mercoledì 8 agosto 2012

la complessità dal KaliYuga al Tao - VI


16. I principi ologrammatic e dialogico
Il principio ologrammico o ologrammatico dovrebbe anche essere proposto, secondo il quale non solo una parte è all'interno di un tutto, ma anche il tutto è all'interno della parte, proprio come la totalità del patrimonio genetico si trova in ogni cellula del nostro organismo, la società con la sua cultura è dentro lo spirito di un individuo.
Torniamo ancora una volta al nucleo logico di complessità che vedremo, è dialogica: separabilità-inseparabilità, tutto-parti, effetto-causa, prodotto-produttore, vita-morte, homo sapiens-homo demens, etc.
È qui che il principio del terzo escluso rivela il suo limite. Gli stati medi esclusi "A non può essere non A e A", mentre può essere uno e l'altro. Ad esempio, Spinoza è ebreo e non ebreo, non è né ebreo, né non-ebreo. E' qui che la dialogica non è la risposta a questi paradossi, ma il mezzo per affrontarli, considerando la complementarità degli antagonismi e il gioco produttivo, a volte vitale, degli antagonismi complementari.

17. Per le scienze, un certo numero di conseguenze
Per quanto riguarda le scienze, possiamo vedere un certo numero di conseguenze.
Prima di tutto, la scienza classica è in qualche modo complessa, anche quando produce conoscenza semplificatrice. Perché?
Perché la scienza è un quadrupede che cammina sulle quattro gambe seguenti: la gamba dell'empirismo fatto di dati, la sperimentazione o osservazione; la gamba della razionalità, fatta di teorie logicamente costituite; la gamba della verifica, sempre necessaria; e la gamba dell'immaginazione, perché le grandi teorie sono il prodotto di una potente immaginazione creativa. Così la scienza è complessa, prodotta da un movimento quadrupede, che le impedisce di solidificarsi.
La conoscenza oggettiva che è la sua idea, ha portato alla necessità di eliminare la soggettività, cioè la parte emotiva inerente a ciascun osservatore, ad ogni scienziato, ma comprende anche l'eliminazione del soggetto, cioè l'essere che concepisce e conosce. Tuttavia, qualsiasi conoscenza, compresi l'obiettiva, è al tempo stesso una traduzione cerebrale a partire dai dati del mondo esterno e una ricostruzione mentale, a partire da alcune potenzialità organizzative dello spirito. E' certo che l'idea di una pura oggettività è un'utopia. L'oggettività scientifica è prodotta da esseri che sono soggetti, all'interno di determinate condizioni storiche, a partire dalle regole del gioco scientifico. Il grande contributo di Kant fu di mostrare che l'oggetto della conoscenza è co-costruito dal nostro spirito. Egli ci ha indicato che è necessario conoscere le conoscenze per conoscere le sue possibilità e limiti. La conoscenza della conoscenza è un requisito del pensiero complesso.
Come Husserl indicò negli anni 30, in particolare nella sua conferenza sulla crisi della scienza europea, le scienze hanno sviluppato mezzi estremamente sofisticati per conoscere gli oggetti esterni, ma nessuno per conoscere se stessi. Non c'è scienza della scienza, e persino la scienza della scienza sarebbe insufficiente se non si includono i problemi epistemologici. La scienza è un cantiere tumultuoso, la scienza è un processo che non può essere programmato in anticipo, perché non si può mai programmare ciò che si troverà, dal momento che la caratteristica di una scoperta è la sua imprevedibilità. Questo processo incontrollato ha portato oggi allo sviluppo delle potenzialità di distruzione e di manipolazione, che deve portare l'introduzione nella scienza di una doppia coscienza: una coscienza di sé stessi, e una coscienza etica.
Inoltre, credo che sarà necessario arrivare sempre più ad una conoscenza scientifica integrando la conoscenza dello spirito umano alla conoscenza dell'oggetto, che questo spirito afferra e riconoscere l'inseparabilità tra oggetto e soggetto.

18. Due rivoluzioni scientifiche introdotto la complessità de facto
Ho già indicato come il concetto di complessità è emerso in maniera marginale in una sfera di matematici/ingegneri. Va indicato ora che il XX secolo conosceva due rivoluzioni scientifiche che de facto hanno introdotto la complessità senza, però, riconoscere questa nozione che rimase implicita.
La prima rivoluzione, dopo la termodinamica del XIX secolo, è quella della microfisica e della cosmofisica che introdussero indeterminismo, rischio - dove regnava il determinismo - ed elaborarono metodi adeguati per affrontare le incertezze incontrate.
La seconda rivoluzione è quella che raccoglie le discipline e ripristina tra loro un tessuto comune. Si comincia nella seconda metà del XX secolo. Così negli anni 60, le scienze della Terra delinearono la Terra come un sistema fisico complesso, che rende oggi possibile articolare geologia, sismologia, vulcanologia, meteorologia, ecologia, etc. Allo stesso tempo, l'ecologia si sviluppa come una conoscenza scientifica che riunisce dati e informazioni provenienti da diverse discipline fisiche e biologiche nella concezione degli ecosistemi. Essa rende possibile concepire come un ecosistema sia si degrada, sia si sviluppa o mantiene la sua omeostasi. Dagli anni 70, la concezione ecologica si estende a tutta la biosfera, necessariamente introducendo conoscenza dalle scienze sociali.
Anche se l'ecologia, a livello di biosfera, non può fare previsioni rigorose, può darci l'ipotesi fondamentale, per quanto riguarda, ad esempio, il riscaldamento globale, che si manifesta con lo scioglimento dei ghiacciai in Antartide o in Artico. L'ecologia, la cosmologia e le scienze della Terra sono diventate scienze poli-disciplinari, anche transdisciplinari. Prima o poi, questo arriverà in biologia, dal momento in cui l'idea di auto-organizzazione sarà stabilita, questo arriverà nelle scienze sociali, sebbene siano estremamente resistenti.
Infine, l'osservatore, inseguito dal postulato di oggettività, è stato introdotto in certe scienze, come la microfisica dove l'osservatore perturba ciò che osserva. Nel caso della cosmologia, anche se uno non aderisce a ciò che Brandon Carter chiamato il principio antropico, che tiene conto del posto degli esseri umani nell'universo, si è costretti a concepire che questo universo, tra le sue possibilità forse trascurabili, ha avuto la possibilità di vita umana, forse solo su questo pianeta Terra, ma forse anche altrove.
The NASA/ESA Hubble Space Telescope captured this billowing cloud of cold interstellar gas and dust rising from a tempestuous stellar nursery located in the Carina Nebula, 7500 light-years away in the southern constellation of Carina. This pillar of dust and gas serves as an incubator for new stars and is teeming with new star-forming activity.
Così, il tessuto comune tra l'umano, il vivente, e l'Universo può essere ripristinato, il che implica una concezione complessa in grado allo stesso tempo di distinguere l'umano dal naturale e di integrarlo.

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