venerdì 14 settembre 2012

100 anni di Tao e il Tao va sempre peggio

Hillman: Non sarà forse che quella cosa in cui crediamo tutti così fermamente – che la psicologia sia l’unica cosa buona rimasta in un mondo ipocrita – non sia poi tanto vera? Non potrebbe essere che la psicologia, il lavorare su di sé, faccia parte della malattia e non della cura? Penso che la terapia abbia fatto un errore filosofico con il credere che la cognizione precede la volizione, che il conoscere precede il fare, l’azione. Io non credo che sia così. Credo che la riflessione debba venire sempre dopo l’evento.”
“E nel suo modo folle, la terapia, enfatizzando l’anima interiore ed ignorando l’anima che è fuori, sostiene il declino del mondo reale. Eppure, la terapia continua ciecamente a credere di curare il mondo esterno rendendo migliore la gente. Per anni, si è pensato che se tutti andassero in analisi avremmo edifici migliori, gente migliore, migliore consapevolezza. Ma le cose non stanno così.”
“Oggi in psicoterapia va di moda il bambino interiore. In questo consiste la terapia – si torna indietro fino all’infanzia. Ma se si guarda indietro, non si guarda intorno.”
“La gente si è fatta la convinzione che la crescita interiore si traduca in potere mondano, e molti non si rendono conto di andare in terapia con questa convinzione.”


Nanni e Luigi Moretti (1922-1991), professore universitario di epigrafia greca presso La Sapienza di Roma

giovedì 13 settembre 2012

le 112 vie del Tao

Il Vijñana Bhairava Tantra (devanagari: विज्ञान भैरव तन्त्र), spesso trascritto come Vigyana Bhairava Tantra, è un testo tantrico non dualista della scuola Trika presso lo Śaivismo del Kashmir. Il Vijñana Bhairava Tantra è un capitolo del Rūdrayāmala Tantra, un testo le cui origini si ritengono tramandate per trasmissione orale, per cui la datazione è estremamente incerta. Secondo alcuni autori sarebbe stato composto in forma scritta nel IX secolo, e apparve nel 1918 nella Kashmir Series of Text and Studies (‘’KSTS’’).
Vigyana  significa coscienza, Bhairava significa lo stato oltre la coscienza, e Tantra significa tecnica, il metodo, il percorso, la via. Vigyana  Bhairava Tantra significa quindi "la tecnica per andare oltre la coscienza".
Altorilievo raffigurante Shiva e Parvati nelle grotte di Ellora, Aurangabad, Maharashtra, India;
grotta 29 o Dhumar Lena, precedente a circa XV-XVII secolo.
Il testo è strutturato come un dialogo tra Devi - la divinità femminile - e Shiva, il dio maschile, a cui Devi pone alcune domande esistenziali e Shiva risponde donando 112 metodi o tecniche da praticare per poter ottenere la risposta. Le risposte di Shiva alle domande trascendentali di Devi esemplifica la radicale differenza storica tra le tradizioni orientali e quelle occidentali, in particolare i modelli monoteistici: in questi il divino è inconoscibile direttamente (sostenere il contrario è una tra le più gravi eresie) e la sua concezione è quindi basata sul concetto fondamentale di fede, ovvero sul credere senza sapere. Nelle tradizioni orientali - analogamente alla scienza sperimentale occidentale - la risposta alle domande è impossibile perchè inesprimibile a parole, ma non la conoscenza diretta sotto forma di esperienza individuale: i 112 metodi sono tutte le possibili tecniche sperimentali con cui raggiungere l'esperienza della conoscenza; il credere è sostituito dalla pratica che porta al sapere. Solo chi non sa deve credere - proprio perchè non sa - ma chi sa non ha bisogno di credere, lo vive.

Devi chiede:

O Shiva, cos'è la tua realtà?
Cos'è questo universo pieno di meraviglia?
Cosa costituisce seme?
Chi centra la ruota universale?
Cos'è questa vita al di là della forma che pervade le forme?
Come possiamo penetrarla pienamente,
al di sopra di spazio e tempo,
nomi e descrizioni?
Dissipa i miei dubbi!

Shiva risponde:

1. O radiosa, questa esperienza può albeggiare tra due respiri. Dopo che il respiro è venuto dentro e appena prima che si rivolga in su -- il beneficio.
2. Come il respiro volge dal basso verso l'alto, ed ancora come curva dall'alto verso il basso -- tramite entrambe queste svolte, realizza.
3. Oppure, ogni volta che l'inspirazione e l'espirazione si fondono, in questo istante tocca il centro privo di energia, pieno di energia.
4. Oppure, quando il respiro è tutto fuori e fermato da sé, o tutto dentro e fermato -- in tale pausa universale, il piccolo io di ognuno svanisce. Questo è difficile solo per l'impuro.
5. L'attenzione tra le sopracciglia, lascia la mente essere prima del pensiero. Lascia riempire la forma con l'essenza del respiro fino alla sommità della testa e là piovere come luce.
6. Quando in attività mondane, mantieni l'attenzione tra due respiri, e così praticando, in pochi giorni sii rinata di nuovo.
7. Con intangibile respiro nel centro della fronte, come questo raggiunge il cuore al momento del sonno, abbi direzione sui sogni e sulla morte stessa.
8. Con somma devozione, centrati sulle due giunture del respiro e conosci il conoscitore.
9. Giaci come morta. Arrabbiata in ira, stai così. Oppure fissa senza muovere una palpebra. Oppure succhia qualcosa e diventa il succhiare.
10. Mentre sei accarezzata, dolce principessa, entra nella carezza come vita eterna.
11. Ferma le porte dei sensi quando senti il solletichio di una formica. Allora.
12. Quando su di un letto od un sedile, lasciati diventare senza peso, oltre la mente.
13. Oppure, immagina i circoli di cinque colori della coda del pavone essere i tuoi cinque sensi in spazio illimitato. Ora lascia la loro bellezza sciogliersi dentro. Similmente, ad ogni punto nello spazio o su un muro -- fino a che il punto si dissolve. Allora il tuo desiderio per un altro è realizzato.
14. Poni la tua completa attenzione nel nervo, delicato come il filo di loto, nel centro della tua colonna spinale. In ciò sii trasformata.
15. Chiudendo le sette aperture della testa con le tue mani, uno spazio tra i tuoi occhi diventa onni-inclusivo.
16. Benedetta, come i sensi sono assorbiti nel cuore, raggiungi il centro del loto.
17. Incurante della mente, tieniti nel mezzo -- fino a che.
18. Osserva amorevolmente qualche oggetto. Non andare ad un altro oggetto. Qui nel mezzo dell'oggetto – la benedizione.
19. Senza supporto per piedi o mani, siedi solo sulle natiche. Improvvisamente, la centratura.
20. In un veicolo in movimento, oscillando ritmicamente, sperimenta. O in un veicolo fermo, lasciandoti dondolare in invisibili cerchi che rallentano.
21. Fora qualche parte della tua forma piena di nettare con uno spillo, e gentilmente entra nel forare e raggiungi la purezza interiore.
22. Lascia che l'attenzione sia ad un luogo dove stai vedendo un qualche avvenimento passato, e anche la tua forma, avendo perso le proprie caratteristiche presenti, è trasformata.
23. Percepisci un oggetto in fronte a te. Percepisci la mancanza di tutti gli altri oggetti tranne questo qui. Poi, lasciando da parte la percezione dell'oggetto e la percezione dell'assenza, realizza.
24. Quando sorge lo stato d'animo contro qualcuno o a favore di qualcuno, non metterlo sulla persona in questione, ma rimani centrata.
25. Appena hai l'impulso di fare qualcosa, fermati.
26. Quando arriva un desiderio, consideralo. Poi, improvvisamente, mollalo.
27. Vagabonda in giro fino ad essere esausta e poi, cadendo a terra, in questo cadere il tutto.
28. Supponi di essere gradualmente deprivata di forza e conoscenza. All'istante della deprivazione, trascendi.
29. La devozione libera.
30. Ad occhi chiusi, vedi il tuo essere interiore in dettaglio. Così vedi la tua vera natura.
31. Guarda ad una ciotola senza vederne i lati o il materiale. In pochi momenti diventa consapevole.
32. Vedi come per la prima volta una bella persona o un oggetto ordinario.
33. Semplicemente guardando nel cielo blu oltre le nubi, la serenità.
34. Ascolta mentre è impartito il supremo insegnamento mistico. Occhi fermi, senza sbattere le palpebre, subito diventa assolutamente libera.
35. Sul bordo di un pozzo profondo guarda fissamente nelle sue profondità finché -- la meraviglia.
36. Guarda a qualche oggetto, poi lentamente ritira la tua vista da esso, poi lentamente ritira il tuo pensiero da esso. Allora.
37. Devi, immagina le lettere sanscrite in queste focalizzazioni mielate di consapevolezza, prima come lettere, poi più sottilmente come suoni, poi come la più sottile sensazione. Poi, lasciandoli da parte, sii libera.
38. Bagnati nel centro del suono, come nel continuo suono di una cascata. O, mettendo le dita nelle orecchie, ascolta il suono dei suoni.
39. Intona un suono, come aum, lentamente. Come il suono entra la non-sonorità, così fai tu.
40. Nell'inizio e graduale raffinamento del suono di ogni lettera, risvegliati.
41. Mentre ascolti strumenti a corda, odi il loro suono composito centrale; così onnipresenza.
42. Intona un suono udibile, poi meno e meno udibile mentre il sentire sprofonda in questa silente armonia.
43. Con la bocca leggermente aperta, tieni la mente nel centro della lingua. O, mentre il respiro silenziosamente entra dentro, senti il suono "hh".
44. Centrati nel suono "aum" senza alcuna "a" o "m"
45. Silenziosamente intona una parola che termina in "ah". Poi nel "hh," senza sforzo, la spontaneità.
46. Fermando le orecchie premendole ed il retto contraendolo, entra il suono.
47. Entra il suono del tuo nome e, tramite questo suono, tutti i suoni.
48. All'esordio dell'unione sessuale mantieniti attenta sul fuoco all'inizio, e così continuando, evita le braci alla fine.
49. Quando in tale abbraccio i tuoi sensi sono scossi come foglie, entra questo scuotimento.
50. Persino ricordando l'unione, senza l'abbraccio, trasformazione.
51. Nel vedere gioiosamente un amico da lungo assente, permea questa gioia.
52. Quando mangi o bevi, diventa il sapore del cibo o bevanda, e sii riempita.
53. Oh occhi di loto, dolce di tatto, quando canti, vedi, gusti, sii consapevole di essere e scopri ciò che sempre vive.
54. Ovunque è trovata soddisfazione, in qualsiasi atto, realizza questo.
55. Sul punto di addormentarti, quando il sonno non è ancora arrivato e la veglia esterna svanisce, a questo punto l'essere è rivelato.
56. Le illusioni ingannano, i colori circoscrivono, persino i divisibili sono indivisibili.
57. In stati d'animo di estremo desiderio, sii indisturbata.
58. Questo cosiddetto universo appare come un gioco di destrezza, una esibizione di quadri. Per essere felice, guarda a questo così.
59. Oh amata, poni l'attenzione né sul piacere né sul dolore, ma tra questi.
60. Oggetti e desideri esistono in me come negli altri. Così accettando, lascia che siano trasformati.
61. Come le onde vengono con l'acqua e le fiamme col fuoco, così l'universale ondeggia con noi.
62. Ovunque la tua mente sta vagabondando, internamente o esternamente, in questo preciso posto, questo.
63. Quando vividamente consapevole tramite qualche senso particolare, mantieniti nella consapevolezza.
64. All'inizio di uno starnuto, durante uno spavento, in ansietà, sopra un abisso, fuggendo in battaglia, in estrema curiosità, all'insorgere della fame, al termine della fame, sii ininterrottamente consapevole.
65. La purezza di altri insegnamenti è impurità per noi. In realtà, riconosci niente come puro o impuro.
66. Sii la stessa non-stessa con l'amico quanto con lo sconosciuto, in onore e disonore.
67. Ecco la sfera del cambiamento, cambiamento, cambiamento. Tramite il cambiamento consuma il cambiamento.
68. Come una chioccia fai da mamma ai suoi pulcini, fai da mamma ad intese particolari, a faccende particolari, in realtà.
69. Poiché, in verità, schiavitù e libertà sono relative, queste parole sono solo per coloro terrorizzati dall'universo. Questo universo è un riflesso delle menti. Come vedi molti soli nell'acqua da un sole, vedi così schiavitù e liberazione.
70. Considera la tua essenza come raggi di luce da centro a centro su per le vertebre, e così eleva la "vitalità" in te.
71. O negli spazi di mezzo, senti questo come fulmine.
72. Senti il cosmo come una presenza traslucida sempre viva.
73. In estate quando vedi l'intero cielo infinitamente chiaro, entra tale chiarezza.
74. Shakti, vedi tutto lo spazio come se già assorbito nella tua testa nella brillantezza.
75. Sveglia, addormentata, sognante, riconosciti come luce.
76. Nella pioggia durante una notte nera entra quella oscurità come la forma delle forme.
77. Quando una notte di pioggia senza luna non è presente, chiudi gli occhi e trova oscurità davanti a te. Aprendo gli occhi, vedi oscurità. Così le colpe scompaiono per sempre.
78. Ovunque la tua attenzione si accende, in questo preciso punto, sperimenta.
79. Focalizzati sul fuoco che sale attraverso la tua forma, dalle dita dei piedi in su, finché il corpo brucia incenerito ma non tu.
80. Medita sulla finzione del mondo che brucia incenerito e diventa essere sopra umano.
81. Come soggettivamente, le lettere fluiscono in parole e le parole in frasi, e come, oggettivamente, i cerchi fluiscono in mondi ed i mondi in principi, trova finalmente questi convergere nel tuo essere.
82. Senti: il mio pensiero, io sono, gli organi interni -- me.
83. Prima del desiderio e prima di conoscere, come posso dire io sono? Considera. Dissolviti nella bellezza.
84. Getta da parte l'attaccamento per il corpo, realizza che io sono ovunque. Chi è ovunque è gioioso.
85. Pensando nessuna cosa renderà senza limite il sé limitato.
86. Supponi di contemplare qualcosa al di là della percezione, al di là dell'afferrare, al di là del non-essere. -- Tu.
87. Io esisto. Questo è mio. Questo è questo. Oh amata, persino in ciò conosci l'illimitato.
88. Ogni cosa è percepita tramite il conoscere. Il sé risplende nello spazio tramite il conoscere. Percepisci un essere come conoscente e conosciuto.
89. Amata, in questo momento lascia che mente, conoscere, respiro, forma, siano inclusi.
90. Toccando gli occhi come una piuma, la leggerezza tra di loro si apre nel cuore e là permea il cosmo.
91. Gentile Devi, entra la presenza eterica che pervade molto sopra e sotto la tua forma.
92. Metti il materiale mentale in una tale finezza inesprimibile sopra, sotto e nel tuo cuore.
93. Considera ogni area della tua forma presente come illimitatamente spaziosa.
94. Senti la tua sostanza, ossa, carne, sangue, saturata con l'essenza cosmica.
95. Senti le belle qualità della creatività permeare i tuoi seni e assumere delicate configurazioni.
96. Soggiorna in qualche posto interminabilmente spazioso, lontano da alberi, colline, abitazioni. Da là arriva la fine delle pressioni della mente.
97. Considera il pieno essere il tuo corpo di beatitudine.
98. In qualsiasi posizione gradualmente pervadi un'area tra le ascelle in grande pace.
99. Senti te stessa come pervadere tutte le direzioni, lontano, vicino.
100. L'apprezzamento di oggetti e soggetti è la stessa per una persona illuminata come per una non illuminata. La precedente ha una grandezza: rimane in stato d'animo soggettivo, non persa in cose.
101. Credi l'onnisciente, onnipotente, pervadere.
102. Immagina lo spirito simultaneamente dentro e attorno a te fino a che l'intero universo è spirituale.
103. Con la tua intera consapevolezza proprio all'inizio di un desiderio, di una conoscenza, conosci.
104. Oh Shakti, ogni particolare percezione è limitata, scompare in onnipotenza.
105. In verità le forme sono inseparate. Inseparati sono l'essere onnipresente e la tua forma. Realizza ciascuna come fatta di questa consapevolezza.
106. Senti la consapevolezza di ogni persona come la tua consapevolezza. Così, lasciando da parte l'interesse per sé, diventa ogni essere.
107. Questa consapevolezza esiste come ogni essere, e niente altro esiste.
108. Questa consapevolezza è lo spirito guida di ognuno. Sii questo.
109. Supponi la tua forma passiva essere una stanza vuota con muri di pelle -- vuota.
110. Graziosa, gioca. L'universo è una conchiglia vuota in cui la tua mente si diverte infinitamente.
111. Dolce di cuore, medita sul conoscere e sul non conoscere, esistere e non esistere. Poi lascia entrambi a lato di ciò che puoi essere.
112. Entra lo spazio, senza sostegno, eterno, immobile.

Statue of Lord Shiva at CERN near the building A40. Given by Department of Atomic Energy, India.

dancing with the Tao





mercoledì 12 settembre 2012

Proiezioni (7 di Coppe)


L'uomo e la donna di questa carta sono uno di fronte all'altro e si guardano, eppure non sono in grado di vedersi chiaramente. Ognuno dei due proietta un'immagine che ha costruito nella propria mente, coprendo il volto reale della persona che sta guardando. Ognuno di noi può restare intrappolato in un film creato nella mente e proiettato sulle situazioni e sulle persone che ci circondano. Accade quando non siamo pienamente consapevoli delle nostre aspettative, dei desideri e dei giudizi e, anziché assumerne la responsabilità e riconoscerli come nostri, li attribuiamo agli altri. Una proiezione può essere diabolica o divina, disturbare o confortare; ciò nonostante resta pur sempre una proiezione - una nuvola che ci impedisce di vedere la realtà per ciò che è. Il solo modo per uscirne è riconoscere il gioco. Quando vedi sorgere in te un giudizio rispetto a un'altra persona, rivoltalo: Ciò che vedi si riferisce veramente all'altro? La tua visione è limpida, oppure è oscurata da ciò che vuoi vedere?

Al cinema, guardi lo schermo, non ti guardi mai alle spalle e il proiettore è alle tue spalle. Il film non è veramente sullo schermo; si tratta solo di una proiezione di luce e di ombre. Il film esiste solo alle tue spalle, ma tu non guardi mai in quella direzione, dove si trova il proiettore. La tua mente si trova alle spalle dell'intera proiezione, e la mente è il proiettore. Ma tu guardi sempre l'altro, perché l'altro è lo schermo. Quando sei in uno stato d'amore, l'altro sembra bello, senza confronti. Quando odi, la stessa persona sembra orribile, ma non diventi mai cosciente del fatto che la stessa persona può essere la più orribile e anche la più bella. Pertanto, il solo modo per arrivare alla verità è apprendere come essere diretti - senza intermediari - nella propria visione, come trascurare l'aiuto della mente. Questa mediazione della mente è il problema, poiché essa può creare solo sogni e poi, grazie alla tua eccitazione, il sogno inizia a sembrare realtà. Se sei troppo eccitato, sei intossicato, non sei più in te. In quel caso, qualsiasi cosa vedi non è altro che una tua proiezione. Esistono tanti mondi quante sono le menti, poiché ogni mente vive nel proprio mondo.

martedì 11 settembre 2012

i nove miliardi di nomi del Tao


I nove miliardi di nomi di Dio
(1953)

"Questa richiesta è un po' strana", disse il dottor Wagner atteggiandosi in modo che il suo autocontrollo apparisse credibile." Per quanto ne sappia è la prima volta che un monastero tibetano ordina un computer. Non voglio essere indiscreto, ma non avrei mai pensato che la vostra comunità potesse aver bisogno di una macchina del genere. Posso chiedervi che cosa ne volete fare?" "Volentieri", rispose il lama aggiustandosi i lembi della sua veste di seta e posando sul tavolo il regolo che aveva usato per calcolare il cambio delle valute. "Il vostro computer Mark V, può eseguire tutte le operazioni matematiche utilizzando fino a 10 decimali. Tuttavia per il nostro lavoro ci interessano le lettere, non le cifre. Vi chiederò di modificare il circuito di output in modo da stampare parole e non colonne di numeri." "Mi sembra di non afferrare bene..." "Questo è un progetto al quale stiamo lavorando da tre secoli - da quando il monastero è stato fondato. È qualcosa che in qualche modo può essere distante dal vostro modo di pensare, per questo spero che vorrete ascoltare le mie spiegazioni senza alcun pregiudizio." "D'accordo" "È abbastanza semplice. Stiamo compilando la lista che contenga tutti i possibili nomi di Dio". "Prego?" "Abbiamo buoni motivi per credere" continuò il lama imperturbabile "che tutti questi nomi possono essere scritti con non più di nove lettere del nostro alfabeto." "E avete fatto questo per tre secoli?" "Sì, avevamo calcolato che ci sarebbero stati necessari quindicimila anni per portare a termine il nostro lavoro." "Oh!" il dottor Wagner apparve confuso "adesso comprendo perché volete noleggiare una delle nostre macchine. Ma qual è esattamente lo scopo del progetto?" Per una frazione di secondo il lama esitò e Wagner temette di averlo offeso. In ogni caso nella risposta non avvertì alcun sentimento di fastidio. "Definitela una pratica rituale, se volete, ma costituisce una parte fondamentale della nostra fede. I nomi dell'Essere Supremo - Dio, Jehova, Allah, ecc. non sono altro che etichette definite dagli uomini. C'è un problema filosofico di una certa complessità, che preferirei non discutere in questa occasione, ma abbiamo la certezza che fra tutte le possibili combinazioni di lettere si trovano i veri nomi di Dio. Attraverso sistematiche permutazioni di lettere stiamo cercando di trovarli e di scriverli tutti." "Vedo. Voi avete cominciato con AAA AAA AAA e arriverete a ZZZ ZZZ ZZZ." "Esattamente, salvo che noi adoperiamo il nostro alfabeto speciale. Vi sarà certamente facile modificare la stampante in modo che usi il nostro alfabeto. Ma un problema che vi interesserà di più sarà la messa a punto di circuiti speciali che riescano a filtrare ed eliminare le combinazioni prive di significato. Per esempio, nessuna delle lettere deve apparire più di tre volte successivamente." "Tre? Siete sicuro che non sia due." "No. Tre. Ma la spiegazione completa richiederebbe troppo tempo, anche se voi foste ingrado di comprendere la nostra lingua." Wagner si affrettò a dire: "Certo, certo, continuate." "Vi sarà facile adattare il vostro computer a questo scopo. Con uno specifico programma una macchina di questo genere è in grado di permutare le lettere le une dopo le altre e stampare il risultato. Il lavoro che avrebbe richiesto quindicimila anni potrà essere portato a termine in cento giorni."
Il dottor Wagner avvertiva appena i rumori attutiti che provenivano dalle sottostanti strade di Manhattan. Egli aveva la sensazione di essere in un mondo diverso, un mondo incontaminato pieno di montagne. Lassù nel mezzo di quelle remote altitudini questi monaci tibetani, generazione dopo generazione, componevano da trecento anni la loro lista di nomi privi di senso... Non c'era dunque limite alla follia umana? Ma il dottor Wagner non doveva manifestare i suoi pensieri. Il cliente ha sempre ragione...Rispose: "Non dubito che possiamo modificare il computer Mark V in modo che stampi liste di quel genere. Mi preoccupano di più l'installazione e la manutenzione. Inoltre, di questi tempi, non sarà facile inviarla nel Tibet." "Possiamo superare questa difficoltà. I componenti sono di dimensioni sufficientemente piccole per poter essere trasportati in aereo - peraltro questa è una delle ragioni per cui abbiamo scelto la vostra macchina. Spedite i pezzi in India, ci incaricheremo noi del resto.""Desiderate assumere due dei nostri ingegneri?" "Sì, per montare e controllare la macchina durante i tre mesi di durata del progetto." "Non ho dubbi che la direzione del personale possa risolvere il problema" disse Wagner scrivendo una nota sul suo taccuino. "Ma restano da risolvere due altre questioni..." Prima che terminasse la frase, il lama tirò fuori dalla tasca un foglietto: "Questo è un documento comprovante il mio conto presso la Banca Asiatica'." "Grazie. Perfetto... Ma, se permettete, la seconda questione è così sciocca che esito a parlarne. Capita spesso che si dimentichi qualche cosa di ovvio. Che tipo di generatore di energia elettrica possedete?" "Abbiamo un generatore elettrico Diesel di 50 KW di potenza, 110 volt. È stato installato cinque anni fa e funziona bene. Ci facilita la vita, al monastero. L'abbiamo acquistato soprattutto per far girare le ruote delle preghiere." "Ah sì, certamente, avrei dovuto pensarci" fece eco il dottor Wagner.Dal parapetto la veduta faceva venire le vertigini, ma è noto che ci si abitua a tutto. Erano passati tre mesi e George Hanley non era più impressionato dai duemila piedi di strapiombo che separavano il monastero dai campi che nella pianura sembravano formare una scacchiera. Appoggiato alle pietre corrose dal vento, l'ingegnere contemplava con occhio pigro le montagne lontane, di cui non si era dato pena di conoscere il nome. Questo, pensava George, era il progetto più matto a cui aveva preso parte. "Progetto Shangri-La", l'aveva battezzato qualche collega spiritoso. Settimana dopo settimana il computer Mark V aveva coperto migliaia di fogli di parole senza senso. Paziente e inesorabile, il computer aveva disposto le lettere dell'alfabeto in tutte le possibili combinazioni, esaurendo una serie dopo l'altra. I monaci ritagliavano certe parole appena uscite dalla stampante e le incollavano in enormi registri. Entro una settimana, con la benedizione del Cielo, essi avrebbero finito. Hanley ignorava attraverso quali calcoli misteriosi essi erano arrivati alla conclusione che non occorreva studiare raggruppamenti di dieci, venti, cento lettere. Uno dei suoi incubi ricorrenti era che i piani venissero cambiati e che il gran lama (che essi avevano soprannominato Sam Jaffe, anche se non gli somigliava molto) avesse improvvisamente deciso di complicare un po' di più l'operazione e di continuare il lavoro fino all'anno 2060. Essi sarebbero stati anche capaci di farlo.George udì la pesante porta di legno sbattere al vento mentre Chuck lo raggiunse sulla terrazza. Chuck fumava, come al solito, uno di quei sigari per i quali si era reso popolare tra i lama, i quali sembravano desiderosi di godere tutti i piccoli piaceri della vita e la maggior parte di quelli grandi. C'era una cosa che li giustificava: potevano essere pazzi, però non sembravano dei puritani. Le frequenti spedizioni al villaggio non erano disinteressate..."Ascolta, George," disse Chuck con insistenza "Mi sembra che abbiamo dei problemi." "La macchina è guasta?" Questa era la peggiore eventualità che George poteva immaginare. Questo fatto poteva ritardare il loro ritorno, e niente poteva essere così orribile. In quella situazione perfino vedere degli spot commerciali in TV poteva sembrare manna dal cielo. Almeno avevano la sensazione di avere un collegamento con casa loro. "No, niente di simile" Chuck si sedette sul parapetto. Era una cosa inusuale in quanto soffriva di vertigini. "Semplicemente, ho scoperto lo scopo dell'operazione." "Ma lo sapevamo!" "Sapevamo che cosa i monaci volevano fare, ma non sapevamo perché. Si tratta di una cosa folle." "Dimmi qualcosa di nuovo" ringhiò George. "Ascolta, George, il vecchio Sam mi ha chiarito le cose. Sai che egli ogni pomeriggio va a vedere i tabulati che escono dalla stampante. Bene, stavolta mi è sembrato particolarmente eccitato. Quando gli ho detto che eravamo all'ultimo ciclo egli mi ha chiesto nel suo simpatico accento inglese, se sapevo che cosa stavano cercando di fare. Io ho risposto: "Certo!" e lui me l'ha detto. "Vai avanti!" "Bene, loro credono che quando avranno scritto tutti i Suoi nomi - che secondo loro sono circa nove miliardi - sarà raggiunto lo scopo di Dio. La razza umana avrà realizzato il compito per cui è stata creata e non ci sarà nessun motivo perché continui a vivere.Questa idea mi sembra una bestemmia." "Allora che cosa si aspettano? Il nostro suicidio?" "Non ce n'è bisogno. Quando la lista sarà terminata, Dio interverrà e sarà finita." "Adesso capisco. Quando avremo finito sarà la fine del mondo." Chuck ebbe una risatina nervosa. "È ciò che ho detto al vecchio Sam. E sai che cosa è successo? Mi ha guardato in un modo strano, come un professore guarda un allievo particolarmente stupido, e mi ha detto:"Oh! Non sarà una cosa così insignificante." George rifletté un istante."È un tipo che ha evidentemente idee larghe" disse "ma, detto questo, che cosa cambia? Sapevamo già che erano matti." "Sì. Ma non capisci che cosa può accadere? Quando la lista viene terminata e le trombedell'angelo non suonano, essi possono concludere che la colpa è nostra. Dopo tutto utilizzano la nostra macchina. Questa faccenda mi piace molto poco." "Ti seguo" disse lentamente George "ma ne ho viste altre. Quando ero ragazzo, in Louisiana, un predicatore annunciò la fine del mondo per la domenica seguente. Centinaia di tipi ci credettero. Alcuni, vendettero persino le loro case. Ma quando videro che non era successo niente non si arrabbiarono come si poteva pensare. Essi pensarono che aveva fatto male i calcoli e la maggior parte non smise di credere in lui." "Nel caso che tu non l'abbia notato, ti faccio presente che non siamo in Louisiana. Siamo soli, noi due, fra centinaia di monaci. io li adoro, ma preferirei essere altrove quando il vecchio Sam si accorgerà che l'operazione fallirà." "Sono settimane che lo desidero. Ma non possiamo fare nulla finché il contratto non scade e verranno a prelevarci per tornare a casa." "Naturalmente" disse pensosamente Chuck "potremmo tentare un piccolo sabotaggio." "Lasciamo perdere. Questo potrebbe peggiorare le cose." "Penso proprio di no. Dai un'occhiata. Lavorando ventiquattro ore al giorno, la macchina finirà le operazioni fra quattro giorni. L'aereo arriva fra una settimana. O.K. - tutto quello di cui abbiamo bisogno è trovare qualcosa che debba essere sostituito nel momento della revisione - qualcosa che sospenda il lavoro per un paio di giorni. Naturalmente metteremo tutto a posto, ma non troppo in fretta. Se calcoliamo bene il tempo, dovremmo essere all'aeroporto quando l'ultimo nome uscirà dalla macchina. A quel punto non riusciranno più a prenderci." "Non mi va" disse George "sarebbe la prima volta che diserto il lavoro. Inoltre questo tipo di comportamento li renderebbe sospettosi. Teniamoci forte e vediamo quello che succederà."Sette giorni dopo mentre i piccoli ponies di montagna scendevano per la strada a spirale, Hanley disse:"Ho un po' di rimorsi. Non scappo perché ho paura, ma perché mi dispiace. Non vorrei vedere la faccia di quelle brave persone quando la macchina si fermerà. Mi sto chiedendo come la prenderà Sam." "È buffo" rispose Chuck "ma quando lo ho salutato ha capito benissimo che noi ci mettevamo in salvo, ma la cosa per lui è indifferente perché sa che la macchina funziona in modo automatico e che il lavoro sarebbe finito presto. Dopo di che per lui non ci sarebbe stato un dopo."George si girò sulla sella e guardò indietro alla strada sulle montagne. Le costruzioni dei monasteri si stagliavano scure nel sole al tramonto. Piccole luci brillavano di quando in quando come gli oblò sul fianco di un transatlantico. Erano naturalmente delle lampade elettriche attaccate agli stessi circuiti del computer Mark V. Che cosa sarebbe capitato al computer? S’interrogò George. I monaci l'avrebbero distrutta nella loro ira e nel loro disappunto? o magari si sarebbero seduti quietamente e avrebbero ricominciato da capo i loro calcoli? Sapeva esattamente che cosa accadeva in ogni momento sulla montagna, dietro la muraglia. Il gran lama e i suoi assistenti, seduti e con i loro vestiti di seta, esaminavano i fogli, mentre alcuni novizi li ritagliavano dopo averli prelevati dalla stampante e li incollavano sull'enorme registro. Nessuno parlava. Non si sentiva altro che il rumore della stampante, dal momento che il computer Mark V lavorava in perfetto silenzio mentre elaborava migliaia di calcoli al secondo. Tre mesi di quella vita, pensava George, erano sufficienti per far impazzire chiunque. "Eccolo!" urlò Chuck indicando un punto giù nella valle "ed è davvero splendido." Era davvero splendido, pensò George. Simile a una minuscola croce d'argento il vecchio aereo da trasporto DC3 si era posato laggiù sul piccolo aeroporto. In due ore li avrebbe portati via verso la libertà e la salvezza. Questo pensiero aveva lo stesso sapore di un liquore pregiato. Chuck cullò questo pensiero mentre il pony scendeva pazientemente la china. Cominciavano a scendere le tenebre sulle alte cime dell'Himalaya. Fortunatamente la strada era buona, come lo può essere una strada in quelle regioni, ed entrambi avevano delle torce. Non si profilava alcun pericolo, solo un po' di disagio a causa del freddo pungente. Il cielo sopra di loro era perfettamente chiaro ed illuminato dalle stelle amiche.Almeno non si sarebbe corso il rischio che il pilota non riuscisse ad effettuare il decollo a causa delle condizioni del tempo, pensò George. Era l'unico pensiero che lo assillava.Cominciò a cantare, ma dopo un po' s’interruppe. Questa vasta arena di montagne che brillavano come dei fantasmi incappucciati non incoraggiava il suo entusiasmo.
George diede un'occhiata all'orologio."Dovremmo esserci fra un'ora" disse a Chuck che lo seguiva. Poi aggiunse: "Credi che il computer abbia finito i calcoli? Mi sembra che doveva essere verso quest'ora." Chuck non rispose, e George si girò sulla sella. Vide la faccia di Chuck pallida e rivoltaverso il cielo. "Guarda" mormorò Chuck. A sua volta George alzò gli occhi verso il cielo. (C'è sempre un'ultima volta per tutte le cose).
Sopra di essi, silenziosamente, le stelle, a una a una, si stavano spegnendo.

(traduzione dall’inglese di Giovanni Martini)

stati del Tao


Lo studio della coscienza, in particolare dei vari stati (d-SoC: Stato di Coscienza discreto, b-SoC: Stato di Coscienza di base, d-ASC: Stato Alterato di Coscienza discreto) che la coscienza individuale può assumere in diverse condizioni, è stato condotto da Charles T. Tart a partire dalla fine degli anni 60, con una metodologia sperimentale ed un'interpretazione sistemico-complessa.

The Systems Approach to States of Consciousness

There is a great elegance in starting out from simple ideas, slowly building them up into connected patterns, and having a complex, interlocking theoretical structure emerge at the end. Following the weaving of such a pattern, step by step, can be highly stimulating. Unfortunately, it is easy to get bogged down in the details, especially when the pattern has gaps to be filled in, and to lose track of what the steps are all about and what they are leading toward. This chapter gives a brief overview of my systems approach to state of consciousness—a brief sketch map of the whole territory to provide a general orientation before we look at detail maps. I do not define terms much here or give detailed examples, as these are supplied in later chapters. Our ordinary state of consciousness is not something natural or given, but a highly complex construction, a specialized tool for coping with our environment and the people in it, a tool that is useful for doing some things but not very useful, and even dangerous, for doing other things. As we look at consciousness closely, we see that it can be analyzed into many parts. Yet these parts function together in a pattern: they form a system. While the components of consciousness can be studied in isolation, they exist as parts of a complex system, consciousness, and can be fully understood only when we see this function in the overall system. Similarly, understanding the complexity of consciousness requires seeing it as a system and understanding the parts. For this reason, I refer to my approach to states of consciousness as a system approach.
To understand the constructed system we call a state of consciousness, we begin with some theoretical postulates based on human experience. The first postulate is the existence of a basic awareness. Because some volitional control of the focus of awareness is possible, we generally refer to it as attention/awareness. We must also recognize the existence of self-awareness, the awareness of being aware. Further basic postulates deal with structures, those relatively permanent structures/functions/subsystems of the mind/brain that act on information to transform it in various ways. Arithmetical skills, for example, constitute a (set of related) structure(s). The structures of particular interest to us are those that require some amount of attention/awareness to activate them. Attention/awareness acts as psychological energy in this sense. Most techniques for controlling the mind are ways of deploying attention/awareness energy and other kinds of energies so as to activate desired structures (traits, skills, attitudes) and deactivate undesired structures. Psychological structures have individual characteristics that limit and shape the ways in which they can interact with one another. Thus the possibilities of any system built of psychological structures are shaped and limited both by the deployment of attention/awareness and other energies and by the characteristics of the structures comprising the system. The human biocomputer, in other words, has a large but limited number of possible modes of functioning.
Because we are creatures with a certain kind of body and nervous system, a large number of human potentials are in principle available to use. but each of us is born into a particular culture that selects and develops a small number of these potentials, rejects others, and is ignorant of many. The small number of experiential potentials selected by our culture, plus some random factors, constitute the structural elements from which our ordinary state of consciousness is constructed. We are at once the beneficiaries and the victims of our culture's particular selection. The possibility of tapping and developing latent potentials, which lie outside the cultural norm, by entering an altered state of consciousness, by temporarily restructuring consciousness, is the basis of the great interest in such states. The terms states of consciousness and altered state of consciousness have come to be used too loosely, to mean whatever is on one's mind at the moment. The new term discrete state of consciousness (d-SoC) is proposed for greater precision. A d-SoC is a unique, dynamic pattern or configuration of psychological structures, an active system of psychological subsystems. Although the component structures/subsystems show some variation within a d-SoC, the overall pattern, the overall system properties remain recognizably the same. If, as you sit reading, you think, "I am dreaming," instead of "I am awake," you have changed a small cognitive element in your consciousness but not affected at all the basic pattern we call your waking state. In spite of subsystem variation and environmental variation, a d-SoC is stabilized by a number of processes so that it retains its identity and function. By analogy, an automobile remains an automobile whether on a road or in a garage (environment change), whether you change the brand of spark plugs or the color of the seat covers (internal variation). Examples of d-SoCs are the ordinary waking state, nondreaming sleep, dreaming sleep, hypnosis, alcohol intoxication, marijuana intoxication, and meditative states. A discrete altered state of consciousness (d-ASC) refers to a d-SoC that is different from some baseline state of consciousness (b-SoC). Usually the ordinary state is taken as the baseline state. A d-ASC is a new system with unique properties of its own, a restructuring of consciousness. Altered is intended as a purely descriptive term, carrying no values. A d-SoC is stabilized by four kinds of processes:
(1) loading stabilization—keeping attention/awareness and other psychological energies deployed in habitual, desired structures by loading the person's system heavily with appropriate tasks; (2) negative feedback stabilization—correcting the functioning of erring structures/subsystems when they deviate too far from the normal range that ensures stability; (3) positive feedback stabilization—strengthening activity and/or providing rewarding experiences when structure/subsystems are functioning within desired limits; and (4) limiting stabilization—restricting the range of functioning of structures/subsystems whose intense operation would destabilize the system.
In terms of current psychological knowledge, ten major subsystems (collections of related structures) that show important variations over known d-ASCs need to be distinguished: (1) Exteroception—sensing the external environment; (2) Interoception—sensing what the body is feeling and doing; (3) Input-Processing—automated selecting and abstracting of sensory input so we perceive only what is "important" by personal and cultural (consensus reality) standards; (4) Memory; (5) Subconscious—the classical Freudian unconscious plus many other psychological processes that go on outside our ordinary d-SoC, but that may become directly conscious in various d-ASCs: (6) Emotions; (7) Evaluation and Decision-Making—our cognitive evaluating skills and habits; (8) Space/Time Sense—the construction of psychological space and time and the placing of events within it; (9) Sense of Identity—the quality added to experience the makes it a personal experience instead of just information; and (10) Motor Output—muscular and glandular outputs to the external world and the body.
These subsystems are not ultimates, but convenient categories to organize current knowledge. Our current knowledge of human consciousness and d-SoCs is highly fragmented and chaotic. The main purpose of the systems approach presented here is organizational: it allows us to relate what were formerly disparate bits of data and supplies numerous methodological consequences for guiding future research. It makes the general prediction that the number of d-SoCs available to human beings is definitely limited, although we do not yet know those limits. It further provides a paradigm for making more specific predictions that will sharpen our knowledge about the structures and subsystems that make up human consciousness. There are enormously important individual differences in the structure of the d-SoCs. If we map the experiential space in which two people function, one person may show two discrete, separated clusters of experiential functioning (two d-SoCs), while the other may show continuous functioning throughout both regions and the connecting regions of experiential space. The first person must make a special effort to travel from one region of experiential space (one d-SoC) to the other; the second makes no special effort and does not experience the contrast of pattern and structure differences associated with the two regions (the two d-SoCs). Thus what is a special state of consciousness for one person may be an everyday experience for another. Great confusion results if we do not watch for these differences: unfortunately, many widely used experimental procedures are not sensitive to these important individual differences. Induction of a d-ASC involves two basic operations that, if successful, lead to the d-ASC from the b-SoC. First, we apply disrupting forces to the b-SoC—psychological and/or physiological actions that disrupt the stabilization processes discussed above either by interfering with them or by withdrawing attention/awareness energy or other kinds of energies from them. Because a d-SoC is a complex system, with multiple stabilization processes operating simultaneously, induction may not work. A psychedelic drug, for example, may not produce a d-ASC because psychological stabilization processes hold the b-SoC stable in spite of the disrupting action of the drug on a physiological level. If induction is proceeding successfully, the disrupting forces push various structures/subsystems to their limits of stable functioning and then beyond, destroying the integrity of the system and disrupting the stability of the b-SoC as a system. Then, in the second part of the induction process, we apply patterning forces during this transitional, disorganized period — psychological and/or physiological actions that pattern structures/subsystems into a new system, the desired d-ASC. The new system, the d-ASC, must develop its own stabilization processes if it is to last. Deinduction, return to the b-SoC, is the same process as induction. The d-ASC is disrupted, a transitional period occurs, and the b-SoC is reconstructed by patterning forces. The subject transits back to his customary region of experiential space. Psychedelic drugs like marijuana or LSD do not have invariant psychological effects, even though much misguided research assumes they do. In the present approach, such drugs are disrupting and patterning forces whose effects occur in combination with other psychological factors, all mediated by the operating d-SoC. Consider the so-called reverse tolerance effect of marijuana that allows new users to consume very large quantities of the drug with no feeling of being stoned (in a d-ASC), but later to use much smaller quantities of marijuana to achieve the d-ASC. This is not paradoxical in the systems approach, even though it is paradoxical in the standard pharmacological approach. The physiological action of the marijuana is not sufficient to disrupt the ordinary d-SoC until additional psychological factors disrupt enough of the stabilization processes of the b-SoC to allow transition to the d-ASC. These additional psychological forces are usually "a little help from my friends," the instructions for deployment of attention/awareness energy given by experienced users who know what functioning in the d-ASC of marijuana intoxication is like. These instructions also serve as patterning forces to shape the d-ASC, to teach the new user how to employ the physiological effects of the drug to form a new system of consciousness. This book also discusses methodological problems in research from the point of view of the systems approach: for example, the way in which experiential observations of consciousness and transitions from one d-SoC to another can be made and the shifts in research strategies that this approach calls for. The systems approach can also be applied within the ordinary d-SoC to deal with identity states, those rapid shifts in the central core of a person's identity and concerns that are overlooked for many reasons, and emotional states. Similarly the systems approach indicates that latent human potential can be developed and used in various d-ASCs, so that learning to shift into the d-ASC appropriate for dealing with a particular problem is part of psychological growth. At the opposite extreme, certain kinds of psychopathology, such as multiple personality, can be treat as d-ASCs. One of the most important consequences of the systems approach is the deduction that we need to develop state-specific sciences. Insofar as a "normal" d-SoC is a semi-arbitrary way of structuring consciousness, a way that loses some human potentials while developing others, the sciences we have developed are one-state sciences. They are limited in important ways. Our ordinary sciences have been very successful in dealing with the physical world, but not very successful in dealing with particularly human psychological problems. If we apply scientific method to developing sciences within various d-ASCs, we can evolve sciences based on radically different perceptions, logics, and communications, and so gain new views complementary to our current ones. The search for new views, new ways of coping, through the experience of d-ASCs is hardly limited to science. It is a major basis for our culture's romance with drugs, meditation, Eastern religions, and the like. But infatuation with a new view, a new d-SoC, tends to make us forget that any d-SoC is a limited construction. There is a price to be paid for everything we get. It is vital for us to develop sciences of this powerful, life-changing area of d-ASCs if we are to optimize benefits from the growing use of them and avoid the dangers of ignorant of superstitious tampering with the basic structure of consciousness.

900 Tao