martedì 13 maggio 2014

il lato attivo del Tao - I

Il decimo e ultimo libro di Carlos Castaneda, pubblicato postumo nel 1999, riassume una serie di eventi memorabili della vita dell'autore, una tecnica utilizzata "come strumento della sistemazione emozionale ed energetica necessaria per avventurarsi nell'ignoto, avendo a disposizione la saggezza della percezione dell'ignoto":


Prefazione




Sintassi
Fissando le sue equazioni
un uomo dichiarò che l'universo aveva avuto un inizio.
C'era stata un'esplosione, disse.
Un'esplosione primordiale e I'universo era nato.
E si sta espandendo, aggiunse.
Calcolò perfino la durata della sua esistenza:
dieci miliardi di rivoluzioni della Terra intorno al sole.
L'intero globo applaudì;
stabilirono che i suoi calcoli erano scienza.
Nessuno pensò che suggerendo l'idea dell'inizio
dell'universo
quell'uomo aveva semplicemente rispecchiato la sintassi
della sua lingua madre;
una sintassi che esige un inizio, come la nascita, e uno
sviluppo, come la maturazione,
e una fine, come la morte, in qualità di fatti.
L'universo è nato
e sta invecchiando, ci assicurò l'uomo,
e morirà, cosi come muoiono tutte le cose,
come lui stesso morì dopo aver confermato a livello
matematico
la sintassi della sua lingua madre.

L'altra sintassi
L'universo è davvero iniziato?
La teoria dell'esplosione primordiale è esatta?
Queste non sono domande, anche se possono apparire
tali.
E la sintassi che ha bisogno di un inizio, uno sviluppo e
una fine come affermazioni del fatto che solo la sintassi
esiste?
Questa è la vera domanda.
Ci sono altre sintassi.
Ce n'è una, per esempio, che richiede che vari livelli di
intensità siano accettati come fatti.
In questa sintassi niente inizia e niente finisce;
di conseguenza, la nascita non è un evento chiaro
e ben definito,
ma uno specifico tipo di intensità,
così come lo sono la maturità e la morte.
Esaminando le sue equazioni, un uomo di tale sintassi
scopre
di aver calcolato una varietà sufficiente di livelli di intensità
per poter affermare con certezza
che I'universo non è mai iniziato
e non finirà mai,
ma che è passato,sta passando e passerà
attraverso infinite fluttuazioni di intensità.
Quell'uomo potrebbe giungere alla conclusione che
I'universo stesso
è il carro dell'intensità
e che ci si può salire a bordo
per viaggiare attraverso cambiamenti senza fine.
Egli trarrà tale conclusione, e molte altre,
senza magari rendersi conto
che sta semplicemente confermando
la sintassi della sua lingua madre.




Introduzione




Questo libro è una raccolta di eventi memorabili della mia esistenza. Li ho riuniti seguendo le indicazioni di don Juan Matus, uno sciamano indiano Yaqui originario del Messico, un maestro che per tredici anni ha cercato di rendermi accessibile l'universo conoscitivo degli sciamani che vivevano nell'antico Messico. Egli mi suggerì di procedere a tale raccolta come se si fosse trattato di un'idea del tutto casuale, qualcosa che gli era venuto in mente all'improvviso. Il suo stile di insegnamento era proprio questo: don Juan celava l'importanza delle sue manovre dietro un aspetto più terreno, e nascondeva I'importanza del suo obiettivo, presentandola come qualcosa di simile alle faccende della vita quotidiana.
Con il passare del tempo don Juan mi rivelò che gli sciamani dell'antico Messico avevano concepito questa raccolta di fatti memorabili come una sorta di accorgimento bona fide per scuotere le tracce di energia che esistono all'interno del sé. Essi ritenevano che tale energia avesse origine nel corpo e venisse poi spostata, allontanata e spinta fuori dal suo campo d'azione dalle circostanze  della vita quotidiana. In questo senso, per don Juan e per gli sciamani del suo lignaggio, la raccolta di eventi memorabili era un mezzo per reimpiegare la loro energia inutilizzata.
II requisito fondamentale per questa raccolta era il gesto sincero e totale di riunire l'insieme globale delle proprie emozioni e realizzazioni, senza risparmiarsi nulla. Secondo don Juan, gli sciamani del suo lignaggio erano convinti che tale raccolta fosse lo strumento della sistemazione emozionale ed energetica necessaria per avventurarsi nell'ignoto, avendo a disposizione la saggezza della percezione dell'ignoto.
Don Juan definiva I'obiettivo finale della conoscenza sciamanica che egli possedeva come la preparazione necessaria per affrontare il viaggio definitivo, quello cioè che ogni essere umano deve intraprendere al termine della propria esistenza. Mi spiegò che grazie alla loro disciplina e alla risolutezza che li animava, gli sciamani erano in grado di mantenere la loro consapevolezza e il loro scopo anche dopo la morte. Per tutti loro, quello stato vago e idealistico che I'uomo moderno definisce "vita dopo la morte" era una regione reale caratterizzata da affari pratici di tipo diverso da quelli della vita quotidiana ma dotati di una praticità funzionale simile.
Don Juan era certo che raccogliere gli eventi memorabili dell'esistenza rappresentasse per gli sciamani la preparazione al loro ingresso in quella regione reale che essi chiamavano il lato attivo dell'infinito.

Nessun commento:

Posta un commento