Nel momento della sua più gloriosa espansione – i viaggi interstellari – l’uomo si imbatte in un enigma insolubile, una sfida impossibile. È il pianeta Solaris, un pianeta “vivo”: la sua essenza, le sue ragioni travalicano la capacità della mente umana; di fronte a esso anche la scienza più evoluta è impotente. Solaris è capace di far perdere all’individuo la propria identità, di ridurlo a brandelli di coscienza, di obbligarlo a confrontarsi con il proprio groviglio di conflitti interiori e a misurarsi con i grandi interrogativi dell’universo. Sull’oceano vivente che costituisce la sua superficie, un oceano che assume continuamente una miriade di forme effimere e incomprensibili, ruota una stazione orbitante: all’interno tre scienziati, ciascuno chiuso nella propria solitudine, ciascuno in balia degli incubi e dei miraggi che il pianeta proietta su di lui. Capolavoro che ha reso Stanislaw Lem famoso in tutto il mondo, immortalato anche da Tarkovskij in un celebratissimo film, Solaris è un grande classico della fantascienza del Novecento.
Studiato da decenni da scienziati esperti in ogni campo dello scibile umano, Solaris è un pianeta ricoperto quasi completamente da un oceano costituito da un liquido capace di generare “strutture” e “protuberanze” dalle dimensioni più disparate, catalogate con i fantasiosi nomi di “simmetriadi“, “asimmetriadi“, “agilanti“, “vertebroidi“, “mimoidi“, ecc, capaci di distorcere localmente le leggi della fisica. Sono proprio queste ultime ad attirare particolarmente l’attenzione degli specialisti, in quanto sono una risposta del pianeta stesso agli stimoli degli ospiti. Non solo a stimoli espliciti, ma anche ai pensieri degli esseri umani.
Lo psicologo Kevin è inviato su una stazione orbitante intorno al pianeta per indagare riguardo lo stato mentale dell’equipaggio, sconvolto da strane presenze di cui nessuno vuole parlare. Ben presto anche Kelvin si trova nella loro stessa situazione, subendo la visita della moglie Harey morta suicida anni prima. Se questo può sembrare crudele, non si legge alcun desiderio del pianeta di nuocere in alcun modo all’uomo, quanto più un goffo tentativo di entrare in contatto.
Parimenti, anche gli scienziati non sono mai riusciti ad interpretare i comportamenti di quel misterioso oceano, a causa delle risposte casuali agli stimoli proposti, tanto da incattivirsi nei test effettuati. Questa difficoltosa interazione non porterà ad una soluzione vera e propria, quanto più ad un’analisi introspettiva per Kelvin che lo indurrà ad una richiesta verso il pianeta tanto irrazionale quanto condivisibile.
Con questo romanzo, Lem illustra come sia impossibile per la mentalità dell’uomo attuale (e forse di qualsiasi epoca a venire) riuscire anche solo a concepire un’altra entità così metafisica. Il tentativo è vano e mostra, oltre ai limiti intrinseci dell’uomo, l’incapacità di fermarsi di fronte all’evidenza e come sia facile diventare ostile verso l’oggetto della ricerca fino a desiderare di distruggerlo.