martedì 29 maggio 2012

gioco e fantasia del Tao - 18-20


18. Le funzioni e gli usi comuni dell'inquadramento psicologico possono essere ora elencati e illustrati facendo riferimento alle analogie le cui limitazioni sono state indicate nel paragrafo precedente:
a) Gli inquadramenti psicologici sono esclusivi, cioè l'inclusione di certi messaggi (o azioni significative) fa sì che certi altri messaggi ne siano esclusi.
b) Gli inquadramenti psicologici sono inclusivi, cioè l'esclusione di certi messaggi fa sì che certi altri vi siano inclusi.
Dal punto di vista della teoria degli insiemi, queste due funzioni coincidono, ma dal punto di vista della psicologia è necessario elencarle separatamente. La cornice intorno a un quadro, se la si considera come un messaggio inteso a ordinare o organizzare la percezione dell'osservatore, dice: «Bada a ciò che è all'interno e non badare a ciò che è all'esterno». Figura e sfondo, così come questi termini sono usati dagli psicologi della Gestalt, non sono tra loro in relazione simmetrica come l'insieme e il suo complemento nella teoria degli insiemi: la percezione dello sfondo dev' essere positivamente inibita e la percezione della figura (in questo caso, del quadro) dev'essere positivamente esaltata.
c) Gli inquadramenti psicologici sono collegati a ciò che abbiamo chiamato «premesse». La cornice di un quadro dice all'osservatore che nell'interpretare il quadro egli non deve impiegare lo stesso tipo di ragionamento che potrebbe impiegare per interpretare la carta da parati esterna alla cornice. Ovvero, in termini dell'analogia con la teoria degli insiemi, i messaggi racchiusi nella curva immaginaria sono definiti come membri di una classe in quanto essi condividono premesse comuni o godono di mutua rilevanza. Con ciò l'inquadramento stesso diviene parte del sistema delle premesse. O l'inquadramento, come nel caso del gioco, è implicato nella valutazione dei messaggi che contiene, oppure semplicemente assiste la mente dell' osservatore nella comprensione dei messaggi contenuti, ricordandogli che questi messaggi sono mutuamente rilevanti e che i messaggi fuori di quell'inquadramento possono essere ignorati.
d) Nel senso del paragrafo precedente, un inquadramento è metacomunicativo. Qualunque messaggio, che in modo esplicito o implicito definisca un inquadramento, ipso facto fornisce a chi lo riceve istruzioni o assistenza nel suo tentativo di comprenderne i messaggi contenuti.
e) Vale anche !'inverso di d): ogni messaggio metacomunicativo o metalinguistico definisce, in modo esplicito o implicito, l'insieme dei messaggi su cui comunica, cioè ogni messaggio metacomunicativo è, o definisce, un inquadramento psicologico. Ciò ad esempio è molto evidente a proposito di quei piccoli segnali metacomunicativi che sono i segni di punteggiatura in un messaggio scritto, ma vale egualmente per messaggi metacomunicativi complessi quali la definizione che lo psichiatra fornisce della parte terapeutica che egli stesso sostiene: in termini di questa definizione devono essere interpretati i suoi contributi all'intera massa di messaggi scambiati durante la terapia.
f) È necessario considerare la relazione tra inquadramento psicologico e Gestalt percettiva, e qui torna utile l'analogia con la cornice del quadro.


Georges Rouault (1871-1958)
Our Lady of the Fields
circa 1920-1939.
Oil on paper, mounted on canvas. 74.3 × 61.6 cm.
Courtesy of the Dayton Art Institute,Dayton, Ohio
In un dipinto di Rouault o di Blake, delle figure umane e degli altri oggetti rappresentati sono tracciati i contorni: «I savi vedono i contorni e perciò li disegnano". Ma all'esterno di queste linee che delimitano la Gestalt percettiva o «figura», c'è uno sfondo o «fondo» che a sua volta è limitato dalla cornice del quadro.

William Blake (1757–1827)
The Stygian Lake, with the Ireful Sinners Fighting
1824 - 1827
pen, ink and watercolour over pencil
National Gallery of Victoria
Analogamente, nei diagrammi della teoria degli insiemi l'insieme universale, dentro cui sono tracciati gli insiemi minori, è a sua volta racchiuso in una cornice. Questo doppio incorniciamento, crediamo, non è semplicemente una questione di «cornici dentro cornici», ma un'indicazione che i processi mentali somigliano alla logica nell'aver bisogno di una cornice esterna per delimitare lo sfondo contro cui le figure devono essere percepite. Questo bisogno spesso non è soddisfatto, come capita per certe sculture nella vetrina di un robivecchi, ma ciò provoca un senso di disagio. Noi facciamo l'ipotesi che il bisogno di questo limite esterno per lo sfondo sia connesso a una certa inclinazione a evitare i paradossi dell'astrazione. Quando viene definita una classe logica, o una famiglia di oggetti - per esempio la classe delle scatole di fiammiferi -, è necessario delimitare la classe  di oggetti che devono essere esclusi; in questo caso, tutte le cose che non sono scatole di fiammiferi. Ma gli oggetti che devono essere inclusi nell'insieme di sfondo devono essere del medesimo grado di astrazione, cioè dello stesso 'tipo logico', di quelli contenuti nell'insieme stesso. In particolare, se si vogliono evitare paradossi, la 'classe delle scatole di fiammiferi' e la 'classe delle non-scatole di fiammiferi' non devono essere considerate elementi della classe delle non-scatole di fiammiferi (anche se è chiaro che questi due oggetti non sono scatole di fiammiferi). Nessun insieme può essere elemento di se stesso. La cornice del quadro, allora, poiché delimita uno sfondo, è qui considerata come rappresentazione esteriore di un inquadramento psicologico di tipo molto particolare e importante, di una cornice cioè la cui funzione è quella di delimitare un tipo logico. In effetti è questo il significato di ciò che si è detto sopra, che la cornice del quadro è per l'osservatore un'istruzione a non estendere le premesse che vigono tra le figure dentro il quadro alla carta da parati che gli sta dietro. Tuttavia è proprio questo tipo di cornice che fa scaturire il paradosso. La regola per evitare i paradossi esige che gli oggetti esterni a qualunque curva chiusa siano dello stesso tipo logico di quelli interni, ma la cornice del quadro, come si è analizzato sopra, è una linea che separa oggetti di un tipo logico da oggetti di un altro tipo. È interessante osservare di passaggio che non si può enunciare la regola di Russell senza contraddinirla: Russell richiede che tutti gli oggetti di tipo logico inappropriato siano esclusi (mediante una curva immaginaria) dallo sfondo di qualsiasi classe; cioè egli pretende che si tracci una curva immaginaria proprio del tipo che egli vieta.
19. Tutta questa faccenda di cornici e paradossi può essere illustrata in termini di comportamento animale, nel quale si possono riconoscere o dedurre tre tipi di messaggio: a) messaggi della specie che qui chiamiamo segni di umore; b) messaggi che simulano segni di umore (nel gioco, nella minaccia,nell'istrionismo, ecc.); e c) messaggi che permettono al ricevente di distinguere tra segni di umore e gli altri segni che gli somigliano. Il messaggio' Questo è gioco' è del terzo tipo; esso informa il ricevente che certe mordicchiature e altre azioni significative non sono messaggi del primo tipo.
Il messaggio 'Questo è gioco' istituisce dunque un inquadramento del tipo che fa scaturire facilmente un paradosso: è un tentativo di distinguere o di tracciare una linea tra categorie di tipo logico diverso.
20. Questa discussione sul gioco e sugli inquadramenti psicologici instaura una sorta di costellazione (o sistema di relazioni) triadica fra i messaggi. Un esempio di tale costellazione  è stato analizzato al paragrafo ..., tuttavia è evidente che costellazioni di questo tipo non s'incontrano solo a livello non-umano, ma anche nella molto più complessa comunicazione tra esseri umani. Così una fantasia o un mito possono simulare una narrazione enunciativa e per discriminare tra questi due tipi di discorso gli uomini usano messaggi che istituiscono cornici, e così via.

 (A Theory of Play and Fantasy, 1954) - 17

Nessun commento:

Posta un commento