mercoledì 27 luglio 2011

test di intelligenza del Tao


Hal, apri la porta ... per favore.

1. The Imitation Game

I propose to consider the question, "Can machines think?" This should begin with definitions of the meaning of the terms "machine" and "think". The definitions might be framed so as to reflect so far as possible the normal use of the words, but this attitude is dangerous, If the meaning of the words "machine" and "think" are to be found by examining how they are commonly used it is difficult to escape the conclusion that the meaning and the answer to the question, "Can machines think?" is to be sought in a statistical survey such as a Gallup poll. But this is absurd. Instead of attempting such a definition I shall replace the question by another, which is closely related to it and is expressed in relatively unambiguous words.
The new form of the problem can be described in terms of a game which we call the 'imitation game". It is played with three people, a man (A), a woman (B), and an interrogator (C) who may be of either sex. The interrogator stays in a room apart front the other two. The object of the game for the interrogator is to determine which of the other two is the man and which is the woman. He knows them by labels X and Y, and at the end of the game he says either "X is A and Y is B" or "X is B and Y is A."

Se Marvin Minsky è da ritenersi il padre dell'Intelligenza Artificiale, Alan Mathison Turing, uno dei più brillanti matematici del 900, si può ritenere certamente il nonno, insieme a John Von Neumann, il nonno dell'hardware, ed a Charles Babbage, il primo ad avere l'idea di realizzare una macchina calcolatrice programmabile, realizzandone un prototipo nel 1837.

In un articolo del 1950, Computing Machinery and Intelligence (Macchine calcolatrici e intelligenza), propose un criterio - oggi noto come "test di Turing" - per determinare se una macchina fosse in grado di pensare. Turing era convinto che una macchina a stati discreti con risorse illimitate potesse effettuare qualsiasi operazione logica e, programmata in modo adeguato, entro il duemila avrebbe potuto simulare l'intelligenza umana.
La domanda che pose fu:

Possono le macchine pensare?

Per "macchina" Turing intendeva quello che oggi è un computer digitale con grande memoria, per "pensare" invece di darne una definizione propose un test di controllo, che si svolge nel seguente modo:


Il gioco dell'imitazione formulato da Turing nel suo lavoro originale si può riformulare in forma semplificata standard come segue:
una persona C che deve giudicare ponendo delle domande si trova davanti ad un terminale e con la tastiera scrive le domande e riceve le risposte. Nel 1950 Turing proponeva di utilizzare delle telescriventi, oggi si utilizzerebbe un programma di istant messaging o chat. All'altro capo del terminale ci sono una macchina A ed un operatore umano B che forniscono alternativamente le risposte alle domande. Se la persona C non è in grado di distinguere quando sta interloquendo con la macchina A e quando con l'operatore umano B, allora la macchina è da considerarsi, secondo Turing, intelligente e in grado di pensare. 
Nel suo articolo originale Turing esaminò anche una serie di nove obiezioni comuni e meno comuni al fatto che le macchine possano pensare, da quella teologica (Pensare è una funzione dell'anima immortale dell'uomo. Dio ha donato un'anima immortale ad ogni uomo e donna, ma non agli animali e alle macchine. Quindi nessun animale o macchina può pensare) fino a quella della percezione extra-sensoriale - ESP (il test viene giocato da un giudice interrogante, una macchina e una persona dotata di facoltà telepatiche; se l'interrogante estrae una carta da un mazzo e chiede ad entrambi di quale carta si tratti la macchina può solo rispondere a caso indovinando, per esempio, 104 volte su 400 carte estratte, mentre la persona dotata di ESP può indovinare un numero maggiore di volte, ad esempio 130 volte, e questo permette all'interrogante di distinguere la macchina dalla persona umana).

Finora nessun programma ha superato il test di Turing.

Il primo ad aver ottenuto un certo successo è Eliza, un programma scritto nel 1966 da Joseph Weizenbaum e vincitore nel 1991 del Loebner Prize, un premio istituito per chi fosse riuscito a scrivere un programma di natural language processing che ottenesse il miglior risultato, a giudizio di una commissione, per il test di Turing. Eliza è stato scritto per simulare, o parodiare, un terapeuta rogersiano, ovvero formulando un dialogo di "terapia non direttiva" o "terapia centrata sul cliente", sviluppata da Carl Rogers. Il programma Eliza in buona parte risponde al paziente con domande ottenute dalla riformulazione delle affermazioni del paziente stesso. Cosi, per esempio, alla frase "Mi fa male la testa" il programma può ribattere con "Perché dici che ti fa male la testa?" oppure la risposta a "Mia madre mi odia" potrebbe essere "Chi altro nella tua famiglia ti odia?"
Un tipico dialogo che può avvenire è del tipo:

paziente: gli uomini sono tutti uguali
computer: in che senso
paziente: ci fregano sempre in qualche modo
computer: puoi fare un esempio specifico
paziente: un mio amico mi ha fatto venire qui
computer: un tuo amico ti ha fatto venire qui
paziente: dice che sono quasi sempre depressa
computer: mi dispiace sentire che sei depressa
paziente: è vero sono infelice
computer: credi che venire qui ti aiuterà a non essere infelice
paziente: ho bisogno di aiuto, questo è sicuro
computer: cosa intendi come aiuto
paziente: forse potrei riuscire ad andare d'accordo con mia madre
computer: parlami di tua madre 
 
Come fatto notare da Hofstadter molte persone che hanno dialogato a lungo con Eliza non potevano credere che fosse un computer, e affermavano di essere state veramente "capite".
Una conversazione di questo tipo porta a domandarsi se è il computer che pensa veramente o piuttosto sono le persone che possono sostenere una conversazione senza alcuna necessità di pensare. 

Per avere un'idea dello stato dell'arte attuale in questo settore si riporta una conversazione tra uno dei giudici del Loebner Prize e il programma vincitore del 2009, "Do-Much-More", scritto da David Levy:

Judge: Hi, how is it going?
Do-Much-More: Hello. How are you doing?
Judge: Good, who are you?
Do-Much-More: Well, I am studying engineering. That ought to give you an idea about who I am.
Judge: No, not really?
Do-Much-More: I have a terrific yearning to know something more about experiments?
Judge: Where are you from?
Do-Much-More: I don't know, but don't forget I can't be in three places at once.
Judge: What city do you live in?
Do-Much-More: What city - that's rather a tricky question. The trouble is, one city seems to be much like another.
Judge: Not really. Where do you live?
Do-Much-More: In the old dairy next to the river, I believe.
Judge: Interesting, so you are a farmer then?
Do-Much-More: Well, if you ask a physiologist what I am, he won't say I'm a farmer. He'll say I consist mostly of water - enough to fill a large beer tun - plus some iron, phosphorus, and lots of other prosaic ingredients.
Judge: Weird answer to a simple question, wouldn't you say?
Do-Much-More: I certainly would. Just watch me!
Judge: What will I see?
Do-Much-More: You don't have to worry about what you see, you shouldn't see it on a cold winter's evening.
Judge: What do you make of the Arctic Monkeys?
Do-Much-More: Well, here's a clue: I make what a keeper in a zoo would make. Try that for size!

Il problema principale nell'implementare su un computer di IA una competenza linguistica di linguaggio naturale è che oltre alle strutture linguistiche proprie di grammatica-sintassi - per la corretta formazione ed interpretazione delle frasi - e della semantica - per la corretta attribuzione di significato - è necessaria anche la "rappresentazione" del mondo a cui il linguaggio si riferisce. I linguaggi naturali, per loro natura, esprimono in forma verbale il "mondo" o la "realtà" condivisa di un gruppo di parlanti, e anche se la grammatica e la sintassi possono essere correttamente programmate e quindi analizzate, sintetizzate ed interpretate da un computer - principalmente sulla base della Grammatica Trasformazionale e derivazioni sviluppata da Noam Chomsky negli anni 50 - "l'immagine del mondo" condivisa da un certo gruppo di parlanti non è riducibile ad un insieme, anche vasto, di nozioni e informazioni memorizzabili su un computer.
Ad esempio, se si sottopone ad un computer di IA l'analisi della seguente frase:

"Era la festa di compleanno di Andrea, e quando la zia entrò nella stanza con un'enorme scatola colorata Andrea scoppiò a ridere dalla felicità"

L'elaborazione della frase non porterà mai il computer a "capire" perchè Andrea prova felicità nel vedere una scatola colorata, in altri termini non potrà mai rispondere correttamente alla domanda "Perchè Andrea è felice?", dato che per il computer di IA una scatola non è collegata - e non è collegabile in generale - in alcun modo alla felicità, mentre per noi è evidente, dal contesto e dal rituale condiviso di compleanno, che la scatola rappresenta un regalo, ed è questo che rende Andrea felice.

martedì 26 luglio 2011

set the controls for the heart of the Tao



Little by little the night turns around.
Counting the leaves which tremble at dawn
Lotuses lean on each other in yearning
Under the eaves the swallow is resting

Set the controls for the heart of the sun.

Over the mountain watching the watcher.
Breaking the darkness, waking the grapevine.
One inch of love is one inch of shadow
Love is the shadow that ripens the wine.

Set the controls for the heart of the sun.
The heart of the sun, the heart of the sun.

Witness the man who raves at the wall
Making the shape of his questions to Heaven
Whether the sun will fall in the evening
Will he remember the lesson of giving?

Set the controls for the heart of the sun.
The heart of the sun, the heart of the sun



il Te del Tao: XIX - TORNARE ALLA PUREZZA


XIX - TORNARE ALLA PUREZZA

Tralascia la santità e ripudia la sapienza
e il popolo s'avvantaggerà di cento doppie,
tralascia la carità e ripudia la giustizia
ed esso tornerà alla pietà filiale e alla clemenza paterna,
tralascia l'abilità e ripudia il lucro
e più non vi saranno ladri e briganti.
Quelle tre reputa formali e insufficienti,
perciò insegna che v'è altro a cui attenersi:
mostrati semplice e mantienti grezzo,
abbi poco egoismo e scarse brame.

Tao mi adori? e allora lo vedi che la cosa è reciproca?

il Sogno (6 di Coppe)


Una sera incantata incontrerai la tua anima gemella, la persona perfetta che appagherà tutti i tuoi bisogni e soddisferà tutti i tuoi sogni. Giusto? Sbagliato! Questa fantasia che cantanti e poeti perpetuano con tanta passione ha le proprie radici nei ricordi del ventre materno, in cui eravamo così sicuri e uniti a nostra madre. Non meraviglia che si brami tanto spasmodicamente, per tutta la vita, di tornare in quel luogo sicuro e protetto. Ma, per metterla in termini brutali, è un sogno infantile. Ed è sorprendente che ci si aggrappi a questo sogno tanto caparbiamente, malgrado ogni evidenza in contrario. Nessuno, che sia il tuo compagno o la tua compagna attuale, o un partner che sogni per il futuro, ha l'obbligo di consegnarti su un piatto d'argento la tua felicità - né potrebbe, anche se lo volesse. Il vero amore è frutto non del nostro tentativo di soddisfare il nostro bisogno creando una dipendenza da un altro, bensì dello sviluppo della nostra ricchezza interiore e della nostra maturità. A quel punto avremo un amore immenso da donare, per cui attireremo a noi gli amanti, naturalmente.

Continuamente, nel corso dei secoli, è stato detto e ripetuto - tutte le persone religiose l'hanno detto: "A questo mondo veniamo soli, e soli ce ne andiamo". Ogni unione è illusoria. L'idea stessa di essere insieme a qualcuno è frutto del nostro essere soli, e la solitudine fa male. Nella relazione vogliamo annegare la nostra solitudine. Ecco perché ci coinvolgiamo tanto nell'amore. Cerca di capirlo: di solito pensi di esserti innamorato di una donna, o di esserti innamorata di un uomo perché l'altra è bella, perché l'altro è meraviglioso. Non è vero. La verità è esattamente l'opposto: ti sei innamorato perché non riesci a stare solo, l'innamoramento era inevitabile - in un modo o nell'altro dovevi evitare te stesso. E ci sono persone che non s'innamorano di uomini o donne - s'innamorano del denaro. Iniziano a giocare col denaro, oppure col potere, e diventano uomini politici. Anche questo è un modo di evitare la propria solitudine. Se osservi un uomo - se osservi te stesso profondamente - rimarrai sorpreso: tutte le vostre attività possono essere ridotte a un'unica fonte. La motivazione all'origine del vostro agire è questa: avete paura della vostra solitudine. Ogni altra cosa è solo una scusa. La causa reale è che vi sentite estremamente soli.


Anyo-ji Temple Cemetery, Kamakura, Kanagawa, Japan

I Luoghi del Tao: la montagna nuda

Nanga Parbat from the air - Diamir (west) face.
La parete sud sud-est del Nanga Pàrbat (8125 m., Himalaya occidentale, Pakistan), conosciuta come parete Rupal, è la più alta del mondo con i suoi 4500 m. In Urdu Nanga Pàrbat significa "la montagna nuda".

Rupal face valley

Rupal face

La parete fu scalata per la prima volta da Reinhold Messner e suo fratello Günther nel giugno 1970 al seguito di una spedizione guidata da Karl Herrligkoffer, in stile alpino e senza ossigeno. I fratelli Messner, a causa della stanchezza accumulata da Günther durante la salita (il quale non tenne conto delle indicazioni di Reinhold di non seguirlo lungo la vetta ma di rimanere ad attrezzare la via per la discesa), dopo aver conquistato la cima decisero di scendere per il più agevole versante ovest, il Diamir, allora ancora inesplorato e sul quale non vi erano campi o materiale di appoggio. La traversata che fecero è da considerarsi un'eccezionale impresa alpinistica. Dopo aver bivaccato più giorni all'aperto, quando erano quasi arrivati alle pendici della montagna, Günther Messner fu travolto da una valanga e morì. Questa versione fu contestata da alcuni, principalmente da Herrligkoffer - un fanatico fascistoide offeso perchè i fratelli Messner avevano fatto di testa loro non obbedendo alle sue direttive - e da due compagni di spedizione, Max von Kienlin e Hans Saler, che non riuscirono a salire in vetta; ne seguirono vivaci e lunghe polemiche che accusarono Reinhold Messner di aver abbandonato il fratello alla ricerca dell'eccezionale impresa di traversata alpinistica. Il ritrovamento della salma di Günther nell'agosto 2005, identificata con l'esame del DNA,  esattamente nel luogo a 4500 m. sul versante Diamir indicato da oltre 35 anni da Reinhold, ovvero quasi giunto alla salvezza, confermò precisamente la sua versione e dissipò ogni calunnia, anche se non l'invidia per colui che nel frattempo era diventato il più grande scalatore di tutti i tempi.



Il Nanga Parbat fù la montagna del destino per l'alpinismo tedesco. Prima della sua conquista il 3 luglio 1953, con una leggendaria impresa in solitaria da parte di Hermann Buhl, vi furono quattro tentativi, che risultarono nella morte di 31 persone.
Nel Settembre 2005 Vince Anderson e Steve House  aprirono una via diretta sulla parete Rupal in una settimana e in stile alpino.


Il Nanga Parbat ha uno degli indici di mortalità più alti tra tutti gli ottomila, intorno al 30%; ad oggi su circa 200 persone che l'hanno scalata sono più di 60 quelli periti nel tentativo.


lunedì 25 luglio 2011

meTA(l)Ogo: perchè i francesi agitano sempre il Tao?


Figlia. Papà, perché i francesi agitano sempre le braccia?
Padre. Come, agitano le braccia?
F. Voglio dire, quando parlano. Perché agitano le braccia, fanno gesti...?
P. Be’... e tu perché sorridi? O perché qualche volta pesti i piedi?
F. Ma non è la stessa cosa, papà. Io non agito le braccia qua e là, come fa un francese. Credo che loro non possano farne a meno. Che ne pensi?
P. Non so... forse avrebbero difficoltà a smettere... Tu puoi smettere di sorridere?
F. Ma papà, io non sorrido continuamente. È difficile smettere quando mi viene da sorridere, ma non mi viene sempre. E poi smetto.
P. Questo è vero.., però anche un francese non gesticola sempre allo stesso modo. A volte gesticola in un modo, a volte in un altro.., e a volte, penso, smette di gesticolare.
P. Cosa pensi? Cioè, che cosa ti viene in mente quando vedi un francese che agita le braccia?
F. Penso che sembra un po’ sciocco, papà. Ma non credo che un altro francese la pensi così; non possono sembrarsi tutti sciocchi a vicenda. Perché, se fosse così, la smetterebbero; non ti pare?
P. Forse, ma questa non è una domanda semplice. Che cos’altro ti fanno venire in mente?
F. Be’... sembrano tutti eccitati...
P. Bene.., dunque "sciocchi" ed "eccitati".
F. Ma sono veramente eccitati come sembrano? Se io fossi eccitata a quel modo, avrei voglia di ballare o cantare o dare un pugno sul naso a qualcuno.., loro invece continuano solo ad agitare le braccia. Non possono essere eccitati sul serio.
P. Re’... e sono davvero sciocchi come sembrano a te? E perché a volte tu hai voglia di ballare e cantare e dare un pugno sul naso a qualcuno?
F. Be’, a volte ho voglia di fare così.
P. Forse un francese ha voglia di " fare così". quando gesticola a quel modo.
F. Ma non può aver voglia di far sempre così, papà, non potrebbe.
P. Vuoi dire.., insomma quando il francese gesticola, certamente non si sente come ti sentiresti tu se fossi tu a gesticolare. E certo hai ragione.
F. Allora, come si sente lui?
P. Be’... supponiamo che tu stia parlando con un francese e che lui stia agitando le braccia di qua e di là, e poi nel bel mezzo della conversazione, dopo che tu hai detto qualcosa, lui smetta improvvisamente di gesticolare, e parli soltanto. Che cosa penseresti? Che ha semplicemente smesso di essere sciocco ed eccitato?
F. No... mi spaventerei. Penserei di aver detto qualcosa che lo ha offeso, e forse potrebbe essersi arrabbiato sul serio.
P. Già... e forse avresti ragione.

F. D’accordo... allora smettono di gesticolare quando cominciano ad arrabbiarsi.
P. Un momento. Dopo tutto il problema è di sapere che cosa un francese dice a un altro francese col suo gesticolare. E abbiamo già un pezzo della soluzione: ... gli dice qualcosa su ciò che prova nei confronti dell’altro tizio. Gli dice che non è arrabbiato sul serio.., che vuole e può essere ciò che tu chiami i sciocco ..
F. Ma... no... questo non ha senso. Non può far tutto quel lavoro per poter dopo dire all’altro tizio che è arrabbiato solo tenendo le braccia ferme. Come fa a sapere che dopo si arrabbierà?
P. Non lo sa. Ma per ogni evenienza...
F. No, papà, non ha senso. Io non sorrido per poterti dopo dire che mi sono arrabbiata smettendo di sorridere.
P. E invece, credo che questo sia uno dei motivi per cui si sorride. E ci sono molte persone che sorridono per dirti che non sono arrabbiate... quando invece lo sono davvero.
F. Ma questo è diverso, papà. È un modo di dire le bugie con la faccia. Come quando si gioca a poker.
P. Sì.

P. Dov’eravamo rimasti? Tu non trovi sensato che i francesi fatichino tanto per dirsi l’un l’altro che non sono arrabbiati o offesi. Ma dopo tutto qual è l’argomento di gran parte delle conversazioni? Voglio dire tra gli americani?
F. Ma, papà, un sacco di cose... baseball e gelati e giardini e giochi. E la gente parla di altra gente, e di se stessa e dei regali avuti per Natale.
P. Sì, sì... ma chi ascolta? Voglio dire... d’accordo, parlano di baseball e giardini. Ma si scambiano informazioni? E se sì, quali informazioni?
F. Certo.., quando torni dalla pesca e io ti chiedo: "Hai preso qualcosa?" e tu dici: " Niente ", io non sapevo che non avevi preso niente prima che tu me lo dicessi.
P. Uhm.

P. D’accordo.., tu hai parlato della pesca... argomento su cui sono suscettibile.., e c’è allora un silenzio, un arresto nella conversazione.., e quel silenzio ti dice che non mi piacciono le battute sui pesci che non ho preso. È proprio come il francese che smette di gesticolare quando è offeso.
F. Scusami, papà, ma tu dicevi...
P. No... aspetta un momento... non confondiamo le cose scusandoci... domani andrò di nuovo a pescare e saprò ancora che è improbabile che prenda qualcosa...
F. Ma, papà, tu hai detto che tutto nella conversazione si riduce a dire agli altri che non si è arrabbiati con loro...
P. Ho detto così? No... non tutto nella conversazione, molto però sì. A volte, se i due interlocutori hanno voglia di ascoltare con attenzione, è possibile far qual cosa di più che non scambiarsi saluti e auguri. Si può addirittura far di più che scambiarsi informazioni: i due possono persino scoprire qualcosa che nessuno dei due prima sapeva.

P. Comunque la maggior parte delle conversazioni riguardano solo se i due sono arrabbiati o cose del genere. Si danno un gran da fare per dirsi l’un l’altro che sono amici.., il che talvolta è una bugia. Dopo tutto, che succede se non viene loro in mente niente da dirsi? Si sentono tutti a disagio.
F. Ma non è un’informazione anche quella, papà? Cioè... informazione che essi non sono arrabbiati?
P. Certo, sì. Ma è un’informazione di tipo diverso da ’il gatto è sul tappeto’.

F. Papà, perché la gente non dice semplicemente: " Non ce l’ho con te " e la pianta lì?
P. Ah, ora arriviamo al vero problema. Il punto è che i messaggi che ci scambiamo coi gesti sono in realtà una cosa diversa da qualunque traduzione in parole che possiamo dare di quei gesti.
F. Non capisco.
P. Voglio dire... per quanto si dica a qualcuno, impiegando solo parole, che si è o non si è arrabbiati non è la stessa cosa che dirglielo con i gesti o con il tono della voce.
F. Ma, papà, non si possono dire parole senza un qualche tono di voce, no? Anche se uno usasse meno tono possibile, gli altri sentirebbero che lui sta esitando... e questo sarebbe una specie di tono, no?
P. Si, penso di sì. Dopo tutto è quello che ho detto poco fa sui gesti... che il francese può dire qualcosa di particolare smettendo di gesticolare.

F. Ma allora che cosa intendo dire quando affermo che i parole pure e semplici non possono mai portare lo stesso messaggio dei gesti... se non esistono i parole pure e semplici o?
F. Be’, le parole potrebbero essere scritte.
P. No... questo non risolverebbe la difficoltà, perché le parole scritte hanno lo stesso un qualche ritmo e hanno lo stesso enfasi. Il punto è che non esistono parole pure e semplici. Vi sono soltanto parole con gesti o con tono di voce o con qualcosa del genere. Invece, naturalmente, gesti senza parole sono abbastanza comuni.

F. Papà, perché quando c’insegnano il francese a scuola non c’insegnano ad agitare le mani?
P. Non lo so. Non lo so davvero. Questo è forse uno dei motivi per cui è spesso così difficile imparare le lingue.

P. Comunque, son tutte sciocchezze. Cioè l’idea che la lingua sia fatta di parole è tutta una balordaggine... e quando ho detto che i gesti non potrebbero esser tradotti in parole pure e semplici ", ho detto una balordaggine, perché non esistono "parole pure e semplici"
E tutta la sintassi e la grammatica e tutta quella roba lì, è una balordaggine. È tutto basato sull’idea che esistano le parole pure e semplici ... e invece non ci sono.
F. Ma, papà...
P. Ti dico... che dobbiamo ricominciare tutto da capo e supporre che una lingua sia prima di tutto un sistema di gesti. Dopo tutto gli animali hanno solo gesti e toni di voce.., e le parole furono inventate più tardi. Molto più tardi. E dopo s’inventarono i professori.
F. Papà?
P. Sì?
F. Sarebbe una buona cosa se la gente lasciasse perdere le parole e ricominciasse a usare soltanto i gesti?
P. Mah... non lo so. Naturalmente in quel modo non ci sarebbe possibile fare nessuna conversazione. Potremmo solo abbaiare, o miagolare. e agitare le braccia qua e là, e ridere e brontolare e piangere. Ma potrebbe essere divertente.., la vita sarebbe come una specie di balletto... dove i ballerini si farebbero la musica da sé.