Non è che uno va a un concerto dei Metallica e
chiede a quegli stronzi di abbassare il volume.
Quentin Tarantino
La Domiziana è una strada vollente, di fianco tiene ancora i campi e pure la gente che li zappa, e in mezzo alle macchine che fujono trovi le negre. Madonne pittate che aspettano ai loro Giuseppe sotto oleandri che puzzano come arbremagic scaduti. La compagnia ce la fa la munnezza, a quelle che vanno bene, alle altre ci sta la terra che le macchine aizano, e loro spaparanzate cosce all’aria, assettate sopra i materassi sguarrati o ’ncoppa ’e bidoni cappottati, sotto i piedi si annascuano buste di plastica coi nomi dei supermercati di qua attorno, dentro ci stanno i plasmon o i pavesini e l’acqua Tenerella, dentro i tubolari dei cartelli pubblicitari (che mmò ci sta quella faccia di cazzo di Tommaso Cozzolino, candidato all’Europa, isso che manco è mai andato a Milano) loro ci appizzano, come le formiche, i preservativi, e se dove stanno assettate il sole le appiccia, allora araprono un ombrello colorato che certe volte mi parono davvero delle madame, che poi quando passo piano e le guardo in faccia mi fanno le moine, ma io ’o saccio che si cacano sotto, si mettono appaura che i clienti non le vedono e non se le chiavano e allora quelle stronze si sbracciano. Tengono le facce dipinte a carnevale, fanno una miscata di colore che pare che si sono sputate in faccia senza specchio, si inguacchiano l’uocchi di certi blu che manco i lampeggianti degli sbirri, le vocche a cirasa, la farina arriva fino alle recchie e in capo si mettono le parrucche bionde, che è come se alluccassero Nui vulimmo esse come a vui! Tengono certi pantacollant, che tu dici Ma dove cazzo li pigliano? E spesso tengono pure certi sguarri che ci vedi il culo e pure la fessa, poi si arravogliano le magliette e se le azzeccano alle zizze e pare che si stanno pe’ scassare. Ce ne stanno di tutti i tipi: ’a piccirella bucchina, ’a chiattona a furgoncino, certe stennecchione che ti mettono il culo in faccia, certe che potessero pure fare le buttafuori, e nessuna è brutta overamente. Chesta è la Domiziana, una madre di carne, cinquanta chilometri di via regina: da una parte le negre, dall’ata le russe, che so’ scornose però la coscia te la fanno vedere, vogliono farti capire che tengono la dignità, ma quale dignità? Sempre il pesce prendete. I posti dove si mettono si chiamano gioint e si affittano. Invece loro, ’e guaglione, sono di proprietà di una maman che può stare a Lagos o pure a Castelvolturno. Tra ’e maman e la mafia nigeriana ci sta un patto di fiducia, che nun è quello che tengono i nigeriani con la camorra, che è una specie di appalto. Loro, negre e russe, arrivano qua in aereo, poi le schiaffano in mezzo alla strada. Già sanno quello che devono fare, devono pigliare il pesce, ma quello che non sanno è che schiatteranno qua, che le vattono, le scippano e le jettano pure sotto mentre fujono dagli sbirri o dalle mazzate. Parecchie di loro si sentono sicure perché dicono che si sono fatte lo juju di difesa, ma è ’na strunzata. Altre si appaurano proprio della magia e degli stregoni e si ammutano. Campano tutte con la maman che le schiatta in corpo e le porta a messa non per scrupolo ma perché il prete pentecostale di questo cazzo (che sicuro se le alliscia anche) ci lava le cape con le storielle e quelle si ammoccano tutto. I negri, invece, si squagliano la giornata a fare i moschilli della camorra. Quelli che proprio si accirono di fatica stanno nella Devils Strit, ’na via chiena di fossi, con le officine che si magnano auto e camion arrubbati, altro che Fiat di Pomigliano, e poi ci stanno le connecscion aus, non mi chiedete che cazzo significa, so che lì ti puoi abboffare delle schifezze che si magnano loro, accattare le sigarette o quella munnezza di film che fanno in Africa. Se torni da quel lato e non ti hanno schiaffato una catena in canno, ti pensi che tieni le allucinazioni, perché nell’Euronics di fronte ci sta la chiesa pentecostale e se è un giorno di festa ci trovi le femmine e i maschi che miscati alluccano ’a gloria. La cosa bella (e se uno la racconta non lo credono) è che a loro ci piace di pigliare il pesce, e ti dicono che è un lavoro, e pure si pulezzano dopo che hanno chiavato, fanno le perfettine che manco le signore di Capua. Devono apparare il debito, e poi diventano maman, comandano, e si mettono a triccheballare, fanno pure i figli. Dopo vi racconto la storia di Giovanni Campana, che dalla Fiat di Pomigliano (e mmò ci vuole) andò a fare il re di Lagos e ora è tornato e si chiava solo quelle di sedici anni, e lo chiamano ’o cavatappi. Le negre si uccidono di pesce dalla mattina alle sette fino alla sera alle sette, e dopo queste stronze si mettono pure a pazziare e si chiavano i neri, fanno le fidanzate, vanno a accattarsi i panni buoni e si vestono e si mettono a zompare con quella musica di cazzo che a me mi fa venire la mosceria. Che poi quando le vedi fuori dalla strada ti fanno la faccia storta e ti vorrebbero pure pisciare in mano, e i cornuti che stanno con loro ti alluccano nelle recchie e fanno i siciliani, ma poi, domani, le stesse te le puoi chiavare per venti euro e non alluccano più.