mercoledì 28 novembre 2012

il Tao della programmazione:Libro 1 - Il Vuoto Silenzioso

Geoffrey James, 1987
Libro 1 - Il Vuoto Silenzioso

Così parlò il maestro programmatore:

"Quando avrete imparato a estrarre il codice di errore dal trap frame, potrete andare."

1.1

Qualcosa di misterioso si è formato, nato nel vuoto silenzioso. In attesa, solo e immobile, è allo stesso tempo fermo e in perenne movimento. E' la sorgente di tutti i programmi. Non conosco il suo nome, così lo chiamerò il Tao della Programmazione.

Se il Tao è grande, il sistema operativo è grande. Se il sistema operativo è grande, il compilatore è grande. Se il compilatore è grande, l'applicazione è grande. L'utente è soddisfatto e nel mondo nasce armonia.

Il Tao della Programmazione scorre via lontano e ritorna con il vento del mattino.


1.2

Il Tao ha dato vita al linguaggio macchina. Il linguaggio macchina ha dato vita all'assemblatore.

L'assemblatore ha dato vita al compilatore. Ora ci sono diecimila linguaggi.

Ogni linguaggio ha il suo scopo, per quanto umile sia. Ogni linguaggio esprime lo Yin e Yang del software.
Ogni linguaggio ha il suo posto nel Tao.

Ma non programmate in COBOL se riuscite a evitarlo.

1.3

All'inizio c'era il Tao. Il Tao ha dato vita allo Spazio e al Tempo. Dunque, lo Spazio e il Tempo sono lo Yin e lo Yang della programmazione.

I programmatori che non comprendono il Tao sono sempre a corto di tempo e spazio per i loro programmi. I programmatori che comprendono il Tao hanno sempre abbastanza tempo e spazio per raggiungere il loro scopo.

Come potrebbe essere altrimenti?

1.4

Il programmatore saggio sente parlare del Tao e lo segue. Il programmatore medio sente parlare del Tao e lo cerca. Il programmatore stupido sente parlare del Tao e lo deride.

Se non fosse per quelle risate, il Tao non esisterebbe.

I suoni più acuti sono i più difficili da udire. Andare avanti è un modo per ritirarsi. Un grande talento si mostra tardi nella vita. Anche un programma perfetto ha ancora bug.

A seguito del bestseller Il Tao della Fisica di Fritjof Capra, del 1975, una serie infinita di pubblicazioni hanno copiato il suo titolo indovinato e riapplicato ad ogni campo dell'attività umana, ad esempio:













martedì 27 novembre 2012

parlare del Tao della Mente


Ma le parti e i pezzi della mente che appaiono alla coscienza invariabilmente forniscono un quadro errato della mente come totalità. Il carattere sistemico della mente non è mai rappresentato , perché il modello è stabilito dallo scopo prefissato.…Noi non vediamo mai con consapevolezza che la mente è come un ecosistema - una rete di circuiti auto - correttivi. Noi vediamo solo degli archi di questi circuiti. E l’istintiva volgarità degli scienziati consiste precisamente nello scambiare questi archi con la più ampia verità, cioè, pensare che siccome quello che viene visto dalla consapevolezza ha una caratterizzazione, la mente totale deve avere la stessa caratterizzazione. L’"ego" personificato di Freud, l’‘id’, il ‘super-ego’ non sono effettivamente personificati. Ognuno dei loro componenti è costruito sull’immagine della sola consapevolezza (anche se la componente può essere non consapevole) e la ‘consapevolezza’ non assomiglia all’intera persona. La consapevolezza isolata è necessariamente depersonificata. L’intero iceberg non ha quelle caratteristiche che possono essere indovinate dall’osservare solo ciò che è sopra l’acqua. Intendo dire: l’iceberg sì - la mente no. La mente non è come un iceberg.’

‘Il punto è che, anche prima della moderna tecnologia, bisognava fare qualcosa a proposito dell’innata separazione tra la consapevolezza ed il resto della mente, perché la consapevolezza senza aiuto avrebbe sempre rovinato le relazioni umane. Perché la consapevolezza senza aiuto deve sempre combinare la saggezza della colomba con l’essere innocuo del serpente. Ed io vi dirò cosa hanno fatto nell’antica Età della Pietra per affrontare quella separazione. Hanno fatto la religione. È così semplice, e la religione è tutto ciò che hanno escogitato per far entrare dentro l’uomo il fatto che la maggior parte di lui (ed, analogamente, la maggior parte della sua società e dell’ecosistema attorno a lui) era di natura sistemica ed impercettibile alla sua consapevolezza. Questo comprendeva sogni e stati di trance, intossicazioni, castrazione, rituali, sacrifici umani, miti di qualsiasi tipo, invocazioni di morte, arte, poesia, musica e così via. Ed ovviamente, essi non dicevano chiaramente cosa facevano, né potevano dirlo. Non sapevano cosa facevano, né il perché lo facevano. E, spesso, non funzionava.’

"La mia intera tendenza, ed io credo la tendenza di tutti gli uomini che hanno cercato di scrivere o parlare di Etica o Religione, era quella di imbattersi nei limiti del linguaggio. Questo sbattere sui muri della nostra gabbia è perfettamente e assolutamente senza speranza. L’Etica, se nasce dal desiderio di dire qualcosa in proposito al significato ultimo della vita, il bene ultimo, l’assoluto prezioso, non può essere scienza. Ma è una prova della tendenza nella mente umana che io personalmente non posso non rispettare profondamente e non ridicolizzerei per nessun motivo anche a costo della mia vita."

le conseguenze del Tao



il Te del Tao: XLVII - SCRUTARE CIÒ CHE È LONTANO

Yin vs Yang, ~krazykarl
XLVII - SCRUTARE CIÒ CHE È LONTANO

Senza uscir dalla porta
conosci il mondo,
senza guardar dalla finestra
scorgi la Via del Cielo.
Più lungi te ne vai meno conosci.
Per questo il santo
non va dattorno eppur conosce,
non vede e più discerne,
non agisce eppur completa.

i Luoghi del Tao: Kailash

Kailash (Kailas), 6.638 m - Tibet
Sorgente del Gange

martedì 20 novembre 2012

Completamento (il Mondo) - XXI Major


Nella figura l'ultimo pezzo di un puzzle viene messo al suo posto, in corrispondenza del terzo occhio, il luogo della percezione interiore. Perfino nel perennemente mutevole flusso della vita ci sono momenti in cui giungiamo al completamento. In questi momenti siamo in grado di percepire l'intera figura, la somma di tutti i piccoli frammenti che hanno occupato la nostra attenzione tanto a lungo. Allorché lo schema si completa, possiamo sia essere disperati, perché non vogliamo che la situazione giunga a una fine, oppure possiamo essere riconoscenti, ed accettare il fatto che la vita è colma di molte fini e di nuovi inizi. Qualsiasi cosa abbia assorbito il tuo tempo e la tua energia, ora sta giungendo alla fine. Nel completarla, ripulirai lo spazio perché inizi qualcosa di nuovo. Usa questo intervallo per celebrare entrambe le cose: la fine del vecchio e il giungere del nuovo.

Questa è la via dello Zen, non dire mai nulla di completo. Lo si deve comprendere: è una metodologia importantissima. Non dire tutto, significa dare all'ascoltatore un'opportunità per completare ciò che si è detto. Tutte le risposte sono incomplete. Il Maestro ti ha dato soltanto una direzione... Quando avrai raggiunto il limite della sua risposta, saprai ciò che resta. In questo modo, se qualcuno cercherà di comprendere lo Zen intellettualmente, fallirà. Non si tratta di una risposta alla domanda, ma di qualcosa di più - un'indicazione della realtà stessa. La natura di buddha non è qualcosa di remoto - la tua stessa consapevolezza è la natura di buddha. E la tua consapevolezza può 'osservare' le cose che compongono il mondo. Il mondo finirà, ma lo specchio rimarrà, e rifletterà il nulla.

lunedì 19 novembre 2012

Qualità del Tao

Lyonel Feininger, Church of the Minorities.
La Qualità... Sappiamo cos'è, eppure non lo sappiamo. Questo è contraddittorio. Alcune cose sono meglio di altre, cioè hanno più Qualità. Ma quando provi a dire in che cosa consiste la Qualità astraendo dalle cose che la posseggono, paff, le parole ti sfuggono. Ma se nessuno sa cos'è, ai fini pratici non esiste per niente. Invece esiste eccome. Su cos'altro sono basati i voti, se no? Perché mai la gente pagherebbe una fortuna per certe cose, e ne getterebbe altre nella spazzatura? Ovviamente alcune sono meglio di altre... Ma in cosa consiste il «meglio» ?...
***
Ora voglio parlare di come Fedro esplorò il significato del termine Qualità, un'esplorazione che egli vide come un itinerario attraverso le montagne dello spirito. Stando a quel poco che riesco a ricostruire, ci furono due fasi distinte.
Nella prima egli non cercò di arrivare a una definizione rigida e sistematica di quello di cui parlava. E questa fu una fase felice, soddisfacente e creativa. Durò quasi tutto il tempo in cui insegnò al College.
La seconda si sviluppò in seguito alla consapevolezza critica di non aver ancora formulato una definizione dell'oggetto del suo discorso. In questa fase Fedro fece delle rigide affermazioni sistematiche sulla natura della Qualità, a sostegno delle quali elaborò un'enorme struttura gerarchica di pensiero. Per arrivarci dovette letteralmente muovere cielo e terra, e quando ebbe finito sentì che quella era la miglior spiegazione dell'esistenza, e della consapevolezza che noi ne abbiamo, che fosse mai stata fornita.
Certo era una via nuova, ma senza dubbio ce n'era bisogno. Da più di tre secoli, ormai, le vecchie strade battute di questo emisfero sono state quasi spazzate via dall'erosione naturale e dai cambiamenti che le verità scientifiche hanno apportato alla forma delle montagne. I primi scalatori tracciarono nuovi sentieri su un terreno sicuro, così accessibili che tutti se ne sentivano attratti, ma oggi le strade occidentali sono quasi del tutto chiuse a causa dell'inflessibilità dogmatica di fronte al cambiamento. Dubitare del significato letterale delle parole di Gesù o di Mosè suscita l'ostilità dei più, ma certo è che, se Gesù o Mosè dovessero apparire oggi, in incognito, portando lo stesso messaggio di molti anni fa, la loro salute mentale sarebbe messa in discussione. E non perché quanto essi dissero fosse sbagliato, o perché la società moderna sia in errore, ma semplicemente perché la via che essi tracciarono per l'umanità non è più attuale né comprensibile. «Il regno dei cieli» perde ogni significato nell'era delle conquiste spaziali. Dov'è «il cielo» ? Ma il fatto che le vecchie strade, a causa della rigidezza del linguaggio, abbiano perso il loro significato quotidiano e siano quasi chiuse non implica che la montagna non ci sia più. La montagna c'è e ci sarà finché esiste la coscienza.
La seconda fase, quella metafisica, fu un disastro. Già prima che gli attaccassero gli elettrodi alla testa Fedro aveva perso tutto quel che possedeva: denaro, proprietà, figli; per ordine del tribunale era stato persino privato dei diritti civili. Non gli era rimasto che il suo folle sogno solitario sulla Qualità, la mappa con un sentiero che attraversa la montagna, e ad essa aveva sacrificato tutto. E una volta che furono attaccati gli elettrodi perse anche quello.
***
C'è un'intera branca della filosofia che si occupa della definizione della Qualità: l'estetica. La domanda che questa disciplina si pone, «Che cosa si intende per bello?» , risale ai tempi antichi. Ma Fedro, quand'era studente di filosofia, aveva disdegnato tutto questo campo del sapere. Si era fatto bocciare quasi di proposito all'unico corso di estetica che avesse frequentato, e nelle esercitazioni aveva sottoposto l'insegnante e i testi di studio ad attacchi oltraggiosi, tanto questa disciplina gli era invisa.
Non era un punto di vista particolare che lo faceva indignare, quanto l'idea che la Qualità dovesse essere subordinata a un qualsiasi punto di vista. Il processo intellettuale metteva la Qualità al proprio servizio, prostituendola.
In uno dei suoi scritti Fedro affermava: «Questi studiosi di estetica pensano che la loro materia sia una specie di pasticcino per cui farsi venire l'acquolina in bocca; qualcosa da far fuori in modo molto intellettuale tra soavi apprezzamenti, e a me viene da vomitare. L'acquolina, in realtà, se la fanno venire per il cadavere putrescente di qualcosa che hanno ucciso molto tempo fa».
Ora, alla prima tappa del processo di cristallizzazione, Fedro si accorse che se ci si astiene dal dare una definizione della Qualità, l'intero campo del sapere chiamato estetica viene spazzato via... Rifiutandosi di definire la Qualità, egli l'aveva situata interamente al di fuori del processo analitico.
Questa scoperta lo esaltò. Era come scoprire una cura per il cancro. Basta con le spiegazioni sulla natura dell'arte. Basta con le varie scuole critiche.
Credo che, sulle prime, nessuno avesse intuito dove volesse arrivare. Vedevano un intellettuale che trasmetteva un messaggio dotato di tutti gli orpelli dell'analisi razionale fatta in un contesto accademico. Non si rendevano conto che Fedro aveva uno scopo che esulava dai soliti obiettivi. Non stava affatto sviluppando l'analisi razionale, la stava bloccando. Stava trasformando il metodo razionale in un'arma a doppio taglio che si rivolgeva verso se stessa, e lui la puntava contro la sua stessa gente in difesa di un concetto irrazionale, di un'entità indefinita chiamata Qualità.
Fedro dichiarò apertamente che un professore di composizione che ignori che cos'è la Qualità darebbe prova di incompetenza, il che fece corrugare molte fronti all'interno del Dipartimento. Dopotutto, Fedro era il più giovane degli insegnanti, e non era affar suo giudicare il livello professionale degli anziani.
Ma alla fine gli venne riconosciuto il diritto di dire tutto quello che gli pareva, e gli anziani parvero apprezzare la sua indipendenza di pensiero e si dimostrarono pronti ad appoggiarlo come membro della stessa Chiesa. Ma, contrariamente a quanto credono molti oppositori della libertà accademica, la posizione della Chiesa della Ragione non è mai stata quella di permettere a un insegnante di blaterare tutto quello che gli passa per la testa senza dover render conto a nessuno. Per la Chiesa è verso la Dea Ragione che si è responsabili delle proprie idee, e non verso gli idoli del potere politico. Il fatto che Fedro stesse insultando qualcuno non aveva nulla a che vedere con la verità o la falsità di quanto stava dicendo, e non lo rendeva passibile di una condanna morale. Però erano tutti pronti a condannarlo, con grande soddisfazione morale, al minimo accenno di insensatezza.
Ma come diavolo si fa a giustificare secondo ragione il rifiuto di definire qualcosa? Le definizioni sono il fondamento della ragione. Per un po' Fedro riuscì ad arginare l'attacco con ricercati minuetti dialettici e con insulti sulla competenza e l'incompetenza, ma prima o poi avrebbe dovuto produrre qualcosa di più sostanzioso. Giunse così a un'ulteriore cristallizzazione che andava oltre i limiti tradizionali della retorica per spingersi nel regno della filosofia.