mercoledì 20 giugno 2012

il dolce suono del Tao




Il dolce suono mi colpi di sua voce!
Ah, quella voce m'e qui nel cor discesa!
Edgardo! io ti son resa, Edgardo, mio!
fuggita io son de tuoi nemici.
Un gelo me serpeggia nel sen!
trema ogni fibra!
vacilla il pie!
Presso la fonte meco t'assidi al quanto!
Ohime, sorge il tremendo fantasma e ne separa!
Qui ricovriamo, Edgardo, a pie dell'ara.
Sparsa e di rose!
Un armonia celeste, di, non ascolti?
Ah, l'inno suona di nozze!
Il rito per noi s'appresta! Oh, me felice!
Oh gioia che si sente, e non si dice!
Ardon gl'incensi!
Splendon le sacre faci, splendon intorno!
Ecco il ministro!
Porgime la destra!
Oh lieto giorno!
Al fin son tua, al fin sei mia,
a me ti dona un Dio.

del Tao dei giochi e della serietà - I


Figlia Papà, queste conversazioni sono serie?
Padre Certo che lo sono.
F. Non sono una specie di gioco che tu fai con me?
P. Dio non voglia ... sono però una specie di gioco che noi facciamo insieme.
F. Allora non sono serie!


P. E se tu mi dicessi che cosa significano per te 'serio' e 'gioco'?
F. Be' ... se tu ... non lo so.
P. Se io che cosa?
F. Cioè ... le conversazioni sono serie per me, ma se tu stai solo giocando ...
P. Piano, piano. Guardiamo che cosa c'è di buono e che cosa c'è di male nel 'giocare' e nei 'giochi'. In primo luogo non m'interessa - non molto - vincere o perdere. Quando le tue domande mi mettono con le spalle al muro, allora certo mi sforzo un po' di più per pensare bene e vedere con chiarezza quello che voglio dire. Ma non baro e non ti preparo trappole; non c'è alcuna tentazione d'imbrogliare.
F. Ecco, è proprio così. Per te non è una cosa seria: è un gioco. Quelli che imbrogliano, semplicemente non sanno cosa vuol dire 'giocare'; trattano un gioco come se fosse una cosa seria.
P. Ma è una cosa seria.
F. No, non lo è ... per te non lo è.
P. Perché non voglio imbrogliare?
F. Sì... anche per quello.
P. Ma tu vuoi imbrogliare continuamente?
F. No, naturalmente no.
P. Allora?
F. Oh, papà, non capirai mai.
P. Credo proprio di no.


P. Guarda, ho segnato una specie di punto a mio favore proprio adesso, quando ti ho fatto ammettere che tu non vuoi imbrogliare ... e poi ho concluso che dunque le conversazioni non sono 'serie' neppure per te. Ti sembra una specie d'imbroglio?
F. Sì ... una specie.
P. D'accordo ... lo credo anch'io. Scusami.
F. Vedi, papà ... se io imbrogliassi o volessi imbrogliare, vorrebbe dire che non prenderei sul serio le cose di cui stiamo parlando. Vorrebbe dire che io starei solo facendo un gioco con te.
P. Sì, questo è ragionevole.


F. Ma no, non è ragionevole, papà. È un terribile pasticcio.
P. Sì ... un pasticcio ... ma che funziona.
F. Ma come, papà?


P. Aspetta un momento. È difficile dirlo. Prima di tutto ... penso che queste conversazioni ci facciano fare qualche progresso. A me piacciono molto e credo che piacciano anche a te. E poi, a parte questo, credo che si riesca a sistemare qualche idea e credo che i pasticci servano. Cioè ... se tutti e due parlassimo sempre in modo coerente, non faremmo mai alcun progresso; non faremmo che ripetere come pappagalli i vecchi clichés che tutti hanno ripetuto per secoli.
F. Che cos'è un cliché, papà?
P. Un cliché? È una parola francese, credo che in origine fosse un termine tipografico. Quando si stampa una frase, si devono prendere le lettere separatamente e metterle una per una in una specie di sbarra scanalata per comporre la frase. Ma per parole e frasi che la gente usa spesso, il tipografo tiene piccole sbarre di lettere già bell'e pronte. E queste frasi già fatte si chiamano clichés.
F. Ma adesso ho dimenticato quello che stavi dicendo dei clichés, papà.
P. Sì... parlavo dei pasticci in cui ci cacciamo durante queste conversazioni e dicevo che cacciarsi nei pasticci, in un certo modo, è una cosa sensata. Se non ci cacciassimo nei pasticci, i nostri discorsi sarebbero come giocare a ramino senza prima mescolare le carte.
F. Sì, papà ... ma quelle cose ... le sbarre di lettere già pronte?
P. I clichés? Sì ... è la stessa cosa. Tutti noi abbiamo un bel po' di frasi e di idee bell'e pronte, e il tipografo ha sbarre di lettere bell'e pronte, tutte ben sistemate in frasi. Ma se il tipografo vuole stampare qualcosa di nuovo, per esempio una cosa in una lingua straniera, dovrà disfare tutte quelle vecchie disposizioni di lettere. Allo stesso modo, per pensare idee nuove e dire cose nuove, dobbiamo disfare tutte le idee già pronte e mescolare i pezzi.
F. Ma, papà, il tipografo non mescolerà tutte le lettere, no? Non le mescolerà tutte in un sacco per poi scuoterle. Le metterà una per una ai loro posti. .. tutte le a in una scatola, tutte le b in un'altra, e tutte le virgole in un'altra, e così via.
P. Sì, è vero. Altrimenti diventerebbe matto a cercarne una a quando ne ha bisogno.


Metalogue: About Games and Being Serious; from ETC: A Review of General Semantics, Vol. X, 1953.

a volte il Tao ritorna


Dio piazza i gomiti sul tavolo, stringe le mani
e si china verso i santi riuniti:
«Che cazzo stà succedendo sulla Terra?»

‘Do you think that when Jesus comes back he’s ever gonna want to see a fucking cross again?
Kinda like going up to Jackie Onassis with a little sniper’s rifle pendant …’
BILL HICKS

Dio ritorna in ufficio dopo - finalmente! - una settimana di vacanza a pescare. Ma il tempo in Paradiso scorre più lentamente che sulla Terra - quando è partito era il Rinascimento e le cose non andavano poi tanto male - ma ora è il 2011 e Jeannie, la sua segrataria, è preoccupata: "E ora chi glielo dice al Capo il casino che stà succedendo laggiù?".
E intanto Gesù, che doveva ogni tanto buttare un occhio, se la sciala allegramente bevendo birra, sparandosi giganteschi cannoni d'erba paradisiaca e improvvisando riff di blues con Jimi Endrix...

Quand'è che le cose hanno cominciato ad andare a puttane? Colpa di Mosè, forse. Quel falsario. Uno dei primi a cedere al protagonismo. Quando era arrivato in cima al Sinai e aveva messo gli occhi su quell'unica tavola perfettamente cesellata - le parole

FATE I BRAVI

incise nell'elegante corsivo inglese di Dio - aveva dato fuori di matto. Tutto quel can can e lui doveva, cosa?, scendere e dire: «Ehi ragazzi, fate i bravi! Be', non c'è altro. In bocca al lupo per tutto»? Col cazzo. E cosí quel figlio di mignotta si era messo sotto con lo scalpello. Quaranta sudati giorni di lavoro su quella sequela di minchiate. Quella stronzata del «Non desiderare la donna d'altri»? Tipico di Mosè. (Quante pedate nel culo s'era beccato quand'era arrivato qui? Dio gli aveva assestato la prima appena quel coglione aveva varcato la soglia, e aveva smesso solo nei Secoli Bui: almeno un centinaio d'anni. Alla fine ci aveva le chiappe che sembravano due barbabietole bollite). Poi di male in peggio. L'interpretazione. La fiera del «Io-credo-di-sapere-cosa-voleva-dire-Dio». Sbadabum: un millennio dopo qualche sciroccato taglia la gola ai neonati e se li getta alle spalle perché crede di avere Dio dalla sua parte. Cosa cazzo c'era da interpretare in «FATE I BRAVI»? La stessa, identica domanda che Dio aveva ripetuto per secoli, mentre prendeva a pedate Mosè. In ogni caso, ormai la frittata è fatta, pensa Dio con un sospiro, mentre si rende conto della piega che stanno prendendo i Suoi pensieri. Qualcuno avrebbe dovuto rispiegare al genere umano cosa significa «FATE I BRAVI».

martedì 19 giugno 2012

il Tao di Gaia

"Wherever we see life,
from bacteria to large-scale ecosystems,
we observe networks with components that interact with one another
in such a way that the entire network regulates and organize itself"
F. Capra (1996)
 
All'inizio degli anni 60 James Lovelock lavorava come consulente presso il Jet Propulsion Laboratories della NASA ad un progetto di esobiologia teso a determinare in quali condizioni e per quali parametri chimicofisici dell'atmosfera e della superficie (come la composizione dell'atmosfera e del suolo, la temperatura, pressione, presenza di acqua etc.) un pianeta possa ospitare la vita.
Il progetto era parte integrante per la preparazione del lancio del programma Viking, la missione verso Marte di due veicoli spaziali (I e II), avvenuta il 20 Agosto e il 9 Settembre 1975, consistenti ognuno di due sonde, la prima - l'Orbiter - destinata ad orbitare intorno al pianeta e la seconda - il Lander - progettata per atterrare sulla superficie e raccogliere dati.
Nel corso del suo lavoro Lovelock studiò i dati fisico-chimici terrestri, l'unico esempio di pianeta conosciuto che ospiti - per certo - la vita, avendo in mente una sua precedente idea: che le speci viventi sulla Terra potessero modificare, anche attivamente, i parametri ambientali globali del pianeta.
In Biologia, ed in particolare nella teoria dell'evoluzione, è ritenuto fondamentale e scontato che l'ambiente influisca e modifichi le speci nel senso:
ambiente speci 
nel significato classico darwiniano e post-darwiniano dove l'ambiente "filtra" e seleziona le mutazioni genetiche casuali, mentre è considerata un'eresia il supporre che le speci viventi, anche il loro insieme globale planetario, possa influenzare e modificare l'ambiente:
ambiente speci
dato che un sottosistema non può influenzare il proprio sovrasistema globale.

Nel corso del suo lavoro Lovelock incontrò dei dati che supportavano la sua ipotesi, ad esempio i dati dei principali componenti chimici negli oceani e di gas nell'atmosfera terrestre indicano che il pianeta è molto lontano dell'equilibrio chimico:

A comparison of the composition of the oceans and the air of the present world
and of a hypothetical chemical equilibrium world


Principal components per cent

Substance
Present world
Equilibrium world
AIR
Carbon dioxide
0.03
98

Nitrogen
78
1

Oxygen
21
0

Argon
1
1
OCEAN
Water
96
85

Salt
3.5
13

e allo stesso modo confrontando i dati terrestri di equilibrio (senza vita) e attuali con quelli di altri pianeti come Venere e Marte risultava che i dati terrestri sono molto lontani da quelli dei pianeti, che sono invece simili a quelli dell'equilibrio:

Gas
Planet

Venus
Earth without life
Mars
Earth as it is
Carbon dioxide
98%
98%
95%
0.03%
Nitrogen
1.9%
1.9%
2.7%
78%
Oxygen
trace
trace
0.13%
21%
Argon
0.1%
0.1%
2%
1%
Surface temperatures °C
477
290±50
–53
13
Total pressure bars
90
60
0.064
1.0

cosa che faceva supporre che né su Venere né su Marte sia presente la vita. Nel corso degli anni Lovelock analizzò ed elaborò una vasta serie di dati, dalla geochimica alla paleontologia, per verificare la sua ipotesi, ad esempio:
Predictions, tests and results relevant to the Gaia theory. Source: James Lovelock
Prediction Test Result
Mars is lifeless (1988) Atmospheric compositional evidence shows lack of disequilibrium Strong confirmation, Viking mission 1975
Biogenic gases transfer elements from ocean to land (1971) Search for oceanic sources of dimethyl sulphide and methyl iodide Found 1973
Climate regulation through biologically enhanced rock weathering (1973) Analysis of ice-core data linking temperature and CO2 abundance Confirmed 2008, by Zeebe and Caldeira
Gaia is aged and is not far from the end of its development (1982) Calculation based on generally accepted solar evolution Generally accepted
Climate regulation through cloud albedo control linked to algal gas emissions (1987) Many tests have been made but the excess of pollution interferes Probable for southern hemisphere
Oxygen has not varied by more than 5 percent from 21 percent for the past 200 million years (1974) Ice-core and sedimentary analysis Confirmed for up to 1 million years ago
Boreal and tropical forests are part of global climate regulation Models and direct observation Generally accepted
Biodiversity a necessary part of climate regulation By models but not yet in the natural ecosystems Jury still out
The current interglacial is an example of systems failure in a physiological sense (1994) By models only Undecided
The biological transfer of selenium from the ocean to the land as dimethyl selenide Direct measurements Confirmed 2000, Liss

Negli anni 70 Lovelock dette alla sua idea il nome di "Ipotesi di Gaia", ed insieme alla microbiologa Lynn Margulis lavorò allo sviluppo della sua teoria elaborando dati sulla salinità degli oceani, sulla regolazione dell'ossigeno nell'atmosfera e sulla temperatura al suolo, raccolti nel primo libro pubblicato nel 1979.
Il termine "Gaia" deriva, secondo Lovelock:

"The word ‘Gaia’ came from my friend and near neighbour, the novelist William Golding. He thought that such an idea should be named Gaia after the Greek goddess of the Earth."

"The concept of Mother Earth, or as the Greeks called her long ago, Gaia, has been widely held throughout history. As a result of the accumulation of evidence about the natural environment and the growth of the science of ecology, there has recently been speculation that the biosphere may be more than just the complete range of all living things within their natural habitat of soil, sea, and air."

La dea Gaia, o Gea,  è nella mitologia greca la Dea che impersonifica la Terra e che, secondo Esiodo circa nel 700 a.C., da sola e senza congiungersi con nessuno, generò Urano (il cielo stellato) Ponto (le sterili profondità del mare) e le montagne, e congiungendosi con Urano generò i Titani Oceano, Ceo, Crio, Iperione, Giapeto, Teia, Rea, Temi, Mnemosine, Febe e Teti e Crono.
Il mito della Terra come una Dea si ritiene sia tra i più antichi, se non il più antico dell'umanità, risalente alla preistoria. Ad esempio si ritrova nella "Venere di Willendorf",  una statuetta di 11 cm. di altezza raffigurante una donna, ritrovata nel 1908 e custodita al Naturhistorisches Museum Wien. Una datazione del reperto stima la sua realizzazione nel Paleolitico tra 25.000 e 26.000 anni fa, unendola ad una serie di ritrovamenti conosciuti come "veneri paleolitiche" di cui la più antica, la venere di Tan-Tan, ha una datazione che va dal 500.000 al 300.000 a.C.

In numerose tradizioni la genesi della vita viene concepita come l'unione tra un elemento femminile, la "Madre Terra", ed uno maschile, ad esempio "Padre Cielo".

Nella sua prima formulazione l'ipotesi di Gaia si basa sull'assunto che gli oceani, i mari, l'atmosfera, la crosta terrestre e tutte le altre componenti geofisiche del pianeta si mantengano in condizioni idonee alla presenza della vita proprio grazie al comportamento degli organismi viventi. Ad esempio la temperatura, lo stato d'ossidazione, l'acidità, la salinità e altri parametri chimico-fisici fondamentali per la presenza della vita presentano valori costanti su periodi di tempo geologici.

"..... the physical and chemical condition of the surface of the Earth, of the atmosphere, and of the oceans has been and is actively made fit and comfortable by the presence of life itself. This is in contrast to the conventional wisdom which held that life adapted to the planetary conditions as it and they evolved their separate ways."

Il modello di Gaia è quello di un sistema complesso globale che nella relazione tra ambiente e speci presenta processi dinamici globali di feedback attivo, generati dal biota in modo autononomo, che portano all'omeostasi - stabilizzazione e conservazione - del sovrasistema globale complessivo. Inoltre tutte queste variabili non mantengono un equilibrio costante nel tempo ma evolvono in sincronia con il biota, per cui i fenomeni evoluzionistici non riguardano solo gli organismi o l'ambiente naturale, ma l'intera Gaia.
Il sistema di Gaia, che non è identificabile solo con la biosfera né con il biota, i quali sono solo due elementi che la compongono, comprende:
  • Organismi viventi che crescono e si riproducono sfruttando ogni possibilità che l'ambiente concede.
  • Organismi soggetti alle leggi della selezione naturale darwiniana.
  • Organismi che modificano costantemente il loro ambiente chimico-fisico, cosa che avviene costantemente come semplice effetto di tutti quei processi fondamentali per la vita, come la respirazione, la fotosintesi ecc.
  • Fattori limitanti che stabiliscano i limiti superiori ed inferiori della vita. L'ambiente può presentare temperature eccessivamente alte o basse per l'affermarsi della vita in un dato ambiente, ugualmente per fattori quali le concentrazioni di sali, minerali, composti chimici etc.

La relazione tra ambiente e speci è quindi, secondo la teoria di Gaia, del tipo coevolutivo a chiusura circolare ricursiva:
ambiente speci

compatibile, ad esempio, con la teoria della deriva naturale della filogenesi sviluppata da Maturana e Varela.

Nel corso degli anni lo stesso Lovelock ha ridimensionato la sua ipotesi, formulando una teoria di Gaia "debole" - contrapposta ad una "forte", dove si ipotizza che il biota influenzi in modo minimo alcuni aspetti dei fattori abiotici, ad esempio la temperatura e l'atmosfera.
L'ipotesi e la teoria di Gaia sono state ampiamente criticate dai biologi evoluzionisti, ironizzando sulla ricerca del "più grande organismo vivente della Terra", ed in particolare dal più famoso tra essi, Stephen Jay Gould, che dichiarò nel 1997: "Gaia mi sembra una metafora, non un meccanismo. (Le metafore possono essere liberatorie e illuminanti, ma le nuove teorie scientifiche devono fornire nuove dichiarazioni circa la causalità. Gaia, per me, sembra solo riformulare, in termini diversi, le conclusioni fondamentali da lungo raggiunte dagli argomenti classici della teoria riduzionista dei cicli biogeochimici)".


Se la relazione:

ambiente speci

in cui le speci viventi modificano il proprio sovrasistema ambientale è, in generale, inaccettabile dalla teoria evoluzionistica classica, è invece un dato di fatto per quanto riguarda la specie dominante del pianeta, Homo. Nel corso degli ultimi due secoli i processi innescati dalla sua diffusione e attività sono diventati, oltre che locali, di tipo globale. Le conseguenze di questi processi dinamici globali sono o direttamente distruttive, o impredicibili nella loro evoluzione a causa delle componenti caotiche oppure, oltre che impredicibili, anche sconosciute, in quanto la situazione presente non è mai avvenuta precedentemente nella storia del pianeta.

L'ipotesi di Gaia in quanto tale probabilmente rimarrà - in ambito accademico - un'ipotesi, dato che esperimenti conclusivi, concepiti da Lovelock, sono di fatto impraticabili per la scala planetaria del sistema coinvolto, anche se diversi importanti test elencati nella tabella precedente hanno avuto una diretta conferma sperimentale.
Tuttavia, anche a livello di ipotesi, Gaia rimane un'affascinante interpretazione metaforica della vita sulla Terra.

lunedì 18 giugno 2012

giovedì 14 giugno 2012

la complessità dal KaliYuga al Tao - II


2. Complessità: una prima rottura: irreversibilità
Tuttavia, una prima breccia è comparsa entro l'universo scientifico nel corso del XIX secolo; la complessità sembrerebbe comparire da essa de facto prima di iniziare a essere riconosciuta de jure.
La complessità farebbe la sua comparsa de facto con la seconda legge della termodinamica, che indica che l'energia si degrada in forma calorica: questo principio si trova all'interno del campo di applicazione della irreversibilità del tempo, mentre fino ad allora le leggi fisiche erano in linea di principio reversibili e anche nel caso della concezione della vita, il fissarsi delle speci non necessita di tempo.
Il punto importante qui è non solo l'irruzione della irreversibilità, quindi del tempo, ma è anche l'apparizione del disordine in quanto il calore è concepito come l'agitazione delle molecole; il movimento disordinato di ogni molecola è imprevedibile, se non a una scala statistica in cui le leggi di distribuzione possono essere effettivamente determinate.
La legge della crescita irreversibile dell'entropia ha dato luogo a molteplici speculazioni, e oltre allo studio dei sistemi chiusi, una prima riflessione sull'universo, in cui la seconda legge conduce verso la dispersione, l'uniformità, e quindi verso la morte. Questa concezione della morte dell'universo, respinta molto tempo fa, è apparsa di recente in cosmologia, con la scoperta dell'energia oscura. Questo porterà alla dispersione delle galassie e sembrerebbe annunciarci che l'universo tende a una dispersione generalizzata. Come il poeta Eliot ha detto: "l'universo morirà in un sussurro" ...
Così, l'arrivo del disordine, dispersione, disintegrazione, costituiva un attacco fatale alla perfetta, ordinata, visione determinista.
E molti sforzi saranno necessari - non siamo lì proprio perché è contro il paradigma regnante - per capire che il principio della dispersione, che appare dalla nascita dell'universo con questa deflagrazione incredibile impropriamente chiamata big bang, è combinata ad un principio contrario di legame e di organizzazione che si manifesta nella creazione di nuclei, atomi, galassie, stelle, molecole, e la vita.

3. Interazione Ordine/Disordine/Organizzazione
Come è possibile che entrambi i fenomeni sono correlati?
Questo è ciò che ho cercato di mostrare nel primo volume de La Methode (il Metodo). Avremo bisogno di associare i principi antagonisti di ordine e disordine, e associarli facendo emergere un altro principio che è quello dell'organizzazione.
Questa è di fatto una visione complessa, che si è rifiutato di prendere in considerazione per molto tempo, poiché non si può concepire che il disordine possa essere compatibile con l'ordine, e che l'organizzazione possa essere legata in tutto al disordine, essendo antagonista ad esso.
Allo stesso tempo di quello dell'universo, l'ordine implacabile della vita è alterata. Lamarck introdusse l'idea di evoluzione, Darwin introdusse la variazione e la competizione come motori dell'evoluzione. Il Post-Darwinismo, se ne ha, in alcuni casi, attenuato il carattere radicale del conflitto, ha portato quest'altra antinomia dell'ordine: il caso, direi anche un vizio del caso. All'interno della concezione neodarwinista, per evitare di chiamare "creazione" o "invenzione" le nuove forme di organizzazione vivente come come ali, occhi - uno ha molta paura della parole "invenzione" e della parola "creazione" - si è messo il caso sulla prua. Si può capire il resto della paura della creazione perché la scienza rifiuta il creazionismo, cioè l'idea che Dio è un creatore di forme viventi. Ma il rifiuto del creazionismo finisce nel mascherare la creatività che si manifesta nella storia della vita e nella la storia dell'umanità. E, da un punto di vista filosofico, è piuttosto recentemente che Bergson, e poi in un altro modo, Castoriadis, mettono al centro della loro concezione l'idea della creazione.
Inoltre, all'inizio del ventesimo secolo, la microfisica ha introdotto una fondamentale incertezza nell'universo di particelle che cessa di obbedire alle concezioni di spazio e di tempo caratteristiche del nostro universo chiamato macro-fisico. Come quindi questi due universi, che sono gli stessi, ma in scala diversa, sono compatibili? Si comincia oggi a concepire che uno può passare dal micro-universo fisico al nostro, dal momento che tra di loro un certo numero di elementi quantistici sono collegati, in virtù di un processo chiamato decoerenza. Ma resta il formidabile iato logico e concettuale tra le due fisiche.
Infine, in una scala molto ampia - mega-fisica - la teoria di Einstein scopre che lo spazio e il tempo sono collegati l'uno all'altro, con il risultato che la nostra realtà vissuta e percepita diventa solo meso-fisica, situata tra la realtà micro-fisica e la realtà mega-fisica.

4. Caos
Tutto ciò ha fatto che i dogmi della scienza classica si raggiungono, ma de facto: sebbene sempre più mummificati, rimangono.
Eppure, un certo numero di termini strani appaiono. Ad esempio, il termine "catastrofe", suggerita da René Thom per cercare di rendere intelligibili i cambiamenti discontinui di forma, poi il frattalismo di Mandelbrot, poi le teorie fisiche del caos, che distingue sé stesso dal resto, sino ad oggi si è pensato che il sistema solare, che sembra obbedire a un ordine assolutamente impeccabile e misurabile con la precisione più estrema, considerando la sua evoluzione in milioni di anni, è un sistema caotico che comprende una instabilità dinamica modificante ad esempio la rotazione della Terra intorno a sé stessa o intorno al Sole. Un processo caotico può obbedire a stati iniziali deterministici, ma questi non possono essere conosciuti in modo esaustivo, e le interazioni sviluppate entro questo processo alterano ogni previsione. Variazioni trascurabili hanno conseguenze notevoli su scale temporali di grandi dimensioni. La parola caos, in queste fisiche, ha un significato molto limitato: quello di disordine apparente e imprevedibilità. Il determinismo viene salvato in linea di principio, ma non è operativo poiché non si può conoscere esaustivamente gli stati iniziali. Siamo di fatto, dal momento della deflagrazione originale e per sempre, immersi in un universo caotico.

mercoledì 13 giugno 2012

Tao de-stabilizzante e ri-costruente


Uto, un ragazzo di Milano con grande talento di pianista, in seguito al suicidio del patrigno viene mandato dalla madre presso amici di famiglia a Peaceville, una comunità spirituale del Connecticut, in cui si vorrebbe stabilizzare il suo carattere introverso e a volte crudele. Uto però si rivelerà un virus all’interno di un organismo apparentemente sano, mandando in tilt l’intero equilibrio che era stato costruito con tanta fatica.



In un caldo pomeriggio di maggio, uno sconosciuto che ha perso la strada si ferma alla casa di Pietro e Astrid, due tessitori artigianali che vivono sulle colline marchigiane. Lo sconosciuto dice di chiamarsi Durante, ha pochissimi bagagli e un passato misterioso; non conosce il senso del possesso, e sembra del tutto incapace di mentire. Astrid ne è immediatamente affascinata, come quasi tutte le donne che lui incontra. Pietro – il narratore della storia – prova invece nei suoi confronti una profonda irritazione, come quasi tutti gli uomini.

Dopo un quarto d'ora Durante ha preso il cavallo per le redini e l'ha portato verso la staccionata, ha aiutato Samantha a smontare. Samantha ha toccato terra in malo modo, si è aggiustata subito i pantaloni e i capelli e le maniche della camicia. Ha detto "Mamma mia, che fatica".
Il marito ha detto "Allora? Ce l'ha la stoffa dell'amazzone?".
"No" ha detto Durante, senza enfasi.
"Cosa?" ha detto Samantha. Si è girata a guardarlo, leggermente teatrale.
"Non ce l'hai" ha detto Durante. Aveva un'espressione triste, con appena un accenno di sorriso.
"Be', può imparare, no?" ha detto il marito. "In un tot di lezioni?".
"Non credo" ha detto Durante, come se non ci fossero in gioco il suo interesse professionale e le loro malriposte aspirazioni.
"Come sarebbe?" ha detto Samantha, sembrava incerta su che atteggiamento assumere.
"È che non hai nessun senso dell'equilibrio" ha detto Durante. Aveva questo modo di calcare sulle parole chiave, ma per il resto il suo tono era pacato.
"Come si permette, questo?" ha detto Samantha, rivolta al marito e in parte anche a me e Astrid che assistevamo alla scena. "Ho fatto otto anni di danza classica, io!".
"Non sono serviti" ha detto Durante, sempre in forma di semplice constatazione.
"Scusi tanto, signor maestro" ha detto il marito, alzando la voce. "L'equilibrio non dovrebbe insegnarglielo lei?".
"Ci vorrebbero anni" ha detto Durante. "E non basterebbero, senza una disposizione mentale totalmente diversa".
"Eh?" ha detto il marito, sempre più stizzito. "Allora a cosa servono queste lezioni? Per cosa paghiamo noi?".
"A niente, in questo caso" ha detto Durante. "E non dovete pagarmi".
"Io non ci credo!" ha detto Samantha la sua ormai ex allieva, vibrava di indignazione.
"Mi faccia capire un attimo, signor maestro" ha detto il marito. "Quale sarebbe il problema?".
"L'attenzione" ha detto Durante. "È totalmente incapace di ascoltare dentro di sé, o fuori".
"Ma che stai a dire?" ha detto la tipa. "Ma cccche stttai a ddddire?". Continuava a passarsi una mano tra i capelli, girare su se stessa.
"Che razza di discorsi sono?" ha detto il marito. Come sua moglie e anche me e Astrid, era forse più sconcertato dai modi di Durante che dalle sue parole: dall'apparente candore con cui diceva la verità senza usare nessuno dei filtri della normale cortesia sociale.
"Vale anche per te, naturalmente" ha detto Durante, senza cambiare tono. "Se riuscissi a vederti dal di fuori, con quel telefonino. Non hai smesso un attimo di fare e ricevere chiamate, perché non sei in grado di essere qui".
"Oh, chi ti autorizza a dire 'ste cose?" ha detto il marito. "Chi ti au-to-riz-za-aa?". Agitava avanti e indietro una mano con le dita chiuse, ritto sulle punte dei piedi per essere alla sua altezza d'occhi.
"Ma, voi" ha detto Durante, lo guardava con i suoi occhi grigi. "Non avete chiesto la mia opinione?"