venerdì 20 aprile 2012

gioco e fantasia del Tao - 12

Henry Benke, Totem, Archival Digital Print, 19" x 13.6", 2008.
12. Siamo dunque di fronte a due caratteristiche del gioco: a) che i messaggi o segnali scambiati nel gioco sono in un certo senso non veri o non sono quelli che si hanno in mente; e b) che ciò che viene denotato da questi segnali è inesistente. Queste due caratteristiche si combinano talvolta in modo strano per rovesciare una conclusione raggiunta più sopra, quando è stato affermato che "il mordicchiare giocoso denota il morso, ma non denota ciò che sarebbe denotato dal morso". Vi sono altri esempi in cui si verifica un fenomeno opposto: un uomo sperimenta il terrore soggettivo al grado più intenso quando da uno schermo tridimensionale gli viene scagliata contro una lancia, oppure quando, durante un incubo notturno, precipita a testa in giù da qualche vetta creata dalla sua mente. In quel momento di terrore non si è nemmeno posto il problema della 'realtà', eppure nella sala di proiezione non c'era alcuna lancia, né c'era alcuna rupe nella camera da letto. Le immagini non denotavano ciò che esse sembravano denotare, eppure queste stesse immagini evocavano effettivamente quel terrore che sarebbe stato evocato da una vera lancia o da un vero precipizio. Servendosi di un simile trucco di autocontraddizione, i cineasti di Hollywood sono liberi di presentare a un pubblico puritano una vasta gamma di fantasie pseudosessuali, che altrimenti non sarebbero tollerate. In Davide e Betsabea, Betsabea può essere un legame troilistico fra Davide e Uria. In Hans Christian Andersen, il protagonista entra in scena accompagnato da un ragazzo; tenta di conquistare una donna ma, fallito questo tentativo, torna dal ragazzo. In tutto ciò, naturalmente, non c'è omosessualità, tuttavia la scelta di questi simbolismi è associata in queste fantasie a certe idee emblematiche, concernenti per esempio l'impossibilità senza rimedio di una posizione eterosessuale da parte di un uomo di fronte a certi tipi di donna o a certi tipi di autorità maschile. Insomma, la pseudo-omosessualità della fantasia non indica alcuna omosessualità reale, ma indica ed esprime atteggiamenti che potrebbero accompagnarsi a un'omosessualità reale o alimentare le sue radici eziologiche. I simboli non denotano omosessualità, ma denotano idee per cui l'omosessualità è un simbolo appropriato. Evidentemente è necessario riesaminare la precisa validità semantica delle interpretazioni che lo psichiatra fornisce al paziente e, ancor prima di quest'analisi, sarà necessario esaminare la natura del quadro entro cui queste interpretazioni sono fornite. 

(A Theory of Play and Fantasy, 1954) - 10-11

Nessun commento:

Posta un commento