venerdì 11 maggio 2012

gioco e fantasia del Tao - 17

René Magritte, Calls of peaks, 1942-43
17. Tutto ciò, tuttavia, non chiarisce che cosa s'intenda per 'inquadramento' e che cosa significhi la nozione collegata di 'contesto'. Per chiarire, è bene sottolineare subito che si tratta di concetti psicologici. Per discutere queste nozioni usiamo due specie di analogie: l'analogia fisica della cornice di un quadro e quella più astratta, ma non ancora psicologica, dell'insieme matematico. Nella teoria degli insiemi, i matematici hanno costruito assiomi e teoremi per discutere rigorosamente le implicazioni logiche dell'appartenenza a categorie o «insiemi» non disgiunti. Le relazioni tra insiemi sono di solito illustrate mediante diagrammi in cui gli elementi o membri di un universo più vasto sono rappresentati da punti, e gli insiemi più piccoli sono delimitati da curve immaginarie racchiudenti gli elementi di ciascun insieme; tali diagrammi illustrano dunque un'impostazione topologica della logica della classificazione. Il primo passo nella definizione di un inquadramento psicologico potrebbe essere quello di dire che esso è (o delimita) una classe o insieme di messaggi (o azioni significative). Il gioco di due individui in una certa circostanza si definirebbe allora come l'insieme di tutti i messaggi che essi si scambiano in un periodo limitato di tempo e che sono modificati dal sistema paradossale di premesse che abbiamo descritto. In un diagramma della teoria degli insiemi, questi messaggi potrebbero essere rappresentati mediante punti, e l'« insieme» racchiuso mediante una curva che separerebbe questi punti da altri, rappresentativi di messaggi di non-gioco. Tuttavia l'analogia matematica non regge, poiché l'inquadramento psicologico non è rappresentato in modo soddisfacente da una curva immaginaria: riteniamo che l'inquadramento psicologico abbia in qualche misura un'esistenza reale. In molti casi l'inquadramento è riconosciuto coscientemente ed è addirittura rappresentato nel vocabolario («gioco», «cinema», «colloquio», «lavoro», «lingua», ecc.). In altri casi può non esserci esplicito riferimento verbale, e il soggetto può non esserne conscio. L'analista tuttavia trova che il suo pensiero viene semplificato dall'impiego della nozione di 'cornice' inconscia come principio esplicativo; di solito egli va oltre, e inferisce che essa esiste nell'inconscio del soggetto.
Tuttavia, mentre l'analogia con l'insieme matematico è forse troppo astratta, l'analogia con la cornice del quadro è forse troppo concreta. Il concetto psicologico che stiamo cercando di definire non è né fisico né logico; piuttosto, riteniamo che la cornice fisica reale venga dagli uomini aggiunta ai quadri fisici perché gli esseri umani si muovono più agevolmente in un universo in cui alcune delle loro caratteristiche psicologiche sono esternate. Sono proprio queste caratteristiche che stiamo cercando di discutere, impiegando tale esteriorizzazione come espediente illustrativo.

 (A Theory of Play and Fantasy, 1954) - 13-16

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