liberamente estratto da:Alessio Medrano era seduto all’aperto in un bar di Milano aspettando le colleghe di lavoro. Queste arrivano, tiratissime, tacco 12, e Alessio, leggermente infastidito, si gira di tre quarti per non vederle.
Passa un ragazzo con le variazioni di Gould e Alessandra commenta: “Solo una musica che è uno stato del silenzio si può riuscire a sentire in mezzo a questo casino del cazzo”.
Alessio si gira istantaneamente e la guarda fisso.
“Pensavi che ero una cretina, vero?” dice Alessandra.
mercoledì 24 novembre 2010
variazioni del Tao: Glenn Herbert Gould
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maestri Tao
la mappa del Tao non è il Tao
La trattazione dei livelli logici nella gerarchia russelliana porta a diverse conseguenze epistemologiche, in particolare alla diversità di livello logico tra descrizione-soggetto descrivente e descritto:
LA MAPPA NON E' IL TERRITORIO E IL NOME NON E' LA COSA DESIGNATA.
Questo principio, reso famoso da Alfred Korzybski, opera a molti livelli. Esso ci ricorda in termini generici che quando pensiamo alle noci di cocco o ai porci, nel cervello non vi sono nè noci di cocco nè porci. Ma in termini più astratti la proposizione di Korzybski asserisce che sempre quando c'è pensiero o percezione oppure comunicazione sulla percezione vi è una trasformazione, una codificazione, tra la cosa comunicata, la "Ding an sich", e la sua comunicazione. Soprattutto, la relazione tra la comunicazione e la misteriosa cosa comunicata tende ad avere la natura di una "classificazione", di un'assegnazione della cosa a una classe. Dare un nome è sempre un classificare e tracciare una mappa è essenzialmente lo stesso che dare un nome.
Tutto sommato, Korzybski parlava da filosofo e cercava di convincere gli altri a disciplinare il loro modo di pensare. Ma era una battaglia perduta in partenza. Quando passiamo ad applicare la sua massima alla storia naturale dei processi mentali umani, la cosa non è più così semplice. Forse la distinzione tra il nome e la cosa designata, o tra la mappa e il territorio, è tracciata in realtà solo dall'emisfero dominante del cervello. L'emisfero simbolico o affettivo, di solito quello destro, è probabilmente incapace di distinguere il nome dalla cosa designata: certo esso non si occupa di questo genere di distinzioni. Accade quindi che certi tipi di comportamento non razionale siano necessariamente presenti nella vita dell'uomo. E' un fatto che noi abbiamo due emisferi, e da questo fatto non possiamo prescindere. E' un fatto che questi due emisferi operino in modo un po' diverso l'uno dall'altro, e non possiamo sfuggire alle complicazioni che questa differenza comporta.
Con l'emisfero dominante possiamo considerare, ad esempio, una bandiera come una sorta di nome del paese o dell'organizzazione che essa rappresenta. Ma l'emisfero destro non fa questa distinzione e considera la bandiera sacramentalmente identica a ciò che essa rappresenta. Così “Old Glory” è gli Stati Uniti: se qualcuno la calpesta, può esserci una reazione di rabbia. E questa rabbia non la si diminuisce spiegando le relazioni tra mappa e territorio. (Dopo tutto chi calpesta la bandiera la identifica a sua volta con ciò che essa rappresenta). Ci saranno sempre e necessariamente moltissime situazioni in cui la reazione non è guidata dalla distinzione logica tra il nome e la cosa designata.
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Struttura che Connette
martedì 23 novembre 2010
fanfara per un Tao comune
Cremated, Ashes scattered scattered in a bower at the Tanglewood Music Center in Berkshire County, Massachusetts |
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Interludio Tao
Indecibilità del Tao
Teorema VI: Ad ogni classe k di formule che sia ω-coerente e ricorsiva corrispondono segni-di-classe ricorsivi r tali che nè vGen(r) nè Neg(vGen(r)) appartengano a Flg(k), dove v è la variabile libera di r.
ovvero:
Tutte le assiomatizzazioni coerenti dell'aritmetica contengono proposizioni indecidibili.
In uno dei più importanti lavori di logica della storia Kurt Gödel nel 1931 dimostrò due teoremi limitativi basati sui Principia Mathematica, ma in realtà validi (...and related systems) per ogni sistema formale sufficientemente potente.
Il primo teorema di incompletezza afferma:
- In ogni teoria matematica T sufficientemente espressiva da contenere l'aritmetica, esiste una formula φ tale che, se T è coerente, allora né φ né la sua negazione Neg(φ) sono dimostrabili in T.
In ogni formalizzazione coerente della matematica che sia sufficientemente potente da poter assiomatizzare la teoria elementare dei numeri naturali — vale a dire, sufficientemente potente da definire la struttura dei numeri naturali dotati delle operazioni di somma e prodotto — è possibile costruire una proposizione sintatticamente corretta che non può essere né dimostrata né confutata all'interno dello stesso sistema.
Il secondo teorema di incompletezza di Gödel, riportato all'inizio, che si dimostra formalizzando una parte della dimostrazione del primo teorema all'interno del sistema stesso, afferma che:
- Sia T una teoria matematica sufficientemente espressiva da contenere l'aritmetica: se T è coerente, non è possibile provare la coerenza di T all'interno di T.
- Nessun sistema coerente può essere utilizzato per dimostrare la sua stessa coerenza.
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GDPs
mercoledì 17 novembre 2010
il Decalogo del Tao
« Sono sempre riluttante nel sottolineare una qualche caratteristica saliente nel lavoro di un grande regista, questo perché può essere un modo di sminuirne la portata. Ma riguardo questo libro di sceneggiature (Decalogo), di Krzysztof Kieślowski e del suo coautore, Krzysztof Piesiewicz, mi pare che non sia fuori luogo osservare che essi hanno la rarissima capacità di drammatizzare le proprie idee piuttosto che semplicemente raccontarle. Esemplificando i concetti attraverso l'azione drammatica della storia essi acquisiscono il potere aggiuntivo di permettere al pubblico di scoprire quello che sta realmente accadendo piuttosto che semplicemente seguire un racconto. Riescono in tale compito con una tale abbagliante abilità, che non riesci a renderti coscientemente conto delle idee che si materializzano nella mente fino a che queste non hanno già raggiunto da tempo il profondo del tuo cuore.»
Stanley KubrickK.K. era in Francia e stava facendo un provino ad un’attrice che gli racconta questo fatto:
anni prima stava male, era distrutta, a un passo dal suicidio...una mattina esce fuori di casa, a Parigi, e mentre cammina si accorge che dall’altra parte della strada c’è Marcel Marceau, il più grande mimo mai esistito, che se ne stà andando per i fatti suoi...a un tratto Marceau gli getta uno sguardo, solo uno sguardo brevissimo, giusto un istante...lei racconta a Kieslowski che quello sguardo gli ha salvato la vita, non si è più ammazzata solo per quello sguardo...chiaro che uno sguardo di Marceau non è proprio uno sguardo qualunque, però non è questo il punto...
il punto è quello che dice Kieslowski, con cui lei è ben d’accordo, cioè che forse il significato di tutta la vita di Marceau, della sua nascita, del perché è venuto al mondo, era per fare quello sguardo, quell’unico attimo, per salvare quella vita…
anni prima stava male, era distrutta, a un passo dal suicidio...una mattina esce fuori di casa, a Parigi, e mentre cammina si accorge che dall’altra parte della strada c’è Marcel Marceau, il più grande mimo mai esistito, che se ne stà andando per i fatti suoi...a un tratto Marceau gli getta uno sguardo, solo uno sguardo brevissimo, giusto un istante...lei racconta a Kieslowski che quello sguardo gli ha salvato la vita, non si è più ammazzata solo per quello sguardo...chiaro che uno sguardo di Marceau non è proprio uno sguardo qualunque, però non è questo il punto...
il punto è quello che dice Kieslowski, con cui lei è ben d’accordo, cioè che forse il significato di tutta la vita di Marceau, della sua nascita, del perché è venuto al mondo, era per fare quello sguardo, quell’unico attimo, per salvare quella vita…
Powazki Cemetery, Warsaw |
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maestri Tao
limiti del Tao
In qualsiasi tipo di sistema (fisico, biologico, artificiale, concettuale, mentale, vivente, naturale) data una variabile di stato o di processo, o la relazione entrata-uscita, la sua variazione sarà sempre limitata in funzione di un'altra variabile da cui dipende. In altre parole, nessuna variabile di sistema o di processo può tendere all'infinito indefinitivamente e sarà sempre - necessariamente - limitata.
Un esempio caratteristico è la relazione entrata/uscita del tipo:
Un esempio caratteristico è la relazione entrata/uscita del tipo:
relazione ingresso-uscita di un sistema generico |
Nella parte I si è supposto che il sistema sia lineare - se non lo è si può sempre riportare come lineare nel grafico trasformando l'asse dell'uscita - ad esempio se la variabile è esponenziale si riporta il logaritmo della variabile. All'inizio della parte II la variabile entra in una situazione detta di saturazione, dove perde la linearità e diventa sub-lineare. Nella parte III, per alti valori relativi dell'ingresso l'uscita subisce delle oscillazioni per arrivare fino alla distruzione del sistema.
IN BIOLOGIA (e non solo) NON ESISTONO VALORI MONOTONI
Un valore monotòno è un valore che o cresce sempre o decresce sempre. La sua curva non serpeggia, cioè non passa mai da un aumento a una diminuzione o viceversa. Sostanze, cose, strutture o successioni di esperienze desiderate che sono in un certo senso 'buone' per l'organismo - regimi alimentari, condizioni di vita, temperatura, divertimenti, sesso e così via -, non sono mai tali che una quantità maggiore di esse sia sempre meglio che una quantità minore. Al contrario, per tutti gli oggetti e le esperienze esiste sempre una quantità con un valore ottimale; al di sopra di essa la variabile diventa tossica, scendere al di sotto di quel valore significa subire una privazione.
Questa caratteristica dei valori biologici non si riscontra nel denaro. Il denaro ha sempre un valore transitivo: più denaro è presumibilmente sempre meglio che meno denaro; per esempio mille e un dollaro sono preferibili a mille dollari. Per i valori biologici le cose non stanno così: più calcio non è sempre meglio che meno calcio. Vi è una quantità ottimale di calcio di cui un dato organismo può aver bisogno nella sua dieta: al di sopra di essa il calcio diventa tossico. Analogamente, per l'ossigeno che respiriamo, per i cibi o per le componenti di una dieta e probabilmente per tutti gli elementi presenti in una relazione, il troppo è nemico del bene. Si può anche soffrire per troppa psicoterapia. Una relazione senza conflitti è noiosa, una relazione con troppi conflitti è tossica: ciò che è desiderabile è una relazione con una quantità ottimale di conflitti. Perfino il denaro, considerato non in sè, ma nei suoi effetti su chi lo possiede, può forse, oltre un certo limite, risultare tossico. In ogni caso, la filosofia del denaro, l'insieme dei presupposti secondo cui quanto più denaro si ha tanto meglio è, è del tutto antibiologica. Nondimeno, pare che questa filosofia possa essere insegnata a cose viventi
Questa caratteristica dei valori biologici non si riscontra nel denaro. Il denaro ha sempre un valore transitivo: più denaro è presumibilmente sempre meglio che meno denaro; per esempio mille e un dollaro sono preferibili a mille dollari. Per i valori biologici le cose non stanno così: più calcio non è sempre meglio che meno calcio. Vi è una quantità ottimale di calcio di cui un dato organismo può aver bisogno nella sua dieta: al di sopra di essa il calcio diventa tossico. Analogamente, per l'ossigeno che respiriamo, per i cibi o per le componenti di una dieta e probabilmente per tutti gli elementi presenti in una relazione, il troppo è nemico del bene. Si può anche soffrire per troppa psicoterapia. Una relazione senza conflitti è noiosa, una relazione con troppi conflitti è tossica: ciò che è desiderabile è una relazione con una quantità ottimale di conflitti. Perfino il denaro, considerato non in sè, ma nei suoi effetti su chi lo possiede, può forse, oltre un certo limite, risultare tossico. In ogni caso, la filosofia del denaro, l'insieme dei presupposti secondo cui quanto più denaro si ha tanto meglio è, è del tutto antibiologica. Nondimeno, pare che questa filosofia possa essere insegnata a cose viventi
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martedì 16 novembre 2010
i Luoghi del Tao: la montagna sacra
Machapuchare (o Machchapuchchare) è il nome di una montagna nell'Himalaia nepalese, alta circa 6997 metri; si erge di fronte alla città di Pokhara, ed è sacra per i locali. Per la sua forma slanciata che ricorda il Cervino nelle Alpi ed il panorama nel gruppo dell'Annapurna in cui si inserisce è considerata una delle più spettacolari e belle al mondo.
Nessun alpinista, individualmente o in spedizione, ha mai raggiunto la sommità del Machapuchare fino ad oggi. L'unico tentativo documentato risale al 1957, quando l'alpinista inglese Wilfrid Noyce si fermò a 50 m dalla vetta per rispetto alle tradizioni locali. Da allora, la montagna è stata dichiarata sacra e interdetta agli alpinisti. Sembra però che la vetta sia stata scalata illegalmente dall'alpinista neozelandese Bill Denz negli anni ottanta, classificandolo senza dubbio nella categoria degli idioti.
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