giovedì 22 maggio 2014

dalla classificazione del Tao al processo del Tao - II

M.C. Escher, Predestination, 1951
DALLA CLASSIFICAZIONE AL PROCESSO.

Quando confrontiamo "l'imparare" a sparare con la carabina con "l'imparare" a sparare con lo schioppo, introduciamo un'ulteriore complicazione nel semplice paradigma astratto della gerarchia dei tipi logici russelliani. Entrambe le operazioni comprendono sequenze cibernetiche e autocorrettive; ma la differenza sistemica tra di esse salta immediatamente agli occhi quando le sequenze vengono considerate come contesti di apprendimento.
Il caso della carabina è relativamente semplice. L'errore che dev'essere corretto (cioè l'informazione che dev'essere usata) è la "differenza" tra la mira della canna e la direzione del bersaglio, rivelata dall'allineamento tra mirino e bersaglio. Può darsi che il tiratore debba percorrere molte volte questo circuito: ricevere la notizia dell'errore, correggerlo, ricevere la notizia del nuovo errore, correggerlo, ricevere la notizia di un errore nullo o minimo e infine sparare.
Ma si osservi che il tiratore, nei calcoli che fa al giro successivo, non riporta (o non ha bisogno di riportare) notizie su ciò che è accaduto nel primo giro. L'unica informazione pertinente è l'errore di quel dato istante. Egli non ha bisogno di cambiare "se stesso".
L'uomo con lo schioppo si trova in una situazione completamente diversa. Per lui tra mirare e tirare non vi è alcun intervallo che possa permettergli di correggere la mira prima di premere il grilletto (Io imparai a sparare durante la seconda guerra mondiale, con una pistola automatica dell'esercito. L'istruttore mi faceva stare con la schiena rivolta a un grosso albero distante circa due metri, la destra ben stretta sull'arma, che avevo al fianco nella fondina. Dovevo fare un balzo e contemporaneamente voltarmi, estrarre la pistola e sparare prima che i piedi toccassero terra. L'ideale era che la pallottola colpisse l'albero, ma la velocità e la scorrevolezza dell'operazione erano più importanti della precisione.). Mirare-e-sparare (con i trattini) è un'unica azione il cui successo o fallimento dev'essere riportato come informazione alla successiva azione di tiro. E' l'intera operazione che dev'essere migliorata, e pertanto l'oggetto dell'informazione è l'intera operazione.
Alla successiva azione di tiro, il tiratore deve calcolare la propria azione basandosi sulla posizione del nuovo bersaglio "e inoltre" sulle informazioni intorno a ciò che ha fatto nel precedente giro del circuito cibernetico e sulle informazioni intorno all'esito di quelle azioni.
Nel terzo giro del circuito, davanti a un nuovo bersaglio, idealmente egli dovrebbe usare le informazioni relative alla "differenza" tra ciò che è accaduto nel primo giro e ciò che è accaduto nel secondo. Potrebbe usare queste informazioni a un livello cinestetico non verbale, dicendo a se stesso con un'immagine muscolare: “Ecco cosa provavo quando ho corretto troppo”.
Chi tira con la carabina percorre semplicemente il proprio circuito cibernetico un certo numero di volte "separate"; chi tira con lo schioppo deve invece acquisire via via la propria abilità per accumulazione, inserendo le esperienze successive, come scatole cinesi, ciascuna nel contesto delle informazioni ricavate da tutte le precedenti esperienze pertinenti (La questione dei criteri di pertinenza ci porterebbe troppo lontano, a problemi di apprendimento contestuale e di altri livelli di apprendimento.).
Da questo paradigma si vede chiaramente che l'idea di 'tipo logico', quando venga trapiantata dai regni astratti abitati dai filosofi della logica matematica al caotico regno degli organismi, assume un aspetto molto diverso. Invece di una gerarchia di classi ci si trova di fronte a una gerarchia di "ordini di ricorsività".
Il problema che ora pongo a proposito di questi esempi di calibrazione o retroazione riguarda la necessità di distinguere questi due concetti nel mondo reale. Nelle catene descrittive più lunghe, quelle riguardanti il termostato domestico e l'applicazione di una legge o di una norma, sono i fenomeni stessi che contengono una siffatta dicotomia di organizzazione (o che ne sono caratterizzati)? Oppure tale dicotomia è un puro prodotto della mia descrizione? Queste catene possono essere immaginate "senza" un'alternanza immanente di retroazione e calibrazione? Questa alternanza è forse alla base stessa del modo in cui è costituito il mondo dell'azione adattativa? Si devono forse ampliare le caratteristiche del processo mentale fino a far loro comprendere la calibrazione e la retroazione?
Certamente non mancherà chi "preferisce" credere che il mondo sia in prevalenza segmentato da processi di calibrazione, come quei tipologi che secondo Ernst Mayr non potranno mai capire la selezione naturale. E vi sarà anche chi vede solo processi di retroazione.
In particolare, Eraclito, con la sua famosa massima “nessuno può entrare due volte nello stesso fiume”, si rallegrerebbe tutto alla vista dell'uomo con lo schioppo, e giustamente potrebbe dire: “Nessuno può sparare due volte con uno schioppo”, poichè‚ a ogni tiro si tratterà di un uomo diverso, diversamente calibrato. Ma poi, ricordando il proprio detto che tutto scorre e nulla è fermo, Eraclito potrebbe fare dietrofront e negare l'esistenza stessa della calibrazione.
Dopo tutto, l'essenza della calibrazione è la quiete: il punto in quiete è il perno del mondo in rotazione.
Io credo che la risoluzione di questo problema dipenda dalle nostre idee sulla natura del tempo (così come i paradossi di astrazione russelliani vengono risolti quando nel ragionamento se si introduce il tempo; si veda il capitolo 4).
Il prolungato processo dell'imparare a sparare con lo schioppo è "necessariamente" discontinuo, poiché‚ le informazioni su se stessi (cioè le informazioni necessarie per la calibrazione) possono essere raccolte solo "dopo" il momento del tiro. In effetti, sparare con uno schioppo sta al maneggiarlo come la gallina sta all'uovo.
La famosa battuta di Samuel Butler, che la gallina è il sistema usato dall'uovo per fare un altro uovo dovrebbe essere così corretta: il fatto che la gallina riesca poi ad allevare una covata è la prova che l'uovo da cui è nata era davvero buono. Se il fagiano cade, lo schioppo è stato maneggiato bene, e l'uomo era ben calibrato. Questa prospettiva rende necessariamente discontinuo il processo di come imparare a maneggiare uno schioppo. L'apprendimento può avvenire solo per incrementi separati, ai vari istanti di tiro successivi.
Analogamente, il sistema di regolazione termostatica della temperatura domestica e il sistema di applicazione di una legge sono necessariamente discontinui per motivi legati al "tempo". Se un evento qualunque deve dipendere da qualche caratteristica di un campione multiplo di qualche altra specie di evento, perché tale campione si possa accumulare deve trascorrere del tempo, e questo intervallo di tempo segmenterà l'evento dipendente, producendo una discontinuità. Ma naturalmente in un mondo di causalità puramente fisica questi 'campioni' non esisterebbero. I campioni sono puri prodotti della descrizione, creature della mente e foggiatori del processo mentale.
Un mondo del senso, dell'organizzazione e della comunicazione non è concepibile senza discontinuità senza soglia. Se gli organi di senso possono ricevere soltanto notizie di differenze, e se i neuroni o si eccitano o non si eccitano, allora la soglia diviene necessariamente una caratteristica del modo in cui è composto il mondo vivente e mentale.
Il chiaroscuro è un'ottima cosa, ma William Blake ci dice recisamente che gli uomini saggi vedono i contorni e perciò li tracciano.

M.C. Escher, tassellatura

dalla classificazione del Tao al processo del Tao - I

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