martedì 27 settembre 2011

MeTA(O)logo: e allora? questo Tao?

"O, reason not the need: our basest beggars Are in the poorest things superfluous: Allow not nature more than nature needs, Man's life is cheap as beast's".

Oh, non calcolatemi il bisogno
I nostri mendicanti più meschini
nella cosa più povera hanno il superfluo;
negate alla natura più del suo bisogno
e la vita dell'uomo è vile quanto quella di una bestia.
Shakespeare, "King Lear", II, 4.

Figlia. E allora? Ci parli di quattro o cinque importanti presupposti e di grandi sistemi stocastici; e partendo di lì noi dovremmo immaginare come "è" il mondo? Ma...
Padre. No, no. Ti ho anche parlato dei limiti dell'immaginazione. Dovresti quindi sapere che non puoi immaginare il mondo come "è". (Perchè‚ poi sottolineare questa paroletta?). E ti ho parlato del potere di autoconvalida delle idee: ti ho detto che il mondo in parte diviene - viene ad essere - come è immaginato.
F. E questa sarebbe l'evoluzione? Questo continuo muoversi e fluire delle idee per mettere d'accordo tutte le idee? Ma non sarà mai possibile.
P. Sì, è vero. Tutto si muove e ruota intorno alle verità. “Cinque più sette continuerà a far dodici”. Nel mondo delle idee, i numeri continueranno ad essere in contrapposizione con le quantità. Probabilmente la gente continuerà a usare i "numerali" come nomi sia per le quantità sia per i numeri. E continuerà a lasciarsi fuorviare dalle proprie cattive abitudini, e così via. Però, sì, la tua immagine dell'evoluzione è esatta. E ciò che Darwin chiamava “selezione naturale” è l'affiorare della tautologia o presupposto secondo cui ciò che resta vero più a lungo resta appunto vero più a lungo di ciò che non resta vero altrettanto a lungo.
F. Sì, lo so che ti piace declamare questa frase. Ma le verità restano vere per sempre? E queste cose che tu chiami "verità" sono tutte tautologiche?
P. Piano, piano. Ci sono almeno tre domande, tutte legate fra loro. Al tempo. Primo, "no". Le nostre opinioni sulle verità possono benissimo cambiare. Secondo, se le verità che sant'Agostino chiamava verità "eterne" siano vere per sempre a prescindere dalle nostre opinioni, questo io non posso saperlo.
F. Ma puoi "sapere" se è tutto tautologico?
P. No, naturalmente. Ma una volta fatta la domanda, non posso evitare di avere un'opinione.
F. Allora, lo è?
P. Lo è che cosa? F. Tautologico?
P. E va bene. La mia opinione è che la Creatura, il mondo dei processi mentali, è sia tautologica sia ecologica. Voglio dire che è una tautologia capace di guarire lentamente da sola. Se la si lascia stare, qualunque ampia porzione di Creatura tende a stabilizzarsi verso la tautologia, cioè verso una "coerenza interna" di idee e di processi. Ma ogni tanto la coerenza si lacera, la tautologia si infrange come la superficie di uno stagno quando vi si getta un sasso. Poi, lentamente ma immediatamente, la tautologia comincia a guarire. E la guarigione può essere spietata: nel corso di questo processo possono venire sterminate intere specie.
F. Ma, papà, potresti derivare la coerenza dall'idea che essa ricomincia sempre a guarire.
P. Ecco dunque, la tautologia non è infranta, è solo spinta al livello di astrazione successivo, al successivo tipo logico. Ecco.
F. Ma quanti livelli ci sono?
P. No, questo non posso saperlo. Non posso sapere né se si tratti in ultima analisi di una tautologia né quanti livelli logici possegga. Io mi ci trovo dentro e perciò non posso conoscere i suoi limiti esterni - ammesso che ne abbia.
F. Mi pare deprimente. Ma il punto della faccenda qual è?
P. No, no: se tu fossi innamorata non faresti questa domanda.
F. Vuoi dire che è l'amore?
P. Ma no. Il mio no era un commento alla tua domanda, non una risposta. E' una domanda che va bene per un industriale occidentale e per un ingegnere. Tutto questo libro riguarda appunto l'errore insito nella tua domanda.
F. Questo nel libro non l'hai mai detto.
P. Ci sono milioni di cose che non ho mai detto. Ma risponderò alla tua domanda: possiede milioni - un numero infinito - di “punti”, come li chiami tu.
F. Ma allora è come se non ne avesse nessuno... Papà, è una sfera?
P. Ma sì, come metafora può andare. Una sfera multidimensionale, forse.
F. Mmm... una tautologia che guarisce da sola, che è anche una sfera, una sfera multidimensionale.
F. E a questo punto?
P. Ma ti ripeto che non c'è un “questo punto”. Milioni di punti o nessuno.
F. E allora perchè‚ scrivere questo libro?
P. E' diverso. Questo libro, o tu e io che parliamo, eccetera... questi sono soltanto pezzetti del più grande universo. La tautologia complessiva che guarisce da sola non ha 'punti' che tu possa contare. Ma quando la suddividi in tanti pezzetti, la cosa è diversa. Quando l'universo viene dissezionato compare il 'fine'. Quello che Paley chiamava “disegno” e Darwin chiamava “adattamento”.
F. Un prodotto della dissezione e basta? Ma a che serve la dissezione? Tutto questo libro è una dissezione. A che serve?
P. Sì, in parte è una dissezione, in parte è una sintesi. E penso che a un macroscopio abbastanza grosso nessuna idea può essere sbagliata, nessuna finalità distruttiva, nessuna dissezione fuorviante.
F. Tu hai detto che noi ci limitiamo a "creare" le parti di una totalità.
P. No, ho detto che le parti sono "utili" quando vogliamo descrivere delle totalità.
F. Allora tu vuoi descrivere delle totalità? Ma quando l'hai fatto, che cosa ci hai guadagnato?
P. E va bene, diciamo che noi viviamo, come ho detto, in una tautologia che guarisce da sola, la quale più o meno sovente viene lacerata in modo più o meno grave. Così sembra che vadano le cose nella nostra zona di spazio-tempo. Direi anche che qualche lacerazione del sistema ecologico tautologico sia addirittura - in un certo modo - positiva. Può darsi che la sua capacità di guarire da solo abbia bisogno di esercitarsi, come dice Tennyson, “affinchè‚ una sola buona consuetudine non abbia a corrompere il mondo”.
E, naturalmente, la morte ha questo lato positivo: per quanto un uomo sia buono, se resta in circolazione per troppo tempo diventa un pernicioso inconveniente. La lavagna su cui si accumulano tutte le informazioni dev'essere cancellata, e i suoi eleganti caratteri devono essere ridotti a una disordinata polvere di gesso.
F. Ma...
P. E così via. All'interno dell'ecologia più grande e più duratura ci sono sottocicli di vita e di morte. Ma che dire della morte del sistema più ampio? Della "nostra" biosfera? Forse agli occhi del cielo o di Shiva, ciò non ha importanza. Ma noi non ne conosciamo altre.
F. Ma il tuo libro ne fa parte.
P. E' naturale. Però, sì, capisco che cosa vuoi dire, e naturalmente hai ragione. Né il cervo né il leone di montagna hanno bisogno di una giustificazione per esistere, e neppure il mio libro, in quanto parte della biosfera, ha bisogno di una giustificazione. Neanche se ho torto marcio!
F. Possono aver "torto" il cervo o il leone di montagna?
P. Qualunque specie può finire in un vicolo cieco evolutivo e immagino che questa specie commetta un qualche errore, per così dire, se è complice della propria estinzione. Oggi la specie umana, come tutti sappiamo, può distruggere se stessa da un momento all'altro.
F. E allora? Perchè‚ scrivere il libro?
P. Be', in ciò vi è anche un po' di orgoglio, il desiderio che se stiamo tutti marciando imperterriti verso il mare come tanti lemming, vi sia almeno un lemming che prenda appunti e dica: “Io ve l'avevo detto”. Credere di poter arrestare la corsa verso il mare sarebbe una presunzione ancora più grande che dire: “Io ve l'avevo detto”.
F. Mi sembra che tu stia dicendo delle sciocchezze, papà. Non ti vedo come l'unico lemming intelligente che prende appunti sull'autodistruzione degli altri. Non è da te... ecco. Nessuno comprerà il libro di un lemming sardonico.
P. Già, ma... E' bello vedere che il proprio libro si vende, però è sempre una sorpresa, credo. In ogni caso non è di questo che stiamo parlando ora. (E ti sorprenderebbe sapere quanti libri di lemming sardonici in realtà si vendono molto bene).
F. E allora?
P. Dopo aver rimuginato queste idee per cinquant'anni, ho cominciato pian piano a vedere chiaramente che la stupidità non è necessaria. Ho sempre odiato la stupidità e ho sempre pensato che fosse una condizione necessaria della religione. Ma sembra che non sia così.
F. Oh, allora è "questo" l'argomento del libro?
P. Vedi, si predica la "fede" e si predica l'"abbandono". Ma io volevo la "chiarezza". Tu potresti dire che la fede e l'abbandono sono necessari per sostenere la ricerca della chiarezza, ma io ho cercato di evitare il genere di fede che porta a nascondere le lacune della chiarezza.
F. Continua.
P. Be', ci sono state delle svolte. Una fu quando capii che l'idea di magia di Frazer era alla rovescia, o al contrario. Sai, l'idea tradizionale è che la religione si sia sviluppata dalla magia, ma io penso che sia stato il contrario... che la magia sia una sorta di religione degenere.
F. Allora che cosa "non" credi?
P. Be', per esempio non credo che lo scopo originale della danza della pioggia fosse quello di 'far mandare' la pioggia. Ho il sospetto che questo sia un fraintendimento degenere di un bisogno religioso molto più profondo: affermare l'appartenenza a quella che possiamo chiamare la "tautologia ecologica", le verità eterne della vita e dell'ambiente. C'è sempre la tendenza - il bisogno, quasi - di volgarizzare la religione, di trasformarla in spettacolo, in politica, in magia, in 'potere'.
F. E la percezione extrasensoriale? E la materializzazione? E l'esperienza extracorporea? E lo spiritismo?
P. Tutti sintomi, tentativi sbagliati di compiere sforzi ingegnosi per sfuggire a un rozzo materialismo che sta diventando intollerabile. Il miracolo è l'idea che il materialista ha di come sfuggire al proprio materialismo.
F. Non c'è via di fuga? Non capisco.
P. Oh, sì. Ma vedi, la magia in realtà è solo una specie di pseudoscienza. E come la scienza applicata, essa propone sempre la possibilità del "controllo". Perciò non si può sfuggire a quel modo di pensare ricorrendo a sequenze che contengono quello stesso modo di pensare.
F. Come si sfugge, allora?
P. Ah, già. La risposta al rozzo materialismo non sono i miracoli, ma la bellezza... oppure, naturalmente, la bruttezza. Poche battute di una sinfonia di Beethoven, una variazione Goldberg, un organismo, un gatto o un cactus, il ventinovesimo sonetto di Shakespeare o i serpenti marini del Vecchio Marinaio. Ricordi? Egli “li benedisse, inconsapevole” e l'Albatros che aveva al collo cadde in mare.
F. Ma tu non l'hai scritto, questo libro. Ecco cosa avresti dovuto scrivere, un libro sull'Albatros e la Sinfonia.
P. Già. Ma vedi, non potevo: prima dovevo scrivere questo. Ora, dopo tutte le discussioni sulla mente e la tautologia e le differenze immanenti e così via, comincio ad essere pronto per le sinfonie e gli albatros...
F. Continua.
P. No, vedi, non è possibile rappresentare bellezza-e-bruttezza su un foglio di carta piatto. Certo, un disegno può essere bello ed essere su un foglio piatto, ma non è di questo che parlo. La domanda è: su quale superficie deve essere proiettata una "teoria" estetica? Se me lo chiedi oggi, posso tentare una risposta; ma due anni fa, quando questo libro non era stato ancora scritto, non avrei potuto.
F. Bene, e quale sarebbe la tua risposta, oggi?
P. E poi vi è la "coscienza", che in questo libro non ho nemmeno toccato - o che ho toccato solo una volta o due. La coscienza e l'estetica sono i grandi problemi non toccati.
F. Ma nelle biblioteche ci sono sale intere piene di libri su questi problemi “non toccati”.
P. No, no, ciò che non è stato toccato è la domanda: su che genere di superficie si dovranno proiettare l''estetica' e la 'coscienza'?
F. Non capisco.
P. Voglio dire qualcosa del genere: la 'coscienza' e l''estetica' (qualunque sia il significato di queste parole) o sono entrambe caratteristiche presenti in tutte le "menti" (così come sono state definite in questo libro), oppure sono emanazioni... tarde creazioni fantasiose di queste menti. In entrambi i casi, è la definizione primaria di mente che deve accogliere le teorie dell'estetica e della coscienza. E' su questa definizione primaria che dev'essere proiettato il passaggio successivo. La terminologia per trattare la bellezza-bruttezza e la terminologia per la coscienza devono essere elaborate a partire dalle idee contenute in questo libro o da idee simili (o proiettate su queste idee). Semplice, no?
F. Semplice?
P. Sì, semplice. Voglio dire: la proposizione che questo è quanto si deve fare è semplice e chiara. Non voglio dire che sarà semplice "farlo".
F. Bene. Come cominceresti?
P. "Il n'y a que le premier pas qui co–te". La difficoltà sta nel primo passo.
F. Va bene, lascia perdere. "Da dove" cominceresti?
P. Dev'esserci un motivo se a queste domande non è mai stata data risposta. Cioè, come prima indicazione per una risposta potremmo considerare proprio questo: il fatto storico che tanti uomini abbiano provato e non ci siano riusciti. La risposta dev'essere in qualche modo nascosta. Dev'essere così: il fatto stesso di porre queste domande porta l'investigatore fuori strada, su una pista falsa.
F. Ebbene?
P. Allora consideriamo le ovvietà 'da scolaretto' che ho raccolto in questo libro, per vedere se per caso è lì che si nascondono le risposte alle domande sulla coscienza o l'estetica. Sono certo che una persona o una poesia o un vaso... o un paesaggio...
F. Perchè non fai un elenco di quelli che chiami i punti 'da scolaretto'? Dopo potremmo mettere a confronto con questo elenco le idee di 'coscienza' e di 'bellezza'.
P. Ecco un elenco. In primo luogo c'erano i sei criteri di "mente":

1. Fatta di parti che non sono in sè mentali. La 'mente' è immanente in certi generi di "organizzazione" delle parti.
2. Le parti sono attivate da eventi nel tempo. Le differenze, bench‚ statiche nel mondo esterno, possono generare eventi se "tu" ti muovi rispetto ad esse.
3. Energia collaterale. Lo stimolo (in quanto differenza) non può fornire alcuna energia, ma ciò che reagisce ad esso possiede un'energia, di solito fornita dal metabolismo.
4. Poi le cause-ed-effetti si dispongono in catene circolari (o più complesse).
5. Tutti i messaggi sono codificati.
6. Da ultimo c'è il fatto più importante: i tipi logici.

Tutti questi punti sono abbastanza ben definiti e si sostengono l'un l'altro piuttosto bene. Forse l'elenco è ridondante e potrebbe essere ridotto, ma in questo momento ciò non ha importanza. Al di là di questi sei punti c'è il resto del libro, il quale riguarda diversi generi di quella che ho chiamato "doppia descrizione" e che vanno dalla visione binoculare all'effetto combinato dei 'grandi' processi stocastici e all'effetto combinato della 'calibrazione' e della 'retroazione'. Chiamiamoli anche 'rigore e immaginazione' o 'pensiero e azione'.
Ecco tutto.
F. Benissimo. E dove sistemeresti i fenomeni della bellezza, della bruttezza e della coscienza?
P. E non dimenticare il "sacro". Ecco un altro argomento che non è stato trattato nel libro.
F. Per favore, papà, smettila: come ci avviciniamo a una possibile domanda, tu subito ti scansi. C'è sempre un'altra domanda, a quanto pare. Se tu potessi rispondere a "una" domanda. Una sola.
P. No, non capisci. Che cosa dice E.E. Cummings? “Sempre la più bella risposta a chi fa la domanda più difficile”. Qualcosa del genere. Vedi, io non faccio ogni volta una domanda diversa, io rendo più ampia la stessa domanda. Il "sacro" (checchè ciò significhi) è certamente collegato (in qualche modo) al "bello" (checchè ciò significhi). E se riuscissimo a dire come sono collegati, riusciremmo forse a stabilire il significato delle parole. O forse ciò non sarebbe mai necessario. Ogni volta che aggiungiamo alla domanda un pezzo ad essa collegato otteniamo più indicazioni sul genere di risposta che dovremmo aspettarci.
F. Quindi adesso abbiamo sei pezzi della domanda?
P. Sei?
F. Sì. All'inizio di questa conversazione erano due; ora sono sei. C'è la coscienza, la bellezza e il sacro, poi c'è la relazione tra coscienza e bellezza, la relazione tra bellezza e sacro e la relazione tra sacro e coscienza. In tutto, sei.
P. No. Sette. Dimentichi il libro. I tuoi sei pezzi presi insieme costituiscono una specie di domanda triangolare, e questo triangolo dev'essere in relazione con ciò che si trova in questo libro.
F. D'accordo. Continua, per favore.
P. Penso che il mio prossimo libro mi piacerebbe chiamarlo "Là dove gli angeli temono di posare il piede", perchè‚ è lì che tutti vogliono che io mi precipiti (*). E' mostruoso... volgare, riduzionista, sacrilego... chiamalo come vuoi... arrivare a precipizio con una domanda troppo semplificata. E' un peccato contro tutti e tre i nostri nuovi princìpi: contro l'estetica, contro la coscienza, contro il sacro.
F. Ma dove?
P. Già, ecco. Questa domanda dimostra la stretta relazione tra coscienza, bellezza e sacro. La domanda troppo semplice e la risposta volgare vengono dalla coscienza che corre intorno come un cane con la lingua penzoloni - alla lettera il cinismo. Essere consci della natura del sacro o della natura della bellezza è la follia del riduzionismo.
F. E c'entra tutto con questo libro?
P. Sì. Proprio così. ... l'elenco dei criteri, se fosse l'unico, sarebbe grossolano: sarebbe una risposta volgare a una domanda troppo semplificata. O una risposta troppo semplificata a una domanda volgare. Ma è propriol'elaborazione della discussione sulla 'doppia descrizione', su 'struttura e processo' e sui sistemi stocastici doppi, è questa elaborazione che impedisce al libro di cadere nella volgarità. Almeno lo spero.
F. E il prossimo libro?
P. Comincerà da una mappa della regione "dove gli angeli temono di posare il piede".
F. Una mappa volgare?
P. Forse. Ma non so che cosa verrà dopo la mappa e la racchiuderà in una domanda più vasta e più difficile.

NOTA
(*) Allusione a un famoso verso di Alexander Pope: "For fools rush in where angels fear to tread ". ( “Gli stolti si precipitano là dove gli angeli temono di posare il piede”).

lunedì 26 settembre 2011

più veloci del Tao?

 
Measurement of the neutrino velocity with the OPERA detector in the CNGS beam

The OPERA Collaboration: T. Adam, N. Agafonova, A. Aleksandrov, O. Altinok, P. Alvarez Sanchez, S. Aoki, A. Ariga, T. Ariga, D. Autiero, A. Badertscher, A. Ben Dhahbi, A. Bertolin, C. Bozza, T. Brugiére, F. Brunet, G. Brunetti, S. Buontempo, F. Cavanna, A. Cazes, L. Chaussard, M. Chernyavskiy, V. Chiarella, A. Chukanov, G. Colosimo, M. Crespi, N. D'Ambrosios, Y. Déclais, P. del Amo Sanchez, G. De Lellis, M. De Serio, F. Di Capua, F. Cavanna, A. Di Crescenzo, D. Di Ferdinando, N. Di Marco, S. Dmitrievsky, M. Dracos, D. Duchesneau, S. Dusini, J. Ebert, I. Eftimiopolous, O. Egorov, A. Ereditato, L.S. Esposito, J. Favier, T. Ferber, R.A. Fini, T. Fukuda, A. Garfagnini, G. Giacomelli, C. Girerd, M. Giorgini, M. Giovannozzi, J. Goldberga, C. Göllnitz, L. Goncharova, Y. Gornushkin, et al. (117 additional authors not shown)

(Submitted on 22 Sep 2011)

The OPERA neutrino experiment at the underground Gran Sasso Laboratory has measured the velocity of neutrinos from the CERN CNGS beam over a baseline of about 730 km with much higher accuracy than previous studies conducted with accelerator neutrinos. The measurement is based on high-statistics data taken by OPERA in the years 2009, 2010 and 2011. Dedicated upgrades of the CNGS timing system and of the OPERA detector, as well as a high precision geodesy campaign for the measurement of the neutrino baseline, allowed reaching comparable systematic and statistical accuracies. An early arrival time of CNGS muon neutrinos with respect to the one computed assuming the speed of light in vacuum of (60.7 \pm 6.9 (stat.) \pm 7.4 (sys.)) ns was measured. This anomaly corresponds to a relative difference of the muon neutrino velocity with respect to the speed of light (v-c)/c = (2.48 \pm 0.28 (stat.) \pm 0.30 (sys.)) \times 10-5.

Subjects: High Energy Physics - Experiment (hep-ex)
Cite as: arXiv:1109.4897v1 [hep-ex]
Submission history
From: Pasquale Migliozzi Dr.
[v1] Thu, 22 Sep 2011 17:59:33 GMT

arXiv.org

 

 

il Te del Tao: XXI - SVUOTARE IL CUORE



XXI - SVUOTARE IL CUORE

Il contenere di chi ha la virtù del vuoto
solo al Tao s'adegua.
Per le creature il Tao
è indistinto e indeterminato.
Oh, come indeterminato e indistinto
nel suo seno racchiude le immagini!
Oh, come indistinto e indeterminato
nel suo seno racchiude gli archetipi!
Oh, come profondo e misterioso
nel suo seno racchiude l'essenza dell'essere!
Questa essenza è assai genuina
nel suo seno ne racchiude la conferma.
Dai tempi antichi sino ad oggi
il suo nome non passa
e così acconsente a tutti gli inizi.
Da che conosco il modo di tutti gli inizi?
Da questo.

Van den Budenmayer Concerto in Tao minor



venerdì 23 settembre 2011

Tao complesso livello 4: etologia del Tao

 
Lo studio al livello 4 dell'interazione e del comportamento sociale animale nel loro ambiente naturale è stato sviluppato e differenziato dalla zoologia generale principalmente ad opera di Konrad Lorenz, premio Nobel 1973 per la medicina e la fisiologia insieme al suo allievo Nikolaas Tinbergen  ed a Karl von Frisch.


Il termine "etologia" (dal greco ethos e logos che significano rispettivamente «carattere» o «costume» e «discorso») traduce nella maggior parte delle lingue europee l'originaria espressione tedesca vergleichende Verhaltensforschung («ricerca comparata sul comportamento»), coniata da Lorenz per caratterizzare questo ambito di studi.


Lo sviluppo di questa disciplina è anche dovuto alla straordinaria capacità empatica di Lorenz nell'osservazione e nell'immedesimazione verso le diverse specie animali.
Nelle parole di Bateson:

"Seguire una lezione del professor Konrad Lorenz significa scoprire che cosa facevano i cavernicoli dell'Aurignaciano quando dipingevano sulle pareti e sulle volte delle caverne renne e mammut vivi e attivi. Gli atteggiamenti e i movimenti espressivi di Lorenz, la sua cinesica, cambiano di momento in momento secondo la natura dell'animale di cui parla. Ora è un'oca, pochi minuti dopo un pesce ciclide, e così via. Va alla lavagna e disegna rapidamente una creatura, poniamo un cane, vivo e incerto se attaccare o ritirarsi. Poi, con un brevissimo intervento di gesso e cancellino, una variazione nella nuca e nell'angolazione della coda, e il cane è chiaramente sul punto di attaccare. Lorenz fece una serie di conferenze alle Hawaii, e l'ultima la dedicò a problemi della filosofia della scienza. Mentre parlava dell'universo di Einstein, il suo corpo pareva contorcersi tutto quasi in empatia con quell'astrazione. E, misteriosamente, come gli Aurignaciani, egli non è capace di disegnare una figura umana: i suoi tentativi, come i loro, producono solo fantocci filiformi. Ciò che il totemismo insegna sul sè è profondamente non visuale. L'empatia di Lorenz per gli animali gli conferisce un vantaggio quasi sleale sugli altri zoologi. Egli è in grado di leggere molte cose, e certo lo fa, in un confronto (conscio o inconscio) tra ciò che vede fare all'animale e ciò che si prova a fare la stessa cosa. (Molti psichiatri usano lo stesso trucco per scoprire i pensieri e i sentimenti dei loro pazienti)"



I diversi settori di studio dell'etologia sono rivolti principalmente al definire quali comportamenti sono innati, determinati geneticamente, e quali appresi, alla determinazione delle gerarchie nei gruppi animali , ai comportamenti sessuali e al rapporto delle specie con il loro ambiente naturale. Lorenz ha messo in evidenza anche comportamenti intermedi tra innati ed appresi quali l'imprinting.


















Lorenz non tralasciò di estendere le considerazioni etologiche anche alla particolare specie animale dell'uomo ed ai suoi processi sociali e comportamentali. In particolare mise in evidenza otto "peccati capitali" intesi come conflitto tra la sua natura biologica e i processi sociali degli ultimi due secoli:
  1. La sovrappopolazione della Terra
  2. La devastazione dell'habitat umano
  3. L'accelerazione di tutte le dinamiche sociali a causa della competizione fra uomini
  4. Il bisogno di soddisfazione immediata di tutte le esigenze, primarie o secondarie che siano
  5. Il deterioramento genetico causato dalla scomparsa della selezione naturale
  6. La graduale scomparsa di antiche tradizioni culturali
  7. L'indottrinamento favorito dal perfezionamento dei mezzi di comunicazione
  8. La corsa agli armamenti nucleari


Lo studio della specie animale umana considerata come primate è stato sviluppato dallo zoologo ed etologo Desmond Morris in un classico bestseller:



















Anche per la specie umana valgono le considerazioni etologiche sul comportamento innato e appreso valide per le altre specie animali, con la differenza che nell'uomo la parte di apprendimento  è estremamente più rilevante per lo sviluppo del linguaggio e quindi per la trasmissione dell'informazione tra individui e generazioni e per lo sviluppo culturale.
Monod ha ipotizzato che la pressione culturale dovuta al "mondo delle idee" sia stata oramai codificata geneticamente, legando i comportamenti culturali appresi a quelli innati:

"Il giorno in cui ... l'Australantropo o qualcuno dei suoi simili riuscì a comunicare il contenuto di un'esperienza soggettiva, di una "simulazione" personale e non più soltanto un'esperienza concreta e reale , nacque un nuovo regno: il regno delle idee. Diventava pertanto possibile una nuova evoluzione, quella culturale.
L'evoluzione fisica dell'uomo doveva proseguire ancora per lungo tempo, ormai strettamente associata a quella del linguaggio che su di essa esercitava una profonda influenza sconvolgendo le condizioni poste dalla selezione.
... Il punto importante è che, durante queste centinaia di migliaia di anni, l'evoluzione culturale non poteva non influenzare l'evoluzione fisica. Nell'uomo, ancor più che in qualsiasi altro animale, proprio a causa della sua autonomia infinitamente superiore, il comportamento orienta la pressione selettiva. E dal momento in cui il comportamento cessò di essere soprattutto automatico per divenire culturale, gli stessi caratteri culturali dovettero esercitare la loro pressione sull'evoluzione del genoma. Ciò, tuttavia, fino al momento in cui la crescente rapidità dell'evoluzione culturale dovette dissociare del tutto da essa quella del genoma.
... E' evidente che, in seno alle società moderne, la dissociazione è totale"













Lo studio specifico dell'uomo dal punto di vista etologico dei comportamenti innati-appresi e dei suoi caratteri universali è diventata una branca dell'antropologia denominata etologia umana per opera anche di Irenäus Eibl-Eibesfeldt, allievo di Lorenz:


«L’etologia umana può essere definita come la biologia del comportamento umano» dove si definisce comportamento ogni azione che abbia uno scopo e sia consapevole, pianificata e intenzionale. Studiare la biologia del comportamento vuol dire analizzarne le componenti innate, quelle insite nell’organismo, sapendo comunque che nei mammiferi gli elementi innati e quelli acquisiti cooperano sempre nel produrre l’una o l’altra azione. Dal punto di vista etologico innatismo non vuol quindi significare che la natura umana sia immutabile, proprio perché la capacità di apprendere e quindi adattarsi meglio all’ambiente è costitutiva della nostra specie. «La vecchia contrapposizione tra empirismo e innatismo è oggi senz’altro superata. I tentativi del behaviorismo di ricondurre ogni comportamento a semplici collegamenti stimolo-reazione che si formano attraverso l’esperienza, possono considerarsi falliti. Il nostro sistema nervoso centrale non viene riempito di contenuti solo attraverso le percezioni sensoriali. Esso, al contrario, è predisposto a percepire, e dunque non è una tabula rasa. Il behaviorismo sopravvive tuttavia nelle idee di molti profani e le sue tesi semplicistiche sono accolte da una certa parte delle pedagogia, psicologia e sociologia».

L’unità profonda di corpo e psiche fa sì che la cultura sia «per l’uomo una seconda natura e ciò influisce in maniera determinante sul destino della nostra specie». L’invenzione della cultura ha aperto nuove prospettive nel percorso umano, tanto che Eibl-Eibesfeldt arriva a ritenere probabile «che cambiamenti culturali dello stile di vita possano indurre in futuro anche cambiamenti genetici; a favore di questa ipotesi vi sono già buoni indizi». È stata l’intelligenza l’elemento più adattativo della specie e quindi un’evoluzione di grado superiore potrebbe riguardare le caratteristiche più tipicamente umane come la creatività, l’eticità, la razionalità. Le nostre possibilità di estinzione sono elevate quanto quelle di una ulteriore evoluzione e noi potremmo davvero rappresentare «un missing link, ossia un ipotetico anello di congiunzione» a condizione che si riesca a sopravvivere.

Saint Andrae Woerdern Cemetery, Wordern, Tulln Bezirk, Lower Austria (Niederösterreich), Austria

Konrad Lorenz Institute for Ethology

Department of Integrative Biology and Evolution

University of Veterinary Medicine Vienna

martedì 30 agosto 2011

Dialoghi immortali del Tao: Ah, senta Lolli, quel testo...Garcia Lorca no? Mick Jagger!




I see a red door and I want it painted black
No colors anymore I want them to turn black
I see the girls walk by dressed in their summer clothes
I have to turn my head until my darkness goes
I see a line of cars and they're all painted black
With flowers and my love both never to come back
I see people turn their heads and quickly look away
Like a new born baby it just happens ev'ry day
I look inside myself and see my heart is black
I see my red door and it has been painted black
Maybe then I'll fade away and not have to face the facts
It's not easy facin' up when your whole world is black

No more will my green sea go turn a deeper blue
I could not foresee this thing happening to you
If I look hard enough into the settin' sun
My love will laugh with me before the mornin' comes
I see a red door and I want it painted black
No colors anymore I want them to turn black

I see the girls walk by dressed in their summer clothes
I have to turn my head until my darkness goes
Hmm, hmm, hmm,...
I wanna see it painted, painted black
Black as night, black as coal
I wanna see the sun blotted out from the sky
I wanna see it painted, painted, painted, painted black
Yeah!

(M. Jagger/K. Richards)

Creatività (l'Imperatrice) -III Major


Dall'alchimia del fuoco e dell'acqua che la sottende, alla luce divina che penetra dall'alto, questa figura è letteralmente 'posseduta' dalla forza creativa. In verità, l'esperienza della creatività è un ingresso nel mistero. Tecnica, abilità e sapere sono solo strumenti; la chiave sta nell'abbandonarsi all'energia che dà nutrimento alla nascita di tutte le cose. Quest'energia non ha forma né struttura, tuttavia da lei scaturiscono tutte le forme e le strutture. Non fa alcuna differenza quale forma assuma la tua creatività - può essere dipingere o cantare, fare giardinaggio o cucinare. La cosa importante è essere aperto a ciò che si vuole esprimere attraverso di te. Ricorda che non possediamo le nostre creazioni: esse non ci appartengono. La vera creatività sorge dall'unione con il divino, con il mistico e l'inconoscibile. In questo caso è sia una gioia per colui che crea, sia una benedizione per gli altri.

La creatività è la qualità che metti in ciò che fai. È un atteggiamento, un approccio interiore, il modo in cui guardi le cose. Non tutti possono essere pittori, né è necessario. Se tutti lo fossero, il mondo sarebbe orribile; sarebbe difficile vivere. E non tutti possono essere ballerini, né è necessario. Ma tutti possono essere creativi. Qualsiasi cosa fai, se la fai con gioia, se la fai con amore, se il tuo agire non è solo frutto di un calcolo economico, allora è creativa. Se dentro di te hai qualcosa che cresce da questo spazio, e se ti fa crescere, è spirituale, è creativa, è divina. Diventi più divino man mano che diventi più creativo. Tutte le religioni del mondo hanno detto che Dio è il creatore. Io non so se lo sia oppure no, ma una cosa la so: più diventi creativo, più diventi divino. Quando la tua creatività giunge al culmine, quando tutta la tua esistenza diventa creativa, vivi in Dio. Pertanto, egli dev'essere il creatore, visto che le persone creative sono sempre state le più vicine a lui. Ama ciò che fai, sii meditativo mentre la fai, di qualsiasi cosa si tratti!