mercoledì 16 novembre 2011

finalità cosciente e Tao


Nell’individuo vi è un certo grado di divisione in compartimenti, il che è senza dubbio un’economia necessaria. Una di queste di­visioni in compartimenti è sotto molti aspetti misteriosa, ma certo d’importanza cruciale nella vita dell’uomo: mi riferisco al legame ‘semipermeabile’ tra la coscienza e il resto della mente totale. Una certa quantità limitata d’in­formazione su ciò che accade in questa più ampia porzione della mente sembra essere trasmessa a ciò che possiamo chiamare lo schermo della coscienza. Ma ciò che giunge alla coscienza è selezionato, è un campione sistematico (non stocastico) del resto.
È ovvio che la totalità della mente non potrebbe essere riprodotta in una sua parte e ciò consegue logicamente dal rapporto fra il tutto e la parte. Lo schermo televisivo non fornisce una rappresentazione o riproduzione degli eventi che accadono nell’intero procedimento televisivo; e ciò non solo perché gli spettatori non sarebbero interes­sati a un tale resoconto, ma anche perché la descrizione di ogni ulteriore parte del processo complessivo richiede­rebbe ulteriori circuiti, e la descrizione degli eventi in questi circuiti richiederebbe a sua volta un’ulteriore ag­giunta di circuiti, e così via. Ogni ulteriore passo verso un aumento di coscienza porterà il sistema più lontano dalla coscienza totale. Aggiungere la descrizione degli eventi in una certa parte della macchina farà in realtà diminuire la percentuale di tutti gli eventi descritti.
Dobbiamo perciò accontentarci di una coscienza molto limitata, e sorge perciò il problema: come viene compiuta la selezione? Sulla base di quali principi la mia mente sceglie ciò di cui ‘io’ sarò cosciente? E benché non si sappia molto di questi principi, tuttavia qualcosa è noto, per quanto i principi in questione spesso non siano essi stessi accessibili alla coscienza. In primo luogo, gran parte dell’ingresso è esaminato a livello cosciente, ma solo dopo essere stato elaborato dal processo di percezione, che è affatto inconscio. Gli eventi sensoriali vengono confezio­nati in immagini, e queste sono poi ‘coscienti’.
Io (il mio ‘io’ conscio) vedo una versione, prodotta in­consciamente, di una piccola percentuale di ciò che eccita la mia retina; nella mia percezione io sono guidato dai miei fini. Vedo chi mi sta ascoltando e chi no, chi capisce e chi no, o almeno mi costruisco un mito a questo pro­posito, che può essere del tutto corretto. Mi preme rica­vare questo mito mentre parlo. È pertinente ai miei fini che mi udiate.
Che cosa accade al quadro di un sistema cibernetico - un bosco di querce o un organismo - quando tale qua­dro è tracciato in modo selettivo per rispondere solo a requisiti di finalità?
Si consideri lo stato attuale della medicina. Essa viene definita ‘scienza medica’, ma in realtà ciò che accade è questo: i medici pensano che sarebbe bello eliminare la poliomielite, o il tifo, o il cancro, e quindi investono de­naro e fatiche in ricerche che si concentrano su questi ‘problemi’ o fini. A un certo punto il dottor Salk e altri ‘risolvono’ il problema della poliomielite: scoprono una soluzione di bacherozzi che data ai bambini evita loro la poliomielite. Questa è la soluzione del problema della poliomielite, e a questo punto essi smettono di investire in questo problema sforzi e denari e si attaccano al pro­blema del cancro, o a qualunque altro problema.
Quindi la medicina finisce col diventare una scienza to­tale la cui struttura è sostanzialmente quella di un coa­cervo di trucchi. All’interno di questa scienza c’è una co­noscenza straordinariamente scarsa del genere di cose di cui sto parlando; cioè del corpo visto come un sistema au­tocorrettivo organizzato in modo cibernetico e sistemico. Le sue interdipendenze interne sono pochissimo comprese. È accaduto che i fini hanno determinato ciò che doveva diventare oggetto dell’indagine o della coscienza della scienza medica.
Se si lascia che siano i fini a organizzare ciò che diviene oggetto della nostra indagine conscia, ciò che si ottiene sono trucchi, alcuni dei quali magari eccellenti. È straor­dinario che questi trucchi siano stati scoperti: di questo io non discuto. Pure noi non sappiamo un fico secco, in realtà, del sistema d’interconnessione globale.

Finalità cosciente e natura - Conscious purpose versus nature (1968)

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