Visualizzazione post con etichetta Struttura che Connette. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Struttura che Connette. Mostra tutti i post

martedì 6 maggio 2014

dalla classificazione del Tao al processo del Tao - I

M.C. Escher, Whirlpools, 1957
wood engraving and woodcut, second state, in red, grey and black, printed from 2 blocks
DALLA CLASSIFICAZIONE AL PROCESSO.

In principio era il Verbo e il Verbo era con Dio e il Verbo era Dio.
Giovanni, 1, 1.

Show me.
Canzone dalla commedia musicale "My Fair Lady".


Nel capitolo 3 il lettore è stato invitato a meditare su un gruppo eterogeneo di casi illustranti la verità quasi lapalissiana che due descrizioni sono meglio di una. Questa serie di casi finiva con la mia descrizione di ciò che considero "spiegazione". Affermavo che almeno un genere di spiegazione consiste nell'integrare la descrizione di un processo o di un insieme di fenomeni con una tautologia astratta su cui sia possibile proiettare la descrizione. Possono esistere altri generi di spiegazione, oppure è possibile che ogni spiegazione, ridotta all'osso, sia qualcosa di simile alla mia definizione.
Sta di fatto che il cervello non contiene altri oggetti materiali che non siano i suoi canali e circuiti e scambi e le sue riserve metaboliche e sta di fatto che tutto questo "hardware" non ha mai accesso alle storie raccontate dalla mente. Il pensiero può riguardare porci o noci di cocco, ma nel cervello non ci sono né porci né noci di cocco; e nella mente non ci sono neuroni, ma solo "idee" di porci e di noci di cocco. Esiste quindi sempre una certa complementarità fra la mente e gli oggetti della sua attività. Il processo di codificazione o rappresentazione che sostituisce ai porci e alle noci di cocco le idee corrispondenti è già un passo, anzi un salto notevole, nella gerarchia dei tipi logici. Il nome di una cosa non è la cosa e l'idea di porco non è il porco.
Anche se pensiamo a sistemi circuitali più ampi estendentisi oltre i limiti dell'individuo, e li chiamiamo "mente", includendo nella mente l'uomo, l'ascia, l'albero che viene abbattuto e la tacca sul tronco; anche se tutto ciò viene visto come un unico sistema di circuiti che soddisfano i criteri di mente avanzati nel capitolo 4, anche in questo caso, nella mente non ci sono né l'albero, né l'uomo né l'ascia. Tutti questi 'oggetti' sono soltanto rappresentati nella mente più vasta sotto forma di immagini e di notizie su di essi. Possiamo dire che propongono se stessi, o propongono le loro caratteristiche.
Mi sembra comunque profondamente vero che in tutto il campo della nostra indagine vale qualcosa di simile alla relazione che ho suggerito fra la tautologia e le cose da spiegare. Già il primo passo, dai porci e dalle noci di cocco al mondo delle versioni codificate, immette l'individuo pensante in un universo astratto e, a mio parere, tautologico. Va benissimo definire la spiegazione come un “mettere la tautologia e la descrizione una accanto all'altra”. Ma questo è solo l'inizio della faccenda, e limiterebbe la spiegazione alla specie umana. Però, si potrebbe obiettare, i cani e i gatti accettano le cose così come sono, senza tutto questo raziocinare. E invece no: la forza del mio argomento è che il processo stesso di percezione è un atto di assegnazione a tipi logici. Ciascuna immagine è un complesso di codificazioni e proiezioni a molti livelli; e i cani e i gatti hanno certo anch'essi le loro immagini visive. Quando vi guardano, essi vedono certamente 'voi'. Il cane morsicato da una pulce ha certo l'immagine di un 'prurito' localizzato 'lì'.
Naturalmente resta ancora da applicare quest'asserzione generale al regno dell'evoluzione biologica. Prima di accingerci a questa impresa, tuttavia, è necessario soffermarci sulla relazione tra forma e processo, trattando la nozione di "forma" come l'analogo di ciò che ho chiamato "tautologia" e la nozione di "processo" come l'analogo dell'aggregato dei fenomeni da spiegare. La forma sta al processo come la tautologia sta alla descrizione.
Questa dicotomia, presente nelle nostre menti scientifiche quando 'ci affacciamo' su un mondo di fenomeni, caratterizza anche le relazioni tra i fenomeni stessi che cerchiamo di analizzare. La dicotomia esiste al di qua e al di là della barriera che c'è tra noi e gli oggetti del nostro discorso. Le cose-in-sé (le "Dinge an sich"), inaccessibili all'indagine diretta, stanno tra loro in relazioni paragonabili alle relazioni esistenti tra loro e noi. Anch'esse (persino quelle viventi) non possono avere alcuna esperienza diretta l'una dell'altra questione di grandissima importanza e primo postulato indispensabile per qualsiasi intelligenza del mondo vivente. Ciò che è essenziale è il presupposto che le idee (in un senso molto lato del termine) abbiano una loro forza e realtà. Esse sono ciò che noi possiamo conoscere, e al di fuori di esse non possiamo conoscere nulla. Le regolarità o 'leggi' che legano insieme le idee: ecco le 'verità'. Esse sono la nostra massima approssimazione alla verità ultima. Per rendere comprensibile questa tesi, descriverò in primo luogo il processo dell'analisia me compiuta su una cultura della Nuova Guinea.
Il mio lavoro sul campo fu influenzato in misura notevole dall'arrivo in Nuova Guinea di una copia del manoscritto di "Patterns of Culture" di Ruth Benedict e dalla mia collaborazione diretta con Margaret Mead e Reo Fortune. Le conclusioni teoriche che Margaret aveva tratto dal suo lavoro sul campo furono pubblicate in "Sex and Temperament in Three Primitive Societies". Il lettore che voglia approfondire la storia di queste idee teoriche può vedere il mio "Naven" e "Sex and Temperament" della Mead, oltre naturalmente all'influente lavoro della Benedict "Patterns of Culture”.

La Benedict aveva tentato di costruire una tipologia delle culture impiegando termini come "apollineo", "dionisiaco" e "paranoide". In "Sex and Temperament" e in "Naven" l'accento è spostato dalla caratterizzazione delle configurazioni culturali al tentativo di caratterizzare le persone, i membri delle culture che avevamo studiato. Tuttavia, usammo ancora termini legati a quelli usati dalla Benedict. In realtà, i suoi tipi erano stati presi dal linguaggio usato per descrivere le persone. Dedicai tutto un capitolo di "Naven" al tentativo di servirmi della vecchia classificazione di Kretschmer che aveva suddiviso le persone in temperamenti “ciclotimici” e “schizotimici”. Io usai questa tipologia come una mappa astratta sulla quale analizzare le mie descrizioni degli uomini e delle donne Iatmul.
Questa analisi, e specialmente il fatto di differenziare i tipi dei sessi (il che sarebbe stato estraneo alle idee di "Patterns of Culture"), mi allontanò dalla tipologia e mi condusse a questioni di processo. Diventò naturale considerare i dati sugli Iatmul come paradigmatici delle interazioni tra uomini e donne destinate a creare nei due sessi quella differenziazione di ethos che stava alla base della mia tipologia delle persone. Cercai di vedere come il comportamento degli uomini potesse stimolare e determinare quello delle donne e viceversa. In altre parole, passai da una classificazione o tipologia a uno studio dei processi che generavano le differenze riassunte nella tipologia.
Ma il passo successivo fu dal processo a una "tipologia del processo". Indicai i processi col termine generale di "schismogenesi" e, dopo aver dato loro un nome, passai alla loro "classificazione". Mi fu chiaro che era possibile stabilire una dicotomia fondamentale. I processi di interazione che avevano in comune la potenzialità generale di provocare la schismogenesi (dapprima, cioè, di determinare il carattere negli individui e poi di creare una tensione intollerabile) erano in realtà classificabili in due grandi generi: quelli simmetrici e quelli complementari. Applicai il termine "simmetrico" a tutte quelle forme di interazione che potevano essere descritte in termini di competizione, rivalità, emulazione reciproca e così via (cioè quelle in cui determinate azioni di A spingevano B ad azioni dello stesso genere, le quali a loro volta spingevano A a nuove azioni simili, e così via. Se A cominciava a vantarsi, questo stimolava B a vantarsi ancora di più, e viceversa).
Applicai invece il termine "complementare" alle sequenze interattive in cui le azioni di A e di B erano diverse ma si combinavano l'una con l'altra (ad esempio: autorità-sottomissione, esibizionismo-ammirazione, dipendenza-assistenza). Notai che queste coppie di relazioni potevano anch'esse risultare schismogeniche (ad esempio, la dipendenza poteva stimolare l'assistenza e viceversa).
A questo punto possedevo una classificazione o tipologia non delle persone ma dei "processi", e mi fu facile e naturale passare da questa classificazione a pormi il problema di che cosa sarebbe potuto scaturire dall'interazione fra i processi suddetti. Che cosa sarebbe accaduto se la rivalità simmetrica (che di per sé dava luogo a una schismogenesi "simmetrica" da eccessiva competizione) si fosse mescolata con la dipendenza-assistenza "complementare"?
E difatti tra i processi così definiti vi erano interazioni interessantissime. Risultò che i temi di interazione simmetrici e complementari si negano a vicenda (cioè hanno effetti opposti sulla relazione), sicché quando la schismogenesi complementare (ad esempio autorità-sottomissione) diventa troppo sgradevole, un po' di competizione allenta la tensione; viceversa, quando la competizione va troppo in là, un po' di dipendenza risulta gradita.
In seguito, sotto la voce "estremi legati" ["end-linkage"], studiai alcune delle permutazioni possibili dei temi complementari combinati. Ne venne fuori che una differenza di premesse, di coreografia, quasi, tra la cultura inglese delle classi medie e quella americana è legata al fatto che in Inghilterra l'ammirazione è una funzione eminentemente filiale (cioè è legata alla dipendenza e alla sottomissione), mentre in America è una funzione eminentemente parentale (cioè è legata all'assistenza e all'autorità).
Tutto ciò è stato esposto nei dettagli altrove. Ciò che importa osservare in questo contesto è che i miei procedimenti di indagine erano scanditi da un'alternanza tra la classificazione e la descrizione dei processi. Senza alcun disegno consapevole, ero salito su per una scala che toccava alternativamente la descrizione e il vocabolario della tipologia. Ma questa classificazione in tipi delle persone mi ricondusse allo studio dei processi attraverso i quali le persone arrivavano a essere così com'erano. Questi processi vennero quindi classificati in "tipi" di processi, e anche a questi assegnai un nome. Il passo successivo mi portò dalla classificazione in tipi dei processi allo studio delle interazioni tra i processi così classificati. Questa scala a zigzag fra la tipologia da una parte e lo studio dei processi dall'altra è illustrata nella figura:

Ora intendo dimostrare come le relazioni implicite o immanenti negli eventi della mia esperienza personale che ho appena raccontato (cioè la linea spezzata dei passaggi dalla forma al processo e di qui alla forma) offrono un paradigma suggestivo per la rappresentazione di molti fenomeni, alcuni dei quali già menzionati.
Intendo dimostrare che questo paradigma non è limitato al resoconto personale di come venne costruita una teoria particolare, ma ricorre ripetutamente ovunque vi sia, nell'organizzazione dei fenomeni, un predominio del processo mentale, così com'è definito nel capitolo 4. In altre parole, quando estrapoliamo la nozione di tipo logico dall'ambito della logica astratta, e sulle gerarchie di questo paradigma cominciamo a proiettare gli eventi biologici reali, ci troviamo subito di fronte al fatto che nel mondo dei sistemi mentali e biologici la gerarchia non è soltanto un elenco di classi, classi di classi e classi di classi di classi, ma è diventata anche una "scala a zigzag dialettica tra forma e processo".
Direi che la natura stessa della percezione segue questo paradigma; che l'apprendimento deve essere modellato secondo lo stesso genere di paradigma a zigzag; che nel mondo sociale la relazione tra amore e matrimonio o tra educazione e posizione sociale segue necessariamente un paradigma simile; che nell'evoluzione la relazione tra cambiamento somatico e cambiamento filogenetico e la relazione tra prodotto del caso e risultato della selezione hanno questa forma a zigzag. Esistono, direi, relazioni simili a un livello più astratto, tra speciazione e variazione, tra continuità e discontinuità, tra numero e quantità.
In altre parole, io ritengo che la relazione, tratteggiata in modo piuttosto ambiguo nella storia della mia analisi di una cultura della Nuova Guinea, sia in realtà una relazione che risolverà un grandissimo numero di antichi enigmi e controversie nel campo dell'etica, dell'educazione e della teoria dell'evoluzione.
Comincerò da una distinzione di cui sono debitore a Horst Mittelstaedt, il quale osservò che vi sono due "generi" di metodi di perfezionamento di un'azione adattativa. Supponiamo che l'azione sia di sparare a un uccello, e supponiamo dapprima che si debba usare una carabina. Il tiratore guarderà nel mirino e noterà un errore di mira; correggerà l'errore creandone forse un altro, che a sua volta correggerà, e così via, finché sarà soddisfatto. Allora premerà il grilletto e sparerà. Ciò che è importante è il fatto che l'azione autocorrettiva viene compiuta "all'interno" della singola azione di sparare. Per caratterizzare nel suo complesso questo genere di metodi di perfezionamento di un'azione adattativa, Mittelstaedt usa il termine "feedback" ["retroazione"].
Si consideri invece il caso di un uomo che spara a un uccello in volo con uno schioppo o che usa una pistola tenendola sotto un tavolo, sicché non può correggere la mira. In questi casi deve necessariamente accadere quanto segue: attraverso gli organi di senso viene introdotto un aggregato di informazioni; sulla base di queste informazioni si compie il calcolo; sulla base del risultato (approssimativo) di tale calcolo viene premuto il grilletto. Non vi è alcuna possibilità di correggere gli errori all'interno della singola azione. Per conseguire un qualunque miglioramento, la correzione dev'essere eseguita su un'ampia "classe" di azioni. Se si vuole diventare abili nell'arte del tiro con lo schioppo o con una pistola tenuta sotto un tavolo bisogna esercitarvisi a lungo, usando un piattello o qualche bersaglio fittizio. La lunga pratica serve a imparare a correggere l'"assetto" dei propri nervi e muscoli in modo da fornire 'automaticamente' una prestazione ottimale al momento critico. Questo genere di metodi è detto da Mittelstaedt "calibrazione". Sembra che in questi casi la “calibrazione” stia alla “retroazione” come il tipo logico superiore sta a quello inferiore. Questa relazione è indicata dal fatto che l'autocorrezione nell'uso dello schioppo è possibile solo sulla base di informazioni derivanti dalla pratica (cioè sulla base di una "classe" di azioni passate e compiute). Naturalmente è vero che anche l'abilità nell'uso della carabina può essere accresciuta con l'esercizio. Le componenti dell'azione che vengono così migliorate sono comuni all'uso sia della carabina sia dello schioppo. Con l'esercizio, il tiratore migliorerà il proprio assetto di tiro, imparerà a premere il grilletto senza alterare la mira, imparerà a sincronizzare l'istante dello sparo con l'istante dell'aggiustamento della mira, in modo da non correggere troppo, e così via. Il miglioramento di queste componenti del tiro con la carabina dipende dall'esercizio e da quella calibrazione di nervi, muscoli e respirazione che viene fornita dalle informazioni derivanti da una classe di azioni compiute.
Rispetto alla mira, tuttavia, dalla differenza tra il singolo esempio e la classe di esempi segue la differenza di tipo logico. E' anche evidente che ciò che Mittelstaedt chiama "calibrazione" è un caso particolare di ciò che io chiamo "forma" o "classificazione", e che la sua "retroazione" è paragonabile al mio "processo".
La domanda successiva concerne ovviamente la relazione tra le tre dicotomie: forma/processo, calibrazione/retroazione e tipi logici superiori/inferiori. Si tratta di sinonimi? Cercherò di dimostrare che forma/processo e calibrazione/retroazione sono effettivamente sinonimi, mentre la relazione fra tipi logici superiori e inferiori è più complessa. Da quanto detto risulta chiaro sia che la struttura può determinare il processo, sia che, per converso, il processo può determinare la struttura. Ne segue che deve esistere una relazione tra due livelli di struttura mediati da un'interposta descrizione del processo. Credo che questo sia l'analogo, nel mondo reale, del passaggio astratto che Russell compie dalla "classe" alla "classe di classi".
Consideriamo la relazione fra retroazione e calibrazione in un esempio gerarchico quale è quello della regolazione della temperatura in un'abitazione dotata di caldaia e termostato e con un abitante:

Al livello più basso c'è la temperatura. Questa temperatura effettiva agisce istante per istante (è un "processo") su un termometro (una sorta di organo di senso), che è collegato con l'intero sistema in modo tale che la temperatura, espressa dalla curvatura di una lamina bimetallica, apra o chiuda un circuito elettrico (un interruttore, un calibratore) che comanda la caldaia. Quando la temperatura sale sopra un certo livello, l'interruttore viene commutato su “SPENTO”; quando la temperatura scende sotto un certo altro livello inferiore, l'interruttore viene commutato su “ACCESO”. La temperatura della casa fluttuerà quindi intorno a un certo valore compreso fra i due punti di soglia. A questo livello il sistema è un semplice servocircuito...
Tuttavia, questo semplice circuito con retroazione è regolato da un calibratore posto nella stessa cassetta che contiene il termometro. Su questa cassetta c'è una manopola che il padrone di casa può girare per cambiare l'assetto, o regolazione, del termostato e far così fluttuare la temperatura della casa intorno a un valore diverso. Si noti che nella cassetta si trovano "due" calibratori: il regolatore dello stato ACCESO/SPENTO, e il regolatore della temperatura ALTA/BASSA, intorno alla quale funzionerà il sistema. Se la temperatura media è stata fino a quel momento di 18 gradi, il padrone di casa potrà dire: “Ho avuto un po' freddo ultimamente”. Egli giudicherà in base a un "campione" della propria esperienza e poi cambierà la regolazione, portandola a una temperatura che gli sembri più confortevole. Il valore della regolazione (cioè la calibrazione corrente della retroazione) è a sua volta regolato da una retroazione, il cui organo di senso è situato non sulla parete del soggiorno bensì nella pelle dell'uomo.
Ma la regolazione dell'uomo - detta di solito la sua "soglia" - è a sua volta stabilita da un sistema a retroazione. L'uomo può diventare capace di tollerare meglio il freddo se conduce una vita dura o viene esposto al gelo, e può diventare meno tollerante in seguito a un lungo soggiorno ai tropici. Può anche darsi che egli si dica: “Mi sto rammollendo”, e che cominci a fare dello sport all'aria aperta, il che finirà per modificare la sua calibrazione. Inoltre, l'uomo potrebbe essere spinto a sottoporsi a un addestramento particolare o a esporsi al freddo in seguito a un cambiamento di posizione sociale: potrebbe farsi monaco o entrare nell'esercito, e acquistare così una calibrazione conforme a una precisa posizione sociale.
In altre parole, le retroazioni e le calibrazioni si alternano in una successione gerarchica. Si osservi che ad ogni alternanza completa (da calibrazione a calibrazione o da retroazione a retroazione) la sfera di pertinenza che stiamo analizzando si allarga. All'estremità più semplice e più bassa della scala a zigzag, la sfera di pertinenza era una caldaia, accesa o spenta; al livello successivo, era una casa la cui temperatura fluttuava intorno a certi valori. Al livello successivo, tale temperatura poteva essere cambiata entro una sfera di pertinenza ora comprendente la casa "più" il suo abitante per un intervallo di tempo molto più lungo, durante il quale l'uomo compiva varie attività esterne.
A ciascuno zig-zag della scala la sfera di pertinenza aumenta. In altre parole, vi è un cambiamento di tipo logico dell'informazione raccolta a ciascun livello dall'organo di senso.
Consideriamo un altro esempio: un tale viaggia in automobile a 100 chilometri all'ora e mette così in allarme l'organo di senso (per esempio il radar) di un agente della stradale. La regolazione o soglia dell'agente gli impone di reagire a qualunque differenza che superi i 15 chilometri all'ora sopra o sotto il limite di velocità.
La soglia dell'agente è stata stabilita dal capo del comando di polizia locale, che ha agito in modo autocorrettivo tenendo conto degli ordini (cioè della calibrazione) ricevuti dalla capitale dello Stato. La capitale dello Stato ha agito in modo autocorrettivo, poiché‚ i legislatori hanno tenuto conto dei loro elettori. Gli elettori, a loro volta, avevano fissato una calibrazione all'interno del potere legislativo a favore della linea politica democratica o di quella repubblicana. Notiamo anche qui una scala alternata di calibrazioni e retroazioni che sale verso sfere di pertinenza sempre più ampie e verso informazioni sempre più astratte e decisioni sempre più vaste.
Si osservi che all'interno del sistema di polizia e di applicazione delle leggi, anzi, in tutte le gerarchie, è assolutamente sconsigliabile che vi siano contatti diretti tra livelli non consecutivi. Per il complesso dell'organizzazione non è bene che esista un canale di comunicazione tra il guidatore dell'automobile e il capo della polizia statale. Questa comunicazione nuoce al morale delle forze di polizia. E neppure è bene che il poliziotto abbia accesso diretto al potere legislativo, poichè‚ ciò danneggerebbe l'autorità del capo della polizia. Analogamente, è altrettanto sconsigliabile scendere di due o più gradini nella gerarchia. Il poliziotto non deve esercitare un controllo diretto sull'acceleratore o sul sistema frenante dell'automobile.
L'effetto di un tale salto di livelli, verso l'alto o verso il basso, è che le informazioni che costituiscono una base di decisione adeguata a un livello saranno invece usate come base per prendere decisioni a qualche altro livello, una comune confusione di tipi logici.
Nei sistemi legali e amministrativi questo salto di livelli logici si chiama legislazione "ex post facto". In una situazione familiare errori analoghi si chiamano "doppi vincoli". In genetica, la barriera di Weissmann, che impedisce l'ereditarietà dei caratteri acquisiti, sembra evitare disastri di questa natura. Permettere un'influenza diretta dello stato somatico sulla struttura genetica potrebbe distruggere la gerarchia dell'organizzazione interna della creatura.

mercoledì 30 aprile 2014

emergenza meta-Tao


La successiva metastruttura discussa da Tyler Volk e Jeff Bloom è l'emergenza, intesa come la proprietà caratteristica dei sistemi complessi - tipicamente quelli viventi - di produrre nuovi fenomeni non riconducibili alla somma delle proprietà dei singoli elementi:

Background

Emergence refers to beginnings and to the arising of new themes and other patterns. Patterns can emerge out of seeming chaos, from cyclical patterns of self-generation, or from breaks or branching. The notion is a sense of some property or pattern arising at a new level of complexity.
from: J. Goldstein, Emergence as a construct: history and issues, 1969

Examples

  • In science: birth, mutation, Big Bang theory, weather pattern formation, new evolutionary lineages, plant growth on bare rock, speciation, star formation, etc.
  • In architecture and design: new design property, new design leading to unanticipated effect, spatial arrangements to allow for creative gatherings, etc.
  • In the arts: novelty, new techniques & materials, representations of emergence, etc.
  • In social sciences: new trends, city formation, new organizational patterns in social groups, argument formation, etc.
  • In other senses: insight, invention, etc.
M.C. Escher, Liberation, 1955, Lithograph

Metapatterns

The Pattern Underground

mercoledì 23 aprile 2014

versioni molteplici del Tao

Divers Preparing for Work, Front cover illustration of the February 6, 1873. The Illustrated London News.
VERSIONI MOLTEPLICI DEL MONDO.

"What I tell you three times is true".
[Ciò che vi dico tre volte è vero.]


















Nel capitolo 2, “Ogni scolaretto sa che...”, sono state presentate al lettore un certo numero di idee fondamentali sul mondo, di proposizioni o verità elementari con cui deve venire a patti qualunque epistemologia o epistemologo serio.
In questo capitolo passo a generalizzazioni alquanto più complesse, poichè‚ la domanda che pongo prende la seguente forma immediata ed essoterica: “Che sovrappiù o incremento di conoscenza ne viene dal "combinare" informazioni derivanti da due o più sorgenti?”.
Il lettore può considerare questo capitolo e il capitolo 5, “Versioni molteplici della relazione”, come altre due nozioni che lo scolaretto dovrebbe sapere. E in effetti, nella prima stesura del manoscritto tutto questo materiale aveva un solo titolo: “Due descrizioni sono meglio di una”. Tuttavia, prolungandosi la stesura più o meno sperimentale di questo libro per un periodo di circa tre anni, il titolo venne a ricoprire una gamma notevolissima di paragrafi, e risultò evidente che la combinazione di informazioni diverse definiva un approccio assai possente a ciò che io chiamo “la struttura che connette”. Aspetti particolari di questa grande struttura attrassero la mia attenzione a causa del modo particolare in cui si potevano combinare due o più informazioni.
In questo capitolo, prenderò in considerazione quelle varietà di combinazioni che sembrerebbero fornire all'organismo percipiente informazioni sul mondo che lo circonda o su se stesso in quanto parte di tale mondo esterno (come quando la creatura vede il proprio dito del piede). Riserverò al capitolo 5 le combinazioni più sottili e anzi più biologiche o creaturali che fornirebbero al percipiente una maggior conoscenza delle relazioni e dei processi interni chiamati il "sè".
In ciascun esempio la domanda fondamentale da me posta riguarderà l'incremento di comprensione fornito dalla combinazione di informazioni. Tuttavia, il lettore tenga presente che dietro questa domanda semplice e superficiale si cela in parte la domanda più profonda e forse mistica: “Lo studio di questo caso particolare, in cui dalla comparazione delle fonti scaturisce comprensione, fornisce qualche lume su come è integrato l'universo?”. Il mio modo di procedere sarà quello di domandare quale sia l'incremento immediato in ciascun caso, ma il mio scopo ultimo è un'indagine sulla più ampia struttura che connette.

1. IL CASO DELLA DIFFERENZA.

Di tutti questi esempi, il più semplice, ma anche il più profondo, è il fatto che per creare una differenza occorrono almeno due cose. Per produrre notizia di una differenza, cioè "informazione", occorrono due entità (reali o immaginarie) tali che la differenza tra di esse possa essere immanente alla loro relazione reciproca; e il tutto deve essere tale che la notizia della loro differenza sia rappresentabile come differenza all'interno di una qualche entità elaboratrice di informazioni, ad esempio un cervello, o forse un calcolatore.
Vi è un problema profondo e insolubile a proposito della natura di quelle “almeno due” cose che tra loro generano la differenza che diventa informazione creando una differenza. E' chiaro che ciascuna di esse, da sola, è - per la mente e la percezione - una non-entità, un non-essere. Non è diversa dall'essere e non è diversa dal non-essere: è un inconoscibile, una "Ding an sich", il suono dell'applauso di una mano sola.
La materia prima della sensazione, dunque, è una coppia di valori di una qualche variabile, presentati in un certo arco di tempo a un organo di senso la cui risposta dipende dal rapporto tra i due elementi della coppia. (La natura della differenza sarà discussa nei particolari nel capitolo 4, secondo criterio).

2. IL CASO DELLA VISIONE BINOCULARE.

Consideriamo un altro caso semplice e assai noto di descrizione doppia. Che cosa si guadagna confrontando i dati raccolti da un occhio con quelli raccolti dall'altro? Generalmente, entrambi gli occhi sono rivolti verso la stessa area dell'universo circostante, il che potrebbe apparire come uno spreco di organi di senso. Ma l'anatomia mostra come da quest'uso debba derivare un vantaggio notevole. L'innervazione delle due retine e la creazione, nel chiasma ottico, di percorsi per la ridistribuzione delle informazioni è una operazione morfogenetica così straordinaria che deve certo denotare un grande vantaggio evolutivo.
In breve: la superficie di ciascuna retina è una coppa approssimativamente semisferica su cui una lente proietta un'immagine rovesciata di ciò che si vede. Pertanto, l'immagine di ciò che si trova davanti a sinistra verrà proiettata sulla parte esterna della retina destra e sulla parte interna della retina sinistra. Ciò che è sorprendente è che l'innervazione di ciascuna retina è divisa in due sistemi da una netta demarcazione verticale; quindi le informazioni portate dalle fibre ottiche della parte esterna dell'occhio destro s'incontrano, nell'emisfero cerebrale destro, con le informazioni portate dalle fibre provenienti dalla parte interna dell'occhio sinistro. Analogamente le informazioni della parte esterna della retina sinistra e della parte interna di quella destra si raccolgono nell'emisfero sinistro. L'immagine binoculare, che appare indivisa, è in realtà, una complessa sintesi, compiuta nell'emisfero destro, di informazioni provenienti dal lato sinistro e una corrispondente sintesi, compiuta nell'emisfero sinistro, di materiale proveniente dal lato destro. Successivamente questi due aggregati di informazioni sintetizzate vengono a loro volta sintetizzati in una singola immagine soggettiva dalla quale è scomparsa ogni traccia della demarcazione verticale.
Da questa elaborata disposizione derivano due generi di vantaggi: l'osservatore è in grado di migliorare la risoluzione ai bordi e i contrasti, ed è meglio in grado di leggere quando i caratteri sono piccoli o l'illuminazione fioca. E, ciò che più importa, viene prodotta informazione sulla profondità. In termini più formali, la "differenza" tra l'informazione fornita da una retina e quella fornita dall'altra è a sua volta informazione di "tipo logico diverso". Con questo nuovo genere di informazione l'osservatore aggiunge alla visione un'ulteriore "dimensione".

In figura sia A la classe o insieme delle componenti dell'aggregato di informazioni ottenute da una prima sorgente (per esempio l'occhio destro) e B la classe delle componenti delle informazioni ottenute da una seconda sorgente (per esempio l'occhio sinistro). AB rappresenterà allora la classe delle componenti cui si riferiscono le informazioni provenienti da entrambi gli occhi. AB deve o contenere elementi o essere vuota.
Se esistono effettivamente elementi di AB, le informazioni della seconda sorgente hanno imposto ad A una sottoclassificazione che prima era impossibile (cioè, combinandosi con A hanno fornito informazioni di un tipo logico di cui la prima sorgente da sola era incapace).
Procederemo ora nella ricerca di altri casi che rientrano nella stessa categoria, e in particolare in ciascun caso cercheremo di determinare come dalla giustapposizione di descrizioni multiple si generi informazione di tipo logico nuovo. In linea di principio, ogni volta che l'informazione relativa alle due descrizioni viene raccolta oppure codificata in modo diverso, ci si deve aspettare quella che metaforicamente potremmo definire una maggior 'profondità'.

3. IL CASO DEL PIANETA PLUTONE.

Gli organi di senso umani possono ricevere "soltanto" notizie di differenze, e per essere percettibili le differenze devono essere codificate in eventi "temporali" (cioè in "cambiamenti"). Le comuni differenze statiche, che rimangono costanti per più di pochi secondi, diventano percettibili solo mediante scansione ["scanning"]. Analogamente, variazioni molto lente diventano percettibili solo mediante una combinazione di scansione e accostamento di osservazioni compiute in momenti separati del continuo temporale.
Un esempio elegante (cioè economico) di questi princìpi è fornito dall'espediente usato da Clyde William Tombaugh, il quale nel 1930, giovane ricercatore fresco di laurea, scoprì il pianeta Plutone.
Dai calcoli basati sulle perturbazioni dell'orbita di Nettuno, pareva che queste irregolarità si potessero spiegare mediante l'attrazione gravitazionale di qualche pianeta su un'orbita esterna a quella di Nettuno. I calcoli permettevano di stabilire le zone del cielo nelle quali, con ogni probabilità, si sarebbe via via trovato il nuovo pianeta.
L'oggetto da cercare doveva certo essere molto piccolo e fioco (di magnitudine 15 circa), e distinguibile nell'aspetto dagli altri oggetti celesti solo per il suo moto lentissimo, tanto lento da essere affatto impercettibile all'occhio umano.
Questo problema fu risolto con l'impiego di uno strumento che gli astronomi chiamano "lampeggiatore". Si fotografò a intervalli piuttosto lunghi la zona prescelta del cielo, si studiarono poi le fotografie a coppie nel lampeggiatore. Questo strumento è l'inverso di un microscopio binoculare: invece di due oculari e un portaoggetti, ha un oculare e due portaoggetti, ed è costruito in modo che spostando una leva ciò che si vede in un dato istante su un portaoggetti può essere sostituito da ciò che sta sull'altro. Sui portaoggetti si collocano due fotografie in perfetta collimazione, in modo che tutte le stelle fisse ordinarie coincidano esattamente. Quando si sposta la leva, mentre per le stelle fisse non si osserva alcun movimento, un pianeta salta da una posizione a un'altra. Tuttavia, nel campo fotografico erano presenti molti altri oggetti che saltavano (asteroidi), e Tombaugh doveva trovarne uno che saltasse "meno" degli altri.
Dopo centinaia di confronti simili, Tombaugh vide saltare Plutone.

4. IL CASO DELLA SOMMAZIONE SINAPTICA.

"Sommazione sinaptica" è il termine tecnico usato in neurofisiologia per indicare quei casi in cui un neurone C è attivato solo dalla combinazione dei neuroni A e B.

A da solo e B da solo sono insufficienti per attivare C; ma se i neuroni A e B si attivano insieme entro un intervallo di pochi microsecondi, allora C viene eccitato. Si noti che il termine tradizionale per questo fenomeno, "sommazione", farebbe pensare a un'assommarsi dell'informazione proveniente da una sorgente all'informazione proveniente da un'altra. In realtà, non si tratta di una somma, ma della formazione di un prodotto logico, processo più affine alla moltiplicazione.
L'effetto di tale meccanismo sulle informazioni che il neurone A potrebbe fornire da solo è una segmentazione o ripartizione delle attivazioni di A in due classi, cioè le attivazioni di A accompagnate da B e le attivazioni di A non accompagnate da B. Analogamente le attivazioni del neurone B sono suddivise in due classi: quelle accompagnate da A e quelle non accompagnate da A.

5. IL CASO DELL'ALLUCINAZIONE DEL PUGNALE.

Macbeth sta per assassinare Duncan e, pieno di orrore per il suo atto, ha l'allucinazione di un pugnale (atto 2, scena 1):

“E' un pugnale questo che mi vedo davanti, col manico verso la mia destra? Vieni, lascia ch'io ti afferri. Non ti sento in mano, eppur ti vedo ancora. Fatale visione, non sei dunque sensibile al tatto come alla vista? o sei soltanto un pugnale dell'immaginazione, un parto menzognero del cervello eccitato dalla febbre? Ti vedo ancora e in una forma palpabile, come questo che or traggo. Tu mi guidi, come un araldo, a quella via per la quale io stesso mi mettevo; e tale, qual tu sei, è lo strumento ond'io dovevo servirmi. Gli occhi miei sono ludibrio degli altri sensi, o altrimenti essi valgono più di tutti loro messi insieme: io ti vedo ancora; e sulla tua lama e sull'impugnatura vedo stille di sangue che prima non v'erano. No, non c'è nulla di simile. E' l'atto sanguinoso che sto per compiere, il quale prende corpo, così, davanti agli occhi miei”
Questo esempio letterario servirà per tutti quei casi di descrizione doppia in cui vengono combinati i dati provenienti da due o più sensi diversi. Macbeth 'prova' che il pugnale è solo un'allucinazione verificando col senso del tatto, ma neppure questo basta. Forse i suoi occhi valgono più di tutti gli altri sensi messi insieme. E' solo quando “stille di sangue” compaiono sul pugnale immaginario che egli può respingere tutta la faccenda: “Non c'è nulla di simile”.
Il confronto tra l'informazione proveniente da un senso e quella proveniente da un altro, combinato con il cambiamento avvenuto nell'allucinazione, ha fornito a Macbeth la metainformazione che la sua esperienza era immaginaria.

6. IL CASO DEI LINGUAGGI SINONIMI.

In molti casi la perspicuità è accresciuta da un secondo linguaggio descrittivo senza che venga aggiunta alcuna ulteriore informazione cosiddetta oggettiva. Due dimostrazioni di un dato teorema di matematica possono in combinazione fornire allo studente una miglior comprensione della relazione dimostrata.
Ogni scolaretto sa che (a+b) al quadrato = a al quadrato+2ab+b al quadrato e forse non ignora che questa identità è il primo passo verso un imponente settore della matematica, detto "teoria binomiale". Per dimostrarla è sufficiente l'algoritmo della moltiplicazione algebrica, ove ciascun passo è in accordo con le definizioni e i postulati della tautologia detta "algebra", tautologia il cui oggetto è lo sviluppo e l'analisi della nozione di “qualunque”.

Ma molti scolaretti non sanno che esiste una dimostrazione geometrica dello stesso sviluppo binomiale. Si consideri il segmento XY e lo si supponga composto di due segmenti, a e b. Il segmento XY costituisce ora una rappresentazione geometrica di (a+b) e il quadrato costruito su di esso sarà (a+b) al quadrato; cioè avrà un'"area chiamata “(a+b) al quadrato”.
Si può ora ripartire questo quadrato segnando lungo la linea XY e lungo uno dei lati adiacenti del quadrato la lunghezza "a" e completando la figura mediante le opportune parallele ai lati del quadrato. Ora lo scolaretto può pensare di vedere il quadrato suddiviso in quattro pezzi: vi sono due quadrati, uno dei quali è a al quadrato e l'altro è b al quadrato, e due rettangoli, ciascuno dei quali ha area (a per b) (cioè 2 ab).
Così la nostra identità algebrica (a+b) al quadrato = a al quadrato+2ab+b al quadrato sembra essere vera anche nella geometria euclidea. Ma forse non si sperava che le componenti separate della grandezza a al quadrato+2ab+b al quadrato sarebbero rimaste nettamente separate nella traduzione geometrica. Ma che cosa si è detto? Con quale diritto abbiamo sostituito ad a una cosiddetta 'lunghezza' e a b un'altra, e abbiamo supposto che, messe una accanto all'altra, esse avrebbero formato un segmento (a+b) e così via? Siamo "sicuri" che le lunghezze dei segmenti obbediscano alle regole dell'aritmetica? Che cos'ha appreso lo scolaretto dalla nostra enunciazione della ben nota identità in un nuovo linguaggio?
In un certo senso, "nulla" è stato aggiunto. Nessuna nuova informazione è stata generata o colta dalla mia asserzione che anche in geometria come in algebra (a+b) al quadrato = a al quadrato+2ab+b al quadrato.
Un "linguaggio", come tale, non contiene dunque "nessuna" informazione?
Ma anche se, dal punto di vista della matematica, questo trucchetto matematico non ha aggiunto nulla, credo ugualmente che lo scolaretto che non sapeva di questo trucco avrà la possibilità di apprendere qualcosa quando glielo si mostrerà. E' un contributo al metodo didattico. La scoperta (se di scoperta si tratta) che i due linguaggi (dell'algebra e della geometria) si possono tradurre l'uno nell'altro è già di per sé un'illuminazione.
Un altro esempio matematico può aiutare il lettore a comprendere l'effetto dell'uso di due linguaggi.
Chiedete ai vostri amici: “Qual è la somma dei primi dieci numeri dispari?”. Probabilmente confesseranno di non saperlo, oppure cercheranno di sommare la serie:
1 + 3 + 5 + 7 + 9 + 11 + 13 + 15 + 17 + 19. Fate loro vedere che:
La somma del primo numero dispari è 1.
La somma dei primi due numeri dispari è 4. La somma dei primi tre numeri dispari è 9.
La somma dei primi quattro numeri dispari è 16.
La somma dei primi cinque numeri dispari è 25. E così via.
Ben presto i vostri amici diranno qualcosa come: “Ma allora la somma dei primi dieci numeri dispari dev'essere 100”. Hanno imparato il "trucco" per sommare la serie dei numeri dispari.
Ma chiedete loro di spiegarvi perchè‚ questo trucco "deve" funzionare, e il non matematico medio non saprà rispondere. (E lo stato dell'istruzione elementare è tale che molti non sapranno da che parte cominciare per creare una risposta). Ciò che si deve scoprire è la differenza tra il "nome ordinale" del numero dispari dato e il suo "valore cardinale" - una differenza di tipo logico! Noi siamo abituati ad aspettarci che il nome ordinale di un numero coincida col suo valore numerico. Ma in realtà, qui il nome non coincide con la cosa che esso designa.
La somma dei primi tre numeri dispari è 9: cioè la somma è il "quadrato del nome ordinale" (e in questo caso l'ordinale di 5 è '3') del numero più grande che compare nella serie da sommare. Oppure, se preferite è il quadrato del "numero dei numeri" nella serie da sommare. Questa è l'enunciazione verbale del trucco. Per dimostrare che il trucco funziona, dobbiamo far vedere che la differenza tra due somme consecutive di numeri dispari è uguale e "sempre" uguale alla differenza tra i quadrati dei loro nomi ordinali.
Ad esempio, la somma dei primi cinque numeri dispari meno la somma dei primi quattro numeri dispari dev'essere uguale a 5 al quadrato 4 al quadrato. Allo stesso tempo si deve notare che, ovviamente, la differenza tra le due somme è appunto il numero dispari aggiunto per ultimo alla fila. Ossia: il numero aggiunto per ultimo dev'essere uguale alla differenza tra i quadrati.
...
La presentazione visiva rende piuttosto facile combinare insieme gli ordinali, i cardinali e le regolarità della somma della serie.
E' avvenuto che l'uso di un sistema che si serve di una metafora geometrica ha facilitato enormemente la comprensione di "come" il trucco meccanico sia in effetti una regola o regolarità. E, ciò che più importa, lo studente è così giunto a rendersi conto della differenza che c'è tra applicare un trucco e comprendere che dietro il trucco vi è una verità necessaria. E, cosa più importante, ha sperimentato, forse inconsapevolmente, il salto tra il discorso aritmetico e il discorso sull'aritmetica. Non "numeri" ma "numeri di numeri".
Fu "allora", per dirla con Wallace Stevens,


"That the grapes seemed fatter. The fox ran out of his hole".
[Che i grappoli parvero più succosi. / La volpe corse fuori dalla tana.]

7. IL CASO DEI DUE SESSI.

Perchè‚ le macchine possano autoriprodursi, osservò una volta un po' scherzosamente von Neumann, sarebbe condizione necessaria che due macchine agissero in collaborazione.
La fissione con riproduzione è certo un requisito fondamentale della vita, vuoi per la moltiplicazione vuoi per la crescita, e ora i biochimici conoscono nelle loro linee generali i meccanismi della riproduzione del D.N.A. Subito dopo però viene la differenziazione, si tratti della generazione (sicuramente) casuale della varietà nell'evoluzione oppure della differenziazione ordinata dell'embriologia. La fissione, a quanto pare, "deve" essere frammezzata dalla fusione, una verità generale che esemplifica il principio di elaborazione dell'informazione che stiamo qui considerando, cioè che due sorgenti di informazione (spesso dotate di modi o linguaggi contrastanti) sono assai meglio di una.
A livello dei batteri e anche tra i protozoi e alcuni funghi e alghe, i gameti restano superficialmente identici; ma in tutti i metazoi e nelle piante di livello superiore ai funghi, il "sesso" dei gameti è distinguibile.
Per prima avviene la differenziazione binaria dei gameti, uno dei quali di solito è sessile e l'altro è mobile. Segue poi la differenziazione in due generi degli individui multicellulari produttori dei due generi di gameti.
Infine, in molti parassiti vegetali e animali, vi sono quei cicli più complessi chiamati "alternanza delle generazioni".
Tutti questi ordini di differenziazione sono certamente collegati all'economia informazionale della fissione, della fusione e del dimorfismo sessuale.
Così, tornando alla fissione e alla fusione più primitive, notiamo che il primo effetto o contributo della fusione all'economia dell'informazione genetica è presumibilmente una qualche sorta di "controllo".
Il processo di fusione dei cromosomi è essenzialmente lo stesso in tutte le piante e gli animali, e dovunque si presenti le corrispondenti catene di D.N.A. vengono poste l'una accanto all'altra e, in senso funzionale, vengono "confrontate". Se le differenze tra le catene di materiale proveniente dai rispettivi gameti sono troppo grandi, la (cosiddetta) fecondazione non può avvenire.
Nel processo complessivo dell'evoluzione, la fusione, che è il fenomeno fondamentale del sesso, ha la funzione di limitare la variabilità genetica. I gameti che per qualche motivo, una mutazione o altro, sono troppo diversi dalla norma statistica, s'incontreranno probabilmente, nella fusione sessuale, con gameti di sesso opposto più normali e in quest'incontro le deviazioni eccessive verranno eliminate. (Si noti, per inciso, che questa necessità di eliminare la deviazione sarà probabilmente soddisfatta in modo imperfetto nell'accoppiamento 'incestuoso' tra gameti provenienti da fonti strettamente affini).
Tuttavia, benché una funzione importante della fusione dei gameti nella riproduzione sessuale sembri essere la limitazione della devianza, è anche necessario sottolineare la funzione contraria: l'accrescimento della varietà fenotipica. La fusione di coppie casuali di gameti assicura l'omogeneità, nel senso di ben diffusa commistione, del "pool" genico della popolazione interessata. Nello stesso tempo, essa assicura la creazione di ogni combinazione vitale di geni possibile entro quel "pool". Ogni gene vitale, cioè, viene sottoposto a controllo in congiunzione con quante più costellazioni di altri geni è possibile entro i limiti della popolazione interessata.
Come accade di solito nel panorama dell'evoluzione, scopriamo che il singolo processo è, al pari di Giano, bifronte. In questo caso la fusione dei gameti pone una limitazione alla devianza individuale "e insieme" assicura la ricombinazione multipla del materiale genetico.

Moiré patterns appear when two or more periodic grids are overlaid slightly askew, which creates a new larger periodic pattern. Researchers from NIST and Georgia Tech imaged and interpreted the moiré patterns created by overlaid sheets of graphene to determine how the lattices of the individual sheets were stacked in relation to one another and to find subtle strains in the regions of bulges or wrinkles in the sheets. Credit: NIST.
Ref.: D. Miller, K. Kubista, G. Rutter, M. Ruan, W. de Heer, P. First and J. Stroscio, Structural analysis of multilayer graphene via atomic moiré interferometry, Physical Review B. 81. 125427. Published March 24, 2010.
8. IL CASO DEI BATTIMENTI E DEI FENOMENI DI MOIRE'.

Quando due o più strutture ritmiche si combinano, avvengono interessanti fenomeni che illustrano molto bene l'arricchimento di informazione che si ha quando una descrizione si combina con un'altra. Nel caso di strutture ritmiche, la combinazione di due di esse ne genera una terza. Diventa quindi possibile studiare una struttura sconosciuta combinandola con una seconda conosciuta e osservando la terza struttura che esse generano congiuntamente.
L'esempio più semplice di quelli che chiamo "fenomeni di moiré" è la ben nota produzione di battimenti quando vengono combinati due suoni di frequenza diversa.




Questo fenomeno è spiegabile con una trasposizione in semplici termini aritmetici, secondo la regola che se una nota presenta un massimo ogni "n" unità di tempo e l'altra ne presenta uno ogni "m" unità di tempo, allora la loro combinazione produrrà un "battimento" ogni "m-n" unità, quando i massimi coincidono. La combinazione è di utilità evidente nell'accordatura dei pianoforti. Analogamente è possibile combinare due suoni di frequenza elevatissima per produrre battimenti di frequenza sufficientemente bassa da essere uditi dall'orecchio umano. Oggi esistono apparecchi sonar per i ciechi che funzionano sulla base di questo principio: viene emesso un fascio sonoro ad alta frequenza e gli echi prodotti da questo fascio vengono rinviati a un 'orecchio' il quale emette nel contempo una frequenza più bassa ma ugualmente non udibile. I battimenti che ne risultano vengono inviati all'orecchio umano.
La faccenda diventa più complessa quando le strutture ritmiche, invece di essere limitate, come nel caso della frequenza, unicamente alla dimensione temporale, si sviluppano in due o più dimensioni. In questi casi, i risultati ottenuti combinando le due strutture possono essere sorprendenti.
Questi fenomeni di "moiré‚" illustrano tre princìpi. Primo, due strutture qualsiasi, se combinate opportunamente, possono generarne una terza. Secondo, di queste tre strutture, due a caso potrebbero servire da base per descrivere la rimanente. Terzo, attraverso questi fenomeni è possibile accostarsi a tutto il problema della definizione di ciò che si intende col termine "struttura". Forse in realtà ci portiamo dietro anche noi (come il cieco il suo sonar) campioni di tipi diversi di regolarità con cui confrontare le informazioni (notizie di differenze regolari) che arrivano dall'esterno? Usiamo, per esempio, le nostre abitudini di quella che si chiama “dipendenza” per saggiare le caratteristiche di altre persone?
Gli animali (e addirittura le piante) posseggono forse caratteristiche tali che entro una data nicchia qualcosa di simile al fenomeno di "moire‚" saggia la nicchia stessa? Altri problemi sorgono a proposito della natura dell'esperienza "estetica". La poesia, la danza, la musica e altri fenomeni ritmici sono certo molto arcaici e probabilmente più antichi della prosa. Inoltre è caratteristico delle percezioni e dei comportamenti arcaici che il ritmo venga continuamente modulato; cioè, la poesia o la musica contengono materiali che potrebbero essere elaborati da qualunque organismo ricevente con pochi secondi di memoria mediante "confronto per sovrapposizione".
E' possibile che questo universale fenomeno artistico, poetico e musicale sia in qualche modo connesso al "moiré"? Se così è, la mente individuale è certo organizzata in profondità in modi che un'analisi dei fenomeni di "moiré" potrebbe aiutarci a capire. Nei termini della definizione di “spiegazione” proposta nel paragrafo 9, diremo che la matematica o 'logica' formale del "moiré" può fornire una tautologia adeguata sulla quale proiettare questi fenomeni estetici.

9. IL CASO DELLA 'DESCRIZIONE', DELLA 'TAUTOLOGIA' E DELLA 'SPIEGAZIONE'

lunedì 7 aprile 2014

meta-Tao webs

photo by Luc Viatour
La successiva metastruttura discussa da Tyler Volk e Jeff Bloom sono i webs - ragnatele, intese come reti di relazione a diverso livello - fisiche, biologiche, sociali, virtuali:

Background

Webs are physical, biological, social, psychological, and virtual networks of relationships. Where spheres can represent a context, webs describe complex sets of interrelationships of a particular context. A complex lattice of tubes, like a sheet, can involve capture, support, or multi-directional movement. In sheets, such movement is within a plane, whereas movement in webs can become 3-dimensional. Webs also involve a sense of complex organization.

Examples

  • In science: spider webs, food webs, lattice-like structures in biological and physical forms, retae (network of blood vessels), endoplasmic reticulum, lattice structures of crystals, etc.
  • In architecture and design: beam structures in buildings, safety nets, etc.
  • In the arts: patterns, sculpture design, etc.
  • In social sciences: semantic webs, concept and context maps, hegemony, street layout in cities, social and political contexts, relationships in social and institutional organizations, matrices, etc.

Metapatterns

The Pattern Underground

giovedì 27 marzo 2014

il lascito del Tao - VIII


Angels Fear Revisited:
Gregory Bateson’s Cybernetic Theory of Mind
Applied to Religion-Science Debates

Mary Catherine Bateson

Logical Types in Mental Process
Gregory’s postwar research on communication was carried out in the context of psychiatry, with a focus on pathology and its etiology. The research of the Bateson group started out oriented towards solving the problem of schizophrenia, yet all the time that they were talking about schizophrenia they were also talking among themselves about humor, about poetry, and about religion, all of which involve switching back and forth between logical types – but the work was published as research on pathology. They identified the double bind in families, defined in relation to the logical types, as a possible cause (or trigger) of schizophrenia, yet once the work is taken out of its immediate context, it becomes clear that the double bind is pervasive. Double binds are by no means limited to the families of schizophrenics and indeed they may be characteristic of all multiply coupled and embedded systems such as we discover in the natural world, and do not always result in pathology.
On the one hand, religion seems to depend upon logical type confusion, so it is fairly easy to connect religious experience with psychopathology. On the other hand, religious traditions look like ways of dealing with the limitations of other kinds of knowledge and the need to function at many different levels, with inevitable conflicts and ambiguities between them. It may, for example, be possible to describe a condition like obesity in strictly physiological terms, yet an understanding of the diverse and multiple causation of different cases of obesity will range from genetic to socio-economic and ideological factors, with multiple possibilities for contradiction and inappropriate intervention at different levels. It is not easy to integrate biomedical understanding with explanations of psychological and social processes. As individuals, we can hardly help experiencing knowledge as fragmented. Scientific method depends on cutting questions down to size by breaking them into manageable pieces. Scientists necessarily focus on parts of the whole and, like laymen, must take most of it – the findings of others which they have not confirmed – on faith in the markers of scientific communication.
Inevitably, in periods of great scientific progress, there is a tendency to exaggerate that progress, and we are in a period today when some scientists and much of the general public seem to believe that focusing on the DNA molecule is the answer to everything and, more ominously, to the control of everything. Yet genetic causation also depends on the transmission and interpretation of messages at other systemic levels, and on complex contextual conditions that convert what appears to be a lineal causal system into a circular one. As with political power, causation always goes both ways. The general public is, in a curious way, buying into a form of biological fundamentalism that is itself dangerous because of the metaphors of unilateral control that it proposes. Overemphasis on “master molecules” and “selfish genes” is as likely to lead to authoritarianism as is monotheism.
Discussion
There are many kinds of ignorance that lead to maladaptive and destructive behavior, including the distorted perception that Gregory connected with conscious purpose and a variety of distortions connected in other ways with religion, such as the initial rejection of attempts to slow global warming and the Kyoto Treaty by Evangelical Christians because we are in the last days and the world will end
shortly. At Burg Wartenstein Gregory proposed that it might be useful to construct a typology of error. Both in our empty-headed school committees and in our dogmatic economists, in fact in many professions and sometimes in scientists as well as in religionists, there is a form of ignorance that is newly dangerous, and we are all at risk of slipping into it.
It may be impossible to arrive at an internally consistent understanding of the world that integrates the details at every level – and certainly impossible for an individual. But thinking in terms of systems offers a different kind of holism where we can see the similarities between ourselves and systems of many kinds, not only organisms but ecosystems and human communities, and we can see them living, responding, and changing. The details must be left to specialists but the patterns still connect.
It is important to keep on trying to understand the limits of science – and at the same time, not to become too arrogant about the understanding that has been achieved. Gregory says of scientists, “We are arrogant about what we might know tomorrow but humble because we know so little today”. We need somehow to build a bridge that allows people to deal with the limits of what they can know scientifically, and still have a mythic and aesthetic sense of their world. Fundamentalism is for many an adaptation to a sense of loss, and loss properly inspires compassion. The student I described earlier came to mind, after I had not thought about her for 20 years, because she was devastated, her foundations were shaken by her recognition of the deep feeling and passion of others. But her foundations were built on a fallacy, and the name of that fallacy is not Christianity, it’s not Islam, it’s not even religion – it’s a fallacy about the truth values of religious statements that may still be valuable for an integrated life. Gregory was convinced of the possibility that systems theory and biology might meet in a description of the natural world that would persuade our species, no longer looking outside that world for explanations of its wonders, to treat it not only with respect but with reverence and recognition.
Gregory was pursuing the use of cybernetics to describe natural systems as wholes in ways acceptable to science, which would still evoke wisdom and a sense of the sacred. In doing this he developed two interrelated analytic tools both for science and for popular understandings of science. One of these was the use of communications theory and the logical types. The other was an understanding of the mental characteristics of systems created by communication, within and between organisms.


giovedì 13 marzo 2014

gradienti meta-Tao

La successiva metastruttura discussa da Tyler Volk e Jeff Bloom sono i gradienti, intesi come variazioni continue di variabili - scalari o vettoriali - contrapposte a distinte variabili binarie "vere" o "false":

Background

Gradients refer to continuums and shades of gray rather than rigid binaries of black and white. Both hierarchies and holarchies can be described as clearly defined and fuzzy demarcations along a continuum. Size, color, light, temperature, speed, quantity, amounts, elevations, distances, etc. refer to continuums. Most choices for humans and other animals do not manifest as a clear binary, but as a multiplicity along a continuum with no clear “right” or “wrong.”
Gradient of the 2-d function f(x,y) = xe-x2-y2 is plotted as blue arrows over the pseudocolor plot of the function.

Examples

  • In science: speed; acceleration; temperature gradients; slopes; density; solubility; salinity; statistical degrees of freedom; levels of hurricanes, tornado, earthquakes; etc.
  • In architecture and design: walkway design; handicap ramps; elevators; lighting of spaces; plumbing design; landscape drainage; golf course design; etc.
  • In the arts: use of color, light, and shading; pace of action in dance and drama; curvatures in sculpture; tempo in music; etc.
  • In social sciences: population densities, public opinion, intelligence (whatever it is), economic trends, from traditional to modern allegiances in tribal and cultural groups, intensity of emotions, etc.
  • In other senses: “mixed emotions,” degrees of friendship, “closeness” of families, types of lies, etc.

Metapatterns

The Pattern Underground