martedì 27 maggio 2014

il Te del Tao: LXXV - I DANNI DELLA CUPIDIGIA

Yin Yang by deiby-ybied
LXXV - I DANNI DELLA CUPIDIGIA

Il popolo soffre la fame
perché chi sta sopra divora troppe tasse:
ecco perché soffre la fame.
Il popolo con difficoltà si governa
perché chi sta sopra s'affaccenda:
ecco perché con difficoltà si governa.
Il popolo dà poca importanza alla morte
perché chi sta sopra cerca l'intensità della vita:
ecco perché da poca importanza alla morte.
Solo chi non si affaccenda per vivere
è più saggio di chi la vita tiene in pregio.

Tao in the sky with diamonds

Aurora on Jupiter, Copyright © 2014 Walter Myers. All rights reserved.

lunedì 26 maggio 2014

Rimandare (4 di Spade)


La donna di questa immagine sta vivendo all'interno di un paesaggio grigio, denso di nuvole irreali e frammentate. Attraverso il riquadro della finestra può vedere i colori e la luce e la vitalità ma, sebbene voglia oltrepassare quella finestra - come dimostrano i colori dell'arcobaleno che compaiono sul suo vestito - non riesce a farlo. Nella sua mente c'è ancora troppo rimuginare, troppi “e se?”. Si dice che “il domani non arriva mai”, ma per quanto venga ripetuto, sembra che la maggior parte di noi tenda a dimenticare la verità di questo detto. Di fatto, il solo e unico risultato del rimandare le cose è, nel momento presente, una sensazione opaca e deprimente d'incompletezza e di non riuscire a muoversi. Il sollievo e il senso d'espansione che proverai una volta messe da parte tutte le titubanze che t'impediscono di agire nel presente, ti porteranno a chiederti perché mai tu abbia aspettato tanto a lungo.

Rimandare è semplicemente stupido. Anche domani dovrai decidere, perché dunque non farlo oggi? E pensi forse che domani sarai più saggio di oggi? Pensi che domani sarai più vivo di oggi? Pensi che domani sarai più giovane di oggi, più fresco? Domani sarai più vecchio, avrai meno coraggio; domani avrai più esperienza, più astuzia; domani la morte sarà più vicina - inizierai a titubare, avrai più paura. Non rimandare mai a domani. E chi può dirlo? Il domani può venire, come può non venire. Se devi decidere, devi decidere in questo preciso istante. Il dottor Vogel, di professione dentista, conclude la visita a una ragazza molto avvenente dicendo: “Signorina Baseman, temo che dovrò estrarle il dente del giudizio!” “Mio Dio!” esclama la ragazza “preferisco avere un bambino!” “Come desidera,” replica il dottor Vogel, “veda di decidersi, in modo che possa sistemare la poltrona di conseguenza.” Decidi. Non continuare a rimandare all'infinito!

Io e il Tao























"Il Tao appare nelle cose come il loro personale essere indiviso: come il modo peculiare e come la forza delle cose. Non c'è cosa in cui l'intero Tao non sarebbe presente come il sé di quella cosa medesima. Ma anche qui il Tao è eterno e senza azione, ma anche senza inazione. Il sé delle cose ha la sua vita nel modo in cui le cose rispondono alle cose. Il Tao appare nell'uomo come l'essere indiviso rivolto a una meta: come la forza unificante che vince ogni allontanamento dai fondamenti della vita, come la forza che tende all'interezza, che ripara ogni frammentazione ed ogni fragilità, come la purificazione che redime da ogni separazione. "Colui che è nel peccato, può purificarsi grazie al Tao". Come essere indiviso rivolto a una meta, il Tao ha come meta il proprio compimento. Vuole realizzare se stesso. Nell'uomo il Tao può diventare un'unità così pura come non può nel mondo, e nemmeno nelle cose. L'uomo in cui il Tao diventa pura unità è l'uomo compiuto. In lui il Tao non appare più: è."

giovedì 22 maggio 2014

dalla classificazione del Tao al processo del Tao - II

M.C. Escher, Predestination, 1951
DALLA CLASSIFICAZIONE AL PROCESSO.

Quando confrontiamo "l'imparare" a sparare con la carabina con "l'imparare" a sparare con lo schioppo, introduciamo un'ulteriore complicazione nel semplice paradigma astratto della gerarchia dei tipi logici russelliani. Entrambe le operazioni comprendono sequenze cibernetiche e autocorrettive; ma la differenza sistemica tra di esse salta immediatamente agli occhi quando le sequenze vengono considerate come contesti di apprendimento.
Il caso della carabina è relativamente semplice. L'errore che dev'essere corretto (cioè l'informazione che dev'essere usata) è la "differenza" tra la mira della canna e la direzione del bersaglio, rivelata dall'allineamento tra mirino e bersaglio. Può darsi che il tiratore debba percorrere molte volte questo circuito: ricevere la notizia dell'errore, correggerlo, ricevere la notizia del nuovo errore, correggerlo, ricevere la notizia di un errore nullo o minimo e infine sparare.
Ma si osservi che il tiratore, nei calcoli che fa al giro successivo, non riporta (o non ha bisogno di riportare) notizie su ciò che è accaduto nel primo giro. L'unica informazione pertinente è l'errore di quel dato istante. Egli non ha bisogno di cambiare "se stesso".
L'uomo con lo schioppo si trova in una situazione completamente diversa. Per lui tra mirare e tirare non vi è alcun intervallo che possa permettergli di correggere la mira prima di premere il grilletto (Io imparai a sparare durante la seconda guerra mondiale, con una pistola automatica dell'esercito. L'istruttore mi faceva stare con la schiena rivolta a un grosso albero distante circa due metri, la destra ben stretta sull'arma, che avevo al fianco nella fondina. Dovevo fare un balzo e contemporaneamente voltarmi, estrarre la pistola e sparare prima che i piedi toccassero terra. L'ideale era che la pallottola colpisse l'albero, ma la velocità e la scorrevolezza dell'operazione erano più importanti della precisione.). Mirare-e-sparare (con i trattini) è un'unica azione il cui successo o fallimento dev'essere riportato come informazione alla successiva azione di tiro. E' l'intera operazione che dev'essere migliorata, e pertanto l'oggetto dell'informazione è l'intera operazione.
Alla successiva azione di tiro, il tiratore deve calcolare la propria azione basandosi sulla posizione del nuovo bersaglio "e inoltre" sulle informazioni intorno a ciò che ha fatto nel precedente giro del circuito cibernetico e sulle informazioni intorno all'esito di quelle azioni.
Nel terzo giro del circuito, davanti a un nuovo bersaglio, idealmente egli dovrebbe usare le informazioni relative alla "differenza" tra ciò che è accaduto nel primo giro e ciò che è accaduto nel secondo. Potrebbe usare queste informazioni a un livello cinestetico non verbale, dicendo a se stesso con un'immagine muscolare: “Ecco cosa provavo quando ho corretto troppo”.
Chi tira con la carabina percorre semplicemente il proprio circuito cibernetico un certo numero di volte "separate"; chi tira con lo schioppo deve invece acquisire via via la propria abilità per accumulazione, inserendo le esperienze successive, come scatole cinesi, ciascuna nel contesto delle informazioni ricavate da tutte le precedenti esperienze pertinenti (La questione dei criteri di pertinenza ci porterebbe troppo lontano, a problemi di apprendimento contestuale e di altri livelli di apprendimento.).
Da questo paradigma si vede chiaramente che l'idea di 'tipo logico', quando venga trapiantata dai regni astratti abitati dai filosofi della logica matematica al caotico regno degli organismi, assume un aspetto molto diverso. Invece di una gerarchia di classi ci si trova di fronte a una gerarchia di "ordini di ricorsività".
Il problema che ora pongo a proposito di questi esempi di calibrazione o retroazione riguarda la necessità di distinguere questi due concetti nel mondo reale. Nelle catene descrittive più lunghe, quelle riguardanti il termostato domestico e l'applicazione di una legge o di una norma, sono i fenomeni stessi che contengono una siffatta dicotomia di organizzazione (o che ne sono caratterizzati)? Oppure tale dicotomia è un puro prodotto della mia descrizione? Queste catene possono essere immaginate "senza" un'alternanza immanente di retroazione e calibrazione? Questa alternanza è forse alla base stessa del modo in cui è costituito il mondo dell'azione adattativa? Si devono forse ampliare le caratteristiche del processo mentale fino a far loro comprendere la calibrazione e la retroazione?
Certamente non mancherà chi "preferisce" credere che il mondo sia in prevalenza segmentato da processi di calibrazione, come quei tipologi che secondo Ernst Mayr non potranno mai capire la selezione naturale. E vi sarà anche chi vede solo processi di retroazione.
In particolare, Eraclito, con la sua famosa massima “nessuno può entrare due volte nello stesso fiume”, si rallegrerebbe tutto alla vista dell'uomo con lo schioppo, e giustamente potrebbe dire: “Nessuno può sparare due volte con uno schioppo”, poichè‚ a ogni tiro si tratterà di un uomo diverso, diversamente calibrato. Ma poi, ricordando il proprio detto che tutto scorre e nulla è fermo, Eraclito potrebbe fare dietrofront e negare l'esistenza stessa della calibrazione.
Dopo tutto, l'essenza della calibrazione è la quiete: il punto in quiete è il perno del mondo in rotazione.
Io credo che la risoluzione di questo problema dipenda dalle nostre idee sulla natura del tempo (così come i paradossi di astrazione russelliani vengono risolti quando nel ragionamento se si introduce il tempo; si veda il capitolo 4).
Il prolungato processo dell'imparare a sparare con lo schioppo è "necessariamente" discontinuo, poiché‚ le informazioni su se stessi (cioè le informazioni necessarie per la calibrazione) possono essere raccolte solo "dopo" il momento del tiro. In effetti, sparare con uno schioppo sta al maneggiarlo come la gallina sta all'uovo.
La famosa battuta di Samuel Butler, che la gallina è il sistema usato dall'uovo per fare un altro uovo dovrebbe essere così corretta: il fatto che la gallina riesca poi ad allevare una covata è la prova che l'uovo da cui è nata era davvero buono. Se il fagiano cade, lo schioppo è stato maneggiato bene, e l'uomo era ben calibrato. Questa prospettiva rende necessariamente discontinuo il processo di come imparare a maneggiare uno schioppo. L'apprendimento può avvenire solo per incrementi separati, ai vari istanti di tiro successivi.
Analogamente, il sistema di regolazione termostatica della temperatura domestica e il sistema di applicazione di una legge sono necessariamente discontinui per motivi legati al "tempo". Se un evento qualunque deve dipendere da qualche caratteristica di un campione multiplo di qualche altra specie di evento, perché tale campione si possa accumulare deve trascorrere del tempo, e questo intervallo di tempo segmenterà l'evento dipendente, producendo una discontinuità. Ma naturalmente in un mondo di causalità puramente fisica questi 'campioni' non esisterebbero. I campioni sono puri prodotti della descrizione, creature della mente e foggiatori del processo mentale.
Un mondo del senso, dell'organizzazione e della comunicazione non è concepibile senza discontinuità senza soglia. Se gli organi di senso possono ricevere soltanto notizie di differenze, e se i neuroni o si eccitano o non si eccitano, allora la soglia diviene necessariamente una caratteristica del modo in cui è composto il mondo vivente e mentale.
Il chiaroscuro è un'ottima cosa, ma William Blake ci dice recisamente che gli uomini saggi vedono i contorni e perciò li tracciano.

M.C. Escher, tassellatura

dalla classificazione del Tao al processo del Tao - I

my favorite Tao

Pinelawn Memorial Park, Farmingdale Suffolk County, New York, USA

mercoledì 21 maggio 2014

Tao Paradoxico-Philosophicus 20-22



    Un dieu donne le feu     
     Pour faire l'enfer;      
      Un diable, le miel     
       Pour faire le ciel.  
   



TRACTATUS PARADOXICO-PHILOSOPHICUS

20 Education: consider observers attempting to develop thinking and conversation and thus making themselves unpredictable with respect to each other.
20.01 Education improves the ability to offer tentative distinctions and interactions, increasing the number of choices available to observers.
20.02 All the observers can pursue and achieve an education as long as they avoid competition, since it begins by excluding thinking and soon it omits conversation.
20.1 Observers may educate themselves and stimulate others to do likewise, as long as they understand uncertainty as welcomed and unavoidable.
20.2 A non-hierarchical society breeds rule-pondering observers thus stimulating the generation of dynamic stabilities and instabilities and avoiding the dehumanizing static or dynamic stabilities, a healthy recursion.
20.21 In this context, human diversity of interests, curiosity, inventiveness, creativity, ingenuity, emotions, feelings, etc., flourish unrestricted.
20.3 Education stimulates individual knowledge, thinking, conversation, paradoxes and logic, unpredictability, wisdom and legitimate questions, questions to which none of the concerned knows the answers.



21 Idleness: contemplate the art neither of following rules nor of not following rules and the art of following rules and not following rules.
21.01 Education contemplates idleness to stimulate thinking and conversation among observers, and to nourish their original uncertainty and unpredictability.
21.1 Paradoxical observers welcome idleness and education, offer tentative distinctions (logic) and interactions (paradoxes), and do not form hierarchies.
21.2 A hierarchy welcomes neither idleness nor education.
21.3 If observers ponder rules and attempt to think and converse they will find life difficult, if not impossible, within hierarchical societies.
21.31 These societies appear as prisons to observers in search of education and idleness.



22 Reality”: consider a simple environment that, chosen (distinguished) by logical observers, excludes the observers.
22.1 From this point of view, “reality” should conform to some immutable pattern that will require neither more distinctions nor interactions nor choices.
22.2 However, every pattern adopted needs adjustments here and there to eliminate contradictions, to “solve” paradoxes, etc.
22.3 Since logical observers can neither adjust a pattern nor offer a new one, they attempt to induce or coerce reluctant paradoxical observers to do it.
22.4 Paradoxical observers either hide and isolate themselves or develop different avenues (e.g., philosophies, the arts, logics, mathematics, the sciences, etc.) to assuage the demands for a goal that they do not desire.
22.5 Invading hierarchies of logical observers under different guises make of these avenues instruments for instruction.
22.6 Many paradoxical observers surrender to these instruments and abandon their education, their curiosity, inventiveness, creativity, etc.

Tractatus Paradoxico-Philosophicus

A Philosophical Approach to Education
Un Acercamiento Filosófico a la Educación
Une Approche Philosophique à l'Education
Eine Philosophische Annäherung an Bildung

Ricardo B. Uribe

Copyright © by a collaborating group of people including the author, editing consultants, translators, and printers. All rights reserved.





Tao Paradoxico-Philosophicus 17-19