mercoledì 18 aprile 2012

struttura del Tao magico: il linguaggio


Dalla fine degli anni 60 all'inizio dei 70 un matematico - Richard Bandler - e un linguista in grammatica trasformazionale - John Grinder -,  sotto l'influsso del lavoro di Gregory Bateson nella ricerca di una base teorica appropriata per la descrizione dell'interazione umana, studiarono il lavoro e le modalità di importanti psicoterapeuti quali Milton H. Erickson, Virginia Satir e Fritz Perls per tentare di modellare le strutture verbali e interazionali che questi utilizzavano - con evidenti risultati - per il proprio lavoro.
 
Il processo del modellamento umano.La prima mappa è tra mondo esterno e la sua percezione tramite gli organi sensoriali. La seconda tra mondo percepito e mondo dell'esperienza tramite i sistemi rappresentazionali associati agli organi di percezione. Il mondo dell'esperienza determina il comportamento e le azioni e viene espresso tramite il linguaggio. Il feedback tra esperienza e mondo esterno è coerente con un'interpretazione costruttivista della realtà.

Il modello fu basato specificando il processo del modellamento dell'esperienza e del comportamento umano attraverso il modello linguistico grammatico-trasformazionale sviluppato dagli anni 50 da Noam Chomsky, ritenuto unanimamente il più importante linguista e filosofo del linguaggio del XX secolo, unito alla definizione di sistemi rappresentazionali, una serie di mappe che passano dai dati sensoriali ottenuti dai canali d'ingresso della percezione - gli organi di senso - alla rappresentazione dell'esperienza e quindi alla sua attribuzione di significato e al comportamento.
La principale conseguenza della distinzione tra mappa e territorio è che non si ha conoscenza diretta del "mondo" ma solo conoscenza di una sua rappresentazione, o di rappresentazioni di rappresentazioni, ovvero l'immagine di qualche cosa che è diversa dalla cosa in sé. La percezione del mondo e la sua esperienza - che determina il comportamento - risultano mappe di mappe di un territorio che, direttamente, rimane sconosciuto e forse inconoscibile. 

"Vi è un'irriducibile differenza tra il mondo e l'esperienza che ne abbiamo. Noi esseri umani non agiamo direttamente sul mondo. Ciascuno di noi crea una rappresentazione del mondo in cui vive; creiamo cioè una mappa o modello, che usiamo per originare il nostro comportamento. La nostra rappresentazione del mondo determina in larga misura l'esperienza del mondo che avremo, il modo in cui lo percepiremo, le scelte che ci sembreranno disponibili vivendoci dentro"

I risultati ottenuti sono stati riconosciuti esplicitamente da Bateson nell'introduzione del libro che li riepiloga e presenta:
Con il termine "magia" Bandler e Grinder si riferiscono alle interazioni nel contesto terapeutico volte a provocare in breve tempo cambiamenti e ristrutturazioni - se non vere e proprie metamorfosi -  del comportamento, inspiegabili nei termini usuali. L'idea di fondo era che un terapeuta efficace - indipendentemente dalla propria formazione, modello o scuola di riferimento e dai tipi di tecniche utilizzati - poteva ottenere questi risultati, e questo forniva una base per ipotizzare che vi fosse una struttura di interazione comune che poteva essere descritta. L'accento era posto su "come" e "cosa" avveniva, più che sul "perchè", e su quali basi teoriche il processo di interazione avveniva, conformemente al punto di vista pragmatico del modello sistemico-relazionale.
Che cosa gli autori intendessero per "magia" è da loro illustrato tramite questo brano tratto da un romanzo di John Fowles:

Nel delineare la struttura dell'interazione e del comportamento umano Bandler e Grinder introducono una specifica epistemologia di riferimento ed alcune differenze e innovazioni rispetto al modello sistemico-relazionale sviluppato dai gruppi di Bateson e Watzlawick.
  • Metamodello linguistico
    "Come esseri umani, noi ci serviamo del linguaggio in due modi. 1) Lo usiamo innanzitutto per rappresentare la nostra esperienza: chiamiamo questa attività ragionare, pensare, fantasticare, raccontare. Quando usiamo il linguaggio come sitema di rappresentazione creiamo un modello della nostra esperienza. Tale modello si basa sulle nostre percezioni del mondo. Le nostre percezioni sono anche determinate dal nostro modello o rappresentazione .... Siccome usiamo il linguaggio come sistema rappresentazionale, le nostre rappresentazioni linguistiche sono soggette ai tre universali del modellamento umano: la generalizzazione, la cancellazione e la distorsione. 2) In secondo luogo, ci serviamo del linguaggio per comunicarci a vicenda il nostro modello o rappresentazione del mondo. Quando usiamo il linguaggio per comunicare lo chiamiamo parlare, discutere, scrivere, tenere lezione, cantare. Usando il linguaggio per la comunicazione presentiamo agli altri il nostro modello"

    Il metamodello linguistico, ovvero la rappresentazione della rappresentazione verbale del mondo dell'esperienza, è basato sul metamodello della grammatica trasformazionale, sviluppata negli anni 50 da Noam Chomsky.  Il modello trasformazionale di Chomsky è stato sviluppato per i linguaggi naturali ma ha ampie applicazioni anche nei linguaggi artificiali quali quelli di programmazione, ad esempio per il parsing di stringhe (una sequenza di caratteri che forma un termine in un qualche linguaggio) utilizzato nei compilatori per la traduzione da un linguaggio ad alto livello ad uno di tipo assembly a basso livello.

    • Universali del processo linguistico umano
    Lo scopo del modello trasformazionale è la rappresentazione esplicita degli schemi esistenti nelle intuizioni che abbiamo sul nostro sistema linguistico. Le tre categorie principali delle intuizioni linguistiche sono:
    Buona formazione: i giudizi coerenti con i quali i parlanti nativi stabiliscono se dei gruppi di parole costituiscano o no delle frasi. Ad esempio i gruppi di parole:
    1. Anche il presidente ha il verme solitario
    2. Anche il presidente ha idee verdi
    3. Anche il presidente hanno il verme solitario
    Il primo gruppo è identificato come ben formato, ovvero reca un significato ai parlanti nativi e questi lo riconoscono come sintatticamente ben formato. Il secondo è sintatticamente ben formato ma semanticamente mal formato, non comunica cioè alcun significato che i parlanti nativi possano ritenere possibile. Il terzo è sintatticamente mal formato anche se si può attribuirgli un qualche significato.

    Struttura a costituenti: i giudizi coerenti con i quali i parlanti nativi stabiliscono quali parti si combinino come unità, o costituente, entro una frase della loro lingua.
    Per esempio nella frase:

    Il Guru di Ben Lomond pensava che Rosemary fosse ai comandi 

    le parole il e Guru formano in un certo modo un'unità, che non formano le parole Guru e di. Questi costituenti di livello minore entrano nella formazione di unità più ampie; per esempio il Guru e di Ben Lomond si combinano in qualche modo, ciò che non fanno di Ben Lomond e fosse. 

    Relazioni semantiche logiche: i giudizi coerenti con i quali i parlanti nativi stabiliscono quali siano le relazioni logiche rispecchiate nelle frasi della loro lingua, e comprendono: 

    Completezza: di fronte ad un verbo nella loro lingua i parlanti nativi riescono a stabilire quante e quali siano le specie di cose tra cui questo verbo pone o descrive una relazione. Per esempio il verbo baciare implica una persona che bacia e una persona o una cosa che è baciata. 

    Ambiguità: i parlanti nativi riconoscono che un'unica frase comunica due significati diversi.
    Per esempio la frase: 

    L'indagine degli agenti dell'FBI può essere pericolosa.

    può essere intesa come:

    Gli agenti dell'FBI che svolgono indagini possono essere pericolosi.

    oppure:

    Può essere pericoloso indagare sugli agenti dell'FBI. 

    Oppure la frase: 

    Anna tolse la camicia di Andrea. 

    non è chiaro se Anna indossava la camicia di Andrea e se l'è tolta oppure se ha tolto di dosso la camicia ad Andrea.

    Sinonimia: i parlanti nativi riconoscono che i due esempi di frase che seguono hanno entrambe lo stesso significato o trasmettono lo stesso messaggio: 


    Carlo volse lo sguardo in alto per vedere il numero.
    Carlo per vedere il numero volse lo sguardo in alto.


    Indici referenziali: i parlanti nativi possono stabilire se una parola o una frase colga un particolare oggetto della loro esperienza, come la mia automobile, o se individui una classe di oggetti: le automobili. Giudicano inoltre in modo coerente se due o più parole denotino lo stesso oggetto o classe. 


    Presupposti: i parlanti nativi possono stabilire quale sia per chi parla l'esperienza dell'enunciazione di una frase. Per esempio se formulo la frase: Il mio gatto è scappato l'ascoltatore è legittimato a credere che in realtà Io ho un gatto.

    Queste tre categorie generali di intuizioni che gli esseri umani hanno sulla loro lingua sono rappresentate esplicitamente nel modello trasformazionale.
    • Il Modello Trasformazionale
     
    Il modello trasformazionale di Chomsky vuole rispondere alla domanda fondamentale in linguistica: 

    "come avviene che i parlanti di una lingua sono in grado di produrre e di comprendere un numero indefinito di frasi che non hanno mai udito prima o che addirittura possono non essere mai state pronunciate prima da qualcuno?" 

    A questa domanda Chomsky risponde asserendo che esiste una creatività governata da regole per la quale vengono continuamente generate nuove frasi e pertanto la capacità linguistica che ciascun parlante possiede non è fatta solamente di un insieme di parole, espressioni e frasi, ma è un insieme di regole ben definite e di principi.
    La base del modello della grammatica trasformazionale è fondato sui principi della struttura profonda e superficiale di una frase e sulle trasformazioni che collegano l'una all'altra:
    Struttura profonda e struttura superficiale 
    I parlanti nativi hanno due specie di intuizioni coerenti su ogni frase della loro lingua. Essi sanno stabilire come le unità più piccole, quali le parole, si combinino per formare la frase (intuizione sulla struttura a costituenti) e  anche quale sarebbe la rappresentazione completa della frase (la completezza della relazioni semantiche logica).
    Per esempio di fronte alla frase: 

    La donna comperò un autocarro 

    il parlante nativo è in grado di raggruppare le parole in costituenti o unità di livello più ampio come: /la donna/ e /comperò/ e /un autocarro. Raggrupperà successivamente queste unità in: /la donna/ e /comperò un autocarro/.
    Nel modello linguistico si rappresentano queste intuizioni su ciò che si combina all'interno di una frase disponendo le parole che formano un costituente (come la e donna) in una struttura ad albero che si presenta come:
    la regola è che le parole che come parlanti nativi raggruppiamo in un unico costituente si colleghino allo stesso punto o nodo della struttura ad albero. La rappresentazione della struttura ad albero per la frase precedente è:

     
    è quella che si chiama struttura superficiale.
    Il secondo tipo di intuizioni coerenti che i parlanti nativi hanno sulle frasi come questa riguarda quella che sarebbe la rappresentazione completa del suo significato o relazione semantica logica. Un modo per rappresentare queste intuizioni è:
     
    è quella che si chiama struttura profonda. 
    La  struttura superficiale sono quindi le frasi, derivate dalla struttura profonda, che i parlanti nativi di una lingua dicono e scrivono; la struttura profonda è la rappresentazione linguistica completa dalla quale sono derivate le strutture superficiali della lingua; la relazione tra le due strutture sono diverse trasformazioni linguistiche.

    Trasformazioni
    Una trasformazione è l'enunciazione esplicita di un certo tipo di schema costante di cui i parlanti nativi riconoscono l'esistenza nelle frasi della loro lingua. Ad esempio le due frasi: 

    La donna comperò l'autocarro
    L'autocarro fu comperato dalla donna 

    I parlanti nativi riconoscono che, sebbene queste due strutture superficiali siano diverse, il messaggio comunicato, o struttura profonda delle due frasi, è lo stesso. Il procedimento con il quale le due frasi sono derivate dalla loro comune struttura profonda si chiama derivazione. La derivazione è una serie di trasformazioni che collegano la struttura profonda e la struttura superficiale, nell'esempio specifico una trasformazione nel passivo, in particolare l'ordine delle parole è diverso e i sintagmi donna e l'autocarro sono trasposti. In grammatica trasformazionale lo schema viene indicato come:
    dove la parantesi graffa significa "può essere trasformato in".
    Le trasformazioni per permutazione, che riguardano due o più strutture superficiali sinonime, sono una delle due classi principali di traformazioni; l'altra classe è quella chiamata trasformazioni per cancellazione. Ad esempio: 

    Ilene disse a qualcuno molte cose
    Ilene disse molte cose 

    Nella seconda versione della frase è stato cancellato o soppresso uno dei sintagmi nominali (a qualcuno). La trasformazione generale che indica questo schema si chiama cancellazione di sintagma nominale indefinito:
    dove X o Y sono simboli o variabili che designano ogni parola (o gruppo di parole) in tali posizioni.
    Vi sono due tipi di trasformazioni per cancellazione: la cancellazione libera - o cancellazione di elementi indefiniti - come nell'esempio precedente, e la cancellazione di identità, come nel caso: 

    Carlo andò al negozio e andò al negozio anche Mario
    Carlo andò al negozio e andò anche Mario 

    dove è stato soppresso un sintagma definito (al negozio).
    Le strutture superficiali possono quindi differire dalle strutture profonde corrispondenti in due forme principali:
    • Trasformazione per permutazione: le parole si possono presentare in un diverso ordine.
    • Trasformazione per cancellazione: alcune parti della rappresentazione semantica logica completa possono non comparire nella struttura superficiale.
    Un ulteriore processo trasformazionale per cui le strutture profonde differiscono da quelle superficiali è il procedimento di nominalizzazione, quando una parole designante un processo - un verbo o predicato - nella struttura profonda viene trasformato in una parola che designa un evento - un nome o argomento - nella struttura superficiale. Ad esempio: 

    Mario si rende conto che teme i genitori Mario si rende conto del proprio timore dei genitori 

    Nella seconda versione della frase quello che nella prima versione si presenta come un verbo (temere), o parola di processo, compare come un nome (timore), o parola di evento. 
    Sia le trasformazioni per permutazione quanto quelle per cancellazione possono partecipare combinate con alle nominalizzazioni, risultando in un complesso processo trasformazionale. Ad esempio, sottopenendo la nominalizzazione precedente ad una trasformazione per permutazione si ha: 

    Mario si rende conto del timore da parte sua dei genitori 

    mentre con una trasformazione per cancellazione si ha: 

    Mario si rende conto del timore 

    Conclusioni sul metamodello linguistico

    Il metamodello linguistico-trasformazionale di Chomsky costituisce una rappresentazione del processo attraverso il quale gli individui rappresentano la propria esperienza e comunicano questa rappresentazione. Quando gli individui desiderano comunicare questa rappresentazione formano della loro esperienza una rappresentazione linguistica completa, la struttura profonda. Quando parlano effettuano una serie di scelte (trasformazioni), in genere non coscienti, relative alla forma in cui comunicheranno la loro esperienza, la struttura superficiale: la rappresentazione di una rappresentazione linguistica completa. Il processo può essere illustrato come:
     Il metamodello linguistico rappresenta le intuizioni che i parlanti hanno sulla propria esperienza. Per esempio l'intuizione della sinonimia - il caso in cui due o più strutture superficiali abbiano lo stesso significato semantico - è rappresentato come:
     un esempio specifico è:
    La sinonimia nel metamodello significa che la stessa struttura profonda è connessa con più di una struttura superficiale.
    L'ambiguità è il caso opposto: l'intuizione che i parlanti nativi usano quando la stessa struttura superficiale ha più di un significato semantico distinto:
    ad esempio:
    L'ambiguità nel metamodello è il caso in cui più di una struttura profonda è connessa mediante trasformazioni con la stessa struttura superficiale.
    L'intuizione della buona formazione è rappresentata nel metamodello dal fatto che ogni successione di parole è ben-formata nel solo caso che esista una serie di trasformazioni (una derivazione) che rechi una qualche struttura profonda in quella successione: una struttura superficiale.
    Il metamodello è quindi una rappresentazione esplicita - ovvero che non dipende dall'interpretazione - del comportamento inconscio retto da regole.

    martedì 3 aprile 2012

    opinioni di un Tao con signora


    Era già buio quando arrivai a Bonn. Feci uno sforzo per non dare al mio arrivo quel ritmo di automaticità che si è venuto a creare in cinque anni di continuo viaggiare: scendere le scale della stazione, risalire altre scale, deporre la borsa da viaggio, levare il biglietto dalla tasca del soprabito, consegnare il biglietto, dirigersi verso l'edicola dei giornali, comprare le edizioni della sera, uscire, far cenno a un tassì. Per cinque anni quasi ogni giorno sono partito da qualche luogo, la mattina ho disceso e salito scale di stazioni, il pomeriggio ho disceso e risalito scale di stazioni, ho chiamato un tassì, ho cercato la moneta nella tasca della giacca per pagare la corsa, ho comperato giornali della sera alle edicole e, in un angolo riposto del mio io, ho gustato la scioltezza perfettamente studiata di questo automatismo. Da quando Maria mi ha lasciato per sposare Züpfner, quel cattolico, il ritmo è diventato ancor più meccanico, senza perdere in scioltezza.


    La protagonista femminile dell'azione, nella prima parte, è una donna di quarantotto anni, germanica: alta m. 1,71, pesa Kg 68,8 (in abito da casa), perciò ha solo 300– 400 grammi meno del peso ideale. Ha occhi cangianti tra il blu cupo e il nero, capelli biondi molto folti e lievemente imbiancati, che le pendono giù sciolti, aderendole al capo, lisci, come un elmetto. Questa donna si chiama Leni Pfeiffer, nata Gruyten, e per trentadue anni, naturalmente con interruzioni varie, ha subito quello strano processo che si chiama processo lavorativo: per cinque anni come impiegata priva di ogni preparazione professionale nell'ufficio del padre; per ventisette come operaia, ugualmente non qualificata, nel ramo della floricultura. Poiché, in un momento inflazionistico, si è disfatta con molta leggerezza di una cospicua proprietà immobiliare, una non disprezzabile casa d'affitto nella città nuova, che oggi varrebbe non meno di centocinquantamila marchi, è piuttosto priva di mezzi, dopo aver lasciato il suo lavoro senza un serio motivo, non essendo né vecchia né malata. Poiché nel 1941 è stata moglie per tre giorni di un ufficiale di professione della Wehrmacht, oggi riscuote una pensione di vedova di guerra, cui non si è ancora aggiunta una pensione dell'assicurazione sociale. Si può dunque dire che Leni, al momento – e non solo dal punto di vista finanziario – fa una vita da cane, specie da quando il suo amato figliuolo sta in galera.

    Bornheim-Merten cemetery, Bonn, Nordrhein-Westfalen, Germany

    Heinrich Böll

    il Te del Tao: XXXVII - ESERCITARE IL GOVERNO


    XXXVII - ESERCITARE IL GOVERNO

    Il Tao in eterno non agisce
    e nulla v'è che non sia fatto.
    Se principi e sovrani fossero capaci d'attenervisi,
    le creature da sé si trasformerebbero.
    Quelli che per trasformarle bramassero operare
    io li acquieterei
    con la semplicità di quel che non ha nome
    anch'esse non avrebbero brame,
    quando non han brame stanno quiete
    e il mondo da sé s'assesta.

    Tao come la luce

    Measurement of the neutrino velocity with the ICARUS detector at the CNGS beam


    M. Antonello a, P. Aprili a, B. Baiboussinov b, M. Baldo Ceolin 1b, P. Benetti c,
    E. Calligarich c, N. Canci a, S. Centro b, A. Cesana e, K. Cie slik f, D.B. Cline g,
    A.G. Cocco d, A. Dabrowska f, D. Dequal b, A. Dermenev h, R. Dolfini c,
    C. Farnese b, A. Fava b, A. Ferrari i, G. Fiorillo d, D. Gibin b, A. Gigli
    Berzolari 1c, S. Gninenko h, A. Guglielmi b, M. Haranczyk f, J. Holeczek l,
    A. Ivashkin h, J. Kisiel l, I. Kochanek l, J. Lagoda k, S. Mania l, G. Mannocchi m,
    A. Menegolli c, G. Meng b, C. Montanari c, S. Otwinowski g, L. Periale m,
    A. Piazzoli c, P. Picchi m, F. Pietropaolo c, P. Plonski n, A. Rappoldi c,
    G.L. Raselli c, M. Rossella c, C. Rubbia a,i, P. Sala e, E. Scantamburlo j,
    A. Scaramelli e, E. Segreto a, F. Sergiampietri o, D. Stefan f, J. Stepaniak k,
    R. Sulej k, M. Szarska f, M. Terrani e, F. Varanini b, S. Ventura b, C. Vignoli a,
    H.G. Wang g, A. Zalewska f, K. Zaremba n,
    and
    P. Alvarez Sanchez i, J. Serrano i

    a INFN - Laboratori Nazionali del Gran Sasso, Assergi (AQ), Italy
    b Dipartimento di Fisica e INFN, Universit a di Padova, Via Marzolo 8, Padova, Italy
    c Dipartimento di Fisica e INFN, Università di Pavia, Via Bassi 6, Pavia, Italy
    d Dipartimento di Scienze Fisiche e INFN, Università Federico II, Napoli, Italy
    e INFN, Sezione di Milano e Politecnico, Via Celoria 16, Milano, Italy
    f H.Niewodniczanski Institute of Nuclear Physics, Krakow, Poland
    g Department of Physics and Astronomy, University of California, Los Angeles, USA
    h Institute for Nuclear Research of the Russian Academy of Sciences, Moscow, Russia
    i CERN, European Laboratory for Particle Physics, Geneve , Switzerland
    j Universita di L'Aquila, via Vetoio, Località Coppito, L'Aquila, Italy
    k A.Soltan Institute for Nuclear Studies, 05-400 Swierk/Otwock, Warszawa, Poland
    l Institute of Physics, University of Silesia, Katowice, Poland
    m INFN Laboratori Nazionali di Frascati, Via Fermi 40, Frascati, Italy
    n Institute for Radioelectronics, Warsaw Univ. of Technology, Pl. Politechniki 1, Warsaw, Poland
    o Dipartimento di Fisica e INFN, Università di Pisa, Largo Bruno Pontecorvo 3, Pisa, Italy

    1 Deceased 
    (Submitted on 15 Mar 2012 (v1), last revised 29 Mar 2012 (this version, v3))
    arXiv:1203.3433v3 [hep-ex] 29 Mar 2012 

    Abstract

    At the end of the 2011 run, the CERN CNGS neutrino beam has been briefly operated in lower intensity mode with ≈ 10^12 p.o.t./pulse and with a proton beam structure made of four LHC-like extractions, each with a narrow width of ≈ 3 ns, separated by 524 ns. This very tightly bunched beam allowed a very accurate time-of-flight measurement of neutrinos from CERN to LNGS on an event-by-event basis. The ICARUS T600 detector (CNGS2) has collected 7 beam-associated events, consistent with the CNGS collected neutrino flux of 2.2 X 10^16 p.o.t. and in agreement with the well known characteristics of neutrino events in the LAr-TPC. The time of flight difference between the speed of light and the arriving neutrino LAr-TPC events has been analysed. The result δt=0.3±4.9(stat.)±9.0(syst.) ns is compatible with the simultaneous arrival of all events with speed equal to that of light. This is in a striking difference with the reported result of OPERA claiming that high energy neutrinos from CERN arrive at LNGS ≈  60 ns earlier than expected from luminal speed.

    General layout of the CERN-LNGS time-link for neutrino time of
    flight measurement. All timing delays are shown.
    (a) CC event in the chamber 1L; (b) NC event in the chamber 1R, as visible in the
    LAr collection view. The actual distances of the vertex from the upstream wall of the detector
    are indicated. The signal of the closest PMT spontaneously induced on the charge collecting
    wires is also visible
    .
    Time distribution in ns of the difference δt between the neutrino time of
    flight expectation based on speed of light the actual measurement in the ICARUS LAr-TPC.

    Events  are compatible with Lorentz invariance, which requires δt <= 0.
    The OPERA result is also shown as a comparison.

    arXiv.org

     

    un'Apertura (la Giustizia) - XI Major


    Il predominare del rosso in questa carta indica d'acchito che il tema di fondo è l'energia, il potere e la forza. Il bagliore iridescente che scaturisce dal plesso solare, o centro del potere della figura, e la sua postura, sono segnali di esuberanza e determinazione. Noi tutti, di tanto in tanto, tocchiamo un punto di insopportazione. In quei momenti ci sembra di dover fare qualcosa, qualsiasi cosa, anche se in seguito risulta essere un errore, per gettar via i pesi e le costrizioni che ci stanno limitando. Se non lo facciamo, minacciano di soffocarci e di storpiare la nostra stessa energia vitale. Se in questo momento hai la sensazione di averne abbastanza - che il troppo stroppia! - concediti di rischiare lo sconvolgimento dei vecchi schemi e delle limitazioni che hanno impedito alla tua energia di fluire. Nel farlo, ti stupirai della vitalità e del potere che questa apertura può portare alla tua vita.

    La funzione di un Maestro si riassume in questo: trasformare un crollo in un'apertura. Lo psicoterapista si limita a rimetterti insieme - questa è la sua funzione. Il suo compito non è trasformarti: hai bisogno di una metapsicologia, la psicologia dei Buddha. Sperimentare un crollo consapevolmente è una delle più grandi avventure nella vita. È il rischio più grande che ci sia, poiché non ci sono garanzie che il crollo diventi un'apertura. Lo diventa, ma non sono cose che si possono garantire. Il tuo caos è antichissimo - per una infinità di vite sei stato nel caos, è spesso ed è denso, in pratica è un universo in sé. Pertanto, quando ci entri, con le tue fragili capacità, ovviamente è pericoloso. Ma senza confrontarsi con questo pericolo, nessuno si è mai integrato, nessuno è mai diventato un individuo, indivisibile. Lo Zen, o la meditazione, è il metodo che ti aiuterà ad attraversare il caos, a passare attraverso la buia notte dell'anima, con equilibrio, disciplina, presenza attenta. L'alba non è molto lontana, ma prima che tu la possa raggiungere, devi attraversare la buia notte dell'anima. E ricorda: man mano che l'alba si avvicina, la notte diventerà sempre più oscura.

    lunedì 2 aprile 2012

    Chicago Tao


    Se sono matto, per me va benissimo, pensò Moses Herzog.
    C'era della gente che pensava che fosse toccato, e per qualche tempo persino lui l'aveva dubitato. Ma adesso, benché continuasse a comportarsi in maniera un po' stramba, si sentiva pieno di fiducia, allegro, lucido e forte. Gli pareva d'essere stregato, e scriveva lettere alla gente più impensata. Era talmente infatuato da quella corrispondenza, che dalla fine di giugno, dovunque andasse, si trascinava dietro una valigia piena di carte. Se l'era portata, quella valigia, da New York a Martha's Vineyard. Ma da Martha's Vineyard era riscappato indietro subito; due giorni dopo aveva preso l'aereo per Chicago, e da Chicago era filato in un paesino del Massachusetts occidentale. Lì, nascosto in mezzo alla campagna, scriveva a più non posso, freneticamente, ai giornali, agli uomini pubblici, ad amici e parenti e finì per scrivere pure ai morti, prima ai suoi morti e poi anche ai morti famosi.

    If I am out of my mind, it’s all right with me, thought Moses Herzog.
    Some people thought he was cracked and for a time he himself had doubted that he was all there. But now, though he still behaved oddly, he felt confident, cheerful, clairvoyant, and strong. He had fallen under a spell and was writing letters to everyone under the sun. He was so stirred by these letters that from the end of June he moved from place to place with a valise full of papers. He had carried this valise from New York to Martha’s Vineyard, but returned from the Vineyard immediately; two days later he flew to Chicago, and from Chicago he went to a village in western Massachusetts. Hidden in the country, he wrote endlessly, fanatically, to the newspapers, to people in public life, to friends and relatives and at last to the dead, his own obscure dead, and finally the famous dead.

    Claude Monet, Sandvika, Norway, 1895, Oil on canvas, The Art Institute of Chicago




    Caro Herr Nietzsche,
    mio caro signore, posso rivolgerle una domanda? Lei parla del potere che ha lo spirito dionisiaco di resistere alla vista del Terribile, del Discutibile, di permettersi il lusso della Distruzione, di assistere alla Decomposizione, alla Bruttezza, al Male. Tutto ciò lo spirito dionisiaco può farlo in quanto possiede lo stesso potere di recupero che ha la Natura stessa. Alcune di queste espressioni, bisogna che glielo dica, hanno un timbro molto germanico. Una frase come “il lusso della Distruzione” è totalmente wagneriana, ed io so come lei sia giunto a disprezzare tutta la morbosa idiozia e magniloquenza wagneriana.
    Ora noi ne abbiamo viste abbastanza di distruzioni per poter dire di avere sperimentato ampiamente il potere dello spirito dionisiaco, e dove sono gli eroi che ne sono usciti guariti? Io e la Natura (stessa) stiamo insieme soli, nelle Berkshires, ed è l’occasione buona per me per capire. Sto sdraiato in un’amaca, mento sul petto, mani intrecciate, mente zeppa di pensieri, agitato, sì, ma anche allegro, ed io so che lei tiene in grande considerazione l’allegrezza - l’allegria vera, non l’apparente ottimismo degli epicurei, né lo strategico buonumore degli angosciati. So anche che lei crede che il dolore profondo nobiliti, il dolore che arde lentamente, come il legna verde, e qui in un certo senso ha ragione. Ma per questa educazione più elevata è necessaria la sopravvivenza. Bisogna che uno sopravviva al dolore. Herzog! tu la devi smettere con questa litigiosità e con l’aizzamento dei grandi uomini.
    No, sul serio, Herr Nietzsche, io ho grande ammirazione per lei. Simpatia. Lei vuoi metterci in grado di vivere con il vuoto. Non disporsi alla bontà d’animo, alla fiducia, alle solite mediocri considerazioni umane, ma chiedere, come giammai fu stato chiesto prima, incessantemente, con ferrea determinazione, nel male, oltre il male, senza accettare mai nessun abbietto conforto. Le domande più assolute, più pungenti. Ripudiando il genere umano come esso è, questa plebaglia volgare, gretta, fraudolenta, puzzolente, non illuminata, instupidita, e non soltanto la plebaglia operaia, ma anche peggio la plebaglia “istruita” con i suoi libri, concerti e conferenze, il suo liberalismo e i suoi romantici e teatrali «amori» e “passioni” — meritano tutti di morire, e moriranno. Okay.
    Tuttavia i suoi estremisti devono sopravvivere. Senza sopravvivenza, niente Amor Fati. Anche i suoi immoralisti mangiano carne. Vanno in autobus. Sono anzi quelli tra i viaggiatori a cui l’autobus fa più male. Il genere umano vive principalmente di idee corrotte. Una volta corrotte, le sue idee non sono meglio di quelle del cristianesimo che lei condanna. Qualsiasi filosofo che vuole tenersi in contatto col genere umano dovrebbe pervertire il proprio sistema in anticipo per vedere come apparirà in realtà a qualche decina d’anni dalla sua adozione. La saluto da questo mero limite di erbosa luce temporale, e le auguro felicità, ovunque si trovi.



     




















    Il libro di ballate pubblicato da Von Humboldt Fleisher negli anni Trenta riscosse un immediato successo. Humboldt era, appunto, colui che tutti quanti attendevano. Io per me l’aspettavo ardentemente, dal mio fondo di provincia nel Midwest, ve l’assicuro. Scrittore d’avanguardia – il primo della sua generazione – era bello, era biondo, corpulento, serio e insieme spiritoso, ed era colto. Insomma, aveva tutto. Nessun giornale mancò di recensire il suo libro. La sua foto comparve sulla rivista Time senza ingiurie, su Newsweek con elogi. Io le lessi con trasporto, le Ballate di Arlecchino. Ero studente all’Università del Wisconsin e non pensavo ad altro, giorno e notte, che alla letteratura. Humboldt mi rivelò nuovi orizzonti, nuovi modi di fare. Andavo in estasi. Gl’invidiavo il talento e la fortuna, invidiavo la sua fama. E, a maggio, me n’andai all’Est proprio per lui: contando di vederlo, magari d’avvicinarlo. Il viaggio, in corriera, passando per Scranton, durò una cinquantina di ore. Che importava? Guardavo dal finestrino: non avevo mai visto, prima, vere montagne. Gli alberi mettevano gemme e germogli. Pareva la Pastorale di Beethoven. Mi sentivo inondare di verde, dentro di me. Anche Manhattan mi andò subito a genio. M’affittai una camera, molto modesta, e trovai un lavoro: vendevo spazzole di porta in porta. Tutto quanto mi dava una selvaggia eccitazione. Siccome avevo scritto a Humboldt una lunga lettera, da ammiratore, venni presto invitato a casa sua, per conversare di letteratura, di altre cose elevate. Abitava in Bedford Street, nel Greenwich Village, poco lontano da Chumley. Mi offrì del caffè nero e, nella stessa tazza, versò pure del gin. “Mi hai l’aria di un bravo ragazzo, tu, Charlie” mi disse. “Non sarai mica un furbacchione, alle volte? Mi sa tanto che diventerai presto calvo. E che occhi grandi che hai, belli, espressivi! Però senz’altro ami la letteratura, e questo è quel che più conta. Hai sensibilità” mi disse. Era un pioniere, nell’uso di quella parola. Di lì a poco ‘sensibilità’ fece furore. Humboldt fu molto gentile con me. Mi fece conoscere gente del Village, mi procurò libri da recensire. Io gli ho sempre voluto bene.

    The book of ballads published by Von Humboldt Fleisher in the Thirties was an immediate hit. Humboldt was just what everyone had been waiting for. Out in the Midwest I had certainly been waiting eagerly, I can tell you that. An avant-garde writer, the first of a new generation, he was handsome, fair, large, serious, witty, he was learned. The guy had it all. All the papers reviewed his book.

    Morningside Cemetery, Brattleboro, WindhamCounty, US-VT

    gioco e fantasia del Tao - 10-11

    Chaoscope: magnetic field

    10. Questo però ci conduce a riconoscere una più complessa forma di gioco; quel gioco cioè che non viene costruito sulla premessa 'Questo è gioco', ma piuttosto intorno alla domanda: 'Questo è gioco?'; e questo tipo d'interazione ha anch' esso le sue forme rituali, per esempio nei tormenti dell'iniziazione.

    11 Il paradosso è doppiamente presente nei segnali che vengono scambiati nel contesto di gioco, fantasia, minaccia, ecc. Non solo il mordicchiare giocoso non denota ciò che denoterebbe il morso, per cui esso sta; ma, per di più, il morso stesso è finto. Non solo gli animali che giocano non vogliono affatto dire ciò che dicono; ma, inoltre, essi comunicano di solito su qualcosa che non esiste. A livello umano ciò conduce a un'ampia varietà di complicazioni e di inversioni nei campi del gioco, della fantasia e dell'arte. Prestigiatori e pittori di trompe-l'ceil si studiano di acquisire un virtuosismo che ha il suo premio solo quando lo spettatore, accortosi di essere stato ingannato, è costretto a sorridere o a stupirsi dell'abilità dell'illusionista. I cineasti di Hollywood spendono milioni di dollari per accrescere il realismo di un'ombra. Altri artisti, forse con più realismo, sostengono che l'arte debba essere non-rappresentativa; e i giocatori di poker raggiungono uno strano realismo da drogati identificando i gettoni della posta coi soldi. Tuttavia sostengono che il perdente deve accettare la sua perdita come parte del gioco.
    Infine, nella zona crepuscolare in cui s'incontrano e si sovrappongono arte, magia e religione, gli esseri umani hanno sviluppato la «metafora che è detta in verità», la bandiera per la cui salvezza uomini moriranno, e il sacramento, che è sentito come qualcosa di più di «un segno esterno e visibile, che ci viene dato». Si può qui riconoscere un tentativo di negare la differenza fra mappa e territorio, e di retrocedere all'assoluta innocenza della comunicazione effettuata con puri segni di umore.

    (A Theory of Play and Fantasy, 1954) - 7-8-9