La Qualità... Sappiamo cos'è, eppure non lo sappiamo. Questo è contraddittorio. Alcune cose sono meglio di altre, cioè hanno più Qualità. Ma quando provi a dire in che cosa consiste la Qualità astraendo dalle cose che la posseggono, paff, le parole ti sfuggono. Ma se nessuno sa cos'è, ai fini pratici non esiste per niente. Invece esiste eccome. Su cos'altro sono basati i voti, se no? Perché mai la gente pagherebbe una fortuna per certe cose, e ne getterebbe altre nella spazzatura? Ovviamente alcune sono meglio di altre... Ma in cosa consiste il «meglio» ?...
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Ora voglio parlare di come Fedro esplorò il significato del termine Qualità, un'esplorazione che egli vide come un itinerario attraverso le montagne dello spirito. Stando a quel poco che riesco a ricostruire, ci furono due fasi distinte.
Nella prima egli non cercò di arrivare a una definizione rigida e sistematica di quello di cui parlava. E questa fu una fase felice, soddisfacente e creativa. Durò quasi tutto il tempo in cui insegnò al College.
La seconda si sviluppò in seguito alla consapevolezza critica di non aver ancora formulato una definizione dell'oggetto del suo discorso. In questa fase Fedro fece delle rigide affermazioni sistematiche sulla natura della Qualità, a sostegno delle quali elaborò un'enorme struttura gerarchica di pensiero. Per arrivarci dovette letteralmente muovere cielo e terra, e quando ebbe finito sentì che quella era la miglior spiegazione dell'esistenza, e della consapevolezza che noi ne abbiamo, che fosse mai stata fornita.
Certo era una via nuova, ma senza dubbio ce n'era bisogno. Da più di tre secoli, ormai, le vecchie strade battute di questo emisfero sono state quasi spazzate via dall'erosione naturale e dai cambiamenti che le verità scientifiche hanno apportato alla forma delle montagne. I primi scalatori tracciarono nuovi sentieri su un terreno sicuro, così accessibili che tutti se ne sentivano attratti, ma oggi le strade occidentali sono quasi del tutto chiuse a causa dell'inflessibilità dogmatica di fronte al cambiamento. Dubitare del significato letterale delle parole di Gesù o di Mosè suscita l'ostilità dei più, ma certo è che, se Gesù o Mosè dovessero apparire oggi, in incognito, portando lo stesso messaggio di molti anni fa, la loro salute mentale sarebbe messa in discussione. E non perché quanto essi dissero fosse sbagliato, o perché la società moderna sia in errore, ma semplicemente perché la via che essi tracciarono per l'umanità non è più attuale né comprensibile. «Il regno dei cieli» perde ogni significato nell'era delle conquiste spaziali. Dov'è «il cielo» ? Ma il fatto che le vecchie strade, a causa della rigidezza del linguaggio, abbiano perso il loro significato quotidiano e siano quasi chiuse non implica che la montagna non ci sia più. La montagna c'è e ci sarà finché esiste la coscienza.
La seconda fase, quella metafisica, fu un disastro. Già prima che gli attaccassero gli elettrodi alla testa Fedro aveva perso tutto quel che possedeva: denaro, proprietà, figli; per ordine del tribunale era stato persino privato dei diritti civili. Non gli era rimasto che il suo folle sogno solitario sulla Qualità, la mappa con un sentiero che attraversa la montagna, e ad essa aveva sacrificato tutto. E una volta che furono attaccati gli elettrodi perse anche quello.
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C'è un'intera branca della filosofia che si occupa della definizione della Qualità: l'estetica. La domanda che questa disciplina si pone, «Che cosa si intende per bello?» , risale ai tempi antichi. Ma Fedro, quand'era studente di filosofia, aveva disdegnato tutto questo campo del sapere. Si era fatto bocciare quasi di proposito all'unico corso di estetica che avesse frequentato, e nelle esercitazioni aveva sottoposto l'insegnante e i testi di studio ad attacchi oltraggiosi, tanto questa disciplina gli era invisa.
Non era un punto di vista particolare che lo faceva indignare, quanto l'idea che la Qualità dovesse essere subordinata a un qualsiasi punto di vista. Il processo intellettuale metteva la Qualità al proprio servizio, prostituendola.
In uno dei suoi scritti Fedro affermava: «Questi studiosi di estetica pensano che la loro materia sia una specie di pasticcino per cui farsi venire l'acquolina in bocca; qualcosa da far fuori in modo molto intellettuale tra soavi apprezzamenti, e a me viene da vomitare. L'acquolina, in realtà, se la fanno venire per il cadavere putrescente di qualcosa che hanno ucciso molto tempo fa».
Ora, alla prima tappa del processo di cristallizzazione, Fedro si accorse che se ci si astiene dal dare una definizione della Qualità, l'intero campo del sapere chiamato estetica viene spazzato via... Rifiutandosi di definire la Qualità, egli l'aveva situata interamente al di fuori del processo analitico.
Questa scoperta lo esaltò. Era come scoprire una cura per il cancro. Basta con le spiegazioni sulla natura dell'arte. Basta con le varie scuole critiche.
Credo che, sulle prime, nessuno avesse intuito dove volesse arrivare. Vedevano un intellettuale che trasmetteva un messaggio dotato di tutti gli orpelli dell'analisi razionale fatta in un contesto accademico. Non si rendevano conto che Fedro aveva uno scopo che esulava dai soliti obiettivi. Non stava affatto sviluppando l'analisi razionale, la stava bloccando. Stava trasformando il metodo razionale in un'arma a doppio taglio che si rivolgeva verso se stessa, e lui la puntava contro la sua stessa gente in difesa di un concetto irrazionale, di un'entità indefinita chiamata Qualità.
Fedro dichiarò apertamente che un professore di composizione che ignori che cos'è la Qualità darebbe prova di incompetenza, il che fece corrugare molte fronti all'interno del Dipartimento. Dopotutto, Fedro era il più giovane degli insegnanti, e non era affar suo giudicare il livello professionale degli anziani.
Ma alla fine gli venne riconosciuto il diritto di dire tutto quello che gli pareva, e gli anziani parvero apprezzare la sua indipendenza di pensiero e si dimostrarono pronti ad appoggiarlo come membro della stessa Chiesa. Ma, contrariamente a quanto credono molti oppositori della libertà accademica, la posizione della Chiesa della Ragione non è mai stata quella di permettere a un insegnante di blaterare tutto quello che gli passa per la testa senza dover render conto a nessuno. Per la Chiesa è verso la Dea Ragione che si è responsabili delle proprie idee, e non verso gli idoli del potere politico. Il fatto che Fedro stesse insultando qualcuno non aveva nulla a che vedere con la verità o la falsità di quanto stava dicendo, e non lo rendeva passibile di una condanna morale. Però erano tutti pronti a condannarlo, con grande soddisfazione morale, al minimo accenno di insensatezza.
Ma come diavolo si fa a giustificare secondo ragione il rifiuto di definire qualcosa? Le definizioni sono il fondamento della ragione. Per un po' Fedro riuscì ad arginare l'attacco con ricercati minuetti dialettici e con insulti sulla competenza e l'incompetenza, ma prima o poi avrebbe dovuto produrre qualcosa di più sostanzioso. Giunse così a un'ulteriore cristallizzazione che andava oltre i limiti tradizionali della retorica per spingersi nel regno della filosofia.