3. Il primo chiaro passo nella formulazione dell'ipotesi che guida questa ricerca lo feci nel gennaio del 1952, quando mi recai allo Zoo Fleischhacker di San Francisco per ricercare criteri di comportamento capaci di indicare se un dato organismo è o no in grado di riconoscere che i segni emessi da lui stesso e da altri membri della sua specie sono segnali. In teoria, mi ero fatto un'idea di come potessero essere tali criteri, e avevo anche in mente che il presentarsi di segni (o segnali) metacomunicativi nel flusso dell'interazione tra gli animali potesse indicare che gli animali sono almeno in parte consapevoli (consciamente o inconsciamente) che i segni con cui essi metacomunicano sono segnali.
Ovviamente sapevo che non avevo probabilità di trovare messaggi enunciativi tra mammiferi diversi dall'uomo, ma ancora non sapevo che i dati che avrei ricavato dagli animali mi avrebbero costretto a una revisione pressoché totale del mio pensiero. Quello in cui mi imbattei allo zoo è un fenomeno ben noto a tutti: vidi due giovani scimmie che giocavano, cioè erano impegnate in una sequenza interattiva, le cui azioni unitarie, o segnali, erano simili, ma non identiche, a quelle del combattimento. Era evidente, anche all'osservatore umano, che la sequenza nel suo complesso non era un combattimento, ed era evidente all'osservatore umano che, per le scimmie che vi partecipavano, questo era "non combattimento".
Ora questo fenomeno, il gioco, può presentarsi solo se gli organismi partecipanti sono capaci in qualche misura di metacomunicare, cioè di scambiarsi segnali che portino il messaggio: "Questo è un gioco ".
Ovviamente sapevo che non avevo probabilità di trovare messaggi enunciativi tra mammiferi diversi dall'uomo, ma ancora non sapevo che i dati che avrei ricavato dagli animali mi avrebbero costretto a una revisione pressoché totale del mio pensiero. Quello in cui mi imbattei allo zoo è un fenomeno ben noto a tutti: vidi due giovani scimmie che giocavano, cioè erano impegnate in una sequenza interattiva, le cui azioni unitarie, o segnali, erano simili, ma non identiche, a quelle del combattimento. Era evidente, anche all'osservatore umano, che la sequenza nel suo complesso non era un combattimento, ed era evidente all'osservatore umano che, per le scimmie che vi partecipavano, questo era "non combattimento".
Ora questo fenomeno, il gioco, può presentarsi solo se gli organismi partecipanti sono capaci in qualche misura di metacomunicare, cioè di scambiarsi segnali che portino il messaggio: "Questo è un gioco ".
Konrad Lorenz |
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