribolli, vibri; non sei assonnato, sei perfettamente consapevole; non sei morto, sei incredibilmente vivo. C'è la possibilità che la mente ti inganni: può razionalizzare la pigrizia definendola non-fare. Può dire: "Sono diventato un Maestro Zen", oppure: "Credo nel Tao", ma stai solo ingannando te stesso. Nessun altro verrà tratto in inganno dalle tue razionalizzazioni. Pertanto stai all'erta!

mercoledì 3 luglio 2013

lunedì 1 luglio 2013

frecce meta-Tao

Vladimir Kush, Chaos Butterfly, Arrow of Time
La successiva metastruttura discussa da Tyler Volk e Jeff Bloom sono le frecce, struttura che indica flusso, progressione, collegamenti e relazioni direzionali, e in generale direzionalità:

Background

Arrows indicate flow, progression, directional links and relationships, and directionality in general. Arrows are often linked to time (as an arrow) and sequences. Arrows of time are equivalent to tubular relations in space. Arrows also depict specific directional relations between binaries.

Examples

  • In science: chemical reactions, acceleration, nerve transmission, vectors, velocity, osmosis, rivers, currents, wind, volcanic flow, bird flight, etc.
  • In architecture and design: traffic flow, sequences in construction, escalators, directionality in lighting and décor; structural strength in supporting weight; etc.
  • In art: as objects, as eye movement in looking at piece of art, choreography, drama, etc.
  • In social sciences: directional relations, movement, flow, stages and sequences, etc.
  • In other senses: journeys and pilgrimages; travel plans; agenda; etc.

Metapatterns

The Pattern Underground

Tao bless America

venerdì 28 giugno 2013

il respiro del Tao


Shiva risponde:

1. O radiosa, questa esperienza può albeggiare tra due respiri. Dopo che il respiro è venuto dentro e appena prima che si rivolga in su -- il beneficio.

2. Come il respiro volge dal basso verso l'alto, ed ancora come curva dall'alto verso il basso -- tramite entrambe queste svolte, realizza.

3. Oppure, ogni volta che l'inspirazione e l'espirazione si fondono, in questo istante tocca il centro privo di energia, pieno di energia.

4. Oppure, quando il respiro è tutto fuori e fermato da sé, o tutto dentro e fermato -- in tale pausa universale, il piccolo io di ognuno svanisce. Questo è difficile solo per l'impuro.

5. L'attenzione tra le sopracciglia, lascia la mente essere prima del pensiero. Lascia riempire la forma con l'essenza del respiro fino alla sommità della testa e là piovere come luce.

6. Quando in attività mondane, mantieni l'attenzione tra due respiri, e così praticando, in pochi giorni sii rinata di nuovo.

7. Con intangibile respiro nel centro della fronte, come questo raggiunge il cuore al momento del sonno, abbi direzione sui sogni e sulla morte stessa.

8. Con somma devozione, centrati sulle due giunture del respiro e conosci il conoscitore.


La Verità è sempre qui, è già un dato di fatto. Non è qualcosa da raggiungere nel futuro.
Tu sei la verità proprio qui e ora, perciò non è una cosa che deve essere creata, inventata o cercata. Comprendilo con estrema chiarezza; allora queste tecniche saranno facili da capire e anche da mettere in pratica. La mente è un meccanismo per desiderare. La mente è sempre nel desiderio, cerca sempre qualcosa, chiede sempre qualcosa. L’oggetto è sempre nel futuro; la mente non si preoccupa affatto del presente. In questo preciso momento, la mente non può muoversi: non c’è spazio, per muoversi ha bisogno del futuro.
Può muoversi nel passato o nel futuro, non può farlo nel presente: non c’è spazio. La verità è nel presente, e la mente è sempre nel futuro o nel passato. Perciò non c’è incontro tra la mente e la verità. Quando la mente cerca oggetti mondani non è così difficile, il problema non è assurdo, può essere risolto. Ma quando comincia a cercare la verità, lo sforzo stesso diventa un nonsenso, perché la verità è qui e ora e la mente è sempre là e allora. Non c’è incontro. Perciò cerca di capire la prima cosa: non puoi cercare la verità.
Puoi trovarla, ma non puoi cercarla. La ricerca stessa è l’ostacolo. Nel momento in cui cominci a cercare, tu sei allontanato dal presente, da te stesso, perché tu sei sempre nel presente. Il ricercatore è sempre nel presente e la ricerca è nel futuro; non incontrerai mai ciò che stai cercando. Lao Tzu dice: “Non cercare, altrimenti fallirai. Non ricercare e trova. Non cercare e trova”. Tutte queste tecniche di Shiva semplicemente volgono la mente dal futuro o dal passato al presente. Ciò che stai cercando esiste già, è già un dato di fatto. La mente dev’essere volta dal cercare al “noncercare”. E’ difficile. Se ci rifletti da un punto di vista mentale è molto difficile. Come si fa a volgere la mente dal cercare al “noncercare”? Infatti la mente fa dello stesso “noncercare” l’oggetto! In questo caso la mente dice: “Non cercare”. La mente dice: “Io non dovrei cercare”. La mente afferma: “Ora il ‘noncercare’ è il mio oggetto. Ora io desidero lo stato di assenza del desiderio”. Il cercare è ritornato, il desiderio è rientrato dalla porta sul retro. Ecco perché ci sono persone che cercano oggetti mondani e persone che credono di essere alla ricerca di oggetti non mondani. Tutti gli oggetti sono mondani perché il “cercare” è il mondo. Dunque non puoi cercare qualcosa di non mondano. Nel momento in cui cerchi, esso diventa il mondo. Se stai cercando Dio, il tuo Dio è parte del mondo, se stai cercando moksha – la liberazione – il nirvana, la tua liberazione è parte del mondo, non è qualcosa che lo trascende, perché il cercare è il mondo, il desiderare è il mondo. Perciò non puoi desiderare il nirvana, non puoi desiderare il “nondesiderio”. Se tenti di capirlo da un punto di vista mentale, diventerà un enigma.
Shiva non dice nulla in merito, procede immediatamente dando delle tecniche. Le tecniche sono “nonmentali”. Non dice a Devi: “La verità è qui. Non cercarla e la troverai”. Offre immediatamente delle tecniche. Quelle tecniche sono “nonmentali”: mettile in pratica e la mente arriva a un punto di svolta. Il punto si svolta è solo una conseguenza, un sottoprodotto, non un oggetto. Il punto di svolta è solo una conseguenza. Se metti in pratica una tecnica, la tua mente si volgerà dal suo viaggio nel futuro o nel passato: ti troverai improvvisamente nel presente. Ecco perché il Buddha ha dato delle tecniche, Lao Tzu ha dato delle tecniche, Krishna ha dato delle tecniche, anche se le hanno introdotte sempre con concetti intellettuali. Solo Shiva è diverso: offre immediatamente delle tecniche e nessuna comprensione intellettuale, nessuna introduzione intellettuale, perché sa che la mente è scaltra, la cosa più astuta che ci sia. Essa può trasformare tutto in un problema. Il “noncercare” diventerà il problema. Ci sono persone che vengono da me e mi chiedono come non desiderare: stanno desiderando il “nondesiderio”. Qualcuno deve aver detto loro, o hanno letto da qualche parte, o hanno sentito dei pettegolezzi spirituali, secondo cui, se non desideri raggiungerai la beatitudine, se non desideri sarai libero, se non desideri non ci sarà sofferenza. Ora la loro mente brama di raggiungere quello stato dove non esiste sofferenza, perciò chiedono come non desiderare. La mente sta giocando loro dei tiri: stanno desiderando ancora, solo che adesso l’oggetto è cambiato. Prima volevano denaro, fama, prestigio, potere, adesso desiderano il “nondesiderio”. Solo l’oggetto è cambiato, loro rimangono gli stessi e il loro desiderare rimane lo stesso. Ma ora il desiderio è diventato più ingannevole. Per questo Shiva procede immediatamente senza alcuna introduzione, comincia subito a parlare delle tecniche. Queste tecniche, se seguite, volgono improvvisamente la tua mente: essa ritorna al presente. E quando la mente ritorna al presente, si ferma, non c’è più. Non puoi essere una mente nel presente, è impossibile. Proprio ora, se sei qui o ora, come puoi essere una mente? I pensieri cessano perché non possono muoversi. Il presente non ha spazio in cui muoversi; non puoi pensare. Se sei in questo preciso istante, come puoi muoverti? La mente si ferma, realizzi la nonmente. Perciò l’essenziale è come essere qui e ora. Puoi provare, ma il tuo sforzo può dimostrarsi inutile, perché se essere nel presente diventa un obiettivo, questo obiettivo si è spostato nel futuro. Quando chiedi come fare a essere nel presente, ancora una volta stai domandando sul futuro. Questo istante si sta trasformando nell’indagare: “Come essere presente? Come essere qui e ora?”. Questo momento presente si sta trasformando nell’indagare, e la tua mente comincerà a vacillare e a creare sogni nel futuro: un giorno sarai in uno stato mentale dove non ci sarà movimento, movente, ricerca, e ci sarà la beatitudine, perciò come fare a essere nel presente? Shiva non dice nulla in merito, dà solo delle tecniche. Tu le metti in pratica, e all’improvviso ti trovi qui ed ora, e il tuo essere qui e ora è la verità, e il tuo essere qui e ora è la libertà, e il tuo essere qui e ora è il nirvana.





Taos irae



Dies irae
dies illa
Solvet saeclum in favilla:
Teste David cum Sybilla.
Quantus tremor est futurus
Quando judex est venturus
Cuncta stricte discussurus!
Dies irae
dies illa
Solvet saeclum in favilla:
Teste David cum Sybilla
Quantus tremor est futurus
Quatdo judex est venturus
Cuncta stricte discussurus!
Quantus tremor est futurus
Dies irae, dies illa
Quantus tremor est futurus
Dies irae, dies illa
Quantus tremor est futurus
Quantus tremor est futurus
Quando judex est venturus
Cuncta stricte discussurus
Cuncta stricte
Cuncta stricte
Stricte discussurus
Cuncta stricte
Cuncta stricte
Stricte discussurus!
Anif Cemetery, Anif, Salzburg-Umgebung Bezirk, Salzburg, Austria

giovedì 27 giugno 2013

sottosistemi del Tao - VII


Dopo l'estero-interocezione, il processamento degli input, la memoria, il subconscio, i processi di valutazione e decisione e le emozioni Charles T. Tart introduce il settimo sottosistema del sistema della coscienza, il senso dello spazio/tempo:

Subsystems

Space/Time Sense

Events and experiences happen at a certain time in a certain place. The naive view of this situation is that we simply perceive the spatial and temporal dimensions of real events. A more sophisticated analysis shows that space and time are experiential constructs that we have used to organize sensory stimuli coming to us. Because the organization has been so often successful for dealing with the environment, we have come to believe that we are simply perceiving what is "out there," rather than automatically and implicitly imposing a conceptual framework on what comes in to us.
Ornstein illustrates this in considerable detail in his analysis of time perception, showing that psychological time is a construct, as is physical time, and that a simple equation of the two things is misleading. If we bear in mind that our ordinary concepts of space and time are psychological constructs—highly successful theoretical ones, but nonetheless only constructs—then we shall be less inclined to label as distortions the changes in the functioning of the Space/Time subsystem reported in d-ASCs.
In the ordinary d-SoC there is a small amount of variation in Space/Time sense, but not much. On a dull day time drags somewhat and on an exciting day it goes by quickly, but this range is not large. The dull hour may seem two or three hours long, a walk home when you are tired may seem twice as far, but this is about the maximum quantitative variation for most people in the ordinary d-SoC. Many other aspects of the space/time framework this subsystem generates are unchanging in the ordinary d-SoC: effects do not precede causes, up and down do not reverse, your body does not shrink or grow larger with respect to the space around it.
Variations in the apparent rate of time flow may be much larger in some d-ASCs than ordinarily. In the d-ASC of marijuana intoxication, for example, a common experience is for an LP record to seem to play for an hour or more. Since an LP record generally plays for about fifteen minutes, this is approximately a fourfold increase in experienced duration.
Ornstein believes that a person's estimate of duration is based on the number of events that have taken place in a given period, so as more things are experienced the elapsed time seems longer. Since marijuana intoxication, like many d-ASCs, involves major changes in Input-Processing so that more sensory information is admitted, this experience of increased duration for a single record and for similar events may be due to the fact that a lot more is happening experientially in that same period of clock time. The converse effect can also happen in d-ASCs: time seems to speed by at an extraordinary rate. An experience that seems to have lasted a minute or two actually lasted an hour.
A rare but especially intriguing experience reported from some d-ASCs is that the direction of flow of time seems to change. An event from the future happens now; the experiencer may even know it does not belong in the now but will happen later. An effect seems to precede the cause. Our immediate reaction, resulting from our deeply ingrained belief in the total reality of clock time, is that this cannot be "true," and we see the phenomenon as some confusion of time perception or possibly a hallucination.
A rewarding d-ASC experience is an increased focus on the present moment, a greatly increased here-and-nowness. In the ordinary d-SoC, we usually pay little attention to what is actually happening in the present. We live among memories of the past and amid plans, anticipations, and fantasies about the future. The greatly increased sense of being in the here and now experienced in many d-ASCs usually accompanies a feeling of being much more alive, much more in contact with things. Many meditative practices specifically aim for this increased sense of here-and-nowness. Some d-ASCs seem to produce the opposite effect: the size of the present is "narrowed," making it very difficult to grasp the present moment.
The experience of archetypal time, the eternal present, is a highly valued and radical alteration in time sense reported in various d-ASCs. Not only is there a great here-and-nowness, a great focus on the present moment, but there is a feeling that the activity or experience of the moment is exactly the right thing that belongs in this moment of time. It is a perfect fit with the state of the universe, a basic that springs from one's ultimate nature.

Some of informants in my studies of marijuana intoxication expressed this, in terms of relationships, as no longer being the case of John Smith and Mary Williams walking together in New York City on June 30, 1962, but Man and Woman Dancing Their Pattern Together, as it always has been and always will be.
The experience of archetypal time is similar to, and may be identical with, the experience of timelessness, of the feeling that my kind of temporal framework for an experience is meaningless. Experiences simply are, they do not seem to take place at a specific time. Samadhi, for example, is described as lasting for an eternity, even though the meditater may be in that d-ASC for only a few seconds. Occasionally in such timeless experiences some part of the mind is perceived as putting a temporal location and duration of the event, but this is seen as meaningless word play that has nothing to do with reality. In some of mystical experiences in d-ASCs, the adjectives timeless and eternal are used almost interchangeably. Eternity probably did not arise as a concept, but as a word depicting an experience of timelessness, an immediate experiential reality rather than a concept of infinite temporal duration.
Déjà vu, the French phrase meaning "seen before," is a time experience that occasionally happens in the ordinary d-SoC (it may actually represent a momentary transition into a d-ASC) and happens more frequently in d-ASCs. As an event is unfolding you seem to be remembering it, you are convinced it has happened before because it has the quality of a memory. In discussing the Memory subsystem, we speculated that Déjà vu might sometimes result from a misplacement of the quality "this is a memory" on a current perceptual event. Other types of Déjà vu experiences may represent an alteration of functioning of the Space/time subsystem, where the extra informational quality "this is from the past" is added to current perceptual events.
The quantitative variations in space perception that occur in the ordinary d-SoC may occur in greatly increased form in d-ASCs. Distances walked, for example, may seem much shorter or much longer than ordinarily. Nor is active movement through space necessary for changes in distance to occur: as you sit and look something, it may seem to recede into the distance or to come closer. Or it may seem to grow larger or smaller.
Depth is an important quality of spatial experience. A photograph or a painting is usually seen as a two-dimensional, flat representation of what was in reality a three-dimensional scene. Perception of a three-dimensional quality in the two-dimensional painting is attributed to the artist's technical skill. In d-ASCs, the degree of depth in ordinary perceptions may seem to change. Aaronson notes that in many psychotic states, such as those associated with depression, the world seems flat, the depth dimension seems greatly reduced, while in many valued d-ASCs, such as those induced by psychedelic drugs, the depth dimension seems enhanced, deeper, richer. In some intriguing experiments, Aaronson shows that by artificially altering a hypnotized subject's depth perception through suggestion, to flatter or deeper, he can produce great variations in the subject's moods, and perhaps actually produce d-ASCs by simply changing this basic operation of the Space/Time subsystem.
The ability to see three-dimensional depth in two-dimensional pictures is an interesting phenomenon reported for marijuana intoxication. The technique my main informant reported is to look at a color picture through a pinhole held right at the eye, so your field of vision includes only the picture, not any other elements. If you are highly intoxicated with marijuana, the picture may suddenly become a three-dimensional scene instead of a flat, two-dimensional one.
Another d-ASC-associated spatial change is loss of the spatial framework as a source of orientation. Although there are enormous individual differences, some people always keep their orientation in physical space plotted on a mental map; they generally know what direction they are facing, in what direction various prominent landmarks are located. This kind of orientation to the physical spatial framework may simply fade out, not be perceived in d-ASCs, or it may still be perceptible but become a relatively meaningless rather than an important type of information.
This kind of change can be accompanied by new ways of perceiving space. Lines may become curved instead of straight, for example. Some people report perceiving four or more dimensions in d-ASCs, not as a mathematical construct but as an experiential reality. The difficulties of expressing this in a language evolved from external adaptation to three-dimensional reality are obvious.
We ordinarily think of space as empty, but in d-ASCs space is sometimes perceived as having a more solid quality, as being filled with "vibrations" or "energy," rather than as being empty. Sometimes experiences believe this to be an actual change in their perception of the space around them; sometimes they perceive it as a projection of internal psychological changes onto their spatial perception.
Our ordinary concept of space is a visual one, related to maps, lines and grids, visual distances, and diagrams. Space may be organized in other ways. Some marijuana smokers, for example, report that space becomes organized in an auditory way when they are listening to sounds or music with their eyes closed. Others report that tactual qualities determine space.
I recall a striking evening I once spent with some friends. One of them had just rented a new house, which none of us had seen. We arrived after dark, were blindfolded before entering the house, and spent the next couple of hours exploring the house by movement and touch alone, with no visual cues at all. They concept that gradually evolved of the space of the house without the usual visual organizing cues was vastly different from the subsequent perception of the space when the blindfolds were removed.

sottosistemi del Tao - VI