martedì 16 novembre 2010

Tao livello 3 e superiori: Epistemologia del Tao


Nella osservazione e descrizione dei sistemi complessi, che compongono tutti  i sistemi viventi  e le interazioni tra di loro e con l'ambiente, al disopra del livello 3 - biologia - le credenze e la "visione del mondo" del soggetto osservatore/descrittore cominciano a divenire importanti e devono essere es-plicitate nell'osservazione/descrizione che esso fa. In particolare nel movimento cibernetico - secondo cibernetico - postcibernetico è essenziale specificare  l'epistemologia utilizzata, dando luogo ad una vera e propria epistemologia della complessità. Tradizionalmente l'epistemologia è quella branca della filosofia che si occupa delle condizioni sotto le quali si può avere conoscenza scientifica e dei metodi per raggiungere tale conoscenza, come suggerito dal termine, il quale deriva dall'unione delle parole greche episteme ("conoscenza certa", ossia "scienza") e logos (discorso). In generale, come tale, viene inclusa come una parte, se non completamente identificata, con la filosofia della scienza, la disciplina che si occupa dei fondamenti delle diverse discipline scientifiche.
Nella cultura anglosassone il concetto di epistemologia è usato come sinonimo di gnoseologia o teoria della conoscenza, la disciplina che si occupa dello studio della conoscenza in generale.
Gregory Bateson ha ampiamento ribadito la centralità dell'epistemologia in ogni settore che voglia definirsi scientifico; nella sua definizione:
 
EPISTEMOLOGIA: Combinazione di un ramo della scienza con un ramo della filosofia. Come scienza, l'epistemologia studia come gli organismi particolari o gli aggregati di organismi "conoscono, pensano e decidono". Come filosofia, l'epistemologia studia i limiti necessari e le altre caratteristiche dei processi di conoscenza, pensiero e decisione.

e nelle sue parole:

"Warren McCulloch soleva dire che chi pretende di avere una conoscenza diretta, cioè di non avere un'epistemologia, ha in realtà una cattiva epistemologia. [...]

Definisco dunque l'Epistemologia come la scienza che studia il processo del conoscere, l'interazione tra la capacità di rispondere alle differenze da una parte e, dall'altra, il mondo materiale in cui queste differenze in qualche modo hanno origine.
...
Vi è una definizione più tradizionale, secondo la quale l'epistemologia è semplicemente lo studio filosofico di come sia possibile conoscere. Io preferisco la mia definizione - come di fatto si conosce - perché inquadra la Creatura nella più ampia totalità, ... e perché con la mia definizione l'Epistemologia viene decisamente identificata con lo studio dei fenomeni che si manifestano su un'interfaccia e con una branca della storia naturale. [...]"
  












La necessità di rendere esplicita la propria epistemologia - ovvero i propri presupposti sul mondo - dipende dal livello di osservazione. Se un microbiologo osserva lo sviluppo di un brodo di coltura sembra non necessario, ma già a livello di un entomologo che osserva una colonia di formiche boliviane o a livello di etologia, lo studio del comportamento animale nel suo ambiente naturale, diventa necessario, per non parlare di interazioni con i propri simili, come a livello di setting di psicoterapia.

La visione del mondo - cioè l'epistemologia latente e in parte "inconscia" - generata dall'insieme di queste idee è superata da tre diversi punti di vista: a) Dal punto di vista pragmatico è chiaro che queste premesse e i loro corollari portano all'avidità, a un mostruoso eccesso di crescita, alla guerra, alla tirannide e all'inquinamento. In questo senso, le "nostre" premesse si dimostrano false ogni giorno, e di ciò gli studenti si rendono in parte conto.
b) Dal punto di vista "intellettuale", queste premesse sono obsolete in quanto la teoria dei sistemi, la cibernetica, la medicina olistica, l'ecologia e la psicologia della "Gestalt" offrono modi manifestamente migliori di comprendere il mondo della biologia e del comportamento.
c) Come base per la "religione" le premesse che ho menzionato divennero
"chiaramente intollerabili e quindi obsolete" circa un secolo fa. Dopo l'avvento dell'evoluzione darwiniana, ciò fu espresso in modo piuttosto chiaro da pensatori come Samuel Butler e il principe Kropotkin. Ma già nel Settecento William Blake capì che la filosofia di Locke e di Newton poteva generare solo  “tenebrosi mulini satanici”.

La tesi platonica del libro è appunto che l'epistemologia è una metascienza indivisibile e integrata il cui oggetto è il mondo dell'evoluzione, del pensiero, dell'adattamento, dell'embriologia e della genetica: la scienza della mente nel senso più ampio del termine. Confrontare questi fenomeni (confrontare il pensiero con l'evoluzione e l'epigenesi con entrambi) è il "modo di ricerca" della scienza detta epistemologia

Cominc a sembrarmi che le idee antiquate e tuttora radicate sull'epistemologia, in particolare su quella umana, fossero il riflesso di una fisica sorpassata e contrastassero in modo curioso con il poco che sappiamo, o co ci sembra, sulle cose viventi. Era come se si pensasse che i membri della specie 'uomo' fossero totalmente unici e totalmente materiali sullo sfondo di un universo vivente generico (anzichè‚ unico) e spirituale (anzichè‚ materiale).

In ciò che viene presentato in questo libro, il posto della struttura gerarchica della Grande Catena dell'Essere verrà preso dalla struttura gerarchica del pensiero, che Bertrand Russell ha chiamato "gerarchia dei tipi logici", e si tenterà di proporre una sacra unità della biosfera che contenga meno errori epistemologici delle versioni che di essa sono state presentate dalle varie religioni storiche. L'importante è che, giusta o sbagliata, questa epistemologia sarà "esplicita". Sarà così possibile criticarla in modo altrettanto esplicito.












"In primo luogo, vorrei che vi uniste a me in un piccolo esperimento. Lasciate che vi chieda per alzata di mano. Quanti di voi saranno d'accordo che mi vedete? Vedo una serie di mani alzate-quindi credo che la pazzia ama la compagnia. Naturalmente, non è "veramente" che mi vediete. Quello che "vedete" è un mucchio di pezzi di informazioni su di me, che si sintetizzano in una immagine fotografica di me. Fate quell'immagine. E 'così semplice.
La proposizione "io ti vedo" o "tu mi vedi" è una proposizione che contiene in sé ciò che io chiamo "epistemologia". Esso contiene al suo interno ipotesi su come si ottiene in-formazione, che tipo di informazioni sono, e così via. Quando dite che "mi vedete" e avete alzato la mano in modo innocente, voi avete di fatto concordato su alcune proposizioni circa la natura della conoscenza e la natura dell'universo in cui viviamo e come sappiamo su di esso.
Sosterrò che molte di queste proposizioni capitano di essere false, anche se tutti noi le condividiamo. In caso di tali proposizioni epistemologiche, l'errore non è facilmente riconoscibile e non viene punito molto rapidamente. Tu e io siamo in grado di andare avanti nel mondo e volare alle Hawaii e leggere documenti sulla psichiatria e trovare i nostri luoghi intorno a queste tabelle e in generale funzionare ragionevolmente come esseri umani, a dispetto di errore molto profondo. Le premesse erronee, infatti, funzionano.
D'altra parte, le premesse funzionano solo fino ad un certo limite, e, in alcune fasi o in determinate circostanze, se si portano avanti gravi errori epistemologici, vi accorgerete che non funzionano più. A questo punto si scopre con orrore che è estremamente difficile liberarsi dell'errore, che è appiccicoso. E come se avessi toccato il miele. Come con il miele, la falsificazione aggira, e ogni cosa con cui si prova a pulirlo diventa appiccicoso, e le  vostre mani rimangono ancora appiccicose."


(Patologie dell'epistemologia) 

Bateson afferma che l’unità fondamentale dell’evoluzione non è l’organismo o la specie, ma l’organismo-più-l’ambiente (cioè, la mente). Egli chiama questa teoria un’epistemologia cibernetica:
 
«La mente individuale è immanente, ma non solo nel corpo; essa è immanente anche in canali e messaggi esterni al corpo, e vi è una più vasta mente di cui la mente individuale è solo un sottosistema. Questa più vasta mente è paragonabile a Dio, ed è forse ciò che alcuni intendono per ‘Dio’, ma essa è ancora immanente nel sistema sociale totale interconnesso e nell’ecologia planetaria».

 (Forma, sostanza e differenza)













Il termine epistemologia fu utilizzato da Bateson in molti modi:

"G. Bateson fu il primo a stimolare l’attenzione dei terapisti familiari per l’epistemologia e il suo lavoro ha rappresentato il punto di partenza di tutte le elaborazioni successive. Bateson  ha insistito a lungo sul fatto che l’epistemologia è essenziale per la costruzione di una scienza coerente del mondo vivente, e l’ha quindi applicata ad una vasta gamma di materie, incluse la biologia, l’ecologia, la psicoterapia, l’apprendimento, la psicopatologia, la cibernetica, la teoria dei sistemi, e la programmazione umana. Gli scritti di Bateson, però, non sono di facile comprensione, anche perché egli ha usato la parola epistemologia con almeno cinque significati diversi.

1. L ‘epistemologia come teoria della conoscenza.

 I filosofi definiscono l’epistemologia come lo studio della teoria della conoscenza. Per loro l’epistemologia è quel ramo della filosofia che indaga le origini, la struttura, i metodi e la validità della conoscenza. Bateson, però, ha usato il termine «epistemologia» per indicare cose ben diverse da questa. Ci sembra che egli le abbia attribuito in differenti occasioni almeno altri quattro significati: a) paradigma o Weltanschauung; b) cosmologia biologica; c) scienza; e d) premesse fondamentali che sottendono il comportamento di un organismo.

2. L’epistemologia come paradigma.

Sebbene sia probabilmente il meno importante tra i significati attribuiti da Bateson al termine «epistemologia», è anche quello divenuto più popolare nel campo della terapia familiare. Sentiamo così parlare di epistemologia lineare (Auerswald, 1972; Hoffman, 1981; Keeney, 1979a), convenzionale (Bateson, 1976), realistica o «cosale» (Bateson, 1976); dualistica (Bateson, 1972; Dell; Goolishian, 1981); circolare (Hoffman, 1981); cibernetica (Bateson, 1972; Keeney, 1982b, 1983), sistemica (Colapinto, 1979; Dell, 1982; Selvini Palazzoli, Boscolo, Cecchin e Prata, 1980), ecologica (Auerswald, 1972). ecosistemica (Keeney, 1979a, l982a; Wilder, 1980; Wilder & Wilson, 1976), evoluzionistica (Dell & Goolishian, 1981), aristotelica (Dell, 1980a; Scheflen, 1978), newtoniana (Dell, 1980b; Keeney, 1982b), posteinsteiniana (Scheflen, 1978), moderna (Guntern, 1981), di epistemologia del potere (Bateson, 1972i), di epistemologia del modello (Dell, 1980; Scheflen, 1978), di epistemologia delle forme comportamentali (Scheflen, 1978), di epistemologia delle emozioni (Scheflen, 1978), di epistemologia dei caratteri (Scheflen, 1978), di epistemologia centrata sugli eventi (Scheflen, 1978), di epistemologia centrata sulle persone (Scheflen, 1978), di epistemologia orientata sull’individuo (Colapinto, 1979), di epistemologia familiare (Dell, 1980b), di epistemologia dei sistemi aperti (Allman, 1982), di epistemologia medica (Colapinto, 1979), di epistemologia mente-corpo (Colapinto, 1979), di epistemologia psicoanalitica (Colapinto, 1979), e perfino di epistemologia britannica (Colapinto, 1979). Bateson non è mai stato esplicito su cosa fosse e cosa non fosse per lui «un’epistemologia». Presumibilmente «un epistemologia» (nel senso di paradigma) fornisce una grammatica della realtà, specifica in che modo debbano essere punteggiati gli oggetti e gli eventi del mondo. Scheflen suggerisce che, mentre un paradigma è «un corpo di teorie, metodi e descrizioni che riguardano un fenomeno particolare», «un’epistemologia è qualcosa di più ampio, poiché rappresenta un modo di pensare tutti i fenomeni, la totalità della natura». Qualunque sia la definizione adeguata di «epistemologia», ci sembra probabile che i terapisti familiari abbiano spesso usato questo termine laddove sarebbe stato forse più modesto ad anche più corretto quello di «teoria».

3. L’epistemologia come cosmologia biologica.

Il terzo significato attribuito da Bateson alla parola «epistemologia» è estremamente audace. Egli ha ritenuto la propria cosmologia biologica l’unica epistemologia adeguata al mondo vivente. Bateson inizia con la domanda: «Qual è la struttura che connette tutte le creature viventi?» e conclude che la risposta è: «l’epistemologia». Secondo Bateson, tutte le creature viventi sono connesse da, e costituiscono l’universo epistemologico. Egli credeva nell’esistenza di una «sacra unità della biosfera» (16) dotata delle proprietà della mente.

Bateson  precisa sei criteri di mente:
(a) « Una mente è un aggregato di parti o componenti interagenti»

(b) «L’interazione tra le parti della mente è attivata dalla differenza»
(c)«Il processo mentale richiede una energia collaterale»
(d) «Il processo mentale richiede catene di determinazione circolari (o più complesse)»
(e) «Nel processo mentale gli effetti della differenza devono essere considerati come trasformati (cioè versioni codificate) della differenza che li ha preceduti»
(f) «La descrizione e classificazione di questi processi di trasformazione rivelano una gerarchia di tipi logici immanenti ai fenomeni».

Bateson afferma che qualunque sistema che soddisfi tutti i criteri di mente è intrinsecamente epistemologico. E’ in tal senso che egli sostiene che la Creatura, il mondo del vivente, costituisce una mente coerente e organizzata che elabora le informazioni, La totalità della Creatura (l’ecologia planetaria) e ciascuna delle sue componenti (organismo individuale, sistemi interattivi, ecosistemi, etc.) sono dotati di processi mentali. La Creatura, in tutte le sue manifestazioni, è mente. Perciò Bateson insiste sul fatto che la caratteristica fondamentale dei sistemi viventi è che essi possiedono la capacità di conoscere, pensare e decidere. Convinto che il mondo della Creatura sia intrinsecamente epistemologico, Bateson dà la sua unica possibile risposta ad un quesito filosofico fondamentale affermando che il conoscere di ogni singolo organismo è «una piccola parte di un più ampio conoscere integrato che tiene unita l’intera biosfera o creazione». Quindi, per Bateson biologia ed ecologia sono epistemologia; tutto ciò che vive è, nella sua essenza, mentale ed epistemologico.

4. L ‘epistemologia come scienza.

Il quarto significato attribuito da Bateson al termine «epistemologia» è quello dì scienza — in particolare, un ramo della storia naturale. Egli dichiara che la scienza epistemologica è «lo studio di come un particolare organismo o aggregato di organismi, conosce, pensa e decide». Egli sottolinea come gli organismi viventi non ottengano informazioni oggettive sul mondo che li circonda. Gli esperimenti di Adelbert Ames che dimostravano con tanta efficacia come i nostri sensi possano essere ingannati, lo avevano convinto dell’impossibilità dell’oggettività. Era certo che nessuno potesse mai conoscere la ding an sich (la cosa in se). Di conseguenza, per lui, un requisito fondamentale della scienza epistemologica era che essa fosse in grado di descrivere e spiegare adeguatamente l’impossibilità dell’oggettività. Bateson fu notevolmente influenzato dalle importanti ricerche sulla percezione condotte nel laboratorio di Warren McCulloch e soprattutto dal fatto che le strutture neurofisiologiche sembravano costituire il meccanismo che impediva la trasmissione di informazioni oggettive all’osservatore. Comunque Bateson sostenne che l’indagine di tali processi epistemologici rappresentava il campo della scienza. Infatti l’epistemologia è la scienza fondamentale e il principio cardine di tutti i fenomeni biologici. E’ «una metascienza indivisibile e integrata il cui oggetto è il mondo dell’evoluzione, del pensiero, dell’adattamento, dell’embriologia e della genetica».

5. L'epistemologia come struttura del carattere.

 Bateson afferma che la struttura del carattere costituisce l’epistemologia personale di ciascuno. Questo non solo è, dal punto di vista clinico, il più interessante tra i significati attribuiti da Bateson al termine «epistemologia», ma è anche quello che ci dice di più sul suo progetto complessivo, poiché ci indica «la via non percorsa» del pensiero di Bateson. Nel suo articolo ormai classico «La cibernetica dell’io: una teoria dell’alcolismo», Bateson descrive la relazione tra epistemologia (ciò lo studio di come conosciamo ciò che conosciamo) e ontologia (cioè lo studio della natura dell’essere). L’ontologia, egli afferma, ha a che vedere con «i problemi di come sono le cose, che cos’è una persona e che genere di mondo è questo». Si tratta di una definizione informale ma adeguata di ontologia, mentre la sua definizione di epistemologia è di tutt’altro tipo. Bateson infatti sostiene che quest’ultima riguarda il problema di «come noi conosciamo che genere di mondo è questo e che genere di creature siamo noi che possiamo conoscere qualcosa (o forse niente) di tali questioni».  Il problema «che genere di creature siamo noi» è certamente rilevante per l’indagine epistemologica, ma resta comunque una questione ontologica (riguarda cioè lo studio dell’essere umano). La descrizione che Bateson fa dell’epistemologia finisce per espropriare un territorio che in realtà appartiene all’ontologia.

Bateson asserisce che la struttura del carattere dovrebbe essere intesa come «un insieme di ipotesi o premesse abituali e, in particolare, che essa è «una trama di premesse epistemologiche e ontologiche» che determina il modo in cui una persona comprende il mondo circostante e si mette in relazione con esso:
«Nella storia naturale dell’essere umano, ontologia ed epistemologia non possono essere separate. Le sue convinzioni (di solito inconsce) sul mondo che lo circonda (cioè, le sue premesse ontologiche) determineranno il suo modo di vederlo (cioè, le sue premesse epistemologiche) e di agirvi, e questo suo modo di percepire e di agire (cioè le sue premesse epistemologiche) determinerà le sue convinzioni sulla natura del mondo (cioè, le sue premesse ontologiche). L’uomo vivente è quindi imprigionato in una trama di premesse epistemologiche e ontologiche. E’ scomodo far sempre riferimento all’epistemologia e all’ontologia insieme, e d’altronde è errato pensare che esse si possano separare nell’ambito della storia naturale... Pertanto in questo saggio impiegherò il termine unico «epistemologia» per designare entrambi gli aspetti della trama di premesse che reggono l’adattamento (e il disadattamento) all’ambiente umano e fisico».
Questa citazione è significativa perché mette in luce quali siano i parametri di Bateson. Asserendo che l’epistemologia è inseparabile dall’ontologia, egli sfuma di nuovo i confini tra due campi di studio diversi (anche se correlati). Inoltre, decidendo di indicare sia l’epistemologia che l’ontologia con il termine unico di «epistemologia», assegna indubbiamente a quest’ultima una priorità. L’ontologia quindi, rappresenta «la strada non percorsa» nel pensiero di Bateson. Dalla sua scelta di concentrare l’attenzione esclusivamente sull’epistemologia deriva, a mio giudizio, la caratteristica di profondità e, insieme, di oscurità di molti dei suoi scritti.
Per Bateson quasi tutto è epistemologia. E’ con questo termine che definisce la sua cosmologia del mondo vivente. Inoltre, egli insiste nel dire che le diverse scienze del vivente rientrano in una metascienza, l’epistemologia, e che la struttura del carattere di un organismo vivente costituisce in realtà la sua personale epistemologia. Sembra quindi che nella visione del mondo di Bateson ci sia poco posto per qualcosa di diverso dell’epistemologia. Come un buco nero, essa attrae e divora tutto quello che le si avvicina. Questo ha avuto, secondo me, due conseguenze fondamentali per la teoria batesoniana; prima di tutto, la presenza di una cosmologia etichettata come «epistemologia» e poi, cosa ancora più significativa, l’assenza di un’ontologia. La mancanza di questa base ontologica indebolisce notevolmente i tentativi di Bateson di definire il concetto di errore epistemologico (concetto che io ritengo di enorme valore).

Mentre Scheflen sosteneva che le epistemologie non sono né vere né false, Bateson affermò ripetutamente che un’epistemologia può essere falsa. Negli ultimi dieci o quindici anni di vita, egli parlò spesso di errori epistemologici e di epistemologie scorrette. «Ogni errore, dice Bateson, propone una patologia». In altre parole, Bateson riteneva che la patologia umana fosse sostanzialmente basata su errori epistemologici, ad esempio, (a) la fiducia nell’obiettività, (b) l’intraprendere azioni che ignorano la circolarità di un sistema e (c) il tentativo di controllare una parte del sistema a cui apparteniamo (ad es., l’ecologia locale, la nostra rete di amicizie, la nostra famiglia e perfino noi stessi). Bateson era particolarmente infastidito dall’uso del potere. Egli insisteva nel dire che l’uso del potere per imporre il controllo rappresentava una forma particolarmente pericolosa e antiecologica di «follia epistemologica»: «Non esiste campo in cui le false premesse sulla natura del sé e del suo rapporto con gli altri possano produrre con più certezza distruzione ed orrore di quello delle idee sul controllo».
Quando Bateson afferma che certe modalità di pensiero o di azione sono sbagliate, non intende dire semplicemente che contrastano con le sue vedute, ma che contrastano con il mondo così come esso è. In altre parole, le asserzioni di Bateson sugli errori epistemologici sono in effetti asserzioni su come il mondo è, ed implicano, quindi, un’ontologia. Credo che questa sia la lacuna maggiore nel pensiero di Bateson. La sua cosmologia descrive il mondo biologico come una mente ecosistemica, ma egli non sviluppa questa sua ontologia, nè spiega come mai il mondo debba necessariamente assumere forma sistemica.

Quali circostanze fanno sì che il mondo della Creatura acquisti le caratteristiche di una mente? Come mai il mondo è organizzato in termini di causalità circolare? Che cosa c’è nella natura delle cose che rende irraggiungibile l’obiettività? Che cosa rende impossibile il controllo (a parte la cosmologia di Bateson)? Come accade che il mondo sia quale è? Sono tutte domande a cui Bateson non può rispondere nell’ambito della sua epistemologia (cosmologia) di una mente ecosistemica. Tutti i suoi argomenti restano tautologici e un tantino mistici, poiché egli giustifica la sua epistemologia nei termini della sua epistemologia. Gli manca un ontologia su cui fondare le proprie asserzioni. Senza di essa, il progetto epistemologico di Bateson raggiunge risultati inferiori a quelli che avrebbe potuto; rimane incompleto. Ed è un peccato, perché i problemi affrontati da Bateson nel corso di tanti anni sono di importanza cruciale per la psicoterapia. I terapisti familiari lo hanno riconosciuto, ma in qualche modo sono diventati eredi della sua stessa mancanza di chiarezza.

Bisogna infine ricordare — ed è sorprendente quanto spesso venga dimenticato —che Bateson parla da biologo e non da filosofo. I suoi scritti rappresentano un tentativo, durato tutta la vita, di indagare sulle implicazioni della nostra esistenza di creature viventi inseparabili dal nostro ecosistema."

tratto da: P. F. Dell Bateson e Maturana: verso una fondazione biologica delle scienze sociali
Terapia familiare, N. 21 Luglio 1986, p.35-60
Journal of Marital and Family Therapy, Vol. 11, n. 1,1985.

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