mercoledì 20 giugno 2012

del Tao dei giochi e della serietà - I


Figlia Papà, queste conversazioni sono serie?
Padre Certo che lo sono.
F. Non sono una specie di gioco che tu fai con me?
P. Dio non voglia ... sono però una specie di gioco che noi facciamo insieme.
F. Allora non sono serie!


P. E se tu mi dicessi che cosa significano per te 'serio' e 'gioco'?
F. Be' ... se tu ... non lo so.
P. Se io che cosa?
F. Cioè ... le conversazioni sono serie per me, ma se tu stai solo giocando ...
P. Piano, piano. Guardiamo che cosa c'è di buono e che cosa c'è di male nel 'giocare' e nei 'giochi'. In primo luogo non m'interessa - non molto - vincere o perdere. Quando le tue domande mi mettono con le spalle al muro, allora certo mi sforzo un po' di più per pensare bene e vedere con chiarezza quello che voglio dire. Ma non baro e non ti preparo trappole; non c'è alcuna tentazione d'imbrogliare.
F. Ecco, è proprio così. Per te non è una cosa seria: è un gioco. Quelli che imbrogliano, semplicemente non sanno cosa vuol dire 'giocare'; trattano un gioco come se fosse una cosa seria.
P. Ma è una cosa seria.
F. No, non lo è ... per te non lo è.
P. Perché non voglio imbrogliare?
F. Sì... anche per quello.
P. Ma tu vuoi imbrogliare continuamente?
F. No, naturalmente no.
P. Allora?
F. Oh, papà, non capirai mai.
P. Credo proprio di no.


P. Guarda, ho segnato una specie di punto a mio favore proprio adesso, quando ti ho fatto ammettere che tu non vuoi imbrogliare ... e poi ho concluso che dunque le conversazioni non sono 'serie' neppure per te. Ti sembra una specie d'imbroglio?
F. Sì ... una specie.
P. D'accordo ... lo credo anch'io. Scusami.
F. Vedi, papà ... se io imbrogliassi o volessi imbrogliare, vorrebbe dire che non prenderei sul serio le cose di cui stiamo parlando. Vorrebbe dire che io starei solo facendo un gioco con te.
P. Sì, questo è ragionevole.


F. Ma no, non è ragionevole, papà. È un terribile pasticcio.
P. Sì ... un pasticcio ... ma che funziona.
F. Ma come, papà?


P. Aspetta un momento. È difficile dirlo. Prima di tutto ... penso che queste conversazioni ci facciano fare qualche progresso. A me piacciono molto e credo che piacciano anche a te. E poi, a parte questo, credo che si riesca a sistemare qualche idea e credo che i pasticci servano. Cioè ... se tutti e due parlassimo sempre in modo coerente, non faremmo mai alcun progresso; non faremmo che ripetere come pappagalli i vecchi clichés che tutti hanno ripetuto per secoli.
F. Che cos'è un cliché, papà?
P. Un cliché? È una parola francese, credo che in origine fosse un termine tipografico. Quando si stampa una frase, si devono prendere le lettere separatamente e metterle una per una in una specie di sbarra scanalata per comporre la frase. Ma per parole e frasi che la gente usa spesso, il tipografo tiene piccole sbarre di lettere già bell'e pronte. E queste frasi già fatte si chiamano clichés.
F. Ma adesso ho dimenticato quello che stavi dicendo dei clichés, papà.
P. Sì... parlavo dei pasticci in cui ci cacciamo durante queste conversazioni e dicevo che cacciarsi nei pasticci, in un certo modo, è una cosa sensata. Se non ci cacciassimo nei pasticci, i nostri discorsi sarebbero come giocare a ramino senza prima mescolare le carte.
F. Sì, papà ... ma quelle cose ... le sbarre di lettere già pronte?
P. I clichés? Sì ... è la stessa cosa. Tutti noi abbiamo un bel po' di frasi e di idee bell'e pronte, e il tipografo ha sbarre di lettere bell'e pronte, tutte ben sistemate in frasi. Ma se il tipografo vuole stampare qualcosa di nuovo, per esempio una cosa in una lingua straniera, dovrà disfare tutte quelle vecchie disposizioni di lettere. Allo stesso modo, per pensare idee nuove e dire cose nuove, dobbiamo disfare tutte le idee già pronte e mescolare i pezzi.
F. Ma, papà, il tipografo non mescolerà tutte le lettere, no? Non le mescolerà tutte in un sacco per poi scuoterle. Le metterà una per una ai loro posti. .. tutte le a in una scatola, tutte le b in un'altra, e tutte le virgole in un'altra, e così via.
P. Sì, è vero. Altrimenti diventerebbe matto a cercarne una a quando ne ha bisogno.


Metalogue: About Games and Being Serious; from ETC: A Review of General Semantics, Vol. X, 1953.

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