giovedì 10 maggio 2012

Tao in Compagnia: Buena Vista Social Tao



De Alto Cedro voy para Marcané
  Llego a Cueto, voy para Mayarí
El cariño que te tengo
No te lo puedo negar
Se me sale la babita
Yo no lo puedo evitar
  Cuando Juanica y Chan Chan
En el mar cernían arena
Como sacudía el jibe
A Chan Chan le daba pena
Limpia el camino de paja
Que yo me quiero sentar
En aquél tronco que veo
Y así no puedo llegar
  De alto Cedro voy para Marcané
Llegó a Cueto voy para Mayarí
       
 From Alto Cedro, I go to Marcané
        I arrive in Cueto, and then I go towards Mayarí.
The love I have for you
is something I cannot deny
I drool all over
I cannot help it.
When Juanica and Chan Chan
sifted sand at the beach
...
Chan Chan felt sorry/shame
Clean the path of straw
cause I want to sit down
on that tree trunk I see
   and that way I'm never going to arrive
From Alto Cedro, I go to Marcané
          I arrive in Cueto, and then I go towards Mayarí.

Ibrahim Ferrer Planas
Santiago de Cuba, 20 febbraio 1927 – L'Avana, 6 agosto 2000
vocals
Compay Segundo
Máximo Francisco Repilado Muñoz
Siboney, 18 novembre 1907 – L'Avana, 14 luglio 2003
vocals, guitar, composer

















Omara Portuondo
vocals
Eliades Ochoa
vocals, guitar, composer














Pío Leyva
Wilfredo Pascual
Morón, 5 maggio 1917 – L'Avana, 22 marzo 2006
vocals

Rubén González Y Fontanills
Santa Clara, 26 maggio 1919 – L'Avana, 8 dicembre 2003
piano

















Manuel "Puntillita" Licea
Holguin, 4 gennaio 1927 – l'Avana, 4 dicembre 2000
vocals




Orlando "Cachaíto" López
L'Avana, 2 febbraio 1933 – L'Avana, 9 febbraio 2009
bass

Manuel "Guajiro" Mirabal
trumpet















Barbarito Torres
Bárbaro Alberto Torres Delgado
laúd













Amadito Valdés
timbales
Juan de Marcos González
vocals, producer












director

Ryland Peter "Ry" Cooder
guitar, producer



















Carnegie Hall, NYC, 1 Luglio 1998

mercoledì 9 maggio 2012

struttura del Tao magico: rappresentazioni

La seconda parte del lavoro di Bandler e Grinder, dopo l'applicazione del metamodello linguistico per l'analisi e l'intervento attraverso il linguaggio dell'esperienza individuale, verte sulla mappatura tra i dati sensoriali acquisiti attraverso gli organi di percezione e l'esperienza ed il significato che ne derivano.

  •  Sistemi rappresentazionali
"L'affermazione di Korzybsky, secondo cui 'la mappa non è il territorio', è vera per due aspetti importanti. In primo luogo, noi esseri umani creiamo dei modelli del nostro mondo che usiamo come guida per il comportamento. In secondo luogo, possiamo disporre di più mappe per rappresentare le nostre esperienza: la cenestesica, la visiva, l'auditiva, le lingue naturali, ecc. Queste mappe della nostra esperienza non rappresentano necessariamente solo informazioni che vanno dai canali di ingresso diretti dei sensi ai sistemi rappresentazionali a questi associati. Per esempio, posso descrivere un quadro nella lingua naturale e un'altra persona può udire la mia descrizione e tradurla in immagini." 

La rappresentazione del mondo esterno si può dividere in due processi di mappatura, il primo che porta dal mondo esterno alla sua rappresentazione attraverso gli organi di percezione - detti canali di ingresso -, il secondo che porta dai dati sensoriali acquisiti tramite la percezione alla loro esperienza e significato, attraverso i cosiddetti sistemi rappresentazionali. L'esperienza e il significato portano infine ad un comportamento-azione attraverso i canali di uscita.

Canali di ingresso
Vi sono tre principali canali d'ingresso (a meno che una persona sia professionalmente un cuoco-sommelier-profumiere) mediante i quali gli esseri umani ricevono le informazioni sul mondo circostante: vista, udito e cenestesia (sensazioni corporee), detti anche modalità. Ciascuno di questi canali sensoriali d'ingresso fornisce un flusso continuo di informazioni usata per organizzare l'esperienza. Le informazioni ricevute possono essere immagazzinate o rappresentate in una mappa o modello che differisce dal canale stesso. Un esempio rilevante e frequente è la capacità di rappresentare le informazioni visive o auditive, poniamo, sotto forma di lingua naturale, cioè con parole, sintagmi e frasi della lingua del parlante.

Vincoli sensoriali 
Nella prima mappatura attraverso gli organi sensoriali - i canali di ingresso - il processo di rappresentazione del mondo esterno subisce una serie di modificazioni, dovuti ai vincoli neurologici, sociali e individuali dei canali d'ingresso, alla elaborazione complessa ed alla "coloritura" che già gli organi sensoriali attuano sull'informazione. Ad esempio il meccanismo della visione risponde alla luce esclusivamente nella parte di spettro da circa 380 a 760 nm di lunghezza d'onda, contiene una serie di recettori cromatici per il colore (coni) e acromatici (bastoncelli) ed ha una serie di specifiche ben definite come risoluzione, profondità del colore, definizione, contrasto, apertura, apertura angolare e frames temporali. E' da notare che la percezione del colore è un aspetto dovuto al sistema e non al mondo esterno - dove non vi è nessun colore ma esclusivamente luce di varie lunghezze d'onda - il quale effettua una "coloritura" - in questo senso letterale - dei dati percettivi. In questo senso, per il sistema auditivo, la classica domanda di Berkeley "Se un albero cade in una foresta deserta, dove nessuno lo può né vedere né sentire, fa rumore?" pone la distinzione tra onde di pressione, che sono generate dalla caduta dell'albero, e suoni (rumore), che sono rappresentazioni interne del sistema auditivo.
I vincoli (o filtri) sociali, denominati anche fattori genetici sociali, sono intesi come l'insieme delle categorie o filtri cui siamo soggetti come membri di un sistema sociale - quali principalmente il sistema del linguaggio, i modi di percepire comunemente accolti e tutte le finzioni operanti per consenso della società che esprimono e formano quella che C .T. Tart denomina "realtà consensuale" - sono stati ben espressi da Aldous Huxley in un classico scritto sulla percezione:
" ... L'ipotesi è che la funzione del cervello e del sistema nervoso e degli organi dei sensi sia principalmente eliminativa e non produttiva. Chiunque è capace in ogni momento di ricordare tutto ciò che gli è accaduto e di percepire tutto ciò che accade dovunque nell'universo. La funzione del cervello e del sistema nervoso è di proteggerci contro il pericolo di essere sopraffatti e confusi da questa massa di conoscenza in gran parte inutile e irrilevante,cacciando via la maggior parte di ciò che altrimenti percepiremmo o ricorderemmo in ogni momento, e lasciando solo quella piccolissima e particolare selezione che ha probabilità di essere utile in pratica.
Secondo questa teoria, ciascuno di noi è potenzialmente l'Intelletto in Genere (una Mente su Larga Scala). Ma in quanto animali, è nostro compito sopravvivere a ogni costo. Per rendere possibile la sopravvivenza biologica, l'Intelletto in Genere deve essere filtrato attraverso la valvola riducente del cervello e del sistema nervoso. Ciò che viene fuori all'altro capo è il misero rigagnolo della specie di coscienza che ci aiuterà a vivere sulla superficie di questo particolare pianeta. Per formulare ed esprimere il contenuto di questa ridotta consapevolezza, l'uomo ha inventato ed elaborato all'infinito quei sistemi di simboli e di implicite filosofie che chiamiamo lingue. Ogni individuo è nello stesso tempo il beneficiario e la vittima della tradizione linguistica nella quale è nato; il beneficiario in quanto il linguaggio gli dà accesso ai ricordi accumulati dall'esperienza degli altri; la vittima in quanto lo conferma nella convinzione che la ridotta consapevolezza sia la sola consapevolezza e perché stuzzica il suo senso della realtà, in modo che egli è fin troppo pronto a prendere i suoi concetti per dati, le sue parole per cose vere."

Infine ogni individuo - sulla base della propria storia personale unica - costruisce una esperienza del mondo che differisce dal mondo in sé dovuta ad una serie di filtri definiti individuali. Ogni individuo ha una serie di esperienze che ne costituiscono la storia personale e che sono unicamente sue, come le impronte digitali. Sulla base di queste esperienze egli elabora ed interpreta in modo unico i dati sensoriali costruendo la propria "realtà" personale, la quale a sua volta filtra e modella in modo unico i dati percepiti.

Sistemi rappresentazionali
L'insieme delle rappresentazioni interne derivate dai canali d'ingresso e dal sistema di linguaggio formano un insieme di mappe organizzate denominate sistemi rappresentazionali, principalmente di tipo visivo, auditivo e cenestesico. Una delle tesi proposte da Bandler e Grinder è che ogni persona utilizza in modo predominante uno dei tre sistemi, denominato primario. In questo caso le persone sono maggiormente visive o auditive o cenestesiche, che non esclude l'utilizzo di due o più rappresentazioni, come nel caso dei musicisti nel quale leggere la partitura, ascoltare lo musica prodotta ed agire sullo strumento devono essere utilizzati contemporaneamente.

Individuazione dei sistemi rappresentazionali
L'individuazione di quale sistema rappresentazionale sia primario per una persona è data dall'analisi della rappresentazione linguistica della stessa, ovvero ai predicati maggiormente utilizzati per rappresentare la propria esperienza - oltre che da una serie di paramessaggi non-verbali. Ad esempio la frase: 

Mi mostrò alcune vivide immagini 

crea una mappa linguistica di una mappa visiva di una qualche esperienza. La frase: 

Vacillò all'indietro e inciampò nell'animale che urlava contorcendosi per il dolore creato dal fumo acre che soffoca il sole. 

produce una rappresentazione linguistica che presuppone una serie di mappe dell'esperienza in vari sistemi rappresentazionali:

vacillare        presuppone   mappe visive e cenestesiche;
all'indietro    presuppone   mappe visive e cenestesiche;
inciampare   presuppone   mappe visive e cenestesiche;
urlare            presuppone   una mappa auditiva;
contorcersi   presuppone   mappe visive e cenestesiche; 
dolore            presuppone   una mappa cenestesica; 
acre               presuppone   mappe gustative e olfattive;

In modo molto generale - secondo gli autori - le persone che prediligono il sistema visivo si possono riconoscere sia per la postura eretta, sia per l’orientamento degli occhi rivolti in prevalenza verso l’alto, sia per la respirazione alta, sia per la voce, tendenzialmente acuta. Di solito prediligono frasi brevi e veloci utilizzando periodi meno letterari, hanno una gestualità molto marcata ed evidente; tendono a dare molta rilevanza all’aspetto estetico. Nel parlare sono soliti usare termini del tipo: “vedo (non vedo)…, mi è chiaro..., guarda..., appare, lampante, illuminante,  ...”
Le persone che prediligono il
sistema uditivo nel corso di una conversazione solitamente muovono gli occhi lateralmente, sono caratterizzate da una respirazione più toracica, imparano solitamente ascoltando e a differenza del visivo sono caratterizzate da maggiori capacità riflessive. Utilizzano la voce in maniera melodica o comunque più armoniosa, raccontano uno stesso accadimento in maniera più lenta e lungamente. Prediligono espressioni del tipo: "mi suona bene, suona giusto, ascolta, stammi a sentire…".
Le persone che prediligono il
sistema cenestesico si possono riconoscere da una respirazione addominale, amano intrattenere rapporti caratterizzato dal contatto fisico e da tutto ciò che ha a che vedere con tatto, gusto e olfatto. Queste persone sono riconoscibili dalla loro gestualità lenta, danno - solitamente - poca importanza all’aspetto esterno delle cose e molta più importanza alla sostanza delle cose e ai contenuti. Di solito memorizzano attraverso la pratica. Utilizzano la voce in maniera profonda e spesso parlano poco e lentamente. Prediligono espressioni del tipo: "sento profondamente, mi colpisce, mi addolora, ho la sensazione che, mi metto in contatto, …".

Un esempio tra le varie formulazioni linguistiche associate ai vari sistemi rappresentazionali principali ed il loro significato è il seguente:

L'utilizzo nel contesto terapeutico - e non solo - è incentrato sul fatto di "parlare la lingua dell'interlocutore", ovvero determinare attraverso il suo linguaggio quale sia il suo sistema primario ed utilizzare lo stesso sistema - e quindi gli stessi predicati - per la conversazione, al fine di instaurare fiducia e di stabilire un tipo di relazione particolarmente efficace denominato "rapport". 

Canali di uscita
I vari sistemi rappresentazionali non sono solo utilizzati per rappresentare l'esperienza individuale ma anche per comunicarla in varie forme, come la lingua naturale, la postura ed il movimento del corpo, il tono di voce etc, denominati da Bandler e Grinder canali d'uscita. I canali d'uscita sono di estrema importanza in quanto sono gli unici "osservabili" dell'elaborazione e del significato dell'esperienza della "scatola nera" individuale. In generale essi trasmettono messaggi multipli: mentre si parla di qualcosa si assume una certa posizione del corpo, si muovono o non si muovono le mani, si impallidisce o si arrossisce etc. Ognuno di questi messaggi comunica, al pari e forse più di quello che viene detto, un messaggio su uno specifico canale d'uscita. Un aspetto dei messaggi multipli e la loro congruenza o incongruenza, ovvero il fatto se esprimono tutti concordemente lo stesso significato oppure sono discordanti. 
Un esempio - in ambito terapeutico (ma non necessariamente solo in quello) - di incongruenza è il seguente:
un terapeuta e un cliente stanno esaminando da circa una ventina di minuti il rapporto del cliente con la moglie. Il terapeuta gli si accosta e gli chiede quali siano in quel momento i suoi sentimenti verso la moglie. Immediatamente l'uomo si irrigidisce, respira a fatica, spinge in avanti la mano sinistra con l'indice teso, lascia cadere la destra in grembo con la palma rivolta in alto e dice con voce aspra e stridula parlando velocemente:
Faccio quanto posso per aiutarla; le voglio molto bene.
Consideriamo i vari messaggi multipli che la persona sta comunicando:
è la descrizione di una persona che stà comunicando in modo incongruo, ossia i messaggi veicolati sui vari canali d'uscita non si armonizzano per recare un unico messaggio; ad esempio le parole con le quali la persona dichiara di voler bene alla moglie non corrispondono al tono di voce con cui le proferisce.
Di fronte ad una comunicazione incongrue si pone la questione di quale sia il messaggio valido o vero tra quelli trasmessi dalla persona. Comunemente, nella cultura occidentale moderna, ci si basa come scelta sul messaggio verbale espresso dalle parole, giudicando che rispondere ai messaggi non-verbali trasmessi su altri canali d'uscita è in genere scortese, o addirittura "sconveniente". Un'altra scelta è quella di far esprimere alla persona uno o più dei messaggi espressi non-verbalmente in forma verbale, facendo cambiare al cliente il sistema rappresentazionale portandolo a rappresentare i messaggi non-verbali nel sistema rappresentazionale linguistico. Nella considerazione del modello e del livello di interpretazione tra i messaggi verbali e non-verbali si incentra la differenza e lo sviluppo del modello di Bandler/Grinder con quello proposto da Bateson basato sulla classificazione dei livelli di contenuto/relazione dei messaggi verbali/non-verbali secondo la teoria dei tipi logici di Russell e Whitehead.
  • Confronto tra i modelli di Bateson e Bandler/Grinder
Nella studio di un modello dell'interazione umana Bateson e colleghi classificano ogni comunicazione in due parti o "livelli", che definiscono i messaggi di contenuto e di rapporto (relazione). Più specificamente, la parte verbale (digitale) della comunicazione è considerata il messaggio di contenuto della comunicazione, mentre la parte non-verbale (analogica) è considerata il messaggio di rapporto. Il confronto tra questo modello e quello sviluppato da Bandler/Grinder è:
Ad esempio la comunicazione incongrua descritta precedentemente viene classificata nei due modelli nel seguente modo:
Oltre a classificare la comunicazione nelle due categorie del contenuto e della relazione Bateson definisce anche un metodo per stabilire quale categoria del messaggio sia quella valida nel caso di incongruenza della comunicazione:

"Quando un giovane dice a una ragazza: «Ti amo», egli impiega delle parole per esprimere ciò che, in modo più convincente, è espresso dal tono della sua voce e dai suoi movimenti; e la ragazza, se ha un briciolo di buon senso, presterà più attenzione a quei segni accompagnatori che alle parole."

Il modello di Bateson implica che, quando vi sia una discordanza o incongruenza, la parte valida della comunicazione sia quella di rapporto, cioè quella veicolata dall'elemento non-verbale. Nel suo adattamento della teoria dei tipi logici alla comunicazione e alla terapia Bateson ha stabilito di conferire alla parte rapporto della comunicazione - il messaggio trasmesso dall'elelemento non-verbale - un livello logico superiore a quello della parte contenuto. In altri termini il messaggio non-verbale è considerato meta- rispetto al messaggio verbale, ovvero un commento sulla parte verbale:

La separazione logica tra messaggi di rapporto e messaggi di contenuto insita nel modello di Bateson è una diretta conseguenza dell'applicazione della teoria dei tipi logici di Russell e Whitehead, dove gli "oggetti" logici - in questo caso i messaggi di comunicazione - devono essere tenuti separati pena la comparsa dei paradossi. Bateson quindi attribuisce alla parte di rapporto, o analogica, una metaposizione rispetto alla parte di contenuto, o verbale; il messaggio di postura/movimento/tono/ritmo del corpo è un commento del messaggio verbale, e le due parti dell'atto di comunicazione sono di tipo logico diverso.
Nel modello di Bandler/Grinder tutti i messaggi - verbali o non-verbali- espressi dai vari canali d'uscita vengono denominati paramessaggi e nessuno di questi viene considerato meta- rispetto ad un altro e quindi di diverso livello logico. La classificazione risultante è del tipo:
 
 La prima differenza tra i due modelli è che in quello di Bandler/Grinder viene distinto un (possibile) messaggio per canale d'uscita, consentendo di controllare l'incongruenza tra messaggi multipli, mentre lo schema di Bateson è binario in quanto suddivide i messaggi nelle due parti di rapporto e contenuto, e permette un unico controllo della congruenza (analogico contro verbale) e non tiene conto del caso, molto frequente, della discordanza all'interno dei varo modi analogici.
La seconda differenza è che nel modello di Bandler/Grinder in ogni serie di messaggi presentati simultaneamente ogni messaggio viene accettato come rappresentazione valida dell'esperienza di quella data persona. Nessun elemento di un gruppo di paramessaggi viene considerato meta- rispetto ad un qualsiasi altro elemento dello stesso insieme, ovvero tutti i paramessaggi hanno lo stesso livello logico.
Infine la terza differenza consiste nel fatto che - dato che tutti i paramessaggi hanno lo stesso livello logico - non vi sono limitazioni nell'integrazione delle parti della persona rappresentati da tali paramessaggi quando questi siano incongrui o discordanti.
La tabella seguente riassume le differenze e le caratteristiche tra i due modelli:

  • Le parti di una persona
 Il fenomeno dell'incongruenza tra i paramessaggi sui canali d'uscita espressi da una persona - particolarmente in condizioni sotto tensione - sono interpretati dagli autori come espressione, spesso non cosciente, di parti diverse della struttura di riferimento, la somma totale delle esperienze della vita di una persona. I termini congruo e incongruo possono essere riferiti tanto ai messaggi presentati sui canali d'uscita quanto alle stesse persone. Per esemplificare tipologie incongrue gli autori utilizzano quattro atteggiamenti o categorie di comunicazione identificate da Virginia Satir nel corso del suo lavoro:

L'accusatore
Il propiziatore

Il calcolatore
Lo svagato


































Ognuna di queste quattro categorie della Satir è caratterizzata da una particolare posizione del corpo, da una serie di gesti, accompagnati da sensazioni corporee e da una particolare sintassi:

Il propiziatore
Le parole: di consenso - ("Tutto quello che vuoi va benissimo. Sono qui solo per accontentarti")
Il corpo: propizia - ("Sono inerme")
Dentro di sé: - ("Sono una nullità; senza di lui sarei morto. Sono indegno")

L'accusatore
Le parole: di dissenso - ("Non ne fai mai una giusta. Cosa ti succede?")
Il corpo: rimprovera - ("Qui comando io")
Dentro di sé: - ("Sono solo e non riesco a fare niente")

Il calcolatore
Le parole: ultralogiche - ("A ben guardare...è logicamente evidente")
Il corpo: calcola - ("Sono calmo, freddo e padrone di me")
Dentro di sé: - ("Mi sento vulnerabile")

Lo svagato
Le parole: non pertinenti - ("le parole non hanno senso")
Il corpo: spigoloso e squinternato
Dentro di sé: - ("Tutti se ne infischiano. Per me non c'è posto")

Nel modello di Bandler/Grinder dove tutti i paramessaggi d'uscita hanno lo stesso valore e comunicano, se incongrui, la presenza di parti diverse della persona, la tecnica seguita è quella di "far esprimere" ogni parte comunicata e di integrarla - renderla congrua - con le altre tramite diverse tecniche, prima fra tutte rappresentare le parti non-verbali analogiche incongrue nel sistema rappresentazionale linguistico.
Un esempio significativo dell'incongruenza tra paramessaggi diversi è dato da questo caso reale: un terapeuta esperto in PNL stava effettuando un counseling su una donna quarantenne. Nel corso delle sedute la donna casualmente accennò ad una particolarità che le succedeva quasi sempre e solo mentre aveva rapporti sessuali: avvertiva un forte formicolio al piede sinistro. Il terapeuta riconobbe questo come un paramessaggio comunicato da una parte della persona che si "esprimeva" unicamente in quel particolare contesto, e lavorando per portarla alla coscienza si scoprì che la donna aveva subito un abuso sessuale in giovane età, che aveva completamente rimosso da decenni.
Un contro-esempio di eccezionale congruità può essere il seguente:


  • Sistemi interattivi a più elementi: terapia famigliare e gruppi
La complessità della comunicazione nei sistemi interattivi assume il suo aspetto più ampio nel caso della interazione in gruppi, quali quello della terapia familiare. Considerando il sistema famigliare (e non solo quello) nel suo aspetto di totalità si ha che, oltre al modello di mondo che ogni componente del gruppo ha di se stesso individualmente, ogni singolo membro ha anche un modello del modello condiviso di se stesso come parte del gruppo. Per dare un'idea della complessità risultante, che si riflette sulla comunicazione, consideriamo una famiglia/gruppo di sole tre persone, designate con le lettere a b e c. In questo sistema si hanno (come minimo) le seguenti percezioni o modelli:

  • Programmazione Neuro-Linguistica
Il metamodello linguistico sviluppato da Bandler e Grinder insieme a numerose altri strumenti introdotti fino ad oggi ha fornito la base per un insieme di tecniche di intervento e di analisi per "l'interno della scatola nera" dell'esperienza soggettiva individuale denominata dagli autori dall'inizio degli anni 80 Programmazione Neuro-Linguistica (PNL - NLP).


Il termine "neuro" fà riferimento al modello sui sistemi rappresentazionali della percezione, che hanno il loro fondamento nella neurofisiologia della percezione e  nella loro elaborazione-rappresentazione cerebrale. Il termine "linguistica" è un riferimento al metamodello linguistico elaborato dagli autori mentre "programmazione" si riferisce all'effetto pragmatico dell'insieme delle tecniche di intervento elaborate dagli autori nel corso degli anni fino ad oggi.
Nello sviluppo della PNL dai primi lavori originali degli anni 70 e 80 è molto difficile distinguere cosa sia autentica ricerca e cosa sia funzionale allo sviluppo del business internazionale di scuole, corsi, libri, seminari, terapia e formazione portato avanti dagli autori ed associati fino al presente per arrivare, nel più tipico stile prosaico-commerciale californiano, ai "segreti per essere felici".

martedì 8 maggio 2012

Tao Solo


from "Keith Jarrett: Last Solo". Tokyo'84

il Te del Tao: XXXVIII - ESPONE LA VIRTÙ


XXXVIII - ESPONE LA VIRTÙ

La virtù somma non si fa virtù
per questo ha virtù,
la virtù inferiore non manca di farsi virtù
per questo non ha virtù.
La virtù somma non agisce
ma non ha necessità di agire,
la virtù inferiore agisce
ma ha necessità di agire.
La somma carità agisce
ma non ha necessità di agire,
la somma giustizia agisce
ma ha necessità di agire,
il sommo rito agisce
e se non viene corrisposto
si denuda le braccia e trascina a forza.
Fu così che
perduto il Tao venne poi la virtù,
perduta la virtù venne poi la carità,
perduta la carità venne poi la giustizia,
perduta la giustizia venne poi il rito:
il rito è labilità della lealtà e della sincerità
e foriero di disordine.
Chi per primo conosce è fior nel Tao
e principio di ignoranza.
Per questo l'uomo grande
resta in ciò che è solido
e non si sofferma in ciò che è labile,
resta nel frutto
e non si sofferma nel fiore.
Perciò respinge l'uno e preferisce l'altro.

da dove veniamo? chi siamo? dove andiamo? dal Tao, nel Tao, verso il Tao



Paul Gauguin, 
Where Do We Come From? What Are We? Where Are We Going? 
oil on canvas, 1897-1898, Museum of Fine Arts, Boston

http://www.mfa.org/

gioco e fantasia del Tao - 13-16

13. Ciò che si è detto sopra a proposito del gioco può essere usato come un esempio introduttivo per la discussione degli inquadramenti e dei contesti. Riassumendo, è nostra ipotesi che il messaggio 'Questo è gioco' stabilisca un quadro paradossale, paragonabile al paradosso di Epimenide.
Di questa situazione si può dar conto con il diagramma seguente:



La prima asserzione in questo quadro è una proposizione autocontraddittoria relativa a se stessa: se quest'asserzione è vera, allora dev' essere falsa; qualora sia falsa, dev'essere vera. Ma questa prima asserzione porta con sé tutte le altre asserzioni del quadro: così se la prima è vera, tutte le altre devono essere false; e, viceversa, se la prima è falsa, tutte le altre devono essere vere.
14. Chi possiede una mente logica noterà un non sequitur: si potrebbe in effetti insistere che, anche se la prima asserzione è falsa, resta possibile, dal punto di vista logico, che qualcuna delle altre asserzioni del quadro sia falsa. Tuttavia è caratteristica del pensiero inconscio, o «primario», l'incapacità del soggetto di distinguere tra 'alcuni' e 'tutti', e !'incapacità di distinguere tra 'non tutti' e 'nessuno'. Sembra che queste distinzioni siano compiute da processi mentali superiori o più consci, i quali nell'individuo non psicotico servono a correggere il pensiero 'in bianco e nero' dei livelli inferiori. Noi supponiamo, e questa supposizione sembra ortodossa, che il processo primario funzioni senza interruzioni, e che la validità psicologica del quadro paradossale del gioco dipenda da questa parte della mente.
15. D'altra parte, mentre è necessario invocare il processo primario come principio esplicativo per cancellare la nazione di 'alcuni', che dovrebbe stare fra 'tutti' e 'nessuno', ciò non significa che il gioco sia semplicemente un fenomeno del processo primario. La distinzione tra 'gioco' e 'nongioco', come la distinzione tra fantasia e non-fantasia, è certo una funzione del processo secondario, o «ego». All'interno del sogno, il sognatore di solito non si rende conto di sognare, e all'interno del 'gioco' gli si deve spesso ricordare: « Questo è gioco ».
Similmente, all'interno del sogno o della fantasia, il sognatore non impiega il concetto di 'falso': egli impiega asserzioni di ogni tipo, ma ha la curiosa incapacità di formulare meta-asserzioni; egli non è in grado, se non quando è in procinto di svegliarsi, di sognare un'asserzione relativa al suo sogno (vale a dire, che lo 'inquadri').
Ne consegue pertanto che l'inquadramento di gioco, impiegato come qui facciamo, cioè come un principio esplicativo, comporta una speciale combinazione dei processi primario e secondario. Ciò è tuttavia collegato a quanto è stato detto prima, quando si è sostenuto che il gioco segna un passo avanti nell'evoluzione della comunicazione, anzi il passo cruciale nella scoperta delle relazioni di tipo mappa-territorio. Nel processo primario la mappa e il territorio sono identificati; nel processo secondario essi possono essere distinti. Nel gioco vengono sia identificati sia distinti.
16. È necessario ricordare un'altra anomalia logica di questo sistema: che la relazione logica tra due proposizioni comunemente descritta col termine 'premessa' è divenuta intransitiva. In generale tutte le relazioni asimmetriche sono transitive. Tipica in questo senso è la relazione 'più grande di'; se A è più grande di B, e B è più grande di C, allora tradizionalmente si conclude che A è più grande di C. Ma nei processi psicologici la transitività delle relazioni asimmetriche non sussiste: la proposizione P può essere premessa per Q, Q può essere premessa per R, e R può essere premessa per P. Anzi, nel sistema che stiamo considerando, il circolo è ancora più ristretto: il messaggio: «Tutte le asserzioni contenute in questo quadro sono false» dev'essere preso come premessa nella valutazione della sua stessa verità o falsità. (Si confronti con l'intransitività della preferenza psicologica discussa da McCulloch. Il paradigma di tutti i paradossi di questo tipo generale è «l'insieme di tutti gli insiemi che non sono elementi di se stessi», fornito da Russell. Qui Russell dimostra che il paradosso è generato dal fatto che la relazione «è elemento di» viene considerata intransitiva). Con questo avvertimento, cioè che in psicologia la relazione 'premessa' è verosimilmente intransitiva, useremo la parola 'premessa' per indicare una dipendenza di un'idea o di un messaggio da un altro, analoga a quella dipendenza di una proposizione da un'altra che, in logica, viene espressa dicendo che la proposizione P è una premessa per Q.

 (A Theory of Play and Fantasy, 1954) - 12

venerdì 27 aprile 2012

la via dal KaliYuga al Tao






















"Il presente è incerto, pieno di angosce, e il futuro, se proiettato nel corso attuale del divenire del pianeta, un disastro annunciato. Ci troviamo di fronte a una crisi globale a doppio senso: crisi delle civilizzazioni tradizionali sotto il colpo dello sviluppo e della globalizzazione (la cosiddetta occidentalizzazione) e crisi della nostra civilizzazione occidentale, produttrice di questo divenire accelerato, in cui la scienza e la tecnica non hanno più alcun controllo e il profitto è assunto a maître di ogni azione e pensiero. Il nuovo dio è diventato il capitalismo finanziario, generato dal fanatismo religioso risvegliatosi dopo la morte del totalitarismo comunista: questa prospettiva non può che condurci, partendo dal dato presente, alla conclusione che il futuro sarà assolutamente catastrofico. Ciò che si è perduto è il credere nel progresso come via storica, non ci facciamo più cullare dall’illusione della possibilità di un avvenire positivo. Fino a quando il presente sarà carico di ansia e terrore, angoscia, ci rifugeremo nel passato, spiega Morin, nell’identità, nella religione. È a partire da questa constatazione che si capisce anche questo risveglio delle religioni. Una parte delle nuove generazioni si converte all’integrismo religioso; questo si può ben vedere ora in molti paesi arabo-musulmani.
La situazione attuale è aggravata anche dalla constatazione del fatto che esiste un grande vuoto di pensiero: le vecchie generazioni hanno creduto alla rivoluzione, al comunismo, alla società detta industriale, alla prosperità, alla fine della crisi. C’erano la speranza, le rivoluzioni, ed ora queste speranze sono distrutte. C’è bisogno di nuovi pensatori, e che le coscienze vengano provocate. Hölderlin diceva “la dove c’è il pericolo, cresce anche ciò che salva”. Forse il momento è arrivato, sempre più gravi e urgenti le questioni che ci interrogano e che esigono una presa di posizione e un’azione. L’improbabile, quello che secondo il filosofo, è la sola possibilità di risvegliare le coscienze e rendere il probabile non-probabile, è la vitalità della società civile, una creatività portatrice d’avvenire. Le idee sono dappertutto, bisogna mettersi all’opera".

 Nel libro lei critica l'idea di sviluppo. Perché?
"La mondializzazione porta in sé l'occidentalizzazione e il mito dello sviluppo fondato sull'idea di una crescita infinita. È un mito che ci porta dritti contro un muro. Non possiamo continuare a riempire il Pianeta di automobili, di centrali e di megalopoli. Questo modello di sviluppo - figlio di un liberalismo economico senza regole, tutto teso a produrre e a consumare sempre di più - comporta conseguenze disastrose per la biosfera e le risorse naturali. Oggi, si parla molto di sviluppo sostenibile, che però mi sembra solo una mezza misura. In realtà, occorre affrontare e spaccare il nocciolo duro, tecno-economico, del concetto tradizionale di sviluppo, per salvarne solo alcuni elementi da mettere al servizio di un altro modello di sviluppo umano. È un problema urgente che riguarda tutti".

È per questa ragione che parla di Terra-patria?
"L'aspetto positivo della mondializzazione è che ormai c'è una comunità di destino di tutti gli esseri umani, ovunque essi si trovino. Siamo tutti di fronte agli stessi problemi fondamentali e alle stesse minacce mortali, sul piano ecologico, climatico, sociale, nucleare, ecc. Una patria è una comunità di destini, quindi la Terra è la patria comune che dobbiamo cercare di salvare in una situazione dove sembra non esserci più futuro e quindi prevalgono l'incertezza, la paura e le logiche regressive. In passato si pensava che la storia fosse guidata dalla legge del progresso. Le crisi del XX secolo hanno spazzato questa illusione".

Che cosa fare allora?
"Al sistema terrestre minacciato da tutte le parti resta solo la via della metamorfosi. In natura, un sistema, quando non riesce più a risolvere i propri problemi vitali, se non vuole perire, è costretto alla metamorfosi. Il bruco è capace di autodistruggersi e autoricostruirsi per diventare una farfalla. L'idea della metamorfosi non è una follia, è una realtà che si è già realizzata altre volte nella storia del Pianeta, nella preistoria ma anche nel Medioevo".

La metamorfosi è però un'operazione complessa e delicata...
"Per salvarsi occorre avere un approccio dialettico, nel tentativo di tenere insieme idee che sulla carta si oppongono. Non credo alla rivoluzione che fa tabula rasa del passato, producendo spesso realtà peggiori di quelle che ha voluto trasformare. Al contrario, abbiamo bisogno di tutte le riforme culturali della storia dell'umanità per trasformare e trasformarci. Per questo è necessario conservare tutti gli aspetti positivi della mondializzazione, che per me contiene il meglio e il peggio. Insomma, occorre al contempo mondializzare e de-mondializzare a seconda degli ambiti, favorire la crescita ma talvolta la decrescita, tenere conto dello sviluppo ma anche dell'inviluppo, della trasformazione come della conservazione. Questa strategia complessa ci consente di conservare la speranza, che naturalmente non è una certezza. Anzi, visto il contesto, la speranza è perfino improbabile. La storia però ci insegna che a volte l'improbabile è riuscito a prendere il sopravvento".

La scienza ha un compito privilegiato in questo processo?
"Anche la scienza è ambivalente, dato che porta in sé minacce e speranze. La scienza moderna si è sviluppata nel XVII e XVIII secolo, liberandosi da ogni controllo morale e politico. Si è così garantita libertà di ricerca e autonomia. C'è stato un periodo in cui la scienza, la tecnica, la ragione, la giustizia, la democrazia e l'uguaglianza avanzavano assieme. Oggi non è più così. La scienza si sviluppa a una velocità senza precedenti, che non lascia il tempo alla società di elaborare un pensiero capace di accompagnarla. La scienza si occupa dei fatti e non dei valori, ma il suo potere sulle nostre vite è diventato enorme, senza dimenticare che spesso essa è pesantemente condizionata dalla ricerca del profitto a ogni costo. È dunque necessario reintrodurre una riflessione etica che ne regoli gli eccessi".

Nel libro lei propone diverse riforme concrete. Con quali priorità?
"Tutte le riforme devono cominciare contemporaneamente, perché sono tutte collegate tra loro. Le riforme della scienza, della conoscenza e dell'educazione sono però prioritarie perché fondamentali. In ambito scientifico, ma non solo, abbiamo bisogno di un approccio interdisciplinare, per non perdere di vista la visione d'insieme. Quando le conoscenze sono troppo specialistiche, frammentarie e prive di collegamenti si rischia di produrre una nuovo tipo di accecamento. Ma naturalmente, per salvare l'umanità, occorre lanciare al contempo anche le altre riforme, quelle che riguardano la società e il nostro modo di vivere, la nostra relazione con le risorse e la biodiversità, come pure il nostro modo di produrre e consumare, di costruire le città e di spostarci. Ci sono solo due modi per uscire da una crisi. La regressione che torna al passato oppure la creatività che, con un grande sforzo d'immaginazione, inventa soluzioni inedite. Io ho scelto da tempo questa seconda possibilità".