"Il Tao appare nelle cose come il loro personale essere indiviso: come il modo peculiare e come la forza delle cose. Non c'è cosa in cui l'intero Tao non sarebbe presente come il sé di quella cosa medesima. Ma anche qui il Tao è eterno e senza azione, ma anche senza inazione. Il sé delle cose ha la sua vita nel modo in cui le cose rispondono alle cose. Il Tao appare nell'uomo come l'essere indiviso rivolto a una meta: come la forza unificante che vince ogni allontanamento dai fondamenti della vita, come la forza che tende all'interezza, che ripara ogni frammentazione ed ogni fragilità, come la purificazione che redime da ogni separazione. "Colui che è nel peccato, può purificarsi grazie al Tao". Come essere indiviso rivolto a una meta, il Tao ha come meta il proprio compimento. Vuole realizzare se stesso. Nell'uomo il Tao può diventare un'unità così pura come non può nel mondo, e nemmeno nelle cose. L'uomo in cui il Tao diventa pura unità è l'uomo compiuto. In lui il Tao non appare più: è."
lunedì 26 maggio 2014
giovedì 22 maggio 2014
dalla classificazione del Tao al processo del Tao - II
M.C. Escher, Predestination, 1951 |
DALLA CLASSIFICAZIONE AL PROCESSO.
Quando confrontiamo "l'imparare" a sparare con la carabina con "l'imparare" a sparare con lo schioppo, introduciamo un'ulteriore complicazione nel semplice paradigma astratto della gerarchia dei tipi logici russelliani. Entrambe le operazioni comprendono sequenze cibernetiche e autocorrettive; ma la differenza sistemica tra di esse salta immediatamente agli occhi quando le sequenze vengono considerate come contesti di apprendimento.
Il caso della carabina è relativamente semplice. L'errore che dev'essere corretto (cioè l'informazione che dev'essere usata) è la "differenza" tra la mira della canna e la direzione del bersaglio, rivelata dall'allineamento tra mirino e bersaglio. Può darsi che il tiratore debba percorrere molte volte questo circuito: ricevere la notizia dell'errore, correggerlo, ricevere la notizia del nuovo errore, correggerlo, ricevere la notizia di un errore nullo o minimo e infine sparare.
Ma si osservi che il tiratore, nei calcoli che fa al giro successivo, non riporta (o non ha bisogno di riportare) notizie su ciò che è accaduto nel primo giro. L'unica informazione pertinente è l'errore di quel dato istante. Egli non ha bisogno di cambiare "se stesso".
L'uomo con lo schioppo si trova in una situazione completamente diversa. Per lui tra mirare e tirare non vi è alcun intervallo che possa permettergli di correggere la mira prima di premere il grilletto (Io imparai a sparare durante la seconda guerra mondiale, con una pistola automatica dell'esercito. L'istruttore mi faceva stare con la schiena rivolta a un grosso albero distante circa due metri, la destra ben stretta sull'arma, che avevo al fianco nella fondina. Dovevo fare un balzo e contemporaneamente voltarmi, estrarre la pistola e sparare prima che i piedi toccassero terra. L'ideale era che la pallottola colpisse l'albero, ma la velocità e la scorrevolezza dell'operazione erano più importanti della precisione.). Mirare-e-sparare (con i trattini) è un'unica azione il cui successo o fallimento dev'essere riportato come informazione alla successiva azione di tiro. E' l'intera operazione che dev'essere migliorata, e pertanto l'oggetto dell'informazione è l'intera operazione.
Alla successiva azione di tiro, il tiratore deve calcolare la propria azione basandosi sulla posizione del nuovo bersaglio "e inoltre" sulle informazioni intorno a ciò che ha fatto nel precedente giro del circuito cibernetico e sulle informazioni intorno all'esito di quelle azioni.
Nel terzo giro del circuito, davanti a un nuovo bersaglio, idealmente egli dovrebbe usare le informazioni relative alla "differenza" tra ciò che è accaduto nel primo giro e ciò che è accaduto nel secondo. Potrebbe usare queste informazioni a un livello cinestetico non verbale, dicendo a se stesso con un'immagine muscolare: “Ecco cosa provavo quando ho corretto troppo”.
Chi tira con la carabina percorre semplicemente il proprio circuito cibernetico un certo numero di volte "separate"; chi tira con lo schioppo deve invece acquisire via via la propria abilità per accumulazione, inserendo le esperienze successive, come scatole cinesi, ciascuna nel contesto delle informazioni ricavate da tutte le precedenti esperienze pertinenti (La questione dei criteri di pertinenza ci porterebbe troppo lontano, a problemi di apprendimento contestuale e di altri livelli di apprendimento.).
Da questo paradigma si vede chiaramente che l'idea di 'tipo logico', quando venga trapiantata dai regni astratti abitati dai filosofi della logica matematica al caotico regno degli organismi, assume un aspetto molto diverso. Invece di una gerarchia di classi ci si trova di fronte a una gerarchia di "ordini di ricorsività".
Il problema che ora pongo a proposito di questi esempi di calibrazione o retroazione riguarda la necessità di distinguere questi due concetti nel mondo reale. Nelle catene descrittive più lunghe, quelle riguardanti il termostato domestico e l'applicazione di una legge o di una norma, sono i fenomeni stessi che contengono una siffatta dicotomia di organizzazione (o che ne sono caratterizzati)? Oppure tale dicotomia è un puro prodotto della mia descrizione? Queste catene possono essere immaginate "senza" un'alternanza immanente di retroazione e calibrazione? Questa alternanza è forse alla base stessa del modo in cui è costituito il mondo dell'azione adattativa? Si devono forse ampliare le caratteristiche del processo mentale fino a far loro comprendere la calibrazione e la retroazione?
Certamente non mancherà chi "preferisce" credere che il mondo sia in prevalenza segmentato da processi di calibrazione, come quei tipologi che secondo Ernst Mayr non potranno mai capire la selezione naturale. E vi sarà anche chi vede solo processi di retroazione.
In particolare, Eraclito, con la sua famosa massima “nessuno può entrare due volte nello stesso fiume”, si rallegrerebbe tutto alla vista dell'uomo con lo schioppo, e giustamente potrebbe dire: “Nessuno può sparare due volte con uno schioppo”, poichè‚ a ogni tiro si tratterà di un uomo diverso, diversamente calibrato. Ma poi, ricordando il proprio detto che tutto scorre e nulla è fermo, Eraclito potrebbe fare dietrofront e negare l'esistenza stessa della calibrazione.
Dopo tutto, l'essenza della calibrazione è la quiete: il punto in quiete è il perno del mondo in rotazione.
Io credo che la risoluzione di questo problema dipenda dalle nostre idee sulla natura del tempo (così come i paradossi di astrazione russelliani vengono risolti quando nel ragionamento se si introduce il tempo; si veda il capitolo 4).
Il prolungato processo dell'imparare a sparare con lo schioppo è "necessariamente" discontinuo, poiché‚ le informazioni su se stessi (cioè le informazioni necessarie per la calibrazione) possono essere raccolte solo "dopo" il momento del tiro. In effetti, sparare con uno schioppo sta al maneggiarlo come la gallina sta all'uovo.
La famosa battuta di Samuel Butler, che la gallina è il sistema usato dall'uovo per fare un altro uovo dovrebbe essere così corretta: il fatto che la gallina riesca poi ad allevare una covata è la prova che l'uovo da cui è nata era davvero buono. Se il fagiano cade, lo schioppo è stato maneggiato bene, e l'uomo era ben calibrato. Questa prospettiva rende necessariamente discontinuo il processo di come imparare a maneggiare uno schioppo. L'apprendimento può avvenire solo per incrementi separati, ai vari istanti di tiro successivi.
Analogamente, il sistema di regolazione termostatica della temperatura domestica e il sistema di applicazione di una legge sono necessariamente discontinui per motivi legati al "tempo". Se un evento qualunque deve dipendere da qualche caratteristica di un campione multiplo di qualche altra specie di evento, perché tale campione si possa accumulare deve trascorrere del tempo, e questo intervallo di tempo segmenterà l'evento dipendente, producendo una discontinuità. Ma naturalmente in un mondo di causalità puramente fisica questi 'campioni' non esisterebbero. I campioni sono puri prodotti della descrizione, creature della mente e foggiatori del processo mentale.
Un mondo del senso, dell'organizzazione e della comunicazione non è concepibile senza discontinuità senza soglia. Se gli organi di senso possono ricevere soltanto notizie di differenze, e se i neuroni o si eccitano o non si eccitano, allora la soglia diviene necessariamente una caratteristica del modo in cui è composto il mondo vivente e mentale.
Il chiaroscuro è un'ottima cosa, ma William Blake ci dice recisamente che gli uomini saggi vedono i contorni e perciò li tracciano.
dalla classificazione del Tao al processo del Tao - I
Quando confrontiamo "l'imparare" a sparare con la carabina con "l'imparare" a sparare con lo schioppo, introduciamo un'ulteriore complicazione nel semplice paradigma astratto della gerarchia dei tipi logici russelliani. Entrambe le operazioni comprendono sequenze cibernetiche e autocorrettive; ma la differenza sistemica tra di esse salta immediatamente agli occhi quando le sequenze vengono considerate come contesti di apprendimento.
Il caso della carabina è relativamente semplice. L'errore che dev'essere corretto (cioè l'informazione che dev'essere usata) è la "differenza" tra la mira della canna e la direzione del bersaglio, rivelata dall'allineamento tra mirino e bersaglio. Può darsi che il tiratore debba percorrere molte volte questo circuito: ricevere la notizia dell'errore, correggerlo, ricevere la notizia del nuovo errore, correggerlo, ricevere la notizia di un errore nullo o minimo e infine sparare.
Ma si osservi che il tiratore, nei calcoli che fa al giro successivo, non riporta (o non ha bisogno di riportare) notizie su ciò che è accaduto nel primo giro. L'unica informazione pertinente è l'errore di quel dato istante. Egli non ha bisogno di cambiare "se stesso".
L'uomo con lo schioppo si trova in una situazione completamente diversa. Per lui tra mirare e tirare non vi è alcun intervallo che possa permettergli di correggere la mira prima di premere il grilletto (Io imparai a sparare durante la seconda guerra mondiale, con una pistola automatica dell'esercito. L'istruttore mi faceva stare con la schiena rivolta a un grosso albero distante circa due metri, la destra ben stretta sull'arma, che avevo al fianco nella fondina. Dovevo fare un balzo e contemporaneamente voltarmi, estrarre la pistola e sparare prima che i piedi toccassero terra. L'ideale era che la pallottola colpisse l'albero, ma la velocità e la scorrevolezza dell'operazione erano più importanti della precisione.). Mirare-e-sparare (con i trattini) è un'unica azione il cui successo o fallimento dev'essere riportato come informazione alla successiva azione di tiro. E' l'intera operazione che dev'essere migliorata, e pertanto l'oggetto dell'informazione è l'intera operazione.
Alla successiva azione di tiro, il tiratore deve calcolare la propria azione basandosi sulla posizione del nuovo bersaglio "e inoltre" sulle informazioni intorno a ciò che ha fatto nel precedente giro del circuito cibernetico e sulle informazioni intorno all'esito di quelle azioni.
Nel terzo giro del circuito, davanti a un nuovo bersaglio, idealmente egli dovrebbe usare le informazioni relative alla "differenza" tra ciò che è accaduto nel primo giro e ciò che è accaduto nel secondo. Potrebbe usare queste informazioni a un livello cinestetico non verbale, dicendo a se stesso con un'immagine muscolare: “Ecco cosa provavo quando ho corretto troppo”.
Chi tira con la carabina percorre semplicemente il proprio circuito cibernetico un certo numero di volte "separate"; chi tira con lo schioppo deve invece acquisire via via la propria abilità per accumulazione, inserendo le esperienze successive, come scatole cinesi, ciascuna nel contesto delle informazioni ricavate da tutte le precedenti esperienze pertinenti (La questione dei criteri di pertinenza ci porterebbe troppo lontano, a problemi di apprendimento contestuale e di altri livelli di apprendimento.).
Da questo paradigma si vede chiaramente che l'idea di 'tipo logico', quando venga trapiantata dai regni astratti abitati dai filosofi della logica matematica al caotico regno degli organismi, assume un aspetto molto diverso. Invece di una gerarchia di classi ci si trova di fronte a una gerarchia di "ordini di ricorsività".
Il problema che ora pongo a proposito di questi esempi di calibrazione o retroazione riguarda la necessità di distinguere questi due concetti nel mondo reale. Nelle catene descrittive più lunghe, quelle riguardanti il termostato domestico e l'applicazione di una legge o di una norma, sono i fenomeni stessi che contengono una siffatta dicotomia di organizzazione (o che ne sono caratterizzati)? Oppure tale dicotomia è un puro prodotto della mia descrizione? Queste catene possono essere immaginate "senza" un'alternanza immanente di retroazione e calibrazione? Questa alternanza è forse alla base stessa del modo in cui è costituito il mondo dell'azione adattativa? Si devono forse ampliare le caratteristiche del processo mentale fino a far loro comprendere la calibrazione e la retroazione?
Certamente non mancherà chi "preferisce" credere che il mondo sia in prevalenza segmentato da processi di calibrazione, come quei tipologi che secondo Ernst Mayr non potranno mai capire la selezione naturale. E vi sarà anche chi vede solo processi di retroazione.
In particolare, Eraclito, con la sua famosa massima “nessuno può entrare due volte nello stesso fiume”, si rallegrerebbe tutto alla vista dell'uomo con lo schioppo, e giustamente potrebbe dire: “Nessuno può sparare due volte con uno schioppo”, poichè‚ a ogni tiro si tratterà di un uomo diverso, diversamente calibrato. Ma poi, ricordando il proprio detto che tutto scorre e nulla è fermo, Eraclito potrebbe fare dietrofront e negare l'esistenza stessa della calibrazione.
Dopo tutto, l'essenza della calibrazione è la quiete: il punto in quiete è il perno del mondo in rotazione.
Io credo che la risoluzione di questo problema dipenda dalle nostre idee sulla natura del tempo (così come i paradossi di astrazione russelliani vengono risolti quando nel ragionamento se si introduce il tempo; si veda il capitolo 4).
Il prolungato processo dell'imparare a sparare con lo schioppo è "necessariamente" discontinuo, poiché‚ le informazioni su se stessi (cioè le informazioni necessarie per la calibrazione) possono essere raccolte solo "dopo" il momento del tiro. In effetti, sparare con uno schioppo sta al maneggiarlo come la gallina sta all'uovo.
La famosa battuta di Samuel Butler, che la gallina è il sistema usato dall'uovo per fare un altro uovo dovrebbe essere così corretta: il fatto che la gallina riesca poi ad allevare una covata è la prova che l'uovo da cui è nata era davvero buono. Se il fagiano cade, lo schioppo è stato maneggiato bene, e l'uomo era ben calibrato. Questa prospettiva rende necessariamente discontinuo il processo di come imparare a maneggiare uno schioppo. L'apprendimento può avvenire solo per incrementi separati, ai vari istanti di tiro successivi.
Analogamente, il sistema di regolazione termostatica della temperatura domestica e il sistema di applicazione di una legge sono necessariamente discontinui per motivi legati al "tempo". Se un evento qualunque deve dipendere da qualche caratteristica di un campione multiplo di qualche altra specie di evento, perché tale campione si possa accumulare deve trascorrere del tempo, e questo intervallo di tempo segmenterà l'evento dipendente, producendo una discontinuità. Ma naturalmente in un mondo di causalità puramente fisica questi 'campioni' non esisterebbero. I campioni sono puri prodotti della descrizione, creature della mente e foggiatori del processo mentale.
Un mondo del senso, dell'organizzazione e della comunicazione non è concepibile senza discontinuità senza soglia. Se gli organi di senso possono ricevere soltanto notizie di differenze, e se i neuroni o si eccitano o non si eccitano, allora la soglia diviene necessariamente una caratteristica del modo in cui è composto il mondo vivente e mentale.
Il chiaroscuro è un'ottima cosa, ma William Blake ci dice recisamente che gli uomini saggi vedono i contorni e perciò li tracciano.
M.C. Escher, tassellatura |
dalla classificazione del Tao al processo del Tao - I
Etichette:
Struttura che Connette
mercoledì 21 maggio 2014
Tao Paradoxico-Philosophicus 20-22
Un dieu donne le feu
Pour faire l'enfer;
Un diable, le miel
Pour faire le ciel.
TRACTATUS PARADOXICO-PHILOSOPHICUS
20 | Education: consider observers attempting to develop thinking and conversation and thus making themselves unpredictable with respect to each other. |
20.01 | Education improves the ability to offer tentative distinctions and interactions, increasing the number of choices available to observers. |
20.02 | All the observers can pursue and achieve an education as long as they avoid competition, since it begins by excluding thinking and soon it omits conversation. |
20.1 | Observers may educate themselves and stimulate others to do likewise, as long as they understand uncertainty as welcomed and unavoidable. |
20.2 | A non-hierarchical society breeds rule-pondering observers thus stimulating the generation of dynamic stabilities and instabilities and avoiding the dehumanizing static or dynamic stabilities, a healthy recursion. |
20.21 | In this context, human diversity of interests, curiosity, inventiveness, creativity, ingenuity, emotions, feelings, etc., flourish unrestricted. |
20.3 | Education stimulates individual knowledge, thinking, conversation, paradoxes and logic, unpredictability, wisdom and legitimate questions, questions to which none of the concerned knows the answers. |
21 | Idleness: contemplate the art neither of following rules nor of not following rules and the art of following rules and not following rules. |
21.01 | Education contemplates idleness to stimulate thinking and conversation among observers, and to nourish their original uncertainty and unpredictability. |
21.1 | Paradoxical observers welcome idleness and education, offer tentative distinctions (logic) and interactions (paradoxes), and do not form hierarchies. |
21.2 | A hierarchy welcomes neither idleness nor education. |
21.3 | If observers ponder rules and attempt to think and converse they will find life difficult, if not impossible, within hierarchical societies. |
21.31 | These societies appear as prisons to observers in search of education and idleness. |
22 | “Reality”: consider a simple environment that, chosen (distinguished) by logical observers, excludes the observers. |
22.1 | From this point of view, “reality” should conform to some immutable pattern that will require neither more distinctions nor interactions nor choices. |
22.2 | However, every pattern adopted needs adjustments here and there to eliminate contradictions, to “solve” paradoxes, etc. |
22.3 | Since logical observers can neither adjust a pattern nor offer a new one, they attempt to induce or coerce reluctant paradoxical observers to do it. |
22.4 | Paradoxical observers either hide and isolate themselves or develop different avenues (e.g., philosophies, the arts, logics, mathematics, the sciences, etc.) to assuage the demands for a goal that they do not desire. |
22.5 | Invading hierarchies of logical observers under different guises make of these avenues instruments for instruction. |
22.6 | Many paradoxical observers surrender to these instruments and abandon their education, their curiosity, inventiveness, creativity, etc. |
Tractatus Paradoxico-Philosophicus
A Philosophical Approach to Education
Un Acercamiento Filosófico a la Educación
Une Approche Philosophique à l'Education
Eine Philosophische Annäherung an Bildung
Ricardo B. Uribe
Copyright © by a collaborating group of people including the author, editing consultants, translators, and printers. All rights reserved.Tao Paradoxico-Philosophicus 17-19
Etichette:
Tao Livello 3 e oltre
martedì 20 maggio 2014
lunedì 19 maggio 2014
la Via di Mezzo del Tao: conclusioni
M.C. Escher, Verbum (Earth, Sky and Water), 1942 |
La conclusione finale degli autori riguardo ad una linea alternativa delle scienze della cognizione coinvolge etica e scienza:
WORLDS WITHOUT GROUND
Laying Down a Path in Walking
Ethics and Human Transformation
In Conclusion
Let us restate why we think ethics in the mindfulness/awareness tradition, and indeed, the mindfulness/awareness tradition itself, are so important to the modem world. There is a profound discovery of groundlessness in our culture-in science, in the humanities, in society, and in the uncertainties of people's daily lives. This is generally seen as something negative-by everyone from the prophets of our time to ordinary people struggling to find meaning in their lives. Taking groundlessness as negative, as a loss, leads to a sense of alienation, despair, loss of heart, and nihilism. The cure that is generally espoused in our culture is to find a new grounding (or return to older grounds). The mindfulness/awareness tradition points the way to a radically different resolution. In Buddhism, we have a case study showing that when groundlessness is embraced and followed through to its ultimate conclusions, the outcome is an unconditional sense of intrinsic goodness that manifests itself in the world as spontaneous compassion. We feel, therefore, that the solution for the sense of nihilistic alienation in our culture is not to try to find a new ground; it is to find a disciplined and genuine means to pursue groundlessness, to go further into groundlessness. Because of the preeminent place science occupies in our culture, science must be involved in this pursuit.
Although late-twentieth-century science repeatedly undermines our conviction in an ultimate ground, we nonetheless continue to seek one. We have laid down a path in both cognitive science and human experience that would lead us away from this dilemma. We repeat that this is not a merely philosophical dilemma; it is also ethical, religious, and political. Grasping can be expressed not only individually as fixation on ego-self but also collectively as fixation on racial or tribal self-identity, as well as grasping for a ground as the territory that separates one group of people from another or that one group would appropriate as its own. The idolatry of supposing not only that there is a ground but that one can appropriate it as one's own acknowledges the other only in a purely negative, exclusionary way. The realization of groundlessness as nonegocentric responsiveness, however, requires that we acknowledge the other with whom we dependently cooriginate. If our task in the years ahead, as we believe, is to build and dwell in a planetary world, then we must learn to uproot and release the grasping tendency, especially in its collective manifestations.
When we widen our horizon to include transformative approaches to experience, especially those concerned not with escape from the world or the discovery of some hidden, true self but with releasing the everyday world from the clutches of the grasping mind and its desire for an absolute ground, we gain a sense of perspective on the world that might be brought forth by learning to embody groundlessness as compassion in a scientific culture. Since we have been most affected by the Buddhist tradition and its approach to experience through mindfulness/awareness, we were naturally led to rely on this tradition in relation to the task of scientific and planetary building.
Science is already deeply embedded in our culture. Buddhism from all the world's cultures is now taking root and beginning to develop in the West. When these two planetary forces, science and Buddhism, come genuinely together, what might not happen? At the very least, the journey of Buddhism to the West provides some of the resources we need to pursue consistently our own cultural and scientific premises to the point where we no longer need and desire foundations and so can take up the further tasks of building and dwelling in worlds without ground.
In Conclusion
Let us restate why we think ethics in the mindfulness/awareness tradition, and indeed, the mindfulness/awareness tradition itself, are so important to the modem world. There is a profound discovery of groundlessness in our culture-in science, in the humanities, in society, and in the uncertainties of people's daily lives. This is generally seen as something negative-by everyone from the prophets of our time to ordinary people struggling to find meaning in their lives. Taking groundlessness as negative, as a loss, leads to a sense of alienation, despair, loss of heart, and nihilism. The cure that is generally espoused in our culture is to find a new grounding (or return to older grounds). The mindfulness/awareness tradition points the way to a radically different resolution. In Buddhism, we have a case study showing that when groundlessness is embraced and followed through to its ultimate conclusions, the outcome is an unconditional sense of intrinsic goodness that manifests itself in the world as spontaneous compassion. We feel, therefore, that the solution for the sense of nihilistic alienation in our culture is not to try to find a new ground; it is to find a disciplined and genuine means to pursue groundlessness, to go further into groundlessness. Because of the preeminent place science occupies in our culture, science must be involved in this pursuit.
Although late-twentieth-century science repeatedly undermines our conviction in an ultimate ground, we nonetheless continue to seek one. We have laid down a path in both cognitive science and human experience that would lead us away from this dilemma. We repeat that this is not a merely philosophical dilemma; it is also ethical, religious, and political. Grasping can be expressed not only individually as fixation on ego-self but also collectively as fixation on racial or tribal self-identity, as well as grasping for a ground as the territory that separates one group of people from another or that one group would appropriate as its own. The idolatry of supposing not only that there is a ground but that one can appropriate it as one's own acknowledges the other only in a purely negative, exclusionary way. The realization of groundlessness as nonegocentric responsiveness, however, requires that we acknowledge the other with whom we dependently cooriginate. If our task in the years ahead, as we believe, is to build and dwell in a planetary world, then we must learn to uproot and release the grasping tendency, especially in its collective manifestations.
When we widen our horizon to include transformative approaches to experience, especially those concerned not with escape from the world or the discovery of some hidden, true self but with releasing the everyday world from the clutches of the grasping mind and its desire for an absolute ground, we gain a sense of perspective on the world that might be brought forth by learning to embody groundlessness as compassion in a scientific culture. Since we have been most affected by the Buddhist tradition and its approach to experience through mindfulness/awareness, we were naturally led to rely on this tradition in relation to the task of scientific and planetary building.
Science is already deeply embedded in our culture. Buddhism from all the world's cultures is now taking root and beginning to develop in the West. When these two planetary forces, science and Buddhism, come genuinely together, what might not happen? At the very least, the journey of Buddhism to the West provides some of the resources we need to pursue consistently our own cultural and scientific premises to the point where we no longer need and desire foundations and so can take up the further tasks of building and dwelling in worlds without ground.
Mano del Desierto, Atacama Desert, Chile |
Etichette:
GDPs,
Tao Livello 3 e oltre
aforismi Tao del Settecento
Quando si serviva della sua ragione era come un destro costretto a fare qualche cosa con la mano sinistra.
Una tomba è pur sempre la miglior fortezza contro gli assalti del destino.
Se un libro e una testa, scontrandosi, emettono un suono fesso, non è detto che la colpa sia del libro.
Quell'uomo era così intelligente che non lo si poteva quasi utilizzare per niente al mondo.
Che l'uomo sia la creatura più nobile lo si deduce già dal fatto che nessun'altra creatura lo ha ancora contraddetto.
Niente contribuisce alla quiete dell'animo come il non avere alcuna opinione.
C'è gente che crede ragionevole tutto quello che vien fatto con la faccia seria.
"Come va?", disse un cieco a uno zoppo. "Come vede", rispose lo zoppo.
Con il laccio che doveva unire i loro cuori hanno strangolato la loro pace.
La più divertente superficie della terra è per noi quella della faccia umana.
Ciò che essi chiamano cuore è molto al di sotto del quarto bottone del panciotto.
Non sono tanto gli oracoli che hanno smesso di parlare quanto gli uomini di ascoltarli.
Nel mondo è più facile trovare consigli che conforti.
Chi è innamorato di sé stesso ha almeno il vantaggio di non incontrare molti rivali nel suo amore.
Anche la scimmia più perfetta non saprebbe disegnare una scimmia. Questo lo sa fare soltanto l'uomo, il quale è anche l'unico che consideri un pregio il saperlo fare.
Chi ha meno di quanto brama deve sapere che ha più di quanto vale.
Nel mondo si può vivere bene dicendo profezie, ma non dicendo la verità.
Il mese di gennaio è quello in cui si fanno gli auguri ai propri amici. Gli altri mesi sono quelli in cui gli auguri non si realizzano.
Ci sono effettivamente moltissimi che leggono solo per non dover pensare.
Non posso certo dire se la situazione sarà migliore quando sarà cambiata; ma posso dire che per diventare migliore deve cambiare.
Nessuna invenzione, per l'uomo, è stata più facile di quella del cielo.
Il libro che per primo meriterebbe di essere proibito è il catalogo dei libri proibiti.
Per uno che viene sepolto vivo ce ne sono cento altri che penzolano sulla terra, pur essendo morti.
Non solo non credeva nei fantasmi, ma non ne aveva neanche paura.
Prima di biasimare bisognerebbe sempre vedere se non si possa scusare.
La gente che non ha mai tempo fa pochissimo.
Ringrazio il buon Dio di avermi fatto diventare ateo.
Dio creò l’uomo a sua immagine: vuol dire probabilmente che l’uomo creò Dio secondo la sua immagine.
La religione: una faccenda domenicale.
Il nostro mondo diverrà un giorno tanto raffinato che sarà ridicolo credere in Dio come oggi è ridicolo credere agli spettri.
Non so stabilire se il suono delle campane contribuisca alla pace dei morti. Per i vivi esso è orribile.
In nome del Signore abbrustoliscono, in nome del Signore bruciano e consegnano al diavolo; tutto in nome del Signore.
Che nelle chiese si predichi non rende inutili i parafulmini su di esse.
Sì, le suore non hanno solamente fatto voto di castità, ma hanno anche delle robuste inferriate alle loro finestre...
Il nostro concetto di Dio che altro è se non la personificazione dell’incomprensibile?
Non è strano che gli uomini combattano tanto volentieri per una religione e vivano così malvolentieri secondo i suoi precetti?
Nessuna invenzione, per l’uomo, è stata più facile di quella del Cielo.
I santi di legno scolpito hanno certo fatto più per il mondo che quelli in carne e ossa.
Credete voi che il buon Dio sia cattolico?
Esiste una specie di ventriloquismo trascendentale con il quale si può far credere alla gente che qualcosa che è stato detto in terra proviene dal cielo.
Una tomba è pur sempre la miglior fortezza contro gli assalti del destino.
Se un libro e una testa, scontrandosi, emettono un suono fesso, non è detto che la colpa sia del libro.
Quell'uomo era così intelligente che non lo si poteva quasi utilizzare per niente al mondo.
Che l'uomo sia la creatura più nobile lo si deduce già dal fatto che nessun'altra creatura lo ha ancora contraddetto.
Niente contribuisce alla quiete dell'animo come il non avere alcuna opinione.
C'è gente che crede ragionevole tutto quello che vien fatto con la faccia seria.
"Come va?", disse un cieco a uno zoppo. "Come vede", rispose lo zoppo.
Con il laccio che doveva unire i loro cuori hanno strangolato la loro pace.
La più divertente superficie della terra è per noi quella della faccia umana.
Ciò che essi chiamano cuore è molto al di sotto del quarto bottone del panciotto.
Non sono tanto gli oracoli che hanno smesso di parlare quanto gli uomini di ascoltarli.
Nel mondo è più facile trovare consigli che conforti.
Chi è innamorato di sé stesso ha almeno il vantaggio di non incontrare molti rivali nel suo amore.
Anche la scimmia più perfetta non saprebbe disegnare una scimmia. Questo lo sa fare soltanto l'uomo, il quale è anche l'unico che consideri un pregio il saperlo fare.
Chi ha meno di quanto brama deve sapere che ha più di quanto vale.
Nel mondo si può vivere bene dicendo profezie, ma non dicendo la verità.
Il mese di gennaio è quello in cui si fanno gli auguri ai propri amici. Gli altri mesi sono quelli in cui gli auguri non si realizzano.
Ci sono effettivamente moltissimi che leggono solo per non dover pensare.
Non posso certo dire se la situazione sarà migliore quando sarà cambiata; ma posso dire che per diventare migliore deve cambiare.
Nessuna invenzione, per l'uomo, è stata più facile di quella del cielo.
Il libro che per primo meriterebbe di essere proibito è il catalogo dei libri proibiti.
Per uno che viene sepolto vivo ce ne sono cento altri che penzolano sulla terra, pur essendo morti.
Non solo non credeva nei fantasmi, ma non ne aveva neanche paura.
Prima di biasimare bisognerebbe sempre vedere se non si possa scusare.
La gente che non ha mai tempo fa pochissimo.
Ringrazio il buon Dio di avermi fatto diventare ateo.
Dio creò l’uomo a sua immagine: vuol dire probabilmente che l’uomo creò Dio secondo la sua immagine.
La religione: una faccenda domenicale.
Il nostro mondo diverrà un giorno tanto raffinato che sarà ridicolo credere in Dio come oggi è ridicolo credere agli spettri.
Non so stabilire se il suono delle campane contribuisca alla pace dei morti. Per i vivi esso è orribile.
In nome del Signore abbrustoliscono, in nome del Signore bruciano e consegnano al diavolo; tutto in nome del Signore.
Che nelle chiese si predichi non rende inutili i parafulmini su di esse.
Sì, le suore non hanno solamente fatto voto di castità, ma hanno anche delle robuste inferriate alle loro finestre...
Il nostro concetto di Dio che altro è se non la personificazione dell’incomprensibile?
Non è strano che gli uomini combattano tanto volentieri per una religione e vivano così malvolentieri secondo i suoi precetti?
Nessuna invenzione, per l’uomo, è stata più facile di quella del Cielo.
I santi di legno scolpito hanno certo fatto più per il mondo che quelli in carne e ossa.
Credete voi che il buon Dio sia cattolico?
Esiste una specie di ventriloquismo trascendentale con il quale si può far credere alla gente che qualcosa che è stato detto in terra proviene dal cielo.
Göttingen, Bartholomäusfriedhof, Weender Landstraße |
Etichette:
Interludio Tao
Iscriviti a:
Post (Atom)