giovedì 4 ottobre 2012

riformulazione del Tao

René Magritte, La Clairvoyance, 1936
La strega, il sapta, il mistico, lo schizofrenico, il folle, il profeta, l’imbroglione, e il poeta sono tutte varianti dello stesso tema. (La strega tradizionalmente ha libertà in tre dimensioni. Lui o lei è forse meglio simbolizzato con un qualche veicolo volante e oscillante come un elicottero.) Tutti condividono una libertà parziale che li mette in contrasto con il mondo convenzionale.

Tempo fa, nel 1949, quando gli psichiatri ancora credevano nella lobotomia, ero un nuovo membro dello staff del Veterans Administration Mental Hospital in Palo Alto. Un giorno uno dei residenti mi chiamò da parte per vedere la lavagna nella nostra classe più grande. Un incontro per una lobotomia era stato tenuto lì nel pomeriggio e la lavagna non era stata ancora cancellata.

Questa avveniva trent’anni fa, naturalmente, e niente del genere potrebbe avvenire oggi, ma in quei giorni gli incontri per la lobotomia erano una grande occasione sociale. Tutti quelli che avevano a che fare con il caso partecipavano – dottori, infermiere, assistenti sociali, psicologi e così via. Forse trenta o quaranta persone erano li, inclusi i cinque uomini del Lobotomy Committee, sotto la presidenza di un esaminatore esterno, un distinto psichiatra da un’altro ospedale.

Quando tutti i test e gli esami erano stati presentati, il paziente era introdotto per un’intervista da parte dell’esaminatore esterno.

L’esaminatore dava un pezzo di gesso al paziente e gli diceva, “Disegna la figura di un uomo.” Il paziente andava obbediente alla lavagna e scriveva: DISEGNA LA FIGURA DI UN UOMO.

L’esaminatore diceva, “Non scriverlo, disegnalo.” E di nuovo il paziente scriveva: Non scriverlo, disegnalo. L’esaminatore diceva, “Oh, lasciamo perdere.” Questa volta il paziente riformulò la definizione di contesto, che aveva già usato per asserire una sorta di libertà, e scrisse in grandi lettere maiuscole su tutta la lavagna:

VITTORIA

Innocence and Experience

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