mercoledì 13 giugno 2012

Tao de-stabilizzante e ri-costruente


Uto, un ragazzo di Milano con grande talento di pianista, in seguito al suicidio del patrigno viene mandato dalla madre presso amici di famiglia a Peaceville, una comunità spirituale del Connecticut, in cui si vorrebbe stabilizzare il suo carattere introverso e a volte crudele. Uto però si rivelerà un virus all’interno di un organismo apparentemente sano, mandando in tilt l’intero equilibrio che era stato costruito con tanta fatica.



In un caldo pomeriggio di maggio, uno sconosciuto che ha perso la strada si ferma alla casa di Pietro e Astrid, due tessitori artigianali che vivono sulle colline marchigiane. Lo sconosciuto dice di chiamarsi Durante, ha pochissimi bagagli e un passato misterioso; non conosce il senso del possesso, e sembra del tutto incapace di mentire. Astrid ne è immediatamente affascinata, come quasi tutte le donne che lui incontra. Pietro – il narratore della storia – prova invece nei suoi confronti una profonda irritazione, come quasi tutti gli uomini.

Dopo un quarto d'ora Durante ha preso il cavallo per le redini e l'ha portato verso la staccionata, ha aiutato Samantha a smontare. Samantha ha toccato terra in malo modo, si è aggiustata subito i pantaloni e i capelli e le maniche della camicia. Ha detto "Mamma mia, che fatica".
Il marito ha detto "Allora? Ce l'ha la stoffa dell'amazzone?".
"No" ha detto Durante, senza enfasi.
"Cosa?" ha detto Samantha. Si è girata a guardarlo, leggermente teatrale.
"Non ce l'hai" ha detto Durante. Aveva un'espressione triste, con appena un accenno di sorriso.
"Be', può imparare, no?" ha detto il marito. "In un tot di lezioni?".
"Non credo" ha detto Durante, come se non ci fossero in gioco il suo interesse professionale e le loro malriposte aspirazioni.
"Come sarebbe?" ha detto Samantha, sembrava incerta su che atteggiamento assumere.
"È che non hai nessun senso dell'equilibrio" ha detto Durante. Aveva questo modo di calcare sulle parole chiave, ma per il resto il suo tono era pacato.
"Come si permette, questo?" ha detto Samantha, rivolta al marito e in parte anche a me e Astrid che assistevamo alla scena. "Ho fatto otto anni di danza classica, io!".
"Non sono serviti" ha detto Durante, sempre in forma di semplice constatazione.
"Scusi tanto, signor maestro" ha detto il marito, alzando la voce. "L'equilibrio non dovrebbe insegnarglielo lei?".
"Ci vorrebbero anni" ha detto Durante. "E non basterebbero, senza una disposizione mentale totalmente diversa".
"Eh?" ha detto il marito, sempre più stizzito. "Allora a cosa servono queste lezioni? Per cosa paghiamo noi?".
"A niente, in questo caso" ha detto Durante. "E non dovete pagarmi".
"Io non ci credo!" ha detto Samantha la sua ormai ex allieva, vibrava di indignazione.
"Mi faccia capire un attimo, signor maestro" ha detto il marito. "Quale sarebbe il problema?".
"L'attenzione" ha detto Durante. "È totalmente incapace di ascoltare dentro di sé, o fuori".
"Ma che stai a dire?" ha detto la tipa. "Ma cccche stttai a ddddire?". Continuava a passarsi una mano tra i capelli, girare su se stessa.
"Che razza di discorsi sono?" ha detto il marito. Come sua moglie e anche me e Astrid, era forse più sconcertato dai modi di Durante che dalle sue parole: dall'apparente candore con cui diceva la verità senza usare nessuno dei filtri della normale cortesia sociale.
"Vale anche per te, naturalmente" ha detto Durante, senza cambiare tono. "Se riuscissi a vederti dal di fuori, con quel telefonino. Non hai smesso un attimo di fare e ricevere chiamate, perché non sei in grado di essere qui".
"Oh, chi ti autorizza a dire 'ste cose?" ha detto il marito. "Chi ti au-to-riz-za-aa?". Agitava avanti e indietro una mano con le dita chiuse, ritto sulle punte dei piedi per essere alla sua altezza d'occhi.
"Ma, voi" ha detto Durante, lo guardava con i suoi occhi grigi. "Non avete chiesto la mia opinione?"

Nessun commento:

Posta un commento